Avvenire – Caserta, oratorio chiuso. È protesta

Su Avvenire, firma di Luigi Ferraiuolo, un articolo parla della chiusura dell’oratorio salesiano di Caserta, dovuta a una sentenza del tribunale: gli abitanti della zona vicina all’oratorio ne avevano chiesto la chiusura per i rumori.

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Dietro le maglie della rete dei campetti di calcio non c’è più nessuno. È spento l’oratorio salesiano di Caserta. Spento da un’ordinanza giudiziaria che lo obbliga a installare dei pannelli fonoassorbenti estremamente costosi e irraggiungibili per le finanze dei salesiani (ma anche in conflitto con le norme urbanistiche della città). La storia comincia qualche anno fa, con alcuni vicini infastiditi dall’ultima creatura dell’istituto: una tensostruttura che fa da palazzetto sportivo coperto; uno spazio necessario, perché tutti gli altri erano all’aperto e sotto la pioggia notoriamente non si può giocare, e poi si tratta comunque di un investimento che – insieme ai campetti di calcio o di basket -, è messo a servizio dei ragazzi dell’oratorio e degli alunni delle scuole. I quali però evidentemente disturbano; così cominciano le trafile giudiziarie. Le udienze si susseguono, le decisioni sembrano giocare a rimpiattino tra ricorsi cautelari urgenti e procedimenti ordinari; ancora il prossimo 1° aprile è prevista una seduta a
Palazzo di giustizia. Intanto è arrivata la pandemia: in pratica le attività sportive sono ferme e l’oratorio sopravvive attraverso gli incontri on line, segno evidente della resilienza di oratoriani, laici e sacerdoti.

«L’oratorio di Caserta – spiega don Antonio D’Angelo, direttore dell’Istituto salesiano – da cent’anni e più offre opportunità ai giovani, ma purtroppo ora stiamo vivendo un momento critico per una serie di cause che ci impediscono di restare aperti. Una società è civile nella misura in cui è attenta ai più deboli e appunto i giovani sono una fascia debole all’interno della società, un mondo che va protetto: per loro bisogna inventarsi qualsiasi cosa, pur di offrire degli spazi per incontrarsi, per crescere in spiritualità, cultura e socializzazione». Così i casertani si sono costituiti in un Comitato civico per chiedere che l’oratorio della città – che accoglieva anche gli ultimi, quelli che non hanno nemmeno un posto per ritrovarsi – ritorni a vivere e pulsare.

«Non possiamo più attendere – interviene infatti Mauro Giaquinto, responsabile del Coordinamento cittadino a favore dell’organismo salesiano -. Ora, accanto al già esistente comitato San Giovanni Bosco di sostegno all’Istituto, è nato un gruppo specifico per chi ha a cuore l’oratorio. Rispettiamo le necessità di tutti, ma l’oratorio c’è da sempre con le sue attività sportive e faremo di tutto per far capire che non si può fermare. L’oratorio è della città intera e la gioia dei ragazzi non deve diventare un incubo». Forse la soluzione si potrebbe trovare con un po’ di buona volontà, abbandonando le carte bollate e sedendosi a un tavolo; alla fine, basterebbe regolare gli orari di apertura. La speranza dei casertani è che ci sia un giudice anche a Santa Maria Capua Vetere.

 

ICP – La serata “No MOR War” con i Salesiani del Medio Oriente

Nella serata di venerdì 19 marzo si è tenuto l’incontro online organizzato dall’animazione Missionaria dell’Ispettoria ICP per conoscere la realtà dei Salesiani del Medio Oriente (MOR). L’appuntamento online dal titolo “No MOR War, diario di un gemellaggio tra Torino e Aleppo” ha visto coinvolti don Alejandro Mendoza (Ispettore del Medio Oriente), don Simon Zakarian e don Dani Gaurie in una sorta di volo “virtuale” fra Betlemme, Beirut e Aleppo ma con orizzonti ancora più ampi.

Di seguito il video della serata.

Animazione Missionaria

L’opera salesiana Anime Sante di Alcamo (Sicilia) su TV 2000

Dal sito dei Salesiani in Sicilia.

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Dopo il Bollettino Salesiano, anche l’emittente televisiva della CEI, Tv2000 racconta l’esperienza dei Salesiani di Don Bosco ad Alcamo. Non si è tratto di  un semplice racconto della presenza dei salesiani, che da più di sessant’anni operano al servizio del territorio. 

