Don Á.F. Artime: “Il tesoro dell’esperienza e del carisma di Don Bosco si offre con la stessa affidabilità per il successo educativo dei giovani di oggi”

In occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze Pedagogiche, ricevuta dall’Università di Palermo giovedì scorso, 13 ottobre, il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime ha toccato diversi punti della pedagogia salesiana nella sua lectio magistralis dal titolo “La pedagogia salesiana tra attualità e futuro”. Di seguito la notizia apparsa sul sito ANS.

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“La pedagogia salesiana oggi è in se stessa, e vuole essere dappertutto, una pedagogia che prepara e arricchisce per la vita”.

Lo afferma Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, nella sua lectio magistralis dal titolo “La pedagogia salesiana tra attualità e futuro” elaborata in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze Pedagogiche, ricevuta dall’Università di Palermo giovedì scorso, 13 ottobre.

Don Á.F. Artime, omaggiato per l’impegno dei Salesiani e suo personale nel campo dell’educazione e dello sviluppo integrale della persona, sottolinea che

“Molti giovani hanno incontrato un’immagine di Dio che li ha allontanati da Dio vero della gioia, della vita buona. Ciò spesso è avvenuto mediante una serie di divieti e di regole che mostrano Dio con il volto di un giudice severo. Questo non ha permesso un incontro profondo e significativo con Gesù”.

“Un migliore punto di partenza – indicato il Rettor Maggiore – è “la presentazione di un’esperienza di vita gioiosa e simpatica a livello umano, affettivo, relazionale”. Poi proporre, partendo dal punto di vista educativo e pastorale, “itinerari adeguati di conoscenza e confronto” con le “ragioni della nostra fede”. “Don Bosco rispettava la situazione di partenza, anche del punto di vista della fede, e proponeva itinerari personalizzati di crescita. È esemplare il caso di Michele Magone e di Domenico Savio. Il punto di arrivo era lo stesso, ma il cammino era quello proprio di ognuno”.

Quindi, l’invito ad “accompagnare lungo il cammino” per “far crescere quel fuoco del cuore che nasce nella relazione equilibrata fra fede, vita, ragione e senso di vita”. E la via indicata è quella di “ricercare insieme ai giovani un percorso mirato a compiere scelte definitive”.

Sul tema dell’educazione e delle sfide odierne il Rettor Maggiore annota poi:

“La realtà virtuale, che ha enormi potenzialità come strumento, finisce per indurre una sorta di apatia dopaminergica che sfocia nei ragazzi in una incapacità di discernimento, di vita piena, di contemplazione della realtà, di bellezza o di incontrare gli altri”.

“Educare, offrire idee di vita personale, progetti di vita per il futuro, un’identità forte, sono compiti importanti e molto presenti oggi, come ai tempi di Don Bosco” osserva, poi, prima di aggiungere: “Il Sistema Preventivo salesiano, basato sulla ragionevolezza, sulla religione e sull’amorevolezza, non ha perso la sua attualità, perché, adattato ai nuovi tempi, ha ancora un’eccellente e ineguagliabile essenza pedagogica che permetterà all’educatore di affrontare le sfide del mondo di oggi”.

Il riferimento è ai “giovani sempre più presenti nel mondo digitale e online, lontani dalla dimensione dell’incontro, della condivisione, della vita significativa”.

Ma nonostante questo contesto, “il tesoro dell’esperienza e del carisma di Don Bosco si offre con la stessa affidabilità per il successo educativo dei giovani di oggi”, ribadisce il X Successore di Don Bosco.

Che aggiunge ancora:

“La dimensione digitale della vita dei giovani rappresenta una sfida educativa più che in passato, perché interessa la vita dei giovani: è il loro mondo, lo spazio dove scorre e si realizza la loro vita, il luogo in cui diventa evidente come la realtà virtuale stia sempre più assorbendo i giovani nativi digitali”.

Si tratta, a ben vedere, di “un nuovo areopago, cortile, ambito di vita dove i giovani devono essere accompagnati per non cadere nelle trappole e pericoli (solitudine, manipolazione, sfruttamento, violenze, cyberbullismo, pornografia) che sempre di più li inibiscono impedendo loro di riconoscere il confine tra reale e virtuale, e facendoli precipitare, non raramente, in una solitudine estrema e in quell’incapacità di stabilire relazioni vere e reali con altri”.

Il testo completo della Lectio Magistralis è disponibile qui.

UPS: inaugurazione anno accademico 2022/2023

Il 19 ottobre l’Università Pontificia Salesiana (UPS) riprenderà le attività per l’anno accademico 2022/2023. Di seguito la notizia a cura del sito ANS.

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Mercoledì prossimo, 19 ottobre, l’Università Pontificia Salesiana (UPS) segna l’inizio ufficiale dell’attività accademica 2022/2023. Il tema di quest’anno, “Ripensare il pensiero. Ascolto dello spirito e intreccio dei saperi”, nasce dal desiderio – e dalla necessità – di ribadire

“la fiducia nella capacità dell’uomo di aprirsi alla verità e allo stesso tempo perseguire un rinnovamento delle forme culturali entro cui il sapere viene elaborato e trasmesso”

afferma il prof. don Andrea Bozzolo, Rettore dell’Università.

L’Università e l’insegnamento hanno bisogno di rinnovarsi, come proposto dal filosofo Edgard Morin e recepito dalla Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium. Molti fenomeni del presente stanno portando la società, complessa e articolata, a mettere in discussione qualsiasi sintesi culturale, a favore di polarizzazioni delle posizioni e di parcellizzazione del sapere.

Una prospettiva umanistica, come quella che l’UPS coltiva, non può che puntare su una ragione umile, ma coraggiosa, capace di assumersi responsabilità. In questo senso il pensiero, di cui l’Università rappresenta un prezioso spazio di dialogo tra le scienze, deve ripartire per ripensarne i compiti e le forme, tessendo tra loro le numerose competenze. “L’intreccio dei saperi, come l’incrocio dei tanti fili che danno forma e colore al tessuto di un arazzo – conclude don Bozzolo – è la missione che l’Università porta scritta nel suo nome: una comunità di apprendimento che mira all’unità polifonica del sapere”.

Questo il programma:

  • Ore 9:30 – Parrocchia di Santa Maria della Speranza – Solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da Don Ángel Fernández Artime, Gran Cancelliere dell’Università e Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana
  • Ore 11:00 – Aula Paolo VI – Atto accademico
    •  Relazione introduttiva del prof. don Andrea Bozzolo, Rettore Magnifico dell’Università
    • Prolusione del prof. Mons. Piero Coda, Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale: “Ripensare il pensiero. Ascolto dello Spirito e intreccio dei saperi”
    • Consegna della medaglia dell’Università
    • Premiazione degli studenti meritevoli
    • Proclamazione dell’apertura dell’Anno Accademico 2022/2023

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Vaticano: i salesiani al summit internazionale “Sport for all”

Anche la Congregazione salesiana ha partecipato al summit internazionale “Sport for all”, promosso dal Vaticano che si è tenuto proprio in quella sede il 29 e il 30 settembre 2022. Di seguito la notizia a cura di ANS.

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Nei giorni 29 e 30 settembre si è tenuto in Vaticano, precisamente nell’Aula Paolo VI, il summit internazionale “Sport for all”, promosso dal Vaticano stesso, attraverso il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, e dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, dal Comitato Olimpico Internazionale, dal Comitato Paralimpico Internazionale, dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dall’UNESCO… e da varie organizzazioni sportive internazionali. Anche la Congregazione salesiana vi ha partecipato, venendo rappresentata da Diego Pérez Ordóñez, membro della Commissione Sport dell’Ispettoria “Spagna-Maria Ausiliatrice” (SMX), presente per conto del Settore per la Pastorale Giovanile salesiana.

Il motto del congresso è stato: SPORT FOR ALL, COHESIVE, ACCESIBLE AND TAILORED FOR EACH PERSON (SPORT PER TUTTI, COESIVO, ACCESSIBILE E SU MISURA PER OGNI PERSONA) e questo motto è stato il grande obiettivo che il Santo Padre ha chiesto a tutte le organizzazioni presenti, per garantire in tutto il mondo che nessuno, al di là della razza, dalla condizione ideologica, dalla situazione economica, della famiglia, dalla disabilità… sia lasciato senza l’opportunità di praticare sport o attività fisica; e che si uniscano le forze, gli sforzi, si creino comunità, reti, progetti, per garantire l’attività fisico-sportiva a tutte le persone del mondo, con particolare attenzione ai bambini e ai giovani.

In diverse occasioni si è parlato della dimensione cristiana e spirituale dello sport, di come lo sport aiuti il bene integrale della persona, sia fisicamente che psicologicamente, di come lo sport sia al servizio della persona, e di come uno sport responsabile e sano sia una testimonianza di speranza. Uno sport che in molte occasioni “salva” persone che hanno perso tutto, uno sport che serve come “rifugio” per molte persone quando stanno attraversando un brutto momento, che serve come “via di fuga” in situazioni di angoscia…

Allo stesso modo, è stato osservato al summit internazionale, lo sport è uno strumento di cambiamento, un riflesso della società e una forza trainante per la trasformazione, nonché un elemento molto importante per l’inclusione sociale. Per poter sviluppare tutto questo, è stato più volte reiterato l’invito a creare alleanze e reti per portare avanti progetti onesti e coerenti.

Mons. Melchor Sánchez de Toca, Segretario del Dicastero per l’Educazione e la Cultura, a cui compete il tema dello sport, ha insistito sul fatto che bisogna convincere la società della bontà dello sport, che bisogna unire i nostri sforzi e le nostre risorse, che lo sport porta alla felicità, a trovare il senso della vita, che produce gioia e quindi deve essere un diritto fondamentale per tutti. Ha trattato lo sport come un ambito di creazione di valori e di servizio alla società, uno strumento essenziale per la qualità della vita.

Nel discorso pronunciato dal Papa alla fine del Congresso, sono incise alcune frasi memorabili sullo sport:

  • Vi incoraggio a impegnarvi affinché lo sport sia una casa per tutti, aperta e accogliente. Vi sono vicino in questa missione e la Chiesa vi sostiene nel vostro impegno educativo e sociale.
  • Vi animo ad impegnarvi per la promozione di uno sport che sia per tutti, che sia “coeso”, “accessibile” e “a misura di ogni persona”. Un grande impegno, senza dubbio, una sfida che nessuno è in grado di portare avanti da solo. Ma voi sapete bene che per raggiungere obiettivi alti, ardui e difficili serve fare gioco di squadra, serve mettersi insieme.
  • La Chiesa è vicina allo sport, perché crede nel gioco e nell’attività sportiva come luogo di incontro tra le persone, di formazione ai valori e di fraternità. Per questo lo sport è di casa nella Chiesa, specialmente nelle scuole e negli oratori o centri giovanili.
  • La dimensione del gioco è fondamentale, soprattutto per i più giovani: dà gioia, crea socialità e fa nascere amicizie, e nello stesso tempo è formativo. Grazie allo sport si possono stabilire relazioni forti e durature. Lo sport è un generatore di comunità.
  • Se il mondo dello sport trasmette unità e coesione può diventare un alleato formidabile nel costruire la pace. Lo sport è un bene educativo e sociale e deve continuare ad esserlo.
  • Praticare uno sport può diventare una via di riscatto personale e sociale, una via per recuperare dignità!
  • Bisogna rimuovere quelle barriere fisiche, sociali, culturali ed economiche che precludono od ostacolano l’accesso allo sport, e insieme all’accessibilità deve esserci l’accettazione.
  • Così si promuove uno sport a misura di ciascuno e ogni persona può sviluppare i propri talenti, a partire dalla propria condizione, anche di fragilità o disabilità

Il congresso si è concluso con una dichiarazione internazionale che i partecipanti hanno firmato, assumendo l’impegno che il Santo Padre ha chiesto a tutti.

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Il salesiano coadiutore Artemide Zatti è santo!

Artemide Zatti è stato dichiarato santo durante la Celebrazione Eucaristica sul Sagrato di piazza San Pietro di domenica 9 ottobre 2022. Di seguito il resoconto della giornata e le testimonianze di alcuni salesiani coadiutori giunti in Vaticano per il grande evento, apparse sul sito ANS.

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 “Il fratello salesiano Artemide Zatti è stato un esempio vivente di gratitudine”.

Con queste parole, pronunciate nel corso dell’omelia della Messa del 9 ottobre 2022, Papa Francesco indica a tutti i fedeli il modello del “santo infermiere” e “parente di tutti i poveri”, nel giorno in cui ne proclama la santità davanti alla Chiesa universale. Sono da poco passate le 10:00 (UTC+1) quando ha inizio sul Sagrato di piazza San Pietro a Roma la Celebrazione Eucaristica con il Rito di Canonizzazione del salesiano coadiutore Artemide Zatti e di mons. Giovanni Battista Scalabrini, vescovo e Fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo.

Solenne, come merita l’occasione, tutta la celebrazione, a cominciare proprio dal rito di canonizzazione, posto all’inizio della liturgia. Dopo il canto d’ingresso, la Schola della Basilica di San Pietro intona l’inno Veni, Creator Spiritus e il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, accompagnato dai Postulatori, Padre Graziano Battistella, CS, e don Pierluigi Cameroni, SDB, si reca dal Santo Padre a presentare la Petitiola domanda con cui si chiede di procedere alla Canonizzazione dei due Beati.

Le figure di mons. Scalabrini e del sig. Zatti vengono così brevemente ricordate attraverso la lettura, da parte del Card. Semeraro, delle rispettive biografie.

Successivamente l’intera piazza gremita di fedeli invoca, attraverso le litanie dei Santi, la partecipazione di tutta la Chiesa celeste ad accompagnare l’iscrizione nell’Albo dei Santi dei due Beati.

Sono le 10:30 esatte quando il Santo Padre Francesco pronuncia in latino la solenne formula di canonizzazione con la quale dichiara e definisce santi Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti.

Un grande applauso dell’assemblea dei fedeli accompagna la proclamazione, seguita poco dopo dall’incensazione e dalla deposizione ai piedi della statua della Madonna delle reliquie insigni dei due neo-santi, e dal ringraziamento del cardinale Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, che al tempo stesso chiede e ottiene dal Pontefice l’assenso alla redazione della Lettera Apostolica circa l’avvenuta canonizzazione.

Riprende poi la liturgia eucaristica domenicale, concelebrata da diversi Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e sacerdoti, molti dei quali Figli di Don Bosco, guidati dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. Al momento dell’omelia il Papa approfondisce le Letture della XXVIII Domenica del Tempo Ordinario. Due gli aspetti sottolineati in particolare dal Pontefice: il camminare insieme e la gratitudine.

Camminare insieme è la caratteristica dei dieci lebbrosi guariti da Gesù.

“È un’immagine bella anche per noi – afferma il Pontefice –. Quando siamo onesti con noi stessi, ci ricordiamo di essere tutti ammalati nel cuore, di essere tutti peccatori, tutti bisognosi della misericordia del Padre. E allora smettiamo di dividerci in base ai meriti, ai ruoli che ricopriamo o a qualche altro aspetto esteriore della vita. Fratelli e sorelle, verifichiamo se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi dove lavoriamo e che ogni giorno frequentiamo, siamo capaci di camminare insieme agli altri, di ascoltare, di superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni”

è l’invito che ne fa scaturire il Papa.

È questa anche l’occasione per denunciare ancora una volta l’esclusione dei migranti, che il Papa definisce a chiare lettere “scandalosa, criminale, schifosa e peccaminosa”.

“Oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono – soggiunge ancora il Papa, lasciando la domanda aperta a tutti – E quelli che riescono ad entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo?”.

Successivamente il Santo Padre evidenzia il valore della gratitudine, sul modello del samaritano, l’unico dei dieci lebbrosi guariti che torna a ringraziare Gesù:

“Questa è una grande lezione anche per noi, che beneficiamo ogni giorno dei doni di Dio, ma spesso ce ne andiamo per la nostra strada dimenticandoci di coltivare una relazione viva con Lui. (…). E, così, si finisce per pensare che tutto quanto riceviamo ogni giorno sia ovvio e dovuto”.

Al contrario, osserva il Pontefice “la gratitudine, il saper dire ‘grazie’, ci porta invece ad affermare la presenza di Dio-amore. E anche a riconoscere l’importanza degli altri, vincendo l’insoddisfazione e l’indifferenza che ci abbruttiscono il cuore”.

Il sapere camminare insieme agli altri e lo spirito di gratitudine, afferma il Papa, sono proprio ciò che ha contrassegnato la vita dei due neo-santi. Di Mons. Scalabrini che fondò una congregazione per la cura degli emigrati, il Papa offre una citazione per affermare che

“nel comune camminare di coloro che emigrano non bisogna vedere solo problemi, ma anche un disegno della Provvidenza. ‘Proprio a causa delle migrazioni forzate dalle persecuzioni – egli disse – la Chiesa superò i confini di Gerusalemme e di Israele e divenne cattolica. grazie alle migrazioni di oggi la Chiesa sarà strumento di pace e di comunione tra i popoli’ (G.B. Scalabrini, L’emigrazione degli operai italiani, Ferrara 1899)”.

Il Pontefice riflette allora sulla migrazione forzata di cui è vittima la popolazione ucraina:

“Non dimentichiamo oggi la martoriata Ucraina”.

Mentre sul salesiano coadiutore Artemide Zatti, ribadisce, poi:

“Da parte sua, il fratello salesiano Artemide Zatti, con la sua bicicletta, è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza. Si racconta di averlo visto caricarsi sulle spalle il corpo morto di uno dei suoi ammalati. Pieno di gratitudine per quanto aveva ricevuto, volle dire il suo “grazie” facendosi carico delle ferite degli altri”.

L’omelia del Santo Padre si conclude, pertanto, con un’esortazione finale:

Preghiamo perché questi nostri santi fratelli ci aiutino a camminare insieme, senza muri di divisione; e a coltivare questa nobiltà d’animo tanto gradita a Dio che è la gratitudine”.

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L’attualità di Sant’Artemide Zatti: voci dei Salesiani Coadiutori da piazza San Pietro

Tra i circa 50mila fedeli accorsi in piazza San Pietro per la canonizzazione dei Beati Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti, diverse centinaia erano i salesiani coadiutori giunti da tutto il mondo. Ne abbiamo incontrati alcuni che ci hanno testimoniato con le loro parole tutto il loro entusiasmo e la loro soddisfazione per il riconoscimento della santità incarnata da Zatti: una santità del quotidiano e della gioia; una santità che testimonia la bellezza della Vita Consacrata e della consacrazione salesiana, nello specifico; la santità di chi cerca e compie la volontà di Dio.

Dalla terra di Don Bosco, nella Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta, ci sono ad esempio tre coadiutori: Domenico Francesco Allasia, Fabrizio Spina e José Eusebio Trigona, quest’ultimo originario dell’Argentina, la terra in cui Zatti visse tutta la sua santa vita salesiana.

Comincia il sig. Allasia, il maggiore dei tre:

“Sono molto contento di quest’occasione, perché è un modo per far conoscere ancora di più la vocazione del salesiano coadiutore, e nel suo specifico caso, del coadiutore che diventa santo facendo le cose ordinarie, con fede, fiducia e sacrificio; ma allo stesso tempo anche con gioia con felicità, con soddisfazione del proprio lavoro, senza cercare di più di quello che gli è stato richiesto di fare”.

Il sig. Spina, da parte sua manifesta:

“Il senso di gratitudine per essere qui in questo posto è enorme; non ci rendiamo conto di quante persone hanno lavorato, hanno fatto di tutto per far sì che tutto il mondo salesiano sia qui oggi. Davvero è per noi veramente una grande, una grandissima grazia. Da vivere, soprattutto, senza attaccarsi al ‘ruolo’, ma comprendendo, grazie alla figura di Artemide Zatti, che essere salesiano è la cosa importante: non avere un ruolo, avere un potere, avere dei titoli, ma essere salesiano –non fare il salesiano, esserlo! Questo è veramente un dono che ricevo ad essere qua oggi”.

Conclude infine il sig. Trigona:

“Oltre a tutto quello che abbiamo sentito in questi giorni, sia da parte del Papa, sia dal Rettor Maggiore, credo che la cosa importante che Zatti ci insegna è quella di fare la volontà di Dio, cercarla e farla, anche quando alle volte ci sono delle avversità. E un altro grande messaggio anche riguarda la ricchezza dell’essere religioso, al di là dei titoli. Mentre, nella Chiesa oggi in genere, come dice il Papa, c’è una forte mentalità clericale, Artemide Zatti ci fa vedere il valore e la bellezza della vita religiosa in sé”.

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“Tu l’hai fatto un uomo buono…grazie Signore!!!” Testimonianza di Hugo Vera, Salesiano coadiutore argentino

Nella preghiera con l’intercessione di Artemide Zatti che per tanti anni abbiamo recitato con il grande desiderio di vederlo tra i nostri amici del cielo, i santi, c’è un’espressione che mi ha sempre attirato l’attenzione: “Tu [Signore] l’hai fatto un UOMO BUONO”. Può sembrare un’ovvietà o una semplificazione dire di un santo che è stato un “uomo buono”. In questo caso credo sia il miglior riconoscimento che possiamo offrirgli. Di fatto, anche il Signore Gesù, nel vangelo mette l’attenzione su questo particolare: “Perchè mi chiami buono – dice al giovane ricco – soltanto Dio è buono”. L’uomo buono è quello che nella sua limpidezza lascia vedere “direttamente” Dio. E Zatti era proprio così. La sua chiarezza evangelica e salesiana “risplendeva di normalità”. Sono “i santi della porta accanto” come ci ricorda Papa Francesco.

Ma se guardiamo più attentamente, possiamo vedere i mille colori che aveva la bontà di Artemide. In Lui l’uomo buono era: senso di fede, fiducia, dedizione estrema, vicinanza, attenzione concreta, buon umore, tenacità, genialità, viva fratellanza, testimonianza provocante, mitezza anche nelle dure prove… E lo chiamiamo “uomo buono” anche perché ha saputo scoprire il volto del Signore direttamente nelle sofferenze e necessità dei malati, dei poveri, degli scartati del suo tempo. Con viso gioioso è riuscito a intravedere Dio nei poveri infermi, giovani e adulti, facendo sì che la sua vita fosse una chiara realizzazione del riconoscimento di Gesù: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Tra noi, in Argentina, il meglio che si può dire di una persona è proprio quello: è una donna, un uomo, un giovane “buono”. La gente semplice vuol riconoscere con questa espressione coloro che sono veramente coerenti, senza doppiezza, “de una sola pieza”, si dice. Puoi stare sicuro di poter contare sempre e ovunque su di loro. I cittadini di Viedma avevano percepito così il nostro santo confratello. Vedendolo in sella alla leggendaria bicicletta qualcuno dice: “Lì va un angelo”, ma un altro lo corregge: “No, Zatti è un vero uomo, in carne ed ossa”. Di fatto si affermò che Artemide non era né più né meno che “il parente di tutti i poveri”. Ci ricorda l’“uomo giusto” o “fedele” della Bibbia.

Ho avuto l’opportunità di conoscere parecchi confratelli salesiani che avevano vissuto con il nostro Artemide. Tra essi c’era il sentire comune che Zatti era proprio un santo salesiano… perchè molto normale!!! La sua “bontà”, mi diceva una volta uno, si percepiva nella sua chiara, grave e potente voce con cui pregava o cantava in Chiesa, ma anche scherzava nel refettorio o chiacchierava fraternamente in cortile. Un altro ricordava: “era capace di condividere una profonda sensibilità di fede con la naturale gioiosità di una barzelletta”. Tutti concordavano che a Lui conveniva un appellativo a noi famigliare che unisce bontà e semplicità in grande misura: “Don Zatti era bonachón”.

Vorrei condividere con voi due fatti di questa bontà di Artemide legate alla mia vita. Il primo risale ai tempi delle mie decisioni vocazionali, quando nel discernimento cominciai a capire che il Signore (e le circostanze) mi chiamavano como salesiano coadiutore. Il mio accompagnatore spirituale mi disse di concludere quella tappa facendo partecipi i miei genitori dei miei desideri vocazionali. Qualche tempo prima io avevo inviato a loro, per posta (oggi ci suona come una cosa dell’Antico testamento), un paio di paginette con un cenno biografico di Artemide Zatti. Andai a casa senza sapere come condividere le mie domande sulla vocazione. Direttamente dissi a mamma e papà: “Beh, noi salesiani abbiamo due modi di dedicarci ai giovani, io vorrei sceglierne uno, come salesiano coadiutore che…” E subito, quasi sopra le mie parole, mio padre aggiunse: “Come Don Zatti, l’infermiere della Patagonia!!”. Non c’era più nulla da dire. Artemide era entrato nel suo cuore appianandomi la strada prima delle mie spiegazioni. Zatti li aveva già colpiti e affascinati. Era una grande gioia per loro che il loro figlio pensasse alla vocazione salesiana con lo stile di quell’ “uomo buono”.

Il secondo episodio è accaduto parecchi anni dopo. Mio padre era molto ammalato di Alzheimer, ricoverato in ospedale. Ci permettevano di fargli compagnia tutto il tempo. Una notte è toccato a me passarla con lui ed è stato molto duro. Sembrava che lottasse per respirare ed era molto in difficoltà. Non sapendo cosa fare per assisterlo mi avvicinai al suo fianco e cominciai a parlargli all’orecchio: “Dai papà, lascia stare, non sforzarti così. Hai fatto molto nella vita (bene o male) ed è già sufficiente. Guarda che Don Zatti è qui, prendi la sua mano e lasciati condurre…”. A dir la verità non è che avessi pensato di dire quelle parole, mi parlò semplicemente il cuore. Ricordo che a poco a poco la sua faticosa respirazione si è normalizzata e credo restasse addormentato. In un paio di ore mio padre consegnava l’ultimo sospiro. Sono sicuro che Artemide lo ha preso per mano e con il suo ampio sorriso sotto i baffi ha fatto sentire mio padre “in famiglia”. Quell’ “uomo buono” ne faceva un’altra volta “una delle sue”.

“Tu l’hai fatto un UOMO BUONO…GRAZIE SIGNORE”

Testimonianza di Hugo Vera, Salesiano coadiutore argentino

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In cammino verso il 9 ottobre: le foto storiche di Artemide Zatti

A pochi giorni dal 9 ottobre, fatidica data in cui Papa Francesco proclamerà santo Artemide Zatti, è stata reso pubblico un ricco bagaglio fotografico del salesiano coadiutore. Di seguito la notizia a cura del sito ANS.

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Mancano appena cinque giorni alla fatidica data del 9 ottobre, il giorno in cui Papa Francesco proclamerà santo il primo salesiano non martire nella storia della Congregazione, nella persona del salesiano coadiutore Artemide Zatti. Proseguendo il cammino di preparazione a quest’evento e di scoperta delle risorse disponibili sul sito www.zatti.org, oggi presentiamo il ricco bagaglio fotografico che lo riguarda.

Zatti, in primo piano le sue fotografie

L’Archivio Storico Salesiano dell’IspettoriaBeato Zeffirino Namuncurá” dell’Argentina Sud (ARS), presso la sua sede nella città di Bahía Blanca, nel sud della Provincia di Buenos Aires, conserva la maggior parte delle fotografie originali di Artemide Zatti, molte delle quali sono state catalogate in occasione della sua beatificazione, celebrata nel 2002. L’archivio conserva poi anche lettere, pubblicazioni e altri oggetti della vita quotidiana di Zatti.

La fotografia più antica è quella che ritrae la sua famiglia nel 1899, nella città di Bernal. Mostra Artemide Zatti, all’epoca 19enne, con i suoi genitori e i suoi sette fratelli. L’ultima fotografia, invece, è in forma di ritratto, ed è del 1948, di tre anni precedente alla sua morte.

Una selezione di queste fotografie è disponibile sul sito web dedicato alla canonizzazione di Artemide Zatti: https://zatti.org/media.

È un altro modo per conoscere meglio questo nuovo santo.

Per saperne di più sul lavoro dell’Archivio Storico Salesiano dell’Ispettoria ARS, è possibile visitare anche la pagina web dedicata.

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RMG – Pubblicati i testi liturgici per la Memoria di Sant’Artemide Zatti

In vista della canonizzazione di Artemide Zatti del 9 ottobre, sono pubblici i testi liturgici per la celebrazione.

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Dall’articolo pubblicato su ANS:

Vengono pubblicati i testi liturgici (orazionale – lezionario – preghiera universale) per la celebrazione della Memoria di Sant’Artemide Zatti, da utilizzare sia nel giorno liturgico dedicato, il 13 novembre, sia in occasione delle celebrazioni programmate in ringraziamento dopo la canonizzazione, che avrà luogo domenica 9 ottobre a Roma.

Nel Martirologio Romano si legge del beato Artemide Zatti:

“religioso della Società di San Francesco di Sales, che rifulse per lo zelo missionario e, partito per le impervie regioni della Patagonia, per tutta la vita si dedicò nell’ospedale di quella città (Viedma, in Argentina, ove è sepolto) con somma generosità, in tutta pazienza e umiltà, alle necessità dei bisognosi”.

È il primo Salesiano Coadiutore ad essere canonizzato.

Artemide (Boretto, Reggio Emilia, 12 ottobre 1880 – Viedma, Argentina, 15 marzo 1951) con la famiglia, agli inizi del 1897, emigrò in Argentina per stabilirsi a Bahia Blanca, dove frequentò la parrocchia guidata dai Salesiani. A vent’anni fu accolto da Mons. Giovanni Cagliero come aspirante salesiano ed entrò nella casa di Bernal, dove gli fu affidato l’incarico di assistere un giovane sacerdote malato di tubercolosi, contraendo egli pure la malattia. Inviato per curarsi nell’ospedale di San José a Viedma, incontrò padre Evasio Garrone. Insieme a lui, chiese e ottenne da Maria Ausiliatrice la grazia della guarigione, con la promessa di dedicare tutta la vita alla cura degli ammalati. Nel 1908 emise la professione perpetua come salesiano coadiutore. Cominciò ad occuparsi della farmacia annessa all’ospedale e in seguito assunse la responsabilità dell’ospedale. Come “buon samaritano”, visse una dedizione assoluta agli ammalati, riconoscendo in essi il volto di Cristo. Alla scuola di Don Bosco fece della Provvidenza la prima e sicura entrata del bilancio delle sue opere. San Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 14 aprile 2002 e Papa Francesco lo ha iscritto nell’albo dei santi il 9 ottobre 2022.

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Liturgia eucaristica Zatti ITA pdf

Valdocco – Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani: l’azione sociale salesiana nella storia

Il Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani ha continuato le proprie operazioni a Valdocco, di seguito il resoconto delle ultime giornate, a cura del sito ANS.

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Proseguono a pieno regime i lavori del Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani. Radunati presso Valdocco, i 300 delegati rappresentati di tutte le Ispettorie e Visitatorie della Congregazione hanno continuato l’approfondimento delle tematiche inerenti al servizio della promozione umana secondo lo stile di Don Bosco.

Seguendo il ricco programma delle attività, la mattinata si è aperta con la Lectio Divina curata da don Rafael Bejarano, Referente per le Opere Sociali all’interno del Settore della Pastorale Giovanile e coordinatore del Congresso, e dal signor Javier Carabaño Rodriguez, specialista in comunicazione e identità e legato all’ambiente salesiano. I due hanno dato un nuovo passo nella lettura dell’episodio evangelico della risurrezione del figlio della vedova di Nain: se nella prima giornata era emersa solo la contrapposizione tra il mondo della gioia, animato dalla presenza di Gesù, e quello del dolore, rappresentato dal popolo di Nain, adesso

“l’incontro tra i due gruppi è presentato come un confronto tra due forze opposte da cui deve emergere un vincitore. Dove appare Gesù, tutto sarà permeato dal suo amore, non può passare attraverso la vita delle persone senza cambiare radicalmente le cose in loro”.

Anche oggi, hanno affermato le due guide della Lectio Divina,

“quando Gesù rivolge il suo sguardo verso di noi, non possiamo non rimanere affascinati, l’incontro personale con lui ci fa rinascere. La sua misericordia dà a ciascuno un nuovo inizio”.

Animata da tale incoraggiamento, l’assemblea ha poi potuto assistere alla conferenza offerta da don Michal Vojtas, Vicerettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, sul tema: “Le evoluzioni della dimensione sociale nell’educazione e nella pedagogia salesiana”.

Partendo dall’analisi dell’azione sociale di Don Bosco verso i poveri e gli abbandonati, in senso stretto, e del suo impegno verso tutti i giovani delle classi popolari, in senso più ampio, don Vojtas ha ripercorso la storia del lavoro sociale dei salesiani e di tutti i loro collaboratori dalla fine del XIX secolo fino ai primi anni del terzo millennio, osservando i diversi ritmi e modalità in cui si è declinata lungo i decenni la dimensione sociale del carisma salesiano.

Del periodo tra ‘800 e ‘900, ad esempio, don Vojtas ha considerato come

“seguendo la linea strategica del fondatore, ci fosse un equilibrio tra una mentalità tradizionale e le innovazioni a livello pratico-organizzativo. L’educazione salesiana si adattava creativamente reinventando alcune delle sue attività e strutture alle nuove esigenze”.

Durante i rettorati di Don Michele Rua e Don Paolo Albera, ha aggiunto ancora

“la situazione dei quartieri popolari, la questione operaia e gli stimoli della Rerum Novarum portarono anche negli oratori a un notevole allargamento della prospettiva educativa polarizzata verso il fine educativo della “preparazione dei giovani alla vita (…) La posizione intermedia dell’oratorio tra la società e la Chiesa garantiva una “sacralità” diversa da quella parrocchiale e una “profanità” diversa dal mondo dei movimenti politici. Con l’offerta formativa più ricca, l’oratorio si fece da festivo anche quotidiano”.

Sul rettorato di Don Pietro Ricaldone (1932-51) don Vojtas ha segnalato come la centrale preoccupazione fosse quella di salvaguardare le opere salesiane in Italia dall’eccessiva intromissione del regime fascista, motivo per cui il collegio salesiano assurse a

“fortezza che previene gli influssi dei tempi difficili”.

Mentre dopo il Concilio Vaticano II e l’apertura al mondo moderno, ha spiegato ancora il Vicerettore UPS, le dinamiche sociali arrivano ad influenzare tutta la proposta educativo-pastorale, soprattutto con la metodologia della progettazione sociale. Si preparò così il terreno che sarebbe fiorito nel periodo del pontificato di Giovanni Paolo II, quando in ambito salesiano si notò l’apertura sempre più frequente di opere sociali soprattutto per i giovani in difficoltà o “a rischio” e per gli emigrati.

Giungendo agli anni più recenti, e in sintonia con il magistero di Papa Francesco, don Vojtas ha infine tracciato la tendenza attuale:

“Nella Famiglia Salesiana del terzo millennio sembra che l’attenzione al sociale vada in una direzione che chiama i salesiani a fondare non solo ‘opere speciali’ ma proprio delle ‘presenze nuove’ secondo un nuovo sistema preventivo, condiviso con i laici corresponsabili, che promuova sia la logica della nuova evangelizzazione che l’attenzione al contesto sociale, le povertà e le periferie”.

Al termine della ricca relazione, e dopo un tempo per le domande e le risposte, le attività sono proseguite con i minicorsi e la condivisione delle buone pratiche avviati già ieri, 29 settembre.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito del congresso o la pagina Facebook del Settore per la Pastorale Giovanile.

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Canonizzazione Artemide Zatti: l’invito del Rettor Maggiore “Un dono di Dio per la Chiesa e la Famiglia Salesiana”

Il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, tramite un video-messaggio direttamente dalla Casa Madre di Valdocco, ha invitato tutta la Congregazione, tutta la Famiglia Salesiana e tutti coloro che a vario titolo amano e sostengono la missione di Don Bosco, a seguire con partecipazione la canonizzazione di Artemide Zatti, in programma domenica 9 ottobre sul sagrato della Basilica di San Pietro, in Vaticano. Di seguito la notizia riportata dal sito ANS.

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Dal cuore salesiano di Valdocco, attraverso un video-messaggio, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, invita tutta la Congregazione, tutta la Famiglia Salesiana e tutti coloro che a vario titolo amano e sostengono la missione di Don Bosco, a seguire con partecipazione il grande appuntamento della canonizzazione di Artemide Zatti, in programma domenica 9 ottobre sul sagrato della Basilica di San Pietro, in Vaticano.

Ecco l’appello del X Successore di Don Bosco:

Mia carissima Famiglia Salesiana in tutto il mondo, carissimi amici e amiche di Don Bosco, carissimi giovani e persone coinvolte nella salesianità in quei posti in cui vi trovate, vi saluto con vero affetto. E allo stesso tempo, con le mie parole, voglio invitarvi ad accompagnarci a seguire molto da vicino questo grande dono, un dono di grazia di Dio per la Chiesa e per tutta la nostra Famiglia Salesiana, che sarà la canonizzazione, il giorno 9 ottobre, di Artemide Zatti, per mano del Santo Padre, Papa Francesco.

Un grande dono per la Chiesa, un grande dono per tutti noi, con questa figura del primo santo salesiano non martire, salesiano coadiutore, migrante in Argentina, educatore nel mondo della salute e della vicinanza ai più deboli, agli ammalati.

Allora vi ringrazio per andarci insieme. Grazie per tutta la vostra preghiera. A presto, vi aspettiamo!”.

Il video-messaggio, realizzato grazie ad una collaborazione tra il Settore per la Comunicazione Sociale e “IME Comunicazione”è visibile su ANSChannel.

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Valdocco: aperto il Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani

Mercoledì 28 settembre al Teatro Grande Valdocco si è aperto il Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani. Di seguito il resoconto delle prime giornate in un articolo pubblicato dal sito ANS.

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Si è aperto nel pomeriggio di mercoledì 28 settembre, nel cuore carismatico della Congregazione, a Torino–Valdocco, il Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani. All’interno del Teatro Grande Valdocco i circa 300 partecipanti, giunti in rappresentanza di tutte le Ispettorie e Visitatorie della Congregazione, insieme ad un selezionato gruppo di giovani, hanno potuto ascoltare il discorso introduttivo di don Miguel Ángel García, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile Salesiana e promotore del Congresso, e ricevere le prime indicazioni utili sullo svolgimento e la metodologia delle attività da parte di don Rafael Bejarano, Referente per le Opere Sociali all’interno del Settore della Pastorale Giovanile e coordinatore di quest’appuntamento.

Presenti sul palco al momento di apertura del Congresso c’erano anche il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, che per tutte le giornate dell’evento, fino al 2 ottobre, animerà un dialogo fraterno con i giovani; e don Leonardo Mancini, Superiore della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta. Entrambi hanno offerto il loro caloroso benvenuto a tutti i presenti.

Le attività del Congresso sono entrate pienamente nel vivo al mattino di giovedì 29 settembre. Di buon mattino don Bejarano e il signor Javier Carabaño Rodriguez, specialista in comunicazione e identità e legato all’ambiente salesiano, hanno guidato congiuntamente una Lectio Divina a partire l’episodio della risurrezione del figlio della vedova di Nain. In questa prima tappa del loro percorso meditativo – che si completerà nelle prossime giornate – la riflessione ha evidenziato la differenza tra la comunità gioiosa dei discepoli che hanno Gesù come loro guida e la comunità di Nain che è triste per la prematura morte del giovane.

“L’immagine che ci viene proposta da questa scena ha molto da dire al nostro carisma salesiano – hanno sottolineato le due guide della Lectio Divina –. E continua a riprodursi giorno dopo giorno, l’incontro della vita che porta speranza e gioia con situazioni di disperazione e morte in ogni angolo della terra. La proposta salesiana del settore sociale è un segno di gioia e di vita che si confronta quotidianamente con i volti crudeli e tristi di tanti giovani colpiti da miseria, violenza, ignoranza e sfruttamento”.

Successivamente è stata offerta la conferenza centrale di questa giornata, a cura del card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo metropolita di Tegucigalpa e Coordinatore del Consiglio dei Cardinali, già Presidente di Caritas Internationalis (2007-2015). Nel suo articolato intervento, intitolato “Attualità della Dottrina Sociale della Chiesa, sviluppo umano integrale e ruolo delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani” il cardinale salesiano ha esordito sottolineando, con alcune domande volutamente provocatorie, la perdurante attualità, anche oggi, di fronte alle sfide globali e alle enormi trasformazioni sociali in atto, della Dottrina Sociale cristiana.

Quindi, ha ribadito l’importanza di vivere una vita di fede coerente e unita tra contemplazione e nell’azione:

“La nostra condotta sociale è parte integrante della nostra sequela di Cristo”

ha asserito, subito prima di spendere alcune parole per mettere in guardia dalle ideologie che rischiano di compromettere l’esistenza e l’operato dei cristiani.

Successivamente il cardinale ha preso in esame in particolare il Magistero di Papa Francesco: dapprima ne ha rimarcato la centralità dei giovani come attori del cambiamento; poi ha spiegato il concetto di pace sociale, che si realizza quando si lotta contro le disuguaglianze e si favorisce l’armonia; e ha anche sottolineato l’intuizione del Papa sul tema dell’Ecologia Integrale

“che incorpora in maniera interdisciplinare i molteplici aspetti del problema: economici, culturali, sociali…”

Infine, ha illustrato capitolo per capitolo l’Enciclica Fratelli Tutti, definita dallo stesso Pontefice la sua “Enciclica Sociale”, nella quale Papa Francesco

“indica vie concrete per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nelle relazioni quotidiane, nella vita sociale, nella politica e nelle istituzioni”.

Dopo aver affrontato anche i vari problemi globali,

“che richiedono un’azione globale”-

i temi dei Diritti, delle migrazioni, della politica come servizio, della regolamentazione dei sistemi economici, della pace, della pena di morte, della libertà religiosa… – il salesiano honduregno ha concluso invitando a riprendere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affermando che

“la Famiglia Salesiana ha qui un orizzonte molto ampio per le opere e i servizi sociali salesiani”.

La mattinata è proseguita poi con il forum dei giovani con il Rettor Maggiore, sul ruolo degli Exallievi salesiani nelle opere sociali, e l’avvio dei minicorsi inerenti al lavoro salesiano con i giovani più bisognosi: i partecipanti hanno potuto scegliere tra i seguenti argomenti, tutti guidati da autorevoli esperti:

  • Accompagnamento spirituale di giovani a rischio
  • Costruire il Programma Educativo Pastorale Salesiano delle opere sociali a partire dalla Parola di Dio, dal Magistero della Chiesa e dalla Tradizione salesiana
  • Diritti umani, sistema preventivo e modelli di intervento sociale
  • Significatività e sostenibilità del lavoro sociale: il quadro della pastorale giovanile in relazione ai sistemi di qualità e alla gestione integrata
  • Evangelizzazione e mobilità umana (migranti, rifugiati e sfollati)
  • Il contributo dell’identità cristiana e salesiana nella costruzione delle politiche pubbliche, nella partecipazione ai forum locali e internazionali e nella mobilità sociale
  • Misurare l’impatto sulle opere sociali
  • Volontariato e innovazione sociale
  • Gestione sociale: networking con le procure, partecipazione ad associazioni internazionali, raccolta fondi
  • Carisma salesiano: cooperazione allo sviluppo, animazione, advocacy politica, Obiettivi di Sviluppo, forum ONU e UE
  • Formazione professionale, occupabilità e relazioni interistituzionali
  • Tecnologie applicate all’intervento sociale

Nel pomeriggio i lavori proseguono divisi per gruppi con la condivisione delle diverse buone pratiche realizzate in tutto il mondo nei seguenti settori:

  • Giovani di strada e riabilitazione
  • Giovani in conflitto con la legge
  • Migranti e rifugiati
  • Servizi alternativi: Circo sociale
  • Ambienti popolari
  • Donne, famiglie, popolazioni indigene
  • Reti e sviluppo istituzionale
  • Interculturalità e conflitto
  • Cooperazione allo sviluppo

Per ulteriori informazioni, visitare il sito del congresso o la pagina Facebook del Settore per la Pastorale Giovanile.

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Vaticano: pubblicato il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2023

Il Santo Padre Francesco ha reso noto nella giornata del 29 settembre il tema scelto per la 57.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà nel 2023: “Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)”. Inoltre, ha nominato alcuni nuovi Consultori del Dicastero per la Comunicazione tra cui due salesiani. Di seguito la notizia riportata dal sito ANS.

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Nella giornata di giovedì 29 settembre, è stato reso noto il tema che il Santo Padre Francesco ha scelto per la 57.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà nel 2023:

“Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)”.

Sempre oggi, sempre in tema, il Papa ha anche nominato alcuni nuovi Consultori del Dicastero per la Comunicazione, tra cui due salesiani: don Fabio Pasqualetti, Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma; e don George Plathottam, Segretario Esecutivo dell’Ufficio di Comunicazione Sociale della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia, con sede a Manila.

Il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ha spiegato una nota della Sala Stampa della Santa Sede, si collega idealmente a quello del 2022, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, e vuole inserirsi in particolare nel cammino che condurrà tutta la Chiesa alla celebrazione del Sinodo di ottobre 2023. Parlare con il cuore significa “rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr 1Pt 3,14-17) e farlo con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro. In un tempo contraddistinto – anche nella vita ecclesiale – da polarizzazioni e dibattiti esasperati che esacerbano gli animi, invita tutti ad andare controcorrente.

“Non dobbiamo temere di affermare la verità, a volte scomoda, che trova il suo fondamento nel Vangelo – prosegue la nota vaticana – ma non dobbiamo disgiungere questo annuncio da uno stile di misericordia, di sincera partecipazione alle gioie e alle sofferenze dell’uomo del nostro tempo, come ci insegna in modo sublime la pagina evangelica che narra il dialogo tra il misterioso Viandante e i discepoli di Emmaus.

Oggi, nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo, è quanto mai necessario l’affermarsi di una comunicazione non ostile. Una comunicazione aperta al dialogo con l’altro, che favorisca un ‘disarmo integrale’, che si adoperi a smontare ‘la psicosi bellica’ che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII, 60 anni fa nella Pacem in Terris. È uno sforzo che è richiesto a tutti, ma in particolare agli operatori della comunicazione chiamati a svolgere la propria professione come una missione per costruire un futuro più giusto, più fraterno, più umano”.

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