Tornare a camminare con i giovani

Di Valerio Corradi

Dossier Note di Pastorale Giovanile – novembre 2021

«La passione per cercare la verità, lo stupore di fronte alla bellezza del Signore, la capacità di condividere e la gioia dell’annuncio vivono anche oggi nel cuore di tanti giovani che sono membra vive della Chiesa. Non si tratta dunque di fare soltanto qualcosa “per loro”, ma di vivere in comunione “con loro”, crescendo insieme nella comprensione del Vangelo e nella ricerca delle forme più autentiche per viverlo e testimoniarlo. La partecipazione responsabile dei giovani alla vita della Chiesa non è opzionale, ma un’esigenza della vita battesimale e un elemento indispensabile per la vita di ogni comunità. Le fatiche e fragilità dei giovani ci aiutano a essere migliori, le loro domande ci sfidano, i loro dubbi ci interpellano sulla qualità della nostra fede. Anche le loro critiche ci sono necessarie, perché non di rado attraverso di esse ascoltiamo la voce del Signore che ci chiede conversione del cuore e rinnovamento delle strutture».
(Sinodo sui giovani, Documento finale, n. 116)

Gli appunti esposti in questo dossier sono dei tentativi di riflessione sul “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo e che possiamo osservare nel nuovo rapporto che i giovani intrattengono con la sfera religiosa e con le comunità ecclesiali.
Quella giovanile appare una religiosità in movimento nella quale sono presenti orientamenti che, anche in base all’età, si allontanano o si riavvicinano al solco della tradizione, ma molto diffusi sono anche gli atteggiamenti a-religiosi e manifestamente anti-religiosi.
Ad un’analisi più approfondita emerge che il credere o il non credere è sempre più una questione privata relativa solo al proprio “Io” che non riconosce “mediatori” tra sé e la dimensione trascendente. Questo atteggiamento definibile “monoteismo del sé” (Sequeri 2017) è basato su un culto ossessivo dell’identità personale con l’assolutizzazione della libertà, dei diritti e dei desideri dell’individuo.
Questa religiosità informe, è comunque portatrice di domande profonde e forse di un disagio latente dovuto allo smarrimento alimentato nei giovani da una società postmoderna che non offre punti di riferimento, ed è sempre più segnata da un senso di precarietà e da incertezze che esigono il ritorno a una visione della vita più ampia, condivisa e totalizzante.
Ben sapendo della crescente mole di contributi che cercano di affrontare questo tema, sono stati esplorati alcuni itinerari che aiutano a riavviare la speranza e a prendere familiarità col recupero del senso religioso che si esprime all’interno di campi emergenti dell’impegno giovanile (ambiente, politica, cooperazione). Oggi siamo chiamati a ripartire da un cristianesimo giovane, e a ritrovare un fiducioso orientamento verso il futuro che non è generico ottimismo, ma è la certezza della vicinanza di Dio e della sua grande misericordia che non lascia inascoltato l’uomo e veglia sempre su di lui. Del resto, trasformare l’angoscia e la paura in pace e gioia è una delle sfide della vita cristiana.