Il servizio di Tv2000 realizzato all’interno del programma “Bel tempo si spera”, ha avuto come tema “La solitudine dei giovani dopo un anno di COVID”. Ai Salesiani è stato chiesto di dare il proprio contributo su come hanno vissuto questo tempo di pandemia, e in particolare quale supporto hanno offerto attraverso l’oratorio ai tanti giovani alcamesi. Un servizio interessante che mostra come la missione giovanile sia parte pulsante delle attività salesiane.

 

Salesiani Livorno, il teatro che era la casa di tutti ora resta in silenzio

Sul quotidiano Il Tirreno di oggi, a firma di Cristiana Grasso, un articolo racconta il mezzo secolo di storia del cinema teatro dei Salesiani di Livorno, tra lo stop dovuto alla pandemia e i piani per il futuro.

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Il cinema-teatro dei Salesiani, quartiere Colline, programmazione per famiglie che ha accompagnato generazioni di livornesi, ha oltre mezzo secolo, una vita lunga, fatta anche di battaglie, di crisi ma di molti successi, sempre vicino alla gente, sempre luogo cult che, pur alla periferia del centro “spettacolare” della città, è riuscito a mantenere un appeal tutto suo per tutti questi anni. Dal 1957, quando fu inaugurato il nuovo salone-teatro, nei locali dell’oratorio. Negli ultimi anni il cinema-teatro aveva ripreso a funzionare alla grande, con coordinatore volontario e direttore artistico Rosario Rino Pizzonia: ovviamente teatro e cinema, festival di danza e di musica. Poi ecco che è arrivata la pandemia e là dove c’erano colori, pubblico, tante iniziative, da un anno è il deserto, salve un breve intervallo che ha
permesso almeno di portare avanti il cineforum e qualche evento in streaming. La pandemia ha colto anche il Teatro dei Salesiani con una ricca stagione da terminare: “Il cinema per tutta la famiglia” che era una chicca del weekend, il cineforum del giovedì con oltre 200 abbonati, la rassegna di danza “Salesiani e dintorni” dedicata al centenario di Amedeo Modigliani. E poi spettacoli teatrali, musicali e saggi di fine anno delle scuole di danza. Tutto cancellato. «Le
proiezioni del cinema per tutta la famiglia sono andate purtroppo perse così come la rassegna di danza (è stata realizzata solo la prima serata il 28 febbraio, su cinque in programma). Annullati tutti li spettacoli teatrali, musicali e i saggi delle scuole di danza. Queste ultime più di tanti altri settori hanno subito il completo fermo delle attività dell’insegnamento che ha loro causato una grave situazione economica e moralmente difficile nello stare vicino, nel miglior modo possibile, ai propri allievi che chiedono di poter tornare al più presto in sala e sul palco» racconta Pizzonia. Un po’ sullo streaming comunque il Teatro dei Salesiani ha puntato…

«Questa alternativa – spiega Pizzonia – comporta comunque la presenza di artisti in scena a contatto tra di loro, con relative problematiche inerenti al covid .Abbiamo però voluto provare questa esperienza collaborando con l’organizzazione del “Livorno Calling” unico evento musicale in dicembre collegato anche alla raccolta di generi alimentari destinati alle famiglie livornesi in difficolta. Ed è stata una bellissima iniziativa». Insomma i Salesiani non sono stati un anno con le mani in mano: «A settembre e ottobre abbiamo terminato il cineforum del giovedì , portando le proiezioni di ogni singolo film a tre serate in modo da dare accesso al pubblico col dovuto distanziamento e rispettando così le normative anti-covid in vigore. Abbiamo collaborato col la messa in scena di tre eventi musicali : “Letto 23” memorial dedicato alla cantante Azzurra Lorenzini il concorso canoro nazionale per cantautori ed interpreti di brani inediti e editi “Memorial Claudio Pelissero” e ” Una Voce per domani”» racconta il direttore artistico. Come vi siete tenuti in contatto con il vostro pubblico? «Intanto con gli eventi culturali in streaming, “L’ora di ricreazione… educativa” con la partecipazione dell’assessore al sociale Andrea Raspanti e Don Emanuele De Maria e “L’arte di educare a tutto campo” con la partecipazione di Cristina Grieco dirigente scolastico, Emanuele Gamba direttore del Goldoni, Nicola Marovelli allenatore di pallacanestro giovanile, Don Stefano Casu dell’oratorio Salesiani don Bosco, Luca Bracci animatore salesiano. E poi i nostri spettatori, attraverso i social e whatsapp ci hanno espresso solidarietà spronandoci a tenere duro nella speranza di poter ripartire al più presto».

