Torre Annunziata: nasce “Casa Valdocco” contro la dispersione scolastica

A Torre Annunziata (NA) nasce “Casa Valdocco“, un centro polifunzionale contro la dispersione scolastica dei minori, che darà inizio alle proprie attività a partire dal 1° agosto.

Si riporta l’articolo pubblicato su La Repubblica giovedì 5 luglio 2019 nella sezione di Napoli, a cura di Mauro De Riso.

Torre Annunziata: nasce “Casa Valdocco”, centro polifunzionale contro la dispersione scolastica dei minori
Don Antonio Carbone, presidente della onlus “Piccoli grandi sogni”

Il progetto della onlus “Piccoli grandi sogni“: le attività inizieranno il 1 agosto, con trenta minori inviati dai Servizi sociali.

Un centro per minori, per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. Dal settore politiche sociali del Comune di Torre Annunziata arriva l’autorizzazione per l’attivazione del centro diurno polifunzionale per minori denominato “Casa Valdocco” in via Margherita di Savoia.

Trova così concretezza l’idea di don Antonio Carbone, parroco dei salesiani e presidente dell’associazione “Piccoli grandi sogni onlus”, che dal 1 agosto darà il via all’attività del centro, in cui potranno essere ospitati fino a 30 minori inviati dai servizi sociali del luogo e del comprensorio. Casa Valdocco funzionerà anche al pomeriggio con una serie di attività di carattere ludico e didattico per i piccoli ospiti che necessitano di un supporto non solo scolastico, ma anche e soprattutto affettivo.

In un territorio di frontiera, dunque, il centro polifunzionale per minori rappresenta una chiave di volta per sottrarre i ragazzi alla strada ed impedire alla malavita di reclutare chi vive in condizioni di disagio, attraverso un’attività di prevenzione mirata a incoraggiare l’istruzione e l’educazione, favorendo l’integrazione nella società civile.

“Il sistema educativo di Don Bosco oggi interviene contro le dipendenze, soprattutto dei minori”: la testimonianza della comunità Soggiorno Proposta

“Presentiamo la realtà di Soggiorno Proposta, comunità educativa a Ortona. Forti dell’esperienza passata di lavoro contro le dipendenze dell’area adriatica, ci stiamo impegnando in un cambiamento guardando alla realtà attuale, nella lotta contro le nuove dipendenze, attività nuova anche per la nostra realtà salesiana. Ma il sistema preventivo di Don Bosco può intervenire ancora oggi nelle situazioni di disagio, di lotta alle dipendenze, soprattutto nei minori. Stiamo lavorando sul desiderio di vita, da riconoscere nel loro percorso”: è stata questa la testimonianza di don Daniele Pusti, salesiano della comunità Soggiorno Proposta di Ortona al convegno “Liberare la speranza”, del Tavolo Ecclesiale Dipendenze (di cui fa parte Salesiani per il Sociale APS), che si è svolto il 21 giugno scorso a Roma.

“In questo momento – spiega don Daniele – abbiamo circa 20 ospiti. I nostri numeri ovviamente variano parecchio. I nostri ospiti sono divisi in due comunità e rimangono con noi 15 mesi nei casi di recupero da tossicodipendenza, oppure 12 mesi per il recupero della dipendenza da alcool. Vengono dal centro Italia, zona adriatica, ma anche dal Lazio e dal Molise”. Nonostante le difficoltà con la Regione Abruzzo per l’accreditamento come struttura terapeutica, don Daniele guarda al futuro: “Ci stiamo aprendo a nuove progettualità, grazie al supporto del prof. Giancarlo Cursi che con i suoi studenti dell’UPS ha fatto dei tirocini da noi. Abbiamo giovani tirocinanti anche dalle università di Chieti e Pescara, giovani studenti di psicologia. Vorremmo avviare dei progetti nelle scuole, con le famiglie del territorio, con le parrocchie. Vorremmo anche proporre una soluzione di residenzialità: è una cosa molto impegnativa ma è urgente, in Italia ce n’è tanto bisogno. Inoltre, ci stiamo aprendo anche alle nuove dipendenze: da tecnologia e da gioco”. La comunità è sostenuta da moltissimi volontari, che vengono dagli ambienti salesiani – Ancona, L’Aquila, Vasto, Terni – ma anche da altre realtà laicali. “Noi accogliamo chi ci invia il sert: spesso anche persone più grandi, tra i 30 e i 50 anni con problemi di alcolismo. Lavoriamo perché il loro disagio possa diventare uno scalino dal quale ripartire“.

