Don Bosco e il colera del 1854 – Pier Giuseppe Accornero

Come visse don Bosco l’epidemia del colera che scoppiò a Torino nel 1854?

Di seguito il racconto di quel momento della storia che toccò anche l’Oratorio di Valdocco, a cura di Pier Giuseppe Accornero, sacerdote, scrittore e giornalista torinese.

Don Bosco, l’Oratorio di Valdocco e il colera del 1854 a Torino

Dal 1° agosto al 21 novembre 1854 il colera a Torino colpisce 2.500 persone e ne uccide 1.400, ma nessuno dei ragazzi dell’Oratorio di Valdocco che, sull’esempio di don Giovanni Bosco, curano i colerosi. Lo testimonia don Giovanni Battista Lemoyne, salesiano genovese di origine francese, segretario e primo biografo, preoccupato di documentarne quanto c’è di straordinario nella personalità e nella vita. La sua opera maggiore è «Documenti per scrivere la storia di don Giovanni Bosco, dell’Oratorio San Francesco di Sales e della Congregazione salesiana». Ne trae le «Memorie biografiche di don Giovanni Bosco», titolo modificato in base al processo canonico: venerabile nel 1914, beato nel 1929, santo nel 1934. Con il pregio della testimonianza diretta perché conosce bene il santo e ne è segretario fino alla morte il 31 gennaio 1888. Ma hanno anche il difetto di essere eccessivamente elogiative.

Nell’estate 1854 scoppia il «colera morbus» con epicentro Borgo Dora, dove si ammassano gli immigrati, a due passi dall’Oratorio. A Genova 3.000 vittime e in un mese a Torino 800 colpiti e 500 morti. I casi salgono vertiginosamente, da 10-30 al giorno a 50-60. All’inizio quanti sono colpiti, muoiono; poi 60 decessi su 100 casi. Bloccato il commercio, chiuse le botteghe, fuga di quanti riescono. Il popolino accusa i medici di somministrare «acquetta», una bibita avvelenata, per farli morire più in fretta. Il sindaco Giovanni Notta si appella alla città e adotta le misure sanitarie. Ma il Municipio non trova volontari per portare i colerosi nei lazzaretti né per assisterli. Anche se stipendiati, pure i più coraggiosi rifiutano di esporre la propria vita. Si offrono i preti, i Camilliani, i Cappuccini, i Domenicani, gli Oblati di Maria. I parroci ripetono ai fedeli gli ordini emanati dalle autorità.

Il 3 agosto Torino ricorre alla Consolata: una folla di fedeli e una rappresentanza del Consiglio municipale pregano in santuario. Don Lemoyne annota: «La Vergine non sdegnò queste suppliche poiché la terribile malattia, contro ogni aspettazione, infierì assai meno in Torino che in tante altre città e paesi d’Europa, d’Italia e del Piemonte». Il 5 agosto, festa della Madonna della neve, don Bosco raccomanda ai giovani sobrietà, temperanza, tranquillità, coraggio, confidenza in Maria, confessione e Comunione: «Se farete quanto vi dico, sarete salvi. Se vi metterete in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, vi assicuro che niuno di voi sarà toccato. Ma se qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio e osasse offenderlo gravemente, io non potrei più essere garante né di lui, né per qualunque altro». Li invita a portare al collo una medaglia della Madonna e a recitare ogni giorno Pater, Ave, Gloria. Ancora Lemoyne: «Quella medesima sera e l’indomani tutti andarono a gara per accostarsi ai Sacramenti e la loro condotta divenne di tale esemplarità, che non si sarebbe potuto desiderar migliore. Molti circondavano don Bosco e gli esponevano i propri dubbi o gli manifestavano le piccole mancanze della giornata sicché era costretto a starsene un’ora e più a udire l’uno e l’altro, assicurando, incoraggiando, consolando». 

Don Bosco è un uomo di mille risorse, come spiega Lemoyne. «Balenò alla mente una coraggiosa idea. Impietosito alla vista dell’estremo abbandono in cui si trovavano i colerosi, espose ai lo stato miserando in cui si trovavano, esaltò il grande atto dì carità di consacrarsi in loro sollievo, disse aver il Divin Salvatore assicurato di riguardare come fatto a sé ogni servizio agli infermi. In tutte le epidemie e pestilenze vi furono sempre cristiani generosi i quali sfidarono la morte a fianco degli appestati. Espresse il vivo desiderio che anche alcuni gli divenissero compagni in quell’opera di misericordia»: 14 giovani, e poi altri 30 accolgono l’invito: «Ammirando l’eroico slancio, don Bosco pianse di consolazione e li slanciò all’opera pietosa. Quando si seppe che i giovani dell’Oratorio si erano consacrati a questa nobile impresa, le domande per averli si moltiplicarono talmente che loro non fu più possibile attenersi a nessun orario. Giorno e notte, come don Bosco, furono in moto». 

I gesti di solidarietà e di eroismo si moltiplicano. «Qualche giorno avevano appena tempo di prendere un boccon di pane e talvolta furono costretti a cibarsene nelle case dei colerosi. Quando trovavano un infermo che mancasse di lenzuola, coperte o camicia, correvano dalla caritatevole mamma Margherita che somministrava prontamente gli oggetti secondo il bisogno. Un giovane corse a raccontare come un povero malato si dimenasse in un misero giaciglio senza lenzuola. Fruga e trova solo una tovaglia da tavola: “Corri, non abbiamo più nulla”. Si presenta un secondo chiedendo qualche cosa. Che fa quella donna incomparabile? Vola a prendere una tovaglia dell’altare, un amitto, un camice e, con licenza di don Bosco, dà in elemosina anche quegli oggetti. Non fu una profanazione ma un atto di squisita carità, poiché quei lini benedetti ricopersero le nude membra di Gesù nella persona di un coleroso». I giovani formano tre squadre: i grandi a servire nel lazzaretto e nelle case; i mediani a raccogliere i moribondi nelle strade e i malati abbandonati nelle case; i piccoli pronti alle chiamate d’urgenza. Ognuno ha una bottiglietta di aceto per lavarsi le mani. Autorità e popolo sono sbalorditi e affascinati.

Le regioni più afflitte sono Valdocco e Borgo Dora. Nella parrocchia San Gioachino in un mese 800 colpiti e 500 i morti. A don Bosco affidano l’assistenza spirituale di un lazzaretto. Informa il biografo: «Vicino all’Oratorio varie famiglie sono decimate e nelle case muoiono in brevissimo tempo oltre 40 persone. Don Bosco si mostrò un amorosissimo padre. Per non tentare il Signore, usò ogni precauzione: fece ripulire i locali, aggiunse camere, diminuì il numero dei letti nei dormitori, migliorò il vitto sobbarcandosi a gravissime spese. Prostrato dinanzi l’altare, pregava: “Mio Dio, percuotete il pastore, ma risparmiate il tenero gregge”. Soggiungeva: “Maria, siete madre amorosa e potente: preservatemi questi amati figli, e qualora il Signore volesse una vittima, eccomi pronto a morire”».  

Pier Giuseppe Accornero

Mons. Giuseppe Cognata (1885-1972), S.D.B., Vescovo di Bova e Fondatore delle Salesiane Oblate del sacro Cuore

Si riporta di seguito la nota biografica del Salesiano Mons. Giuseppe Cognata, pubblicata nella giornata di ieri dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS, e il Comunicato ufficiale con il quale il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, annuncia che Papa Francesco, in relazione all’istanza presentata dal Gruppo dei Giuristi Cattolici, autorizza l’apertura della Causa di Beatificazione di Mons. Giuseppe Cognata, S.D.B., Vescovo di Bova e Fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore.

(ANS – Roma) – Fanciullo e giovane. Nato ad Agrigento il 14 ottobre 1885 da Vitale e Rosa Montana, dimostrò fin da bambino una grande ricchezza di doti e di talenti umani.

Dodicenne entrò nel collegio salesiano “San Basilio” di Randazzo (Catania), prima opera di Don Bosco in Sicilia, pronto ad accogliere la chiamata alla vita religiosa e apostolica tra i Salesiani; una vocazione fortemente contrastata dal padre e dal nonno, con le sue prove e le sue lotte lunghe e sofferte, ma coronata da gioioso successo.

Salesiano: sacerdote – insegnante – apostolo

Il 5 maggio 1908 il chierico Giuseppe Cognata emetteva la professione perpetua a San Gregorio di Catania, nelle mani dell’allora Rettore Maggiore don Michele Rua, oggi Beato, e l’anno dopo, il 29 agosto 1909, riceveva ad Acireale l’ordinazione sacerdotale.

Aveva conseguito brillantemente la laurea sia in Lettere sia in Filosofia ed ora andava ai giovani non solo come professore e assistente, ma come sacerdote pieno di zelo, svolgendo la sua missione in Sicilia a Bronte, nel Veneto a Este, nelle Marche a Macerata.

Direttore

La Prima Guerra Mondiale vide don Cognata soldato a Palermo, Trapani, Padova. E proprio a Trapani gettò le prime basi dell’Opera salesiana che fu chiamato a dirigere alcuni anni dopo. Fu direttore di opere, ma più ancora direttore di anime. Da Trapani fu chiamato a dirigere il collegio di Randazzo (Catania), poi quello di Gualdo Tadino in Umbria e finalmente fu direttore al “Sacro Cuore” di Roma.

Vescovo e Fondatore

Pio XI nel Concistoro del 16 marzo 1933 nominò don Giuseppe Cognata Vescovo di Bova, una Diocesi della Calabria particolarmente povera e disagiata. Ricevette l’ordinazione episcopale il 23 aprile successivo nella basilica del Sacro Cuore a Roma dal Cardinale salesiano Augusto Hlond, Arcivescovo metropolita di Gniezno e Poznań, oggi Venerabile, consacranti il Vescovo salesiano di Sutri e Nepi Luigi Maria Olivares, anch’egli Venerabile, e Mons. Romolo Genuardi, vescovo ausiliare di Palermo

Attraverso sentieri scoscesi e mulattiere Monsignor Cognata – che aveva scelto come motto episcopale l’espressione paolina «Caritas Christi urget nos» – volle visitare e confortare non solo tutti i paesetti della diocesi, ma anche i gruppi di povere famiglie sparse qua e là nei luoghi più remoti e più inaccessibili.

Diede vita a una pia società di giovani generose, disposte a lavorare con coraggio e gioia nei centri più piccoli, sperduti, abbandonati. Nacque così l’8 dicembre 1933la Congregazione delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore.

Nel silenzio e nella solitudine

Nel 1939 una bufera infernale si scatenò contro il Fondatore e la sua Istituzione. Il 20 dicembre 1939 la Congregazione del Sant’Uffizio, sulla base di false accuse, condannò ingiustamente Mons. Cognata alla destituzione dalla dignità episcopale. Egli allora andò lontano, vivendo per lunghi anni nel silenzio e nella solitudine, separato dalle sue figlie spirituali. Venne accolto nelle case salesiane di Trento e Rovereto fino al 1952 e poi in quella di Castello di Godego (Treviso) fino al 1972, svolgendo un assiduo e apprezzato ministero di confessore e guida spirituale.

Per Crucem ad lucem

La Croce è speranza, certezza di risurrezione e di vita. Mons. Giuseppe Cognata nella Pasqua 1962 venne reintegrato da papa Giovanni XXIII nell’Episcopato. Partecipò così per volontà di papa Paolo VI alla seconda, alla terza e alla quarta sessione del Concilio Vaticano II. Il 6 agosto 1963 fu nominato Vescovo titolare di Farsalo. Il 29 gennaio 1972 ebbe la gioia di sapere il suo Istituto riconosciuto con il «Decreto di Lode» da parte della Santa Sede. Si spense il 22 luglio dello 1972 proprio a Pellaro (Reggio Calabria), sede iniziale dell’attività missionaria delle Salesiane Oblate.

Le sue spoglie riposano nella casa generalizia delle Suore Oblate a Tivoli.

Comunicato ufficiale del Rettor Maggiore Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Mons. Giuseppe Cognata

Roma 18 aprile 2020

Comunicato ufficiale del Rettor Maggiore

Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Mons. Giuseppe Cognata (1885-1972), S.D.B., Vescovo Bova, Fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore

Il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, ha la gioia di annunciare, nell’esultanza del tempo pasquale e nella festa della Divina Misericordia, che la Congregazione delle Cause dei Santi, con lettera inviata in data 15 aprile 2020 al Postulatore Generale dei Salesiani (Prot. VAR. 8579/20), don Pierluigi Cameroni, a firma di Mons. Marcello Bartolucci, Segretario della medesima Congregazione, comunica: «Sono lieto di informarLa che la Congregazione per la Dottrina della Fede, con Lettera N. Prot. 911/1935-AS265-74579 del 17 febbraio c.a., ha comunicato a questo Dicastero che il Santo Padre “dopo attento e ponderato esame, ha dato il Suo augusto consenso alle richieste di religiosi e laici che impetravano l’apertura della Causa di beatificazione di S.E. Mons. Giuseppe Cognata, S.D.B., Vescovo di Bova”».

Resta doveroso il più vivo ringraziamento al Santo Padre per la convinzione e l’impegno di una scelta, tanto meditata quanto trasparente nella specificità della forma seguita, che reintegra nella loro pienezza i valori della verità e della giustizia.

Il ringraziamento va doverosamente esteso anzitutto al Gruppo dei Giuristi Cattolici per l’essenziale e determinante ruolo svolto e a tutti coloro che in diversi tempi e modi hanno reso possibile questo straordinario evento tanto atteso da tutta la Famiglia Salesiana, in particolare dalle Salesiane Oblate del Sacro Cuore, e dall’intera Comunità ecclesiale.

Comunicato ufficiale
Nota biografica

“Donne per un nuovo Rinascimento”: nella task force del governo anche suor Smerilli

C’è anche suor Alessandra Smerilli nel gruppo “Donne per un nuovo Rinascimento”, la task force voluta dal governo per formulare proposte per ricostruire l’Italia dalle macerie della pandemia. Di seguito, l’intervista a suor Alessandra Smerilli fatta da Vatican News, a firma di Amedeo Lomonaco.