Qual è la difficoltà più grande che state incontrando? «Abbiamo ricevuto dal governo i il contributo riservato alle sale cinematografiche grazie al quale abbiamo potuto far fronte parzialmente alle spese fisse di gestione del 2020 avendo perso il 90 per cento delle entrate. Ci auguriamo di ottenere un secondo aiuto per il 2021 altrimenti ci troveremo in grave difficoltà. Oltre alle nostre molteplici attività in genere diamo in uso la sala anche per spettacoli, saggi di danza, serate di beneficenza al fine di poter sostenere tutte le spese di gestione. Tutte entrate che sono venute a mancare».

Cosa vedete nel futuro? Siete ottimisti? «Certo dobbiamo essere sempre ottimisti e sperare in una ripartenza delle attività artistiche e culturali perché le nostre finalità salesiane hanno come unico scopo il bene dei nostri giovani, adulti e anziani che rappresentano il nostro futuro il presente e la nostra storia». Se i teatri riapriranno, a fine marzo o dopo Pasqua, voi ci sarete comunque, anche con le limitazioni? «L’idea di ripartire con il teatro ci sarebbe. Certo ridurre il pubblico al 25 per cento della capienza rende complessa l’organizzazione di vari eventi, stiamo valutando un sistema misto in presenza e in streaming. Per quanto riguarda il cinema, visto la scarsa disponibilità dei film in uscita speriamo di ripartire a settembre. Il nostro sogno? Un impianto di climatizzazione per rendere più confortevole la nostra sala, e riaprire la storica arena estiva cinematografica chiusa negli anni ’80. Al fine di lavorare tutto l’anno».

“Comunicare in formato social”: il workshop organizzato dalla IME per giovani e collaboratori delle case del Sud

Sono aperte le iscrizioni al WORKSHOP DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI  /THE SOCIAL EDITION “Comunicare in formato social” organizzato dall’Ufficio comunicazione sociale dell’Ispettoria Meridionale che si terrà il 22 e 23 APRILE 2021 dalle ore 16 alle ore 19 con incontri/corsi in videoconferenza.
Quest’anno il workshop propone, ai giovani e ai collaboratori delle case salesiane del sud, 4 laboratori di formazione focalizzati alla conoscenza di software video/grafici e di attrezzature di video-ripresa utili alla creazione di contenuti SOCIAL.

LABORATORIO DI PHOTOSHOP
Fai esperienza degli strumenti base del software, gli stili e i formati visivi attualmente in voga per elaborare grafiche utili a promuovere il tuo oratorio su Facebook e Instagram.

LABORATORIO DI INDESIGN
Impari a usare il software applicato alla realizzazione di locandine, presentazioni interattive, e-book e cataloghi sfogliabili sul web.

LABORATORIO DI FINAL CUT
Approcci al software Apple per montare un video professionale pensato in modalità e formati adeguati alla fruizione su Facebook e Instagram.

LABORATORIO DI VIDEO SOCIAL
Conosci, fai pratica delle attrezzature e delle regole necessarie a girare un video efficace per le piattaforme SOCIAL.

Info e iscrizioni nella locandina:

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Salesiani Macerata, il doposcuola “DonBoScuola” si trasferisce on line

Dal sito della ICC, la testimonianza di alcuni volontari del doposcuola di Macerata che, viste le restrizioni per l’emergenza da Covid-19, si svolge on line.

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Alle 15:00 puntali, da tanti anni, tutti i pomeriggi all’oratorio-centro giovanile salesiano di Macerata, tanti bambini e ragazzi si ritrovano per il DonBoScuola. Ma cos’è questo servizio?

Il DonBoscuola è un progetto che mira, da un lato, al sostegno scolastico di bambini che soffrono la povertà educativa e non, con l’obiettivo di far sì che i partecipanti abbiano un accompagnamento allo studio quotidiano, in modo da riuscire a vedere un concreto miglioramento dei voti scolastici. Dall’altro lato, punta ad incrementare le dinamiche di socializzazione e inclusione, attraverso laboratori e giochi.