Questo il comunicato del Tavolo Ecclesiale Dipendenze:

 

Liberare la speranza

L’incontro con le persone in strada e in comunità

 Il 5 e 12 ottobre gli Open Day delle comunità: 
“Saranno processioni laiche dove si incontrano le persone, le loro storie, i loro sogni”

Roma, 21 giugno 2019 – “Con gli Open Day i poveri ci invitano a casa loro, nelle loro comunità”: don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ha aperto così il convegno “Liberare la speranza – L’incontro con le persone in strada e in comunità”, con il quale il Tavolo Ecclesiale Dipendenze lancia gli Open Day del  5 e 12 ottobre, l’iniziativa promossa dal Tavolo per aprire le comunità all’esterno. “Il tema è la relazione, la via educativa è la relazione: le comunità sono luoghi, tempi, spazi di ritrovamento del proprio io”, ha concluso don Francesco Soddu.

Il dibattito, coordinato da Giampiero Forcesi, è iniziato con l’intervento del prof. Pierpaolo Triani, professore associato di Didattica generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore. “I giovani oggi vivono sulla loro pelle il passaggio da una regolazione esterna a una interna, con la fatica di avere criteri di riferimento –  ha detto il prof. Triani – . Vivono una lettura semplicistica dell’umano, l’espressione come valore, l’autoaffermazione come valore principale e la connessione come modo di sentirsi vivi”. L’azione educativa, sottolinea il prof. Triani, è un “connubio tra azione di consegna e arte di accompagnamento: l’educazione è la consegna all’altro delle ragioni per vivere e se non faccio questo non do loro una speranza. Accompagnare vuol dire stare con: ecco il tema della relazione, della comunità che vive e che spera”.  “La necessità di fare rete è condivisibile –  ha concluso – , perché l’educazione mette in relazione. Sono sempre più convinto che parlare di educazione in senso forte sia una controcultura, perché l’educazione richiede tempo, sbaglia, non ha sempre successo. Ha a che fare con la precarietà dell’azione umana. Mentre si coltiva specializzazione, si deve coltivare anche la convivialità”.

Don Armando Zappolini ha concluso i lavori: “Abitiamo luoghi di speranza, dove chi viene accolto non viene giudicato. Dove si cerca di rafforzare le belle energie che ciascuno ha dentro di sé e dove si riaccende il sogno dentro le persone. È importante che in questi luoghi si aprano le porte: pensiamo agli open day di ottobre come delle processioni laiche, dove il Corpus Domini lo incontri nelle persone. Quando le persone vengono a trovarci se ne vanno con un “sapore” bello, che si trova anche sulla strada che non è solo il luogo degli scarti, ma anche degli incontri. La nostra deve essere una resistenza che costruisce, dove respirare l’ossigeno buono delle relazioni belle”.

LE TESTIMONIANZE

Comunità Emmaus di Foggia (CNCA): “Dopo 40 anni, la realtà si è ampliata, ci siamo chiesti come tornare sul territorio. Abbiamo investito con una equipe territoriale sul mondo della scuola e della prevenzione. Abbiamo incontrato 1.200 studenti, abbiamo parlato delle dipendenze e di un altro modo di vivere. Il rimando è stato molto positivo, siamo riusciti in parte a riaccendere l’idea di speranza che attraversa le generazioni, per dire dove va a finire tutta questa esperienza”.

CASA DEI GIOVANI: “Le dipendenze oggi non sono solo più quelle dalle sostanze, ma dalle fragilità. Dobbiamo rafforzare quello che il territorio offre, soprattutto nella chiesa che per prima si è occupata delle periferie umane, come chiesto da Papa Francesco. Cerchiamo di superare gli steccati che ci hanno isolato dagli altri, l’idea di essere migliori di altri. Il lavoro fondamentale è quello di prenderci cura del ‘sistema” uomo”.