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Rilanciare il motore sociale, culturale ed economico dell’Italia dopo questo periodo di grave emergenza, non solo sanitaria, innescata dalla pandemia. È questa la finalità della task force “Donne per un nuovo Rinascimento”, voluta dalla ministra della Famiglia e delle pari opportunità Elena Bonetti per elaborare proposte in grado di far ripartire il Paese. Fanno parte di questo gruppo di lavoro, guidato da Fabiola Gianotti direttrice del Cern di Ginevra, dodici donne impegnate in vari ambiti, tra cui quello scientifico e umanistico. Tra le esponenti di questa speciale equipe, che mercoledì scorso si è riunita per la prima volta in videoconferenza, c’è anche suor Alessandra Smerilli, docente di Economia all’Auxilium e consigliere dello Stato della Città del Vaticano.
Come si prepara la rinascita dopo la catastrofe, anche economica, provocata dalla pandemia?
R. – In questo momento è difficile immaginare quando e, in che modo, si potrà ripartire. Parlo per l’Italia ma anche nel resto del mondo c’è tanta incertezza. Il primo punto per preparare la rinascita è quello di osservare, leggere e analizzare bene la situazione in cui ci troviamo. E cercare di vederla, almeno per quanto mi riguarda, dal punto di vista dei più deboli. E quindi, poi, provare a mettere in campo le risorse che in questo momento possono essere tirate fuori e cercare di ragionare tutti insieme per il bene comune. La cosa peggiore che potrebbe accadere dopo questa pandemia, è che non vengano per esempio interrotte le catene di iniqua distribuzione della ricchezza.
In questo periodo così complesso e scosso dalla pandemia, gli interrogativi spesso riguardano, soprattutto, il tempo presente. Ma domande altrettanto cruciali sono quelle che si legano al futuro. Quali sono le opportunità e le sfide che il mondo dovrà cogliere ed affrontare per vivere un vero rinascimento quando, finalmente, sarà superato questo momento di emergenza?
R. – Le opportunità da cogliere sono quelle che già stiamo vedendo in questo momento. Io sono docente universitaria e tutto quello che pensavamo di dover fare e che non avevamo iniziato a fare, come l’avvio della didattica a distanza, siamo stati costretti a farlo nel giro di due giorni. Abbiamo visto che non solo è possibile, ma è anche un bel modo per restare in contatto con gli studenti. Questo vale per il mondo universitario ed anche per tanti tipi di lavori. Il potenziale dato dalle nuove tecnologie e dalle capacità di connessione, ci consentono di poter studiare anche modi diversi di lavorare, che siano anche più rispettosi, forse, della terra e della natura. Le nuove tecnologie consentono, infatti, di doversi spostare meno, anche se questo non è possibile per tutti i lavori. Penso che queste siano alcune delle opportunità che possiamo cogliere. Le sfide sono legate al fatto che, come per la salute questo virus danneggia i più fragili e nello specifico le persone più anziane, allo stesso modo questo fermo economico – che genererà presumibilmente gravi recessioni – andrà a danneggiare maggiormente le persone più deboli e con meno tutele. Allora la stessa energia che stiamo impiegando per cercare di salvare vite umane, motivo per cui ci stiamo fermando anche economicamente, dovrà essere impiegata per ripartire in modo che i più deboli non vengano messi da parte. Ma ci dobbiamo veramente sentire tutti insieme fratelli nell’affrontare queste sfide. Se riusciremo a fare questo, io penso che ne usciremo anche migliori come persone e come società. Da un grande dolore e da un grande male si riscoprirà il bene dello stare insieme.
Fanno parte della task force dodici donne, dodici professionalità ed esperienze di vita diverse. Che tipo di contributo di pensiero – di “genio” direbbero i Papi – pensa possa offrire in questa fase di ripensamento del vivere sociale?
R. – Nella prima riunione della task force in cui ci siamo presentate, ho colto quante e quali competenze ci siano all’interno di questo gruppo. Mi sono resa conto che ci sono veramente un genio e delle possibilità che il femminile può mettere in campo, come per esempio l’essere abituati a lavorare al livello multidimensionale, avere una maggiore disponibilità a riadattarsi. Molte volte, come donne, si subisce di più il peso di una vita sociale che, non sempre, coglie tutte le esigenze che abbiamo per il lavoro e per la cura. E questo genera resilienza e anche creatività. Penso che sono tutte risorse da mettere a disposizione, ma per migliorare tutti. Penso al tema lavoro e cura. Oggi ci stiamo rendendo conto di quanto sia importante e quanto ci definisca, come esseri umani, la dignità del lavoro ma anche la dimensione del prendersi cura gli uni degli altri. Tutto questo è stato delegato molto al femminile, al privato. Oggi, tempo in cui le famiglie stanno in casa e sia la moglie sia il marito sia i figli sono chiamati a gestire il tutto, forse si inizia a vedere una diversa ripartizione anche di compiti di lavoro e di cura. E allora quel di più che le donne hanno saputo generare fino ad oggi, forse può essere rimesso in campo perché tutta l’umanità impari il valore della cura da unire al lavoro.
A novembre è in programma “The Economy of Francesco”, incontro internazionale tra giovani studiosi ed operatori dell’economia, convocati dal Pontefice. Il nome di questo evento fa chiaro riferimento al Santo di Assisi, esempio per eccellenza della cura degli ultimi e di una ecologia integrale, ma rimanda anche a Papa Francesco che, nei suoi scritti e discorsi, spesso invita a realizzare un modello economico nuovo, a curare le patologie dell’economia mondiale…
R. È proprio questo il messaggio che Papa Francesco ha lanciato nella sua lettera di invito all’evento di Assisi, chiamando i giovani a ritrovarsi per un patto capace di cambiare l’economia attuale e dare un’anima all’economia del futuro.. Un chiaro riferimento, per noi che stiamo preparando quest’evento, è l’episodio dell’abbraccio di San Francesco con il lebbroso, che ha cambiato il corso della sua storia e della storia. Noi ci siamo detti che questo deve essere l’obiettivo anche di “The Economy of Francesco” in modo che ci sia questo abbraccio con il lebbroso, che la povertà non venga scartata dalla storia, che i poveri possano essere messi al centro. Ci stiamo preparando in questo modo e il processo legato a “The Economy of Francesco” è iniziato. Con i duemila giovani e con tutti gli adulti che si sono messi a disposizione, stiamo lavorando nei 12 villaggi tematici individuati perché si cominci a fare proposte per cambiare l’economia. Devo dire che sto conoscendo giovani veramente in gamba, provenienti da tutte le parti del mondo. Ci ritroviamo per riunioni, per lavorare, per poter fare proposte. Io credo che questo sia un bel frutto anche del Sinodo dei giovani. Ci sono giovani che riescono a dare il loro contributo e credo che insieme ai grandi economisti, anche questi giovani potranno dare proposte innovative affinché il futuro che stiamo preparando, a partire da questa pandemia, sia veramente un tempo in cui non ci siano esclusi.

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Il messaggio del Rettor Maggiore per la Pasqua 2020

Di seguito, il messaggio del Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, per la Santa Pasqua 2020 e l’intervista rilasciata al al settimanale cattolico Alfa y Omega a poco più di un mese dalla fine del 28° Capitolo Generale.

Avendo visitato numerosi Paesi, cosa pensa quando il Papa dice che siamo in “una terza guerra mondiale a pezzi” o quando parla della “globalizzazione dell’indifferenza”?

Per il mio carattere e la mia identità carismatica salesiana, tendo a guardare con speranza. Ma, certamente, penso che stiamo vivendo anni molto difficili. Molti di noi, me compreso, 20 anni fa credevamo che la strada verso la pace e verso una crescente estensione dei diritti umani nel mondo fosse lenta, ma visibile. Negli ultimi 20 anni abbiamo vissuto però una battuta d’arresto inimmaginabile, sia a causa del terrorismo internazionale, sia a causa dello sfruttamento e degli abusi nei movimenti migratori esistenti in tutto il mondo, ma anche a causa delle guerre. In questo momento, poi, siamo colpiti da questa terribile pandemia. Non avremmo mai immaginato una cosa del genere. E questa stessa pandemia sta facendo emergere il meglio di molte persone e gruppi sociali (ad esempio medici, infermieri, servizi sociali), e il peggio dell’egoismo e dell’individualismo delle nazioni. A mio parere questo è deplorevole, e non sarà facile dimenticarlo nel post-coronavirus.

Da cattolici, come possiamo affrontare la pandemia?

Prima di tutto, direi che spero che impareremo qualcosa da tutto questo. Per esempio, torneremo a uno stile di vita frenetico o riusciremo ad avere ritmi e spazi più umani? Vogliamo recuperare il tempo perduto nei consumismo o impareremo che è possibile vivere felici con l’essenziale? Continueremo senza freni nella corsa alla contaminazione del mondo o daremo una tregua al pianeta? Dopo questa pandemia, un’indifferenza ecologica come quella che continuiamo a vedere nei vertici climatici non è possibile. Inoltre, di fronte alle situazioni di povertà che aumenteranno, come cattolici, dobbiamo continuare a rispondere con generosità. In generale, in situazioni estreme, tendiamo a dare il meglio di noi stessi. Ho molta fiducia in questo. Vorrei cogliere l’occasione per invitarvi alla solidarietà, alla fraternità, alla carità e alla preghiera. Abbiamo fede in Dio, che è al nostro fianco nel nostro cammino, anche se difficile come quello attuale. Per questo voglio ricordare l’immagine di Papa Francesco che prega in Piazza San Pietro, solo, ma accompagnato da tante persone in tutto il mondo.