Quest’anno sono circa una cinquantina i bambini e ragazzi iscritti e -nel rispetto di tutte le normative- ogni giorno ne accogliamo una trentina, grazie al supporto quotidiano di cinque volontari giovani ed adulti che affiancano i bambini nello studio e nel gioco.

Questa recente zona rossa ha fatto sì che i bambini non siano più potuti venire nella Casa Salesiana alla ricerca di un aiuto e noi non abbiamo voluto abbandonarli.

Ci siamo attivati, da martedì 9 marzo, con la modalità a distanza mettendo in campo le energie sia di giovani dai 16 ai 19 anni appartenenti al Clan&Noviziato del gruppo scout e gli adolescenti della Compagnia del Savio sia di giovani universitari.  Cercando di trasmettere spensieratezza e coesione, dopo i compiti e la pausa merenda, abbiamo organizzato laboratori e giochi. Questa occasione è stata per tutti i volontari, soprattutto i più giovani, una possibilità di dare una risposta pronta e responsabile alle tante opportunità di servizio che solitamente vengono proposte.

Ad AlbertoAlessandraBenedettaElenaGaiaGiorgia e Gabriele abbiamo chiesto delle piccole testimonianze di questa esperienza:

“L’esperienza del DonBoscuola è una delle esperienze più forti che si possano provare all’oratorio, sia per i ragazzi che per gli animatori. I ragazzi del DonBoscuola hanno culture diverse eppure riescono a convivere bene tra loro. A distanza si perde il rapporto tra i ragazzi, ma tra l’animatore e il ragazzo si crea un rapporto molto bello (anche più del rapporto che si creerebbe in presenza)”.

“Questo servizio mi ha aiutata molto, nonostante non lo credevo possibile. Infatti quando mi è stato chiesto di fare il servizio per aiutare i bambini del Donboscuola a fare i loro compiti non credevo mi potesse piacere. Avevo anche paura di non riuscire ad aiutarli come avrei voluto! Invece le due bambine che ho aiutato sono state molto brave e mi ha fatto davvero molto piacere aiutarle. Oltre a ciò, questo servizio, mi ha aiutata molto a trascorrere questo periodo di zona rossa in modo diverso e con nuove persone”.

“Il Donboscuola è per me un modo per sentirmi utile e per donarmi nel mio piccolo, specialmente in questa situazione, in cui tutti ci sentiamo impotenti contro una cosa più grande di noi”.

“Quando mi è stato chiesto di fare servizio al Donboscuola sinceramente ho avuto paura; la prima sensazione che ho provato è stata quella di smarrimento perché per la prima volta mi sarei trovata da sola con un bambino senza il sostegno di un gruppo. Quello che mi preoccupava, oltre al non saper fare i compiti delle elementari, era il non essere capace di far stare i ragazzi a proprio agio e di non riuscire a instaurare un rapporto di fiducia. In solo due giorni di servizio ho ricevuto il regalo più bello possibile: un bambino di 10 anni che ti rivela i suoi sogni, in questo caso diventare un astronauta, e ti chiede di non andare via, anche se di fare i compiti non ne ha proprio voglia. Ho trovato un bambino molto intelligente e sensibile dietro una situazione che mi era stata riferita come complicata e ho imparato a non fermarmi alle apparenze. Ovviamente lo studio ha provato la mia pazienza ma questo mi ha solo fatto capire che non bisogna pretendere di fare tutto e subito, una lezione che dovrei imparare anche per me stessa”.

“In questo periodo così difficile anche solo l’opportunità di fare servizio non è assolutamente scontata. Per questo motivo anche se l’assistenza dei compiti ai bambini è molto più difficile a distanza che in presenza, anche solo per tenere la concentrazione, ho subito accettato la proposta che mi è stata fatta. Sapere che qualcuno ha bisogno di me e che io nel mio piccolo insieme a tutto il clan possiamo aiutarlo mi riempie il cuore di gioia, sapendo già che in fondo tanto più si dà tanto più si riceve. Dunque, nonostante la difficile situazione che stiamo affrontando, sarà un’esperienza che aiuterà  me e tutta la mia comunità di clan a crescere e a percorre un pezzettino di strada in più”.