FICT: “Importanza della formazione degli operatori. Pensare a questa per noi ha voluto dire proprio occuparci di chi si occupa, di chi cura. Negli anni ci siamo occupati molto delle cose pratiche, amministrative e burocratiche ma abbiamo perso la nostra centratura educativa: il nostro compito è stare con le persone, per costruire questo percorso formativo ci siamo concentrati sulla dimensione spirituale, siamo tornati lì. Abbiamo ripreso a stimolare gli operatori perché diventino a loro volta capaci di farlo nei loro contesti. Le persone così recuperano la voglia di stare insieme e il valore del lavoro che fanno”.

CDO – Opere Sociali: “Curare il tossicodipendente vuol dire anche accogliere, curare, aiutare il padre e la madre, i fratelli, i fidanzati; vuol dire seguire questa persona a lungo negli anni, aiutarlo a trovare lavoro, casa, affetti, sostenerlo, accompagnarlo, ‘rialzarlo’. Pertanto credo che è responsabilità nostra cercare di riporre all’attenzione della società, della Chiesa e di tutte le agenzie educative del ‘muto’ grido di aiuto che viene da queste persone che non sono più in grado di consumare sostanze, ma soprattutto di vivere la propria vita serenamente. Il metodo credo più efficace che possiamo usare, oltre alla sensibilizzazione sulla gravità dei fenomeni, è la testimonianza dei molti tentativi che le nostre comunità possono presentare di persone accolte, curate ed accompagnate nel proprio dramma”.

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII: “Uscire dai nostri luoghi sicuri per esserci, per condividere, per creare relazioni. L’azione educativa è reciproca, siamo continuamente educati dalle persone con le quali condividiamo la vita, e in queste azioni il linguaggio è fondamentale. Dalle interviste che abbiamo fatto tra i nostri ragazzi, la mancanza di speranza è la base della dipendenza, tutti sono alla ricerca della ‘ricetta’ che risolva il problema. Molti di loro non sentono di essere in relazione con i loro familiari. Da sottolineare è la relazione è il bisogno centrale della nostra vita, viviamo sempre questo bisogno autentico. La cura della relazione perché è il cuore della vita delle comunità”.

Comunità Emmanuel: “‘Accogliere e condividere’ e mettere ‘Vita con vita”’sono divenuti due motti che da quasi quarant’anni sospingono e orientano i volontari a uscire da culture individualistiche e da contesti ristretti, per aprirsi alle relazioni e incontrare le persone sin nelle periferie e nei luoghi della povertà e dell’emarginazione, per ascoltare e condividere i bisogni e le domande delle comunità locali e della società, impegnandosi per costruire insieme agli altri modelli di sviluppo e qualità della vita sostenibili, solidali e inclusivi. È così che dalla prima casa di accoglienza di Lecce, la Comunità si è messa in cammino per tutta la Puglia e in altre regioni d’Italia, per poi spargersi sino al Lussemburgo, all’Albania e all’Equador, aprendo tanti altri luoghi di accoglienza, cura e promozione delle persone”.

 

 

Salesiani per il Sociale, don Roberto Dal Molin è il nuovo presidente

Presso l’Istituto Salesiano Sacro Cuore di via Marsala 42, il 16 aprile 2019 si è svolta l’Assemblea ordinaria e straordinaria dei soci di Salesiani per il Sociale. Una giornata importante per l’associazione che ha approvato il suo nuovo Statuto (recependo le indicazioni della riforma del Terzo Settore) ed eletto il nuovo presidente, Don Roberto Dal Molin, a seguito delle dimissioni di Don Giovanni D’Andrea.

Il nuovo Statuto, approvato all’unanimità dai soci presenti, è stato adeguato alle indicazioni della “Riforma del Terzo Settore, dell’Impresa Sociale e del Servizio Civile Universale” (legge 106/2016) ed in particolare al “Codice del Terzo Settore” (Decreto Legislativo 117/2017 e conseguenti modifiche). Tra le novità del documento il cambio della denominazione dell’ente in “Salesiani per il Sociale APS”.

«È un avvenimento che ci farà ulteriormente crescere consentendoci di saper stare nel mondo ampio del Terzo Settore in maniera qualificata ed efficace rappresentando con orgoglio e responsabilità il carisma di Don Bosco – ha ribadito il presidente uscente Don Giovanni D’Andrea – negli ultimi due anni come Assemblea Nazionale abbiamo riflettuto e studiato cosa la Riforma del Terzo Settore ed i conseguenti decreti attuativi proponevano. L’adeguamento statutario e la veste giuridica che assumeremo è anche frutto dell’apporto dell’Assemblea che ha messo in atto il sano principio della “partecipazione dal basso”».