 

Info ANS
Intervista integrale

Lettera dell’economo generale agli economi ispettoriali

Pubblichiamo la lettera dell’Economo generale, il sig. Jean Paul Muller, agli economi ispettoriali pubblicata dall’agenzia salesiana ANS

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(ANS – Roma) – Nei giorni precedenti la Pasqua, l’Economo Generale della Congregazione Salesiana, sig. Jean Paul Muller, ha inviato una lettera a tutti gli Economi Ispettoriali, per fornire diverse informazioni utili e condividere delle comunicazioni relative all’emergenza generata da COVID-19 e alle sue conseguenze.

“In questi giorni da Roma sono molto impegnato a coordinare ed aiutare le nostre Ispettorie a trovare fondi e mezzi, ma anche idee creative, per rispondere alle sfide del COVID-19” esordisce il sig. Muller. Il quale, oltre a rammaricarsi per le tante vittime in tante parti del mondo, si dice però “favorevolmente impressionato dalla notevole energia dei nostri centri (Giovani, Laici, SDB) che hanno escogitato soluzione creative ed efficaci per aiutare le persone bisognose”. In tal senso l’Economo Generale ricorda anche l’avvio della sinergia con il Settore delle Missioni e insieme al Don Bosco-Network (DBN) per il coordinamento di questa situazione d’emergenza e la mail di riferimento (solidarity.covid19@sdb.org) per dare o chiedere sostegno.

Successivamente, nel presentare il calendario generale del sessennio, introduce una significativa novità: i Convegni Internazionali di formazione e accompagnamento per gli Economi Ispettoriali, dal titolo “Economia al servizio del Carisma Salesiano”, cui prenderanno parte anche i responsabili degli Uffici di Pianificazione e Sviluppo (PDO) e delle Procure Missionarie Salesiane. Tali convegni saranno due e sono già fissati per i mesi di settembre 2022 e 2025.

L’attuale congiuntura economica internazionale non può lasciare indifferente il sig. Muller. “Sappiamo tutti che il Covid-19 ha un influsso negativo sul mercato”, afferma, prima di offrire diversi consigli per l’amministrazione e il buon governo economico e finanziario delle Ispettorie. Per certo, la situazione interessa anche un prevedibile calo delle donazioni da parte dei benefattori. A questa sfida, che ha una portata globale, ma che rischia di mettere in maggiore difficoltà soprattutto i progetti nei Paesi in via di sviluppo, l’Economo Generale invita a reagire avendo “il coraggio di prendere le misure necessarie” e mantenendo la fiducia nella Provvidenza.

Nonostante le difficoltà attuali, il sig. Muller è sicuro: “La solidarietà nella Congregazione nel futuro è destinata a cambiare e fra alcuni anni potremo sperimentare che la vicinanza delle Ispettorie tra loro, e nell’interno delle regioni, porterà i suoi frutti”.

La lettera termina con alcune brevi note sulla struttura dell’Economato e gli auguri pasquali, nella speranza della Risurrezione e nel ricordo dei defunti – tanti anche tra i Salesiani – vittime del Covid-19.

Scarica la lettera

 

Università Pontificia Salesiana: consulenza psicologica al tempo del Coronavirus

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa dell’Università Pontificia Salesiana in merito al progetto di consulenza psicologica online, attivato dall’UPS attraverso la sua Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica: “Tu stai a casa… Io sto con te”.

Il progetto “Tu stai a casa… Io sto con te”

L’Università Pontificia Salesiana ha attivato un servizio di consulenza psicologica gratuita on line

COMUNICATO STAMPA

Roma, 10/04/2020

Per far fronte agli impatti psicologici che potrebbero derivare dal lungo isolamento causato dall’emergenza sanitaria, la Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università Pontificia Salesiana ha deciso di attivare il progetto “Tu stai a casa…Io sto con te”. Una piattaforma digitale di consulenza psicologica on line, gratuita, per garantire la promozione di una cultura fondata sulla solidarietà sociale e continuare, allo stesso tempo, la formazione di specializzandi psicologi e psicoterapeuti.

L’iniziativa, avviata insieme alla Scuola Superiore in Psicologia Clinica (SSPC-IFREP), alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale (SSPT) e alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Interpersonale e di Gruppo (SSPIG-ARPI), si inserisce nel più ampio progetto educativo che l’Università Salesiana porta avanti attraverso la didattica.

Il progetto “Tu stai a casa…Io sto con te” nasce dall’esigenza di “professionisti e psicologi specializzandi di mettersi al servizio degli altri, per fornire un luogo di scambio e di ascolto nel quale le persone possano sentirsi comprese, attivare risorse per autoregolarsi e intraprendere percorsi di accompagnamento psicologico”, precisa il prof. don Mario Oscar Llanos, Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione di cui fa parte la Scuola di Specializzazione.

“Questa iniziativa è importante perché è il contributo della nostra Università – conclude il prof. Llanos – per attenuare gli impatti psicologici che questa situazione emergenziale può determinare, soprattutto sulle famiglie e i bambini”.

Il lungo periodo di isolamento sociale, la convivenza forzata, lo smarrimento per la perdita delle certezze della vita quotidiana, le preoccupazioni per una persona cara malata: sono tante le situazioni che mettono a dura prova l’equilibrio psicologico ed emotivo in questo periodo di emergenza sanitaria.