“Quando è stata instituita la zona rossa nella provincia di Macerata, ci è stato chiesto, come comunità di clan, di metterci a servizio dei ragazzi e bambini che frequentavano il DonBoScuola, affinché potessero continuare a trovare un sostegno nello studio durante il pomeriggio. Personalmente ho accettato con felicità la proposta pensando che avrei potuto mettere a servizio degli altri l’unica cosa che in un periodo come questo si ha in abbondanza: il tempo.    Svolgendo le “lezioni” con i ragazzi, ho così potuto capire che più che fare un servizio mi stavo arricchendo dentro consapevole di star aiutando e quindi facendo del bene a chi ne richiede. Sono quindi contento di poter dire che tutto il tempo che ho donato non sia stato perso, ma ben sì, sia potuto essere utile e mi sia tornato indietro come consapevolezza di poter, anche in questa situazione, rendere il mio tempo utile per qualcun altro”.

“In quest’ultima settimana, come altri ragazzi della casa, ho fatto il servizio del Donboscuola.  Per me, è stata un’esperienza del tutto nuova ma veramente bella. Anche se è stato difficile organizzarsi con i vari impegni della settimana e cercare di far funzionare tutto fra i vari problemi di connessione, aiutare le bambine a fare semplicemente i compiti mi è piaciuto molto perché mi ha fatto sentire d’aiuto per qualcuno e vedere il loro sorriso dopo che avevano svolto l’esercizio in modo corretto mi ha riempito il cuore di gioia. Passare del tempo, anche se poco, con loro mi ha reso felice e sento che ognuna ha donato qualcosa all’altra”.

Guarda il sito della ICC

Riparano pc usati e li donano per la Dad: quattro giovani premiati da Mattarella

Dal sito de Il Giorno, la storia di quattro studenti – allievi della scuola salesiana di Milano Sant’Ambrogio – che durante il primo lockdown hanno raccolto oltre 500 computer, li hanno tutti rimessi in sesto poi li hanno regalati ai bimbi che non li avevano.

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Milano – Dal primo lockdown hanno raccolto oltre 500 pc inutilizzati e li hanno rimessi in sesto per regalarli a bambini e ragazzi in difficoltà, perché “la didattica digitale deve essere un diritto di tutti”. Il progetto si chiama “PC4U.tech” ed è stato ideato da 4 studenti milanesi, diciottenni: Pietro Cappellini, Matteo Mainetti, Jacopo Rangone ed Emanuele Sacco, premiati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con una delle tre targhe assegnate giovedì (non ancora consegnate fisicamente) “per aver ridotto il divario digitale”. L’idea è nata lo scorso maggio: “Abbiamo creato una piattaforma web”, spiega Pietro, che frequenta il quinto anno di Grafica all’Istituto tecnico dei Salesiani e vorrebbe iscriversi a Design della comunicazione al Politecnico. “Sulla piattaforma possono scrivere sia studenti che hanno esigenza di un pc o di un tablet e sia famiglie o aziende che hanno dispositivi usati da donare. Facciamo tutto noi: ritiriamo i computer, li controlliamo con l’aiuto della rete di “Informatici senza frontiere“ e poi li consegniamo a chi ha bisogno”.

Non solo: grazie a un crowdfunding, hanno raccolto più di 18mila euro da investire nel progetto. I primi a credere nell’iniziativa sono stati il direttore dell’Istituto salesiano Sant’Ambrogio, don Renato Previtali, e il preside della scuola superiore, don Damiano Galbusera. “Questa targa è una soddisfazione grande, ma ancora maggiore è la felicità nel vedere le persone che si commuovono quando ricevono un pc in regalo. Mi viene in mente Peter, un bambino delle elementari che era appena arrivato dall’Egitto: con il pc ha potuto seguire le lezioni e conoscere i suoi nuovi compagni”, sottolinea Emanuele, all’ultimo anno del liceo scientifico dei Salesiani, opzione Scienze applicate. “Dopo la scuola farò Ingegneria Fisica al Politecnico. Il mio sogno? Diventare imprenditore”. Jacopo, che ha frequentato gli ultimi due anni alla scuola Hockerill, anglo european College in Inghilterra e ora vorrebbe andare in Usa a frequentare una Business school (“Ma con l’obiettivo di rientrare a Milano, in futuro”, precisa), racconta qual è stata la sua reazione dopo aver appreso del premio: “Ero sul treno con Matteo, casualmente stavamo andando a Roma per parlare della nostra iniziativa in un talk show. Mia madre mi ha mandato un messaggio di congratulazioni, poi ne sono arrivati tanti altri… Lo abbiamo scoperto così. Mi sono commosso e ho subito fatto una videochiamata con mamma e papà”. Emozionato anche Matteo, del quinto anno del liceo Scientifico Leone XIII (che l’anno prossimo vorrebbe studiare a Barcellona, al corso di Transformational business and social impact): “Ci siamo abbracciati, poi ho chiamato mia nonna: era orgogliosissima”.
Sito de Il Giorno

ICP – MGS Day: 20-21 marzo nel cuore del mondo!

Il tradizionale appuntamento dell’MGS Day, che raduna più di 500 giovani del Movimento Giovanile Salesiano, torna in versione online nelle giornate di sabato 20 e domenica 21 marzo 2021 per l’Ispettoria ICP.

La partecipazione all’evento sarà possibile grazie alle dirette streaming accessibili su:

Visita su PGDonBosco la landing page dedicata

Il programma di sabato 20 marzo (dalle ore 21.00 alle 22.45) prevede:

  • BENVENUTO E PRESENTAZIONE

    Accoglienza on line. Scaldiamo i motori.

  • GIOCO E PRESENTAZIONE DEL TEMA

    Si parte! Gioco organizzato dagli animatori con la presenza di Egidio Carlomagno e presentazione del tema

  • CONCLUSIONE

    Momento conclusivo della serata e buonanotte con Suor Emma Bergandi

Il programma di domenica 21 marzo prevede:

  • ORE 9.00

    Accoglienza e preghiera

  • ORE 9.30

    Presentazione e testimonianza di Alessandro Ciquera. Di fronte a qualcosa che trasforma la vita la reazione non è l’abbandono ma il rinvigorimento, un dire: “Se è così ci metto il doppio della carica per farcela”.

  • ORE 10.15

    Saluti e presentazione dei lavori di gruppo

  • ORE 10.30 - 17.30

    Prosieguo dell’MGS DAY nel locale: celebrazione della Messa secondo le indicazioni di ciascun centro

  • ORE 17.30

    Saluti, video sintesi, buonanotte dell’Ispettore don Leonardo Mancini

  • ORE 18.00

    Avvisi MGS e conclusione

17.30- 18.00: CONCLUSIONE DELLE ATTIVITÀ

Si riprende tutti insieme;
Saluti dell’Ispettore don Leonardo Mancini e buonanotte;
Saluti finali e avvisi MGS.

Scuola del fare, un’alternativa per i giovani a rischio

Sul Corriere del Mezzogiorno Elena Scarici parla della Scuola del Fare dei Salesiani della Doganella a Napoli.

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Nel deserto delle alternative e con gli altissimi tassi di dispersione scolastica che caratterizzano i nostri territori, esiste a Napoli un’esperienza molto valida e concreta, che lavora per i minori a rischio fornendo loro una qualifica professionale. È la Scuola del Fare dell’Istituto Don Bosco alla Doganella. Una «scuola inclusiva» che si avvale di un modello innovativo che offre un’opportunità anche ai ragazzi con i quali la scuola tradizionale ha fallito. L’istituto offre percorsi triennali di formazione professionale che garantiscono, al termine del percorso, la qualifica professionale di Operatore per la riparazione di veicoli a motore e Operatore dei sistemi e dei servizi logistici. Quattrocento ore di laboratorio pratico su 1000 di insegnamento e 120 studenti formati ogni 3 anni. L’offerta formativa inoltre viene integrata con corsi extra scolastici, viaggi, visite alle aziende; al termine del percorso scolastico poi i ragazzi vengono accompagnati attraverso un ingresso facilitato nel mondo del lavoro grazie a partnership con aziende del territorio; le attività si svolgono in uno spazio di 1200 metri quadrati ristrutturati all’interno del complesso Salesiano in Via Don Bosco 8; aule 3.0, didattica inclusiva e digitale, laboratori con attrezzature all’avanguardia. Realizzano il progetto diversi soggetti: Cnos-Fap/Salesiani per il lavoro, Fondazione di Comunità San Gennaro, Cometa Formazione, IF – Imparare e Fare, Cooperativa Sociale Il Millepiedi, Fondazione Alberto e Franca Riva Onlus. A luglio 2020 si è concluso positivamente il primo anno del triennio finanziato dalla Regione Campania con 39 ragazzi su 40 che hanno regolarmente iniziato il secondo anno equamente divisi nei corsi di Logistica e di Riparazione dei veicoli a motore. Nonostante le gravi difficoltà imposte dalla situazione sanitaria si è riusciti ad assicurare lo svolgimento della didattica a distanza con l’utilizzo dei pc che la scuola aveva già dato in dotazione ad ognuno e migliorando le connessioni in rete delle famiglie. Malgrado la Regione non abbia finanziato l’anno scolastico in corso, gli organizzatori hanno comunque deciso di garantire una continuità del percorso educativo iniziato autofinanziando un nuovo triennio con un aggravio di costi di circa 250.000 euro/anno. La Scuola del Fare cresce con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento della formazione professionale in Campania e di aiutare i ragazzi a uscire dal rischio della marginalità.