Eccezionalmente l’Assemblea ha espresso il suo voto per il rinnovo della carica presidenziale a seguito delle dimissioni anticipate di Don Giovanni D’Andrea, presentate per un nuovo incarico affidatogli dalla Congregazione Salesiana presso l’Ispettoria Sicula. Il nuovo presidente di “Salesiani per il Sociale APS” è Don Roberto Dal Molin, 51 anni di origini venete. Dal 2012 al 2018, ha ricoperto la carica di superiore dei Salesiani dell’Ispettoria Italia Nord-Est San Marco a Venezia, precedentemente è stato delegato per la pastorale giovanile ispettoriale e direttore del post-noviziato salesiano di Nave (BS). Attualmente è presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane e coordinatore nazionale di pastorale giovanile.

«Quella di “Salesiani per il Sociale APS” è una realtà associativa molto varia e articolata sul territorio nazionale» ha affermato il neo presidente. «Come associazione è importante camminare insieme, arricchendosi degli apporti di ciascuno; nello spirito di Don Bosco abbiamo il comune obiettivo di sostenere i ragazzi che si trovano nelle situazioni più disagiate».

 

Salesiani per il Sociale alla Maratona Internazionale di Roma: festa al Circo Massimo con il Good Deeds Day

Domenica 7 aprile Salesiani per il Sociale ha partecipato per la prima volta alla Maratona Internazionale di Roma, evento che ha coinvolto oltre 20.000 persone tra atleti e semplici cittadini. Un’occasione non solo sportiva ma anche di solidarietà grazie al coinvolgimento delle diverse organizzazioni nonprofit che operano a Roma. Circa 40 sono stati i corridori che hanno scelto di partecipare alla “Stracittadina” sostenendo la mission di “Salesiani per il Sociale” e in particolare la casa famiglia “Stella del Cammino” di Santa Severa, struttura che ospita bimbi reduci da difficili situazioni familiari.

 

 

 

Traguardo della gara è stato il Circo Massimo dove oltre 120 associazioni hanno festeggiato la giornata conclusiva dei Good Deeds Day, le giornate per il bene comune, coordinate dal Centro  servizi Volontariato del Lazio. Tanti i bambini, le famiglie e i diversi corridori che hanno sostato nel gazebo di Salesiani per il Sociale per conoscere i progetti attivi in Italia a favore di giovani e ragazzi in difficoltà. Ospiti d’onore sono stati i bambini accolti nella casa famiglia “Stella del Cammino” accompagnati dai loro educatori. Tra i corridori anche il salesiano Don Pietro Mellano, in rappresentanza del Centro Nazionale Opere Salesiane.

Salesiani per il Sociale, il 12 aprile assemblea per rinnovo statuto e presidente

È convocata per il 12 aprile all’istituto “Sacro Cuore”, in via Marsala 42, a Roma l’assemblea straordinaria dei soci di Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS. Il saluto iniziale quest’anno è affidato a don Roberto Dal Molin, presidente del Centro Nazionale delle Opere Salesiane e a don Stefano Aspettati, Ispettore delegato per l’Emarginazione e il disagio.
Dopo la relazione del presidente uscente, don Giovanni D’Andrea, sulle attività svolte nel 2018 e la presentazione del piano di lavoro 2019, verrà presentato per l’approvazione del nuovo statuto nazionale, rispetto alla Riforma del Terzo Settore. Nel pomeriggio, ci sarà l’elezione del nuovo presidente.

Consulta Mondiale delle Opere e Servizi Sociali Salesiani: la sfida dei Salesiani per i giovani a rischio

Dal 27 al 31 marzo, all’istituto Sacro Cuore di Roma, si è svolta la Consulta Mondiale delle Opere e Servizi Sociali Salesiani, composta da trenta persone provenienti dalle diverse Regioni della Congregazione: Africa-Madagascar, Asia Est-Oceania, Asia Sud, Interamerica, America Cono Sud, Europa Centro e Nord e Mediterranea.

I lavori si sono aperti con la presentazione del tema: “Il cammino della Congregazione e della Chiesa”, che è stato approfondito da don Fabio Attard, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile. Nel suo intervento don Attard ha ricordato le priorità del Capitolo Generale 27, e le ha riferite all’identità dei salesiani come “servi dei giovani”. Don Daniel García, del medesimo Dicastero, ha presentato il processo, gli obiettivi e la metodologia della Consulta Mondiale. “Questo incontro è il frutto di un processo che raccoglie le esperienze delle nostre Ispettorie e Regioni. Abbiamo riconosciuto le sfide, le risposte, le opportunità e i processi che dobbiamo attivare nella missione salesiana, nelle opere e nei servizi sociali a favore dei giovani a rischio”.

I partecipanti si sono poi incontrati in gruppi linguistici, hanno ascoltato e condiviso le sfide vissute da ciascuno, le opportunità e i processi, producendo poi una sintesi delle diverse realtà e condividendole poi nell’assemblea generale.

Da parte sua, la sig.ra Nele Louauge, belga, ha sottolineato “la ricchezza del lavoro salesiano tra i giovani a rischio”. Mentre don Giovanni d’Andrea ha evidenziato che a colpirlo maggiormente nella prima giornata sono stati “la condivisione mondiale del lavoro dei salesiani con i più poveri… La speranza di poter servire, come fece Don Bosco, i più poveri, e il processo di realizzazione di questo progetto con maggiore consapevolezza in ogni nostra opera”.

Don Juan Carlos Quirarte, da Guadalajara, Messico, ha affermato che in tutte le Ispettorie “abbiamo sfide, opportunità e processi da attivare e tra i nostri Salesiani troviamo la forza per raggiungere questi obiettivi… È importante recuperare il nostro carisma di stare in mezzo ai più bisognosi”.

Don Thomas Padinjarayil, da Bangalore, India, ha invece sottolineato l’importanza del fatto che a questo incontro si rifletta sul lavoro in rete e la difesa dei minori.

“Durante questa giornata ho sperimentato la ricchezza di una Congregazione che è viva nel servizio dei più poveri – ha infine concluso don García – e ho notato che in tutto il mondo ci sono migliaia di salesiani e di laici che dedicano la loro vita a salvare i giovani”.

(Fonte: ANS)

 

 

Salesiani per il Sociale alla Maratona Internazionale di Roma per sostenere i suoi progetti

Per la prima volta “Salesiani per il Sociale” prende parte alla Maratona Internazionale di Roma che si terrà domenica 7 aprile 2019 lungo le vie del centro storico. In concomitanza alla Maratona si svolgerà, infatti, la Stracittadina una corsa non competitiva di 5 chilometri, grazie a cui oltre cento organizzazioni nonprofit del Lazio potranno sostenere i loro progetti.

Un grande evento sportivo ma soprattutto un’occasione di solidarietà sostenuta dal Centro Servizi Volontariato del Lazio che insieme al Comune di Roma allestirà al Circo Massimo (punto di arrivo della Maratona e della Stracittadina) un vero e proprio “villaggio della solidarietà” dove per tutta la giornata si svolgeranno diverse attività ricreative promosse dalle stesse organizzazioni.

Correndo insieme a “Salesiani per il Sociale” si sosterrà la Casa Famiglia “Stella del Cammino” che a Santa Severa (RM), accoglie bambini maltrattati o abbandonati dalla propria famiglia. Negli ultimi anni la casa sta affrontando molti problemi economici, dovuti soprattutto ai ritardi dei contributi statali; oggi rischia di chiudere e di non poter più accogliere bimbi in difficoltà.
Per partecipare alla Stracittadina è necessario acquistare il ticket di partecipazione che darà diritto al kit del corridore (parte del costo sarà devoluto al progetto). I ticket sono già disponibili online, in alternativa si può scrivere una mail a corriper@salesianiperilsociale.it o chiamare lo 06.4940522.
L’invito a questa giornata di sport e solidarietà è aperto non solo ai corridori ma anche a coloro che vorranno visitare il nostro stand allestito al Circo Massimo per tutta la Domenica: in particolare
coinvolgeremo i bambini presenti spiegando i loro diritti con giochi e divertimento.

