Torino – L’Istituto Agnelli presenta “Apertamente”

L’Istituto Edoardo Agnelli di Torino presenta “Apertamente”, un ciclo di incontri culturali gratuiti proposti alla città. Di seguito i dettagli nella notizia a cura del sito dell’Istituto.

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In occasione dell’anniversario dei 20 anni del Liceo Scientifico, l’Istituto Edoardo Agnelli è lieto di presentare “Apertamente”, un ciclo di incontri culturali gratuiti proposti alla città.

Il nome dell’iniziativa richiama non solo il concetto di apertura della scuola verso il territorio, ma anche e soprattutto l’espressione comune “aprire la mente”, nel suo significato di favorire la crescita intellettuale di una persona.

L’intenzione di questi incontri, infatti, è quella di trattare tematiche attuali, mostrandole in un contesto più ampio e sotto aspetti diversi, grazie all’esperienza e alla competenza dei relatori invitati.

Giovedì 23 marzo si terrà l’incontro di apertura, dal titolo “La fisica e le fake news. Cittadini, informazione e scienza ai tempi di internet“. Il relatore sarà il prof. Lorenzo Magnea, docente di Fisica Teorica presso l’Università di Torino.

Il secondo incontro invece si svolgerà il 19 aprile: Luca Mercalli, meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico italiano, illustrerà le problematiche legate al climate change. Entrambi gli incontri avverranno alle ore 20:45 presso l’auditorium dell’Istituto Agnelli.

L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio della Circoscrizione 2 della Città di Torino.

Il prof. Diego Guzzi, docente di filosofia del liceo, commenta così l’iniziativa:

“Apertamente rimanda poi al fatto che le porte della scuola vengono fisicamente aperte al quartiere e la scuola diventa così un presidio di educazione alla cittadinanza non soltanto per chi la frequenta ogni giorno ma anche per chi vive nei paraggi e può trovarvi un punto di riferimento culturale, anche grazie alla collaborazione con la Circoscrizione 2”.

Valdocco: Assemblea Ispettoriale e CEP per presentare le linee d’azione del X Capitolo Ispettoriale

Sabato 18 febbraio 2023, presso il Teatro Grande Valdocco di Torino – Valdocco, si è tenuta l’Assemblea Ispettoriale e delle Comunità Educative Pastorali per presentare le linee d’azione del X Capitolo Ispettoriale, approvate dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e dal suo Consiglio lo scorso 27 gennaio 2023.

Dopo la preghiera iniziale, l’Ispettore dei Salesiani del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania don Leonardo Mancini ha introdotto l’Assemblea:

a seguire, con introduzione di don Alberto Goia, Delegato di Pastorale Giovanile, sono state presentate le Prospettive di ciascuna delle 8 linee di azione individuate dal Rettor Maggiore.

Siamo così giunti a definire alcune Prospettive, alcune strategie a livello ispettoriale ed altre a livello locale, per ciascuna delle 8 Linee programmatiche che ci erano state consegnate dal Rettor Maggiore. Si tratta di orientamenti semplici e concreti sui tanti ambiti che erano posti alla nostra attenzione.

-don Leonardo Mancini, Ispettore Salesiani del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania

Per la Linea 1, “Salesiano di don Bosco per sempre“, e la Linea 4, “La formazione per essere“, ha preso la parola don Enrico Ponte, Maestro del Noviziato:

A presentare la Linea 2 “Invitati dal ‘da mihi animas, coetera tolle’ ” e la Linea 8 “Accompagnare i giovani verso un futuro sostenibile“, don Luca Barone, Direttore della casa salesiana del Rebaudengo:

Per le prospettive della Linea 3, “Vivere il “Sacramento Salesiano della presenza“, ha preso la parola don Pietro Migliasso, Maestro dei Novizi ora di servizio presso la IUSTO e il CFP Rebaudengo:

A presentare  le prospettive della Linea 5, “Priorità assoluta per i giovani“, la Responsabile dell’Ufficio Emarginazione e Disagio e Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Salesiani per il Sociale Valentina Bellis:

Per la Linea 6, “Insieme ai laici nella missione e nella formazione“, Simona Dametto, animatrice, educatrice e Salesiana Cooperatrice:

Infine, per la Linea 7 “Una maggiore generosità nella Congregazione“, don Rino Pistellato, Parroco e Missionario:

A concludere la giornata, l’intervento di sintesi dell’Ispettore don Leonardo Mancini:

 

Non è sufficiente riflettere e scrivere documenti: è la vita quella che deve parlare. I documenti aiutano, orientano, sostengono, incoraggiano, illuminano, chiariscono, fanno convergere… ma non sono vivi! Chi li rende vivi sono le persone.

-don Leonardo Mancini, Ispettore Salesiani del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania

Rivivi l’intera Assemblea:

 

Il Rettor Maggiore, così come fece Don Bosco, visita il carcere minorile – Avvenire

Il giornale “Avvenire” ha riportato una notizia, a cura di Marina Lomunno, sulla storica visita del Rettor Maggiore ai ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile (Ipm) “Ferrante Aporti” di corso Unione Sovietica a Torino, lo scorso mercoledì 1 febbraio. Di seguito l’articolo.

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Al riformatorio “La Generala”, oggi l’istituto penale minorile (Ipm) “Ferrante Aporti”, don Giovanni Bosco inventò il suo sistema preventivo e gli oratori visitando, su invito del suo padre spirituale don Giuseppe Cafasso, i ragazzi «discoli e pericolanti» della Torino dell’Ottocento.

«Se questi giovanetti avessero fuori un amico che si prendesse cura di loro chissà che non possano tenersi lontani dalla rovina o almeno diminuire il numero di coloro che ritornano in carcere?»

scriveva nel 1855 nelle sue «Memorie dell’oratorio». Parole che possono essere prese a prestito per raccontare i 34 giovani «pericolanti» detenuti oggi al “Ferrante Aporti”, per la maggior parte stranieri, alcuni figli di immigrati di seconda generazione, altri non accompagnati. Come ai tempi di don Bosco, le presenze nel carcere sono lo specchio del disagio giovanile. Ma come nell’Ottocento la soluzione all’emarginazione e alla recidiva anche oggi sono le opportunità di reinserimento nella società “sana” dopo aver scontato la pena. Ed ecco perché non c’è luogo più significativo del carcere minorile torinese per capire l’attualità della mission di don Bosco: «Mi basta che siate giovani perché io vi ami assai».

Lo sa bene il rettor maggiore dei salesiani, don Ángel Fernàdez Ártime, che nella mattinata di mercoledì 1 febbraio, ha voluto concludere le celebrazioni della festa del santo proprio al “Ferrante Aporti”. Una visita storica perché mai, dopo don Bosco, era entrato nell’Ipm torinese un suo successore (don Ángel è il 10°), anche se il carisma salesiano tra queste mura non è mai venuto meno: una targa ricorda le sue visite alla «Generala» e qui è tradizione che i cappellani siano salesiani perché il “Ferrante” per i figli di don Bosco è un «oratorio dietro le sbarre». Tra i cappellani storici, è stato ricordato dal rettor maggiore don Domenico Ricca, andato in pensione lo scorso anno dopo oltre 40 anni di servizio, che ha riaperto la cappella del “Ferrante” a cui alcuni benefattori hanno donato le statue di don Bosco e di Maria Ausiliatrice. A don Ricca è subentrato il confratello don Silvano Oni, che ha organizzato la visita del rettor maggiore in collaborazione con la vicedirettrice Gabriella Picco, i formatori, gli insegnanti e gli educatori.

«In questi giorni spediremo una lettera a papa Francesco – annuncia don Silvano – con le foto del presepe che a Natale abbiamo allestito con i ragazzi, la maggior parte musulmani: è una natività in cui i personaggi di cartone non hanno volto: sopra Gesù Bambino una luce illumina la notte e un soccorritore e un medico attendono un barcone carico di giovani migranti come alcuni dei nostri giovani che hanno lasciato la loro terra e qui sono soli e preda dell’illegalità. Il loro salvagente per ora siamo noi».

Don Ángel, salutando uno per uno i ragazzi, si è informato sulla loro storia e provenienza: «io sono rumeno», «io egiziano» «io di Tangeri». «Sono stato nei vostri bellissimi Paesi a visitare le nostre comunità e i nostri oratori. Conosco qualche parola delle vostre lingue: io sono spagnolo, sono nato in Galizia, figlio di un pescatore. Ho studiato teologia e filosofia ma so molto di più della pesca che mi ha insegnato mio papà». Così si è presentato il rettor maggiore ai ragazzi radunati nel salone della ricreazione, dopo una danza e una scenetta su don Bosco animate dai novizi salesiani che ogni venerdì, accompagnati dal loro maestro don Enrico Ponte, animano l’oratorio del “Ferrante”.

«È per questo che ho scelto di diventare salesiano, 43 anni fa – ha continuato don Ángel –. Volevo fare il medico ma poi ho capito che don Bosco mi chiamava a curare le anime dei più giovani perché non ci sono buoni e cattivi ma ragazzi e ragazze che hanno avuto di meno e, come diceva il nostro santo, “in ogni giovane, anche il più disgraziato, c’è un punto accessibile al bene e dovere primo dell’educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile del cuore e di trarne profitto”. Tutti possiamo sbagliare ma se credete in voi stessi, vi fidate dei vostri educatori uscirete di qui migliori. Il mio sogno è di incontrarvi tutti a Valdocco con i giovani che ho incontrato ieri alla festa del nostro santo».

Quando la visita è finita, i ragazzi commossi hanno chiesto a don Ángel: «Quando torni?».

-Marina Lomunno

Avvenire

Don Bosco torna nel carcere dei ragazzi – La Voce e il Tempo

Il giornale “La Voce e il Tempo” ha dedicato una notizia, a cura di Marina Lomunno, sulla storica visita del Rettor Maggiore ai ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile (Ipm) di corso Unione Sovietica a Torino, lo scorso mercoledì 1 febbraio. Di seguito l’articolo.

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«Quando torni?». Ha gli occhi lucidi uno dei 34 ragazzi detenuti al «Ferrante Aporti» mentre saluta il Rettor Maggiore dei salesiani don Ángel Fernàndez Ártime, decimo successore di don Bosco, che nella mattinata di mercoledì 1 febbraio ha voluto concludere le celebrazioni del Santo dei giovani all’Istituto penitenziario minorile (Ipm) di corso Unione Sovietica. E non c’è luogo più significativo del «Ferrante» per capire il carisma di don Bosco che diceva: «mi basta che siate giovani perché io vi ami assai», come ha ricordato don Ángel salutando uno per uno i ragazzi e informandosi sulla loro storia e provenienza: «io sono rumeno», «io egiziano» «io di Tangeri»…

«Sono stato nei vostri bellissimi paesi a visitare le nostre comunità e i nostri giovani. Conosco qualche parola delle vostre lingue: io sono spagnolo, sono nato in Galizia, figlio di un pescatore… ho studiato teologia e filosofia ma so molto di più della pesca che mi ha insegnato mio papà».

Così si è presentato il Rettor Maggiore ai ragazzi radunati nel salone della ricreazione, dopo un «bans» e una scenetta su don Bosco guidato dai novizi salesiani di Colle don Bosco che ogni venerdì, accompagnati dal loro maestro, don Enrico Ponte, animano «il cortile dietro le sbarre», l’oratorio del Ferrante.

«È per questo che ho scelto di diventare salesiano, 43 anni fa» ha continuato don Ángel «volevo fare il medico, ma poi ho capito che don Bosco mi chiamava a curare le anime dei più giovani, perché non ci sono buoni e cattivi ragazzi e ragazze, ma giovani che hanno avuto di meno e, come diceva il nostro santo ‘in ogni giovane, anche il più disgraziato, c’è un punto accessibile al bene e dovere primo dell’educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile del cuore e di trarne profitto’. Ecco perché noi salesiani amiamo i giovani. Tutti possiamo sbagliare, ma se credete in voi stessi, vi fidate dei vostri educatori uscirete di qui migliori. Il mio sogno è di incontrarvi tutti a Valdocco con i giovani che ho salutato ieri nella festa del nostro Santo».

La visita di don Ángel è storica perché mai dopo don Bosco è entrato al «Ferrante» un suo successore: l’incontro con i ragazzi detenuti prima alle Carceri Senatorie di Torino nel 1841, poi alla «Generala» nel 1855 (così si chiamava l’Ipm, allora riformatorio per minorenni) fu la scintilla che spinse il santo torinese ad escogitare soluzioni «preventive» allo sbando in cui versavano migliaia di adolescenti delle periferie torinesi.

Fu durante le ripetute visite alla «Generala», invitato dal suo padre spirituale don Giuseppe Cafasso, che nacque appunto il «sistema preventivo», pilastro dell’impianto educativo che farà di don Bosco il «santo degli oratori».

Don Bosco intuì che se ci fosse una famiglia solida, una comunità accogliente e una scuola con adulti significativi non ci sarebbero le carceri. Ed è da quei pomeriggi trascorsi con i «giovanetti discoli e pericolanti» che il santo inventa l’oratorio. Addirittura, come ha ricordato il Rettor Maggiore, don Bosco chiese il permesso di portare con sé i ragazzi per una gita fuori porta: «il direttore della Generala acconsentì, ma se solo un giovane non fosse rientrato, in carcere ci sarebbe finito don Bosco. Ma tutti tornarono in cella».

Parole che colpiscono i ragazzi che ascoltano don Ángel senza fiatare, cosa non usuale qui, commentano alla fine dell’incontro gli educatori e gli agenti.

La presenza del carisma di don Bosco al «Ferrante» non è mai venuta meno: una targa nell’ala più antica dell’Istituto ricorda le sue visite alla «Generala» ed è tradizione che i cappellani siano salesiani. Tra i cappellani «storici» l’amato don Domenico Ricca, andato in pensione lo scorso anno dopo oltre 40 anni di servizio, che qui ha riaperto la cappella a cui alcuni dove alcuni benefattori hanno donato le statue di don Bosco e di Maria Ausiliatrice. Ha preso il suo testimone il confratello don Silvano Oni, che ha organizzato la visita del Rettor Maggiore con la collaborazione della vicedirettrice Gabriella Picco, dei formatori, degli insegnanti e degli educatori.

«In questi giorni spediremo una lettera a Papa Francesco» annuncia don Silvano «con le foto del presepe che a Natale abbiamo allestito con i ragazzi, la maggior parte non cristiani: per questo è una natività in cui i personaggi non hanno volto. Verso la capanna si avvicina in mare un barcone con tanti giovani migranti come alcuni dei nostri ragazzi che hanno lasciato la loro terra e qui sono soli e preda dell’illegalità. Il loro salvagente per ora siamo noi. E la richiesta al Rettor maggiore di tornare tra loro è il segno che don Bosco parla ancora al cuore dei  ragazzi più fragili di oggi».

-Marina Lomunno

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Torino: Comunità educanti, inizia la “fase due” – Vita

La rivista “Vita” ha dedicato un articolo, a cura di Sara De Carli, alla realtà educativa della Casa Salesiana Michele Rua di Barriera di Milano, a Torino, che con il progettoBarriera oggi” mette al centro il prendersi cura di chi cura. Di seguito un estratto dell’articolo.

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Comunità educanti, inizia la “fase due”

Dal lavoro di rete al lavoro di comunità: è questo il passaggio da fare oggi nelle comunità educanti secondo don Stefano Mondin, salesiano che opera nel quartiere più multietnico di Torino. “Barriera oggi” è uno dei 152 progetti selezionati da Con i Bambini con un bando da 14,5 milioni di euro che mette al centro il prendersi cura di chi cura, perché l’impatto lo fanno i progetti ma anche i soggetti. Marco Rossi-Doria, il presidente: «Ma l’infrastrutturazione sociale non nasce per autopoiesi»

Barriera di Milano, a Torino, è un quartiere in cui bambini e adolescenti trovano gli stessi input sia per una vita sana sia per una vita borderline. Il bivio è lì, davanti a tutti e tutti devono scegliere che strada imboccare. Don Stefano Mondin è presidente del Comitato Salesiani per il Sociale del Piemonte nonché direttore della Casa Salesiana Michele Rua che a Barriera opera da cento anni. Da qui passano 2mila ragazzi ogni anno, dalle scuole all’oratorio, dai maker lab di falegnameria, sartoria e robotica aperti al territorio fino ai percorsi di formazione professionale “non convenzionale” che stanno immaginando per chi dentro la scuola – quale che sia – non riesce a stare.

L’innovazione sta nel passare dal lavoro in rete al lavoro in comunità. C’è un’enorme differenza. Dobbiamo uscire dalla logica dell’iperspecializzazione degli ambiti, del “passarsi” le persone che si seguono senza far percepire alle persone che c’è una progettualità unica. Vuol dire superare l’idea che una persona ci interessa finché c’è un progetto, ma quando termina il progetto basta. Noi non offriamo servizi, costruiamo progetti con le persone. Va in questa direzione per esempio l’idea di mettere a disposizione uno spazio per i giovani facendo insieme a loro la fatica di capire cosa fare di questo luogo.

don Stefano Mondin

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“Vita in noi”: il nuovo brano di don Palazzo per la Strenna 2023

Il salesiano don Maurizio Palazzo, maestro di cappella della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino Valdocco, ha realizzato un brano musicale intitolato “Vita in noi”, ispirandosi al messaggio della Strenna 2023.

 

Dalla notizia ANS – Torino:

Dopo il successo del brano “Il Cuore parla al cuore” relativo alla Strenna 2022, il salesiano don Maurizio Palazzo, maestro di cappella della Basilica di Maria Ausiliatrice, ha realizzato un brano musicale in occasione delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana tenutesi a Valdocco dal 12 al 15 gennaio. Il nuovo brano si ispira al messaggio della Strenna 2023, e s’intitola “Vita in noi”.

Differentemente dalla composizione precedente, di carattere meditativo e melodico, questa risulta più adatta a momenti di animazione, perché caratterizzata da un ritmo gioioso e da una versificazione breve, incisiva e d’impatto: in questo modo si vuole imprimere dinamismo alla musica ed al messaggio spirituale, inerente al “lievito” suscitato dallo Spirito, che si diffonde e porta vita.

Siamo Uniti – Nell’ Amore – seminati da Lui – Nell’Amore – Pasta Viva – Che fermenta – Regno che cresce fuori e dentro noi!”

Sono le parole scritte, non a caso, nel bridge e nella coda del testo del brano, che riprendono una delle espressioni più significative del documento stilato dal Rettor Maggiore.

Lo stile blues, peraltro, è un genere musicale “laico” nato in contesto afroamericano come reazione alle discriminazioni, ma anche “sacro”, perché garantiva l’esistenza di una forma autentica e spontanea di preghiera, non formalmente istituzionale, per le popolazioni di colore. È, dunque, un modo ulteriore per sottolineare la comunione di cammino e di intenti della fraternità umana, attraverso un genere musicale che ha molto presto varcato i confini del contesto iniziale, per diventare universalmente riconosciuto.

Oltre che di don Palazzo, (musica, testo, collaborazione per arrangiamento), il brano è debitore anche dell’impegno di diverse altre persone che hanno messo a frutto con generosità i loro talenti: si tratta di Paolo Guercio, (arrangiamento della base musicale, mixaggio conclusivo e rendering); Luca Ferrera (registrazione e mixaggio voci); di Francesca Incardona, solista, supportata dalle voci di Rossella Incardona, Francesca Rosa e Federico Cucinella (che ha pure curato la realizzazione del video di accompagnamento della performance). Con la presenza professionale di Alessio Boschiazzo, (batterista e concertista jazz) si è resa possibile l’esecuzione del brano live nella serata finale delle GSFS.

L’autore del brano desidera anche ringraziare, per aver reso possibile la realizzazione del progetto, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, il Delegato del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana, don Joan Lluís Playà, e il coordinatore delle GSFS 2023, don Alejandro Guevara, Animatore Spirituale Mondiale dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA).

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Visita del Rettor Maggiore al Colle Don Bosco – ANS

Domenica 29 gennaio 2023, il Rettor Maggiore ha celebrato l’Eucaristia nella Basilica del Colle Don Bosco, davanti alla gioia di una moltitudine di fedeli.

 

Dalla notizia di ANS:

Nella giornata di domenica 29 gennaio il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha visitato il Colle Don Bosco, celebrando l’Eucaristia delle 17:00 nella Basilica dedicata a San Giovanni Bosco, davanti ad una moltitudine di fedeli.

In apertura della celebrazione don Ezio Orsini, Rettore della Basilica, ha ringraziato il Rettor Maggiore, le autorità e i fedeli presenti alla celebrazione. Anche il Rettor Maggiore, nell’omelia, ha ringraziato i fedeli per il loro amore a Don Bosco, e con loro anche tutte le autorità civili della Provincia di Asti lì presenti, asserendo che la loro presenza era più che formale, e fosse rivelatrice del loro amore per Don Bosco e per la Congregazione Salesiana.

Riflettendo poi sulla prima lettura, dal profeta Sofonia, ha ricordato che Dio favorisce gli umili e i piccoli e realizza i suoi piani attraverso di loro. Don Bosco proveniva dai Becchi, un villaggio remoto e umile, che difficilmente offriva possibilità di un grande futuro; dovette affrontare molte sfide, ma il dito di Dio era in opera nella sua vita e la mano di Dio lo guidava a realizzare un sogno che ancora si sta attuando in tutto il mondo.

Come Rettor Maggiore, ha raccontato di aver visitato oltre 112 Paesi e di aver avuto un contatto diretto con la missione di Don Bosco diffusa in tutti i continenti, e ha detto che questa missione testimonia veramente l’opera compiuta da Dio attraverso Don Bosco, che dà una speranza a migliaia di ragazzi.

Commentando il Vangelo del giorno sulle Beatitudini, ha anche aggiunto che tutti desiderano la felicità: alcuni provano a cercarla nel potere, nei beni, negli ultimi gadget e nelle cose del mondo, ma presto si rendono conto che queste cose non appagano.

La vera felicità – ha aggiunto – viene dal Signore, dalla Parola di Dio, dalla pratica dei valori evangelici di umiltà, amore, compassione, pace, giustizia…

Durante la Messa, 35 Salesiani Cooperatori hanno rinnovato la loro promessa, e dopo l’Eucaristia, il Rettor Maggiore si è congratulato con loro, prima di incontrare le autorità venute dalla provincia di Asti.

Nell’occasione, il sindaco di Catelnuovo Don Bosco, Antonio Rago, ha presentato le autorità al Rettor Maggiore e le ha ringraziate per la loro presenza. Il Rettor Maggiore, da parte sua, ha elogiato l’affetto da loro manifestato a Don Bosco e alla Congregazione Salesiana, assicurandogli le sue preghiere. Quindi, ha regalato a ciascuno un libro su Sant’Artemide Zatti, il nuovo santo della Famiglia Salesiana.

In conclusione, don Thathireddy Vijaya Bhaskar, Direttore della comunità, ha ringraziato i presenti, esortato le autorità a continuare la collaborazione, e ha invitato tutti a proseguire la festa con un momento di agape fraterna.

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Cento anni di vita piena per la casa di Torino “Crocetta”

Dal sito InfoANS.

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Un secolo fa i salesiani fondavano uno studentato teologico e un oratorio nel quartiere “Crocetta” di Torino.

Cent’anni di storia, ricca di avvenimenti e persone, in cui Dio ha realmente operato per il bene della gente che ha frequentato questa casa e della Congregazione in tutto il mondo.

In questa casa salesiana si sono preparati al sacerdozio tanti Figli di Don Bosco che hanno ricoperto importanti incarichi per la Congregazione e la Chiesa: tra loro un Rettor Maggiore, Don Edmundo Vecchi, cardinali e vescovi, come il card. Joseph Zen, Tarcisio Bertone e altri ancora, Rettori di Università, superiori delle Ispettorie salesiane, missionari, ma anche e soprattutto tanti salesiani al servizio dei giovani in 135 Paesi del mondo.

“Il Giubileo è anche un’occasione per lodare Dio dell’appassionato lavoro di ricerca teologica di tanti docenti di diverse nazionalità, che qui hanno insegnato, dalle lezioni svolte alle pubblicazioni presentate, ma soprattutto nella testimonianza di vita. Ricordiamo con affetto particolare il venerabile Don Giuseppe Quadrio, che ha vissuto in questa casa la sua missione e ha lasciato un segno indelebile della sua testimonianza”

ha scritto in una lettera inviata per l’occasione don Marek Chrzan, attuale Direttore dell’“Istituto Internazionale Don Bosco”.

Ma non c’è solo lo studentato teologico: il cortile di questa casa potrebbe raccontare di migliaia di persone che vi sono cresciute, grazie ai gruppi degli scout, alle associazioni sportive di basket, ai gruppi dell’oratorio e a diverse attività a sostegno dei ragazzi e giovani bisognosi.

La casa, nella sua storia, ha ospitato studenti universitari del Politecnico e di altre Università torinesi. Tantissimi, oltre a studiare, hanno imparato a vivere in una comunità di giovani, condividendo la vita e crescendo nelle relazioni. Tanti di loro oggi ricoprono ruoli di responsabilità, forti anche di questa esperienza.

“La Crocetta” è, infine, spazio di preghiera non solo nella comunità salesiana, ma anche nella chiesa dell’oratorio di Maria Ausiliatrice, nata insieme con la casa. Negli anni ha cambiato il suo volto anche architettonico, ma sempre è stata animata da un gruppo numeroso di fedeli, del quartiere e non solo.

Le celebrazioni per il centenario dell’opera si svilupperanno lungo tutto l’anno 2023, e si apriranno già tra pochi giorni, il 29 gennaio, con una mattinata di festa: ad aprire la giornata sarà un momento di gioco per i più piccoli, in perfetto stile oratoriano, cui seguirà alle ore 11.00 la Messa, presieduta da don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani, e animata dai giovani dell’oratorio. L’evento terminerà con un momento di festa in cortile per lanciare ufficialmente il centenario e fare un “tuffo” nel passato per commemorare la storia dell’opera.

Altri momenti importanti saranno poi:

  • Martedì 31 gennaio, la festa di Don Bosco con tutta la comunità educativa presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco;
  • Il 25 aprile, l’incontro di tutti i salesiani della Circoscrizione Speciale di Piemonte e Valle d’Aosta (ICP) presso la Crocetta, con la Festa Ispettoriale;
  • Nei giorni del 6-7 maggio una “24 ore di sport”, con visita dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Roberto Repole;
  • Il 24 Maggio, Festa di Maria Ausiliatrice, vedrà il pellegrinaggio e la partecipazione alla processione a Valdocco;
  • L’8 settembre, data ufficiale di fondazione, la Giornata conclusiva dell’Estate Ragazzi;
  • Il 28 ottobre una giornata di studio proposta dalla Facoltà Teologica di Crocetta sul tema: “‘Insieme’: per un annuncio missionario”;
  • E l’8 dicembre, festa dell’Immacolata e data di nascita dell’oratorio salesiano, la giornata conclusiva del centenario, insieme al Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime;

“Un secolo di vita potrebbe far pensare che si sia ormai arrivati all’anzianità: ma la casa della Crocetta è sempre giovane, perché ancora oggi prepara al sacerdozio quaranta tre giovani confratelli salesiani di 19 nazionalità diverse – conclude don Chrzan –. Dà spazio di ospitalità a un centinaio di giovani universitari da tutta Italia e dall’estero. Fa gustare la gioia nell’oratorio a ragazzi e giovani grazie ai gruppi formativi, alle attività degli Scout e all’associazione di basket: insieme raggiungono quasi 800 iscritti, senza contare familiari ed amici”.

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“Come lievito nella Famiglia Umana d’oggi” – Il testo della Strenna 2023

È disponibile il testo della Strenna 2023: “COME LIEVITO NELLA FAMIGLIA UMANA D’OGGI. La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco” che, come spiega il Rettor Maggiore, approfondisce il tema della dimensione laicale della Famiglia salesiana: una famiglia che cerca di essere sempre fedele al Signore sulle “orme” di Don Bosco.

Il testo della Strenna approfondisce il tema in sette punti:

  1. Il lievito del Regno
  2. Il Regno di Dio continua a crescere nel nostro mondo, tra luci e ombre
  3. La famiglia umana ha bisogno di figli e figlie responsabili
  4. Il laico: è un cristiano che “santifica il mondo dal di dentro”
  5. La famiglia di don Bosco chiamata ad essere lievito
  6. All’ombra di un grande albero con splendidi frutti
  7. I nostri giovani come LIEVITO nel mondo d’oggi

Il testo, disponibile in formato pdf, è scaricabile dal sito web di InfoANS:

Strenna 2023

L’incontro dei Consigli Generali dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Valdocco

Dall’Agenzia ANS di Torino:

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Si è rinnovato ancora una volta nel pomeriggio di ieri, giovedì 22 dicembre, il fraterno incontro del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco (SDB) e del suo Consiglio Generale, con la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) e il suo Consiglio Generale. L’appuntamento si è realizzato presso la Casa Madre dei Salesiani, a Valdocco, ed è stato caratterizzato dal consueto clima di amicizia e di condivisione della spiritualità salesiana.

L’incontro, che è stato coordinato dal Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio, è ormai da anni una tradizione consolidata tra i due Consigli Generali, che si rinnova a cadenza semestrale, in estate e in inverno, quando entrambi gli organi si ritrovano per le rispettive sessioni plenarie.

A caratterizzare quest’incontro sono stati in particolare due elementi: in primo luogo, la celebrazione di ringraziamento in prossimità del Natale, che ha indirizzato i momenti comuni e i tempi di confronto nello spirito di una condivisione comunitaria e fraterna; e in secondo luogo, una condivisione sull’animazione vocazionale.

Il programma ha previsto in apertura l’accoglienza della Madre Generale, Madre Chiara Cazzuola, e delle sue Consigliere, alle 16 dell’ora locale.

Nelle sue parole di accoglienza il Rettor Maggiore ha parlato

del senso di gratitudine e semplicità per tutti i membri dei due Consigli per il dono di stare insieme nella casa del nostro padre Don Bosco, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, luogo che ci parla delle nostre radici e della nostra storia. Trovarci qui a nome di Don Bosco e Madre Mazzarello ci fa tanto bene e ci dà un grande senso di famiglia. Una vera testimonianza di fraternità per tutta la Famiglia Salesiana. Con tutto il cuore e affetto, benvenute.

Madre Chiara Cazzuola, da parte sua, ha risposto:

Siamo molte contente di essere qui. Veramente ci sentiamo a casa. Don Ángel è un segno di comunione e unità per tutti noi. È molto bello stare qui, e insieme guardare il futuro.

Durante l’assemblea comunitaria don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, ha guidato una sessione sul tema della animazione vocazionale, principio ispiratore e traguardo della Pastorale Giovanile Salesiana. Ha sottolineato la importanza di fare “l’animazione vocazionale all’interno della pastorale giovanile, e ha invitato tutti a guardare questo momento della storia della Congregazione Salesiana e dell’Istituto delle FMA come grande opportunità per promuovere la “cultura vocazionale”: con la preghiera insistente e con la testimonianza appassionata della vocazione che Dio dona a ciascuno.

Ha anche ricordato che tutti i Salesiani e le FMA sono cuore, memoria e garanti non solo del carisma salesiano, ma anche della propria vocazione, e che il vero motore della nostra vita consacrata è la sequela di Gesù Cristo. Ancora, ha aggiunto che bisogna saper custodire la presenza salesiana in mezzo ai giovani e ha sottolineato l’importanza del rinnovamento e la rivitalizzazione della vita comunitaria, il ruolo centrale della comunità educativa pastorale e la fiducia nel cuore generoso dei giovani.

Dopo la presentazione di don García Morcuende, suor Runita Borja, Consigliera per la Pastorale Giovanile delle FMA, ha aperto un momento per la condivisione a partire da alcune domande, principalmente su quale sono i segni di speranza presenti nell’animazione vocazionale delle due Congregazioni.

Il momento fraterno ha raggiunto il suo apice con la celebrazione dell’Eucaristia presieduta dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, all’interno delle Camerette di Don Bosco. Nella sua omelia il Rettor Maggiore ha sottolineato la importanza di “dare il meglio di noi a Dio e ai giovani”. Ha ricordato che Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice hanno in Don Bosco e Madre Mazzarello due esempi di santi che hanno vissuto con grande semplicità e generosità.

Alle volte – ha sottolineato il Rettor Maggiorec’è il rischio umano. Noi abbiamo fatto la scelta più preziosa nella vita religiosa: abbiamo consegnato la nostra vita a Dio. Succede alle volte che nel nostro quotidiano dimentichiamo di essere generosi, che le nostre energie vanno spese per servire l’altro”.

Quindi, ha concluso ricordando che Maria, la Madre di Gesù, è l’esempio della vera e generosa consegna a Dio e agli altri.

Questo tempo di preziosa e ricca condivisione è terminato dopo la celebrazione con l’agape fraterna e lo scambio dei regali.

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