Avvenire – Latina, i giovani si ribellano al video che esalta la mafia

Su Avvenire di oggi, Igor Traboni parla del video girato a Latina dove si inneggia alle malefatte di un clan criminale. Tra le reazioni a questo episodio, si riporta anche quella della Comunità Salesiana con il parroco don Francesco Pampinella.

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Non si è ancora spenta l’eco del video messo online due settimane fa e girato a Latina in cui alcuni giovani inneggiano alle malefatte di un clan criminale, con musica rap e parole choc per esaltare il potere dei clan, i soldi guadagnati facilmente con attività illegali, l’uso delle armi e di ogni altri tipo di violenza per il controllo del territorio, il disprezzo per pentiti e “infami”. Ma altrettanto forte è stata la reazione delle istituzioni e della società civile a Latina, capoluogo di quella provincia del Lazio meridionale dove le infiltrazioni malavitose sono oramai una costante, nonostante il grande impegno delle forze dell’ordine. «Sì, la città ha reagito, ma non da adesso», affermano praticamente all’unisono Gianmarco Proietti e Cristina Leggio, assessori alla pubblica istruzione e alle  politiche giovanili, a margine di un documento da loro redatto che pure ha innescato una profonda riflessione in diversi settori cittadini. «Noi pensiamo che i giovani abbiano sempre ragione, anche quando hanno torto – scrivono tra l’altro i due amministratori -. Spesso gli adulti più evidentemente sensibili vorrebbero capire quelle ragioni, anche quando sono espresse in un video che fa paura, dove il branco ghigna e mostra i denti. Ci si dimentica però di un aspetto molto evidente: gli adolescenti non ci chiedono di essere compresi. Loro hanno bisogno di essere rispettati e di
trovare, nella relazione con gli altri, la possibilità di definirsi ed integrarsi». Insomma, si chiedono e chiedono Proietti e Leggio, «è davvero solo una questione educativa?», argomentando come bisogna far di conto con «un mondo degli adulti che rimane indifferente, un altro che fa di tutto per capire e si sente in colpa, un altro che immagina la punizione esemplare ed un altro, che si intravede anche nel video, cinico e arrogante, che sfrutta, plagia e conta i soldi». «Ecco perché – aggiunge Proietti – abbiamo messo in campo una serie di progetti su povertà educativa e abbandono scolastico, d’intesa con le stesse scuole e con le famiglie».

Proprio quello che succede ad esempio nell’oratorio della Cattedrale di San Marco, curato dai salesiani, frequentato da 800 tra ragazzi e giovani. «È il centro della città e ci impegniamo perché da qui si possa irradiare qualcosa di buono», racconta il parroco don Francesco Pampinella. Gli spazi ci sono, anche per quei genitori che per vari motivi non possono accompagnare la crescita educativa dei figli, o per attività come quella teatrale. E ora sta per partire il progetto “Fuori orario” che, assieme al Comune, coinvolge il Centro sportivo italiano, pure molto radicato a Latina insieme ad altre presenze associative, dagli scout ad Azione cattolica. Per non parlare poi delle parrocchie cittadine, ogni giorno su quella strada di un impegno spesso silenzioso ma concreto, nel solco dell’impegno pastorale tracciato dal vescovo Mariano Crociata. Il progetto “Fuori orario” prevede animazione di strada, anche nei due parchi cittadini dove tanti ragazzi gravitano, come pure esperienze ludiche e sportive negli spazi del “Don Bosco” e l’ascolto di situazioni di emergenza per la fascia di età dai 15 ai 30 anni. «Vogliamo continuare a rispondere così, anche attivando case di quartiere come punti di incontro e ritrovo. Compreso il rione popolare che ha fatto da sfondo a quel video, con il quale – chiosa l’assessora Leggio – purtroppo non abbiamo scoperto nulla di nuovo».