 

 

“Il menù di Mamma Margherita” e la passione per la cucina, rinascita per le donne vittime di violenza

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Salesiani per il Sociale insieme alla “Casa delle Donne” di Messina presenta “Il menu di Mamma Margherita”, un ricettario realizzato da quattro donne vittime di violenza, rinate grazie alla passione per la cucina. Un menù ricco di piatti e ingredienti tipici della tradizione siciliana, dall’antipasto al dessert, alternati dalle storie di chi li ha cucinati.

Il ricettario si ispira a Margherita Occhiena, mamma di Don Bosco e cuoca dei tanti ragazzi che con generosità accoglieva in casa. «È un tributo a lei e a tutte le mamme che si prendono cura dei propri figli anche cucinando un “buon pasto”» afferma Don Giovanni D’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale. «È anche un modo per essere solidali con le ragazze accolte presso la “Casa delle Donne” di Messina che Salesiani per il Sociale sostiene nelle sue attività rivolte a vittime di violenza o con gravi difficoltà familiari. Sono state proprio alcune delle ospiti della struttura a scrivere questo ricettario, esprimendo con un intero menu, la loro voglia di vivere e di rialzarsi». Cucinare un buon piatto non vuol dire solo nutrirsi ma anche compiere un gesto di accoglienza, di attenzione verso l’altro, di generosità. A ribadirlo, nella prefazione, è Don Andrea Ciucci autore di numerosi volumi su cibo e spiritualità: «Chi ama genera vita, la custodisce, l’alimenta, fino al dono di sé. Perché quando una donna e un uomo scoprono di attendere un bambino, istantaneamente maturano un pensiero tanto folle quanto decisivo per la loro esistenza: sanno di essere pronti a morire per lui. In quel sugo carico di grassi o in quella torta che straborda di crema ritroviamo questa esagerata buona notizia: qualcuno mi nutre, ha a cuore la mia vita, è pronto a sostenerla fino a perdere la sua».

 

 

La “Casa delle Donne” di Messina
Paola, Sabrina, Sara, Miriam sono le ragazze che hanno cucinato “Il menù di Mamma Margherita”. Ci hanno anche raccontato un po’ delle loro storie, accomunate da violenza, abbandono e solitudine. È, purtroppo, la condizione di molte donne che ancora oggi nel nostro Paese subiscono maltrattamenti fuori e dentro la famiglia, vengono sfruttate o lasciate sole con i propri figli.
A Messina, dal 2004, il CIRS Onlus (Comitato Italiano Reinserimento Sociale), socio di Salesiani per il Sociale, ha avviato un progetto dedicato interamente a loro: grazie ad un contributo regionale è così nata la “Casa delle Donne” di Messina. Un luogo sicuro e protetto dove queste giovani possono essere assistite (supporto psicologico, legale, medico) e soprattutto dove far crescere in serenità i propri figli (la maggior parte sono ragazze madri). Un importante punto di riferimento per una provincia, tra le più povere in Italia con alti livelli di disoccupazione e una grave carenza di servizi dedicati alle persone con fragilità.

Non solo accoglienza ma anche formazione e inserimento lavorativo. Grazie alla donazione di una cucina industriale, in questi anni le donne ospiti hanno avviato un servizio di Catering per feste di
compleanno, eventi pubblici o semplici cene, un’ulteriore possibilità per rendersi autonome anche nella propria gestione economica. Nel 2017 la regione Sicilia, oltre a tagliare fondi per associazioni e centri anti-violenza chiede di vendere lo stabile gestito dal CIRS per poter fare cassa, mettendo a rischio l’accoglienza di queste donne. Mirella, responsabile della struttura, Elga e le altre volontarie decidono allora di mobilitarsi e lanciano la campagna #1CASAPERILCIRS con l’obiettivo di acquistare lo stabile conservando la destinazione d’uso. La solidarietà di singoli cittadini e famiglie non è mancata anche se il percorso è ancora lungo e faticoso. Non sempre si riesce a far fronte alle spese di gestione della struttura e, nel frattempo, le richieste da parte dei servizi sociali continuano ad arrivare.

Salesiani per il Sociale, a Genova e Torino aperte due nuove case per giovani soli

Grazie alle reti associative presenti in tutta Italia, Salesiani per il Sociale lo scorso anno ha accolto e sostenuto oltre 36.000 giovani in difficoltà. Un impegno che si rinnova grazie anche  all’inaugurazione di due nuove strutture residenziali pensate per quei ragazzi provenienti da difficili situazioni familiari o che da migranti si ritrovano in Italia soli senza punti di rifermento. Il 9 gennaio 2019 la “Cooperativa E.T.” ha inaugurato “Casa di Giò”, un Gruppo Appartamento che ospiterà ragazzi tra i 16 e i 21 anni. Una casa che apre le sue porte per far fronte alle crescenti richieste dei servizi sociali di Torino. Attraverso una convivenza di tipo familiare, viene offerta a questi ragazzi l’opportunità di formarsi, trovare un lavoro, diventare autonomi.

A Genova, invece, è nata “Casa Don Bosco” una comunità di seconda accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Grazie alla collaborazione tra l’opera salesiana di Sampierdarena e l’associazione “Il nodo sulle ali del mondo”  sono stati accolti i primi otto minori a cui verranno garantiti corsi di italiano, accompagnamento scolastico e ricerca di un lavoro. Una rete che si amplia per farsi sempre più vicina a quei giovani soli e abbandonati.

«L’impegno quale risposta alle condizioni della vita sociale del nostro Paese è quello educativo attuale – afferma Don Giovanni D’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale – dare di più ai giovani poveri che dalla vita hanno avuto meno e molto spesso non per causa loro. Guardiamo a quelle condizioni che non consentono ai giovani uno sviluppo integrale: non si tratta solo di povertà economica ma a questa si associano anche quelle sociale, culturale e affettiva, morale e spirituale».

Salesiani per il Sociale, i ragazzi della comunità Harambée a Tv2000

In occasione della festa di Don Bosco, alcuni ragazzi e un’educatrice della comunità Harambée sono stati ospiti della trasmissione televisiva “L’ora solare” in onda su Tv2000. Un’occasione per presentare i progetti educativi svolti nella struttura di Casale Monferrato (AL) e sostenuti da Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS.

La comunità Harambée nasce a Casale Monferrato nel 1996 con l’obiettivo di accogliere giovani in stato di bisogno. Al suo interno oggi è presente una casa famiglia per ragazzi allontanati dai propri genitori, un centro per minori stranieri non accompagnati e un gruppo appartamento per ragazzi maggiorenni. In quest’ultima struttura vengono ospitati giovani che compiuti i 18 anni, sperimentano percorsi di autonomia, i così detti “care leavers”.

«Una volta diventati grandi, questi ragazzi, per legge, devono uscire dalla comunità e questo crea un grande disagio per loro» spiega Milena Tacconelli, educatrice di Harambée. «Così abbiamo proposto ai servizi sociali un proseguimento dell’accompagnamento attraverso le esperienze di autonomia che chiamiamo “Over 18”. Abbiamo pensato che vivere in condivisione potesse creare condizioni di mutuo-aiuto tra loro stessi. Il punto di forza è la ricerca attiva del lavoro che permetterà loro di diventare autonomi».

Salesiani per il Sociale in questi anni è stata vicina a questi ragazzi sostenendoli nel loro percorso formativo e nel diventare adulti. «Appena uscito dal gruppo appartamento – racconta uno dei ragazzi accolti – la comunità ha continuato a starmi vicino, gli educatori mi hanno aiutato a inviare i curriculum e sono riuscito a svolgere una settimana di prova in un’azienda. Con grande sorpresa mi hanno detto di restare e dopo qualche mese ho ottenuto un contratto a tempo indeterminato».

Apprendere un mestiere, accedere ad un tirocinio per trovare un’occupazione, imparare a vivere da soli provvedendo ai propri bisogni o anche saper costruire delle relazioni durature nel tempo: sono questi alcuni degli obiettivi che da anni porta avanti l’equipe di lavoro della struttura. «La comunità e i progetti che fanno loro mi hanno cambiato» racconta un’altra ragazza. In questa casa ci troviamo bene e grazie all’aiuto di Milena ho ottenuto una borsa di lavoro di sei mesi in una fabbrica di caramella, terminati i quali ho conquistato anch’io un contratto stabile».

«L’insegnamento di Don Bosco – conclude Milena – è che i ragazzi non vanno solo accolti ma che è necessario anche accompagnarli!».