Nell’ultimo sondaggio Global Advisor condotto su quasi 14.000 persone in 15 grandi Paesi, circa il 34% ha risposto di essere ansioso per la propria salute, il 15% si sente solo e il 12% è arrabbiato per le restrizioni alla propria libertà. Allo stesso tempo, però, più della metà (55%) è preoccupata per coloro che sono vulnerabili o deboli, mentre poco meno di un terzo, il 31% degli intervistati, è felice di passare del tempo con la famiglia.

Si stima, inoltre, che oltre un miliardo e mezzo di bambini siano fuori dalla scuola e le famiglie non sempre sono preparate a gestire situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo a causa del corona virus.

Contatti e informazioni:  

Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica – UPS:
Segreteria: ssspc@unisal.it
Sito: https://ssspc.unisal.it
Istituto di Ricerca sui Processi Intrapsichici e Relazionali (IRPIR): http://irpir.it/tu-stai-a-casa-io-sto-con-te/

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L’impegno della Famiglia Salesiana al tempo del COVID-19: il messaggio del Rettor Maggiore

SPOT EMERGENCY COVID19 DON BOSCO ITA: l’impegno della Famiglia Salesiana in tutto il mondo in questo momento di emergenza sanitaria, con l”invito del Rettor Maggiore, da una Roma “vuota”, alla grande responsabilità nell’essere onesti cittadini e nel rispettare le indicazioni per limitare i contagi da COVID-19.

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Info ANS

110 anni dalla morte del Beato don Michele Rua: presto un documento inedito

Il 6 aprile el 1910 nasceva al cielo don Michele Rua, primo successore di don Bosco. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito ai 110 dalla morte del Beato e all’inedito documentario dei funerali di don Michele Rua il quale doveva essere proiettato alla chiusura del Capitolo Generale 28°, ma che sarà invece divulgato quando terminerà l’emergenza sanitaria in atto.

(ANS – Roma) – Era tutto pronto per la grande celebrazione della Messa d’oro di Don Michele Rua, il 24 giugno 1910. Il Signore lo chiamò a sé tre mesi prima, il 6 aprile, all’età di 72 anni. Ne aveva passati la metà accanto a Don Bosco e 22 come suo successore. Con lui aveva condiviso tutto: pane, lavoro, fatiche, ansie, gioie e dolori, delusioni e speranze, fin l’età della morte. Stessa passione per i giovani, stesso zelo per le anime, stesso amore a Gesù Sacramentato, all’Ausiliatrice, ai sacramenti, al Papa, stessa disponibilità al lavoro e al sacrificio, stessa capacità di mortificazione, stessi faticosi viaggi, accompagnati da grazie e miracoli. Hanno condiviso la stessa aspirazione alla santità, raggiunta da entrambi con la canonizzazione dell’uno (1934) e la beatificazione dell’altro (1972).

Le intuizioni del carismatico fondatore in Don Rua sono divenute realtà, istituzione, organizzazione, struttura. Lungo il suo Rettorato, segnato anche da grandi sofferenze, ha consolidato e sviluppato in misura impressionante l’Opera salesiana nel mondo, che si temeva potesse non sopravvivere alla morte del fondatore; ha conciliato la necessità di un intelligente decentramento del servizio di governo; ha rilanciato con forza ed arricchito di nuove espressioni giovanili gli oratori e l’associazione dei Cooperatori.

Don Rua ha immesso la società salesiana su inedite vie dell’assistenza ai lebbrosi, ammalati, portatori di handicap; ha affrontato salesianamente l’inedita sfida della “questione operaia”; ha sviluppato con abili collaboratori il patrimonio educativo e spirituale ereditato; ha fatto preparare con studi superiori degli educatori che fossero all’altezza della situazione; ha allargato gli spazi missionari…

Tutto ciò lo possiamo trovare in due volumoni, che raccolgono gli Atti di due Convegni promossi dieci anni fa (in occasione del centenario della morte del beato), dall’Istituto Storico Salesiano (ISS) e dall’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA).

Alieno a ogni forma di azione politica e partitica, Don Rua ha declinato la dimensione sociale dell’opera salesiana con modalità adeguate ai tempi e le celebrazioni funebri di 110 anni fa furono non meno solenni e partecipate di quelli di Don Bosco.

Il 6-7 aprile 1910 Torino si è fermata, dal Consiglio comunale agli operai degli stabilimenti della FIAT: una folla immensa (decine e decine di migliaia di persone), è accorsa a dare l’estremo saluto al cittadino illustre e benemerito, al padre, all’amico, all’apostolo della gioventù, mentre sentite condoglianze arrivavano da tutta Italia, da decine di paesi d’Europa, America, Africa, Asia…

In Piazza Maria Ausiliatrice, accanto ad un fiumana di pedoni, fu tutto un succedersi di eleganti automobili, di vetture padronali e cittadine, comprese quelle di Sua Altezza Imperiale e Reale, la Principessa Maria Laetitia, dei rappresentanti del card. arcivescovo e delle più alte autorità cittadine, di altri arcivescovi e vescovi, di rappresentanti del Governo. Succedere a Don Bosco non era un’impresa facile, ma ancor più lo era mantenere intatta, dopo un quarto di secolo, tutta la simpatia che il nome di Don Bosco trascinava irresistibilmente dietro di sé.

Uno scoop rimandato

Era quasi pronto per essere proiettato pochi giorni fa Torino, alla prevista chiusura del Capitolo Generale 28°, lo scorso 4 aprile. Ma poi è arrivato il coronavirus e tutto si è fermato. Ma “che cosa” era quasi pronto? Era pronto un incredibile filmato di vari minuti con i momenti più salienti della due giorni dei funerali di Don Rua!

Una fake news, direte? No, un vero documentario con sequenze cinematografiche girate da varie angolazioni all’interno di Valdocco, in piazza Maria Ausiliatrice, in via Cottolengo… Con immagini in movimento di Don Rinaldi, don Barberis, don Lemoyne… Volti noti, ripresi anche in primo piano, che seguono la cassa di Don Rua trasportata a mano dai giovani salesiani nel cortile di Valdocco o su apposita carrozza adornata a lutto per le vie cittadine, fino a Valsalice. E con loro vediamo la folla di popolo, di giovani, di nobili abbigliata a lutto, con loro grazie, alle immagini cinematografiche, ovviamente mute, camminiamo per via Maria Ausiliatrice, via Cottolengo… e soprattutto viale Regina Margherita, percorsa da pedoni, biciclette, carrozze a cavallo, automobili, tram…

Il mondo torinese di Don Rua offertoci da una macchina da presa affittata per la straordinaria celebrazione funebre dai lungimiranti salesiani del tempo (la cinematografia faceva ancora i primi passi). Passata la tempesta del coronavirus, contiamo di potervelo mostrare. Rimanete in attesa.

don Francesco Motto, SDB

Presidente ACSSA  

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Dicastero Comunicazione Sociale: Newsletter e Messaggio di Don Gildasio Dos Santos Mendes

Si riporta di seguito la Newsletter del Dicastero della Comunicazione con il messaggio per i Delegati da parte di Don Gildasio Dos Santos Mendes sdb, Consigliere per la Comunicazione Sociale.

Don Gildasio Dos Santos Mendes sdb Consigliere per la Comunicazione Sociale 

Belo Horizonte, Brasile, 7 aprile 2020. 

Carissimi Fratelli e Sorelle! 

È con gioia e gratitudine, che vi scrivo la mia prima Newsletter da Consigliere per la Comunicazione Sociale della Congregazione Salesiana. 

Io e voi crediamo di essere comunicatori con i giovani nella cultura digitale. 

Nel nome di Gesù Cristo, noi crediamo che comunicare è essere a servizio degli altri. 

Con questo sentimento voglio presentare i miei complimenti e ringraziare ognuno di voi che crede e si dedica all’importante servizio di comunicazione nella Congregazione Salesiana! 

I giovani sono i migliori comunicatori dell’era di Internet e delle reti sociali! 

Don Bosco amava e credeva nei giovani. Essi sono i comunicatori più originali. Sono con noi! Siamo con loro! 

Per questo motivo, la Congregazione Salesiana è nel mondo una delle maggiori istituzioni di comunicazione dei valori umani e cristiani. 

Durante il Capitolo generale 28, tenutosi a Torino, nei mesi di febbraio e marzo di quest’anno, noi Salesiani abbiamo rinnovato il nostro impegno e l’importanza della comunicazione nella Congregazione in questi tempi mediatici. 

In risposta di fede e gratitudine a questa nuova missione che la Congregazione Salesiana mi affida come Consigliere per la Comunicazione, prendo questo importante servizio con gioia e disponibilità, unitamente ai nostri Ispettori, ai Delegati per la comunicazione, ai Laici e ai Giovani. 

Sede Centrale Salesiana, Via Marsala, 42 – 00185 Roma – Italia – Tel. 06.4927221 – www.sdb.org – gmendes@sdb.org 

Con un profondo senso di Congregazione, unito al Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e al Consiglio Generale, ai nostri Ispettori, Delegati per la comunicazione e alle nostre Comunità, continuiamo insieme ad amare, educare ed evangelizzare i giovani con speranza e tanto lavoro al servizio della nostra missione con i nostri destinatari. 

A don Filiberto Gonzalez Plasencia, che per dodici anni è stato Consigliere per la Comunicazione Sociale, vogliamo esprimere il nostro profondo apprezzamento e gratitudine per il suo impegno e servizio alla comunicazione nella Congregazione Salesiana. Egli ci lascia un bell’esempio di testimonianza e amore per la comunicazione. 

La Congregazione è maturata nel suo lavoro di comunicazione. Questo è il risultato dell’impegno, del sostegno e del lavoro degli Ispettori, dei loro Delegati, dei Direttori, dei Salesiani, dei Laici e dei Giovani delle nostre presenze e del lavoro svolto nelle diverse aree della comunicazione. 

Ogni Ispettoria e ogni Comunità porta una vasta gamma di esperienze di comunicazione sociale: radio, periodici, televisione, produzione di video, case editrici, reti di notizie, newsletter, siti web, reti sociali, produzione musicale, letteratura. E tutto ciò dev’essere sempre aggiornato e messo a servizio della nostra missione con i giovani, specialmente i più poveri. 

La comunicazione è molto dinamica, veloce ed esigente. Ecco perché è essenziale rafforzare la nostra comunicazione istituzionale, aggiornare i nostri sistemi e piattaforme di comunicazione, dare priorità ai processi di discernimento, al lavoro in collaborazione, alla condivisione di studi interdisciplinari e ricerche da parte degli educatori delle nostre Università, a continuare la formazione dei nuovi Salesiani con una visione sinodale, al servizio della missione evangelizzatrice dei Salesiani nella Chiesa e nelle culture in cui lavoriamo. 

Oggi abbiamo un buon testo di comunicazione sociale: il Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale, costruito lungo gli anni con la partecipazione di molti di noi. Ma è tempo di rivedere e aggiornare insieme questo documento, alla luce dei più recenti documenti della Chiesa e delle nuove sfide e opportunità della cultura mediatica. 

Questo sarà uno dei primi lavori che faremo, coinvolgendoci tutti in questo processo. 

La comunicazione va di pari passo con la comunità! Siamo una Famiglia Salesiana in comunicazione. Comunicare sempre di più nella rete tra Salesiani, FMA, Cooperatori, ADMA, Exallievi e altri rami della Famiglia Salesiana è un gesto profetico di comunicare in un modo sinodale. 

Sappiamo che comunicare in un modo sinodale richiede una nuova mentalità di presenza e un servizio incondizionato agli altri, specialmente ai più poveri della società. 

Ai giorni nostri, comunicare in modo evangelico significa abbracciare nella fede i dolori e le speranze delle persone. 

La più recente crisi del Coronavirus ha colpito tutto il mondo, causando grandi difficoltà, sofferenza e angoscia nelle famiglie e nelle società. 

Il Dicastero per la Comunicazione con la sua Équipe di lavoro ha fornito una copertura significativa di notizie e messaggi in questi tempi difficili che il mondo sta affrontando con questa crisi. 

Il 24 marzo, al termine della Novena Straordinaria a Maria Ausiliatrice, celebrata in tutto il mondo salesiano, il Rettor Maggiore ci ha invitato a fare un Atto di Affidamento, rinnovando la nostra fiducia in Maria Santissima con il cuore di Don Bosco in questo tempo di prova e sofferenza causate dalla pandemia di Coronavirus. 

Dalla Basilica del Sacro Cuore, a Roma, dove Don Bosco ha celebrato la Messa del 16 maggio 1887, il Rettor Maggiore, di fronte al quadro di Maria Ausiliatrice, ha affidato i popoli di tutto il mondo a Colei che ha fatto tutto

Di recente, Papa Francesco, in occasione della preghiera in solidarietà con le vittime del Coronavirus, ha condiviso con noi che la fede in Cristo ci apre a nuove speranze. “Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore”. 

Possa la Madonna, comunicatrice di vita e speranza, proteggerci e guidarci affinché siamo, ovunque, annunciatori della Pasqua e della Nuova Vita. 

don Gildásio Mendes dos Santos – SDB Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale 

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Lettera ai Delegati

Salesiani Cooperatori, il messaggio di Pasqua del coordinatore mondiale

Pubblichiamo il messaggio per la Pasqua del coordinatore mondiale dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori, Antonio Boccia.

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Carissimi Salesiane Cooperatrici e Salesiani Cooperatori, Delegate e Delegati, Consiglieri Mondiali,
siamo in prossimità della Pasqua e con piacere condivido con voi questo messaggio.
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in questi giorni sta cambiando le nostre abitudini quotidiane. Le restrizioni che in molti Paesi si stanno attuando ci costringono ad un isolamento sociale al quale non avremmo mai pensato.
Tutti noi a vari livelli, familiare, lavorativo, associativo siamo convolti e la cosa non ci lascia indifferenti. Questa emergenza è entrata violentemente nelle nostre vite e, a volte, fatichiamo a reagire.
Ma non dobbiamo scoraggiarci.
Come Salesiani Cooperatori siamo chiamati a vivere la nostra Promessa nelle condizioni di vita in cui ci troviamo. Anche adesso che c’è questa pandemia.
Nel Congresso di Roma svolto nel 2018, come Associazione dei Salesiani Cooperatori, abbiamo accolto le sfide per il sessennio, ponendo l’attenzione su molti aspetti che ci interpellano anche in questo periodo.
Poniamo attenzione alle Famiglie, partendo dalla nostra e facendoci portatori di speranza verso quelle che vivono vicino a noi, preoccupandoci se hanno bisogno del necessario per vivere, perché ci potrebbero essere famiglie in cui manca il lavoro. Abbiamo cura degli anziani, dei malati, facendo sentire la nostra presenza nei modi in cui ognuno può fare.
Poniamo attenzione ai Giovani, che in questi momenti si sentono disorientati. Sono costretti a stili di vita non sempre vicini alla loro naturale voglia di aggregarsi e stare insieme. Diventiamo punti di riferimento da adulti nella fede trasferendo loro speranza nel futuro. Raccontiamo loro di esperienze passate vissute in situazioni simili (terremoti, guerre, …) per aiutarli a capire che insieme e con fiducia supereremo anche questi giorni difficili. Crediamo anche noi che “Tutto andrà bene”.
Poniamo attenzione ai Salesiani Cooperatori dei nostri Centri, i Delegati, gli Aspiranti per evitare il senso di abbandono che si può venire a creare per la difficoltà di comunicare, di incontrarci. Facciamoci prossimi ai familiari di coloro che sono morti a causa di questa pandemia.
Manteniamo vivi i contatti con tutti i nostri fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana nelle realtà in cui viviamo. Fanno parte della nostra famiglia e dobbiamo avere gesti di attenzione anche verso di loro.
Accogliamo le parole di Papa Francesco che ci invita a fare emergere la creatività dell’Amore.
Come Salesiani essere creativi è un nostro tratto caratteristico.
Gli attuali mezzi di comunicazione ci vengono aiuto (video-chat, social,…). Sfruttiamoli per diffondere speranza.
Impegniamo il tempo donato per pregare, fare formazione, mantenere vive le relazioni, anche solo telefonicamente.
Troviamo modi nuovi di essere prossimi a tutti quelli che conosciamo anche con la solidarietà economica attraverso interventi locali. In questo momento sono più efficaci contatti con quelle situazioni che ogni Centro conosce.
Non possiamo far scorrere le giornate senza viverle da protagonisti dove ci troviamo, con i mezzi che abbiamo a disposizione, restando a casa e rispettando le norme imposte dai vari Governi. Anche questo è un modo per concretizzare il nostro essere “Buoni Cristiani e Onesti Cittadini”.
L’entusiasmo, la gioia, la speranza che in questi momenti riusciremo a donare è basata sulla certezza che il Signore non ci abbandona.
Lui è in mezzo a noi adesso, anche se a volte è difficile scorgere la sua presenza, ci sostiene e ci invita ad avere speranza.
Lui che è passato dalla croce del Venerdì Santo continua a dirci che dopo c’è la Domenica della Resurrezione.
Questa è la creatività dell’Amore che dobbiamo far emergere dal nostro quotidiano di questi giorni.
Auguro una Buona Pasqua del Signore a tutti e a ciascuno con insieme tutti vostri cari.
Cristo è veramente Risorto

Il Coordinatore Mondiale

 

 

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