Filosofia e promozione dell’umano

Da Note di Pastorale Giovanile.

di Angelo Tumminelli (PhD in Filosofia Morale – Università La Sapienza di Roma – Docente di Filosofia e storia nei licei)

La filosofia come prassi esistenziale

Un chiarimento metodologico si impone a chi intende porsi la domanda sulla praticabilità della filosofia oggi, in un contesto culturale e mediatico pervaso dalla velocità e dall’incapacità di fermarsi a ponderare sulle questioni essenziali dell’esistenza: il chiarimento riguarda la filosofia come prassi la quale non può coincidere, come un comune pregiudizio la intende, con una diatriba accademica riservata a pochi iniziati o, ancora peggio, con un esercizio di speculazione logica volto a potenziare l’intelletto a scapito di coloro che non hanno ancora raggiunto il medesimo livello di comprensione della realtà. In tal caso, la filosofia si trasforma in gnosi, in una mera eristica fine a se stessa che snatura e soffoca quella originaria dimensione di meraviglia che, secondo Aristotele, sta alla base di ogni atteggiamento autenticamente filosofico. In realtà, la filosofia è ben altro: essa è anzitutto prassi esistenziale animata all’interno di una continua condivisione comunitaria fatta di scambi reciproci, di confronto e di dialogo. Basti guardare alle prime scuole filosofiche greche che si costituiscono come comunità di vita nelle quali ciò che conta veramente non è tanto il grado di conoscenza raggiunto quanto piuttosto la disposizione al dialogo, la vita comunitaria e l’ascolto del maestro. Dunque, non si può pensare alla filosofia come qualcosa di avulso dal reale e totalmente astratto: si deve guardare ad essa come ad una fondamentale possibilità dell’umano o, per dirla con Pierre Hadot, come a quell’esercizio spirituale che attesta per ogni singola persona la possibilità di aprirsi ad un senso esistenziale. Ciò richiede l’atteggiamento dello stupore insieme alla capacità della condivisione con la quale soltanto diviene possibile tradurre il pensiero in uno stile di vita, in una prassi personale. Si dice opportunamente che chi pratica la filosofia esercita il Logos: per la filosofia, tuttavia, il Logos non è fine ma strumento, non destinazione ma ponte. Il Logos è la via filosofica che media tra l’amore personale e la sapienza, tra la dimensione affettiva e quella conoscitiva nelle quali si costituisce la persona. Il Logos filosofico è il mezzo dell’incontro tra il Filein e la Sophia, tra la tensione desiderativa dell’essere umano e quella pienezza conoscitiva destinata a rimanere mai definitivamente conquistabile. Oggi più che mai si può e si deve praticare la filosofia come possibilità dell’incarnazione del Logos ovvero come via maestra per trasformare la conoscenza in sapienza, l’oggettività del sapere in vita che pullula di desideri e affetti. In questo senso, la pratica filosofica attesta la proiezione umana verso una ragione esistenziale nella cui ricerca si inverano le possibilità più proprie dell’umanità.
Tornare a praticare la filosofia, all’interno di un orizzonte comunitario di condivisione e attesa comune, può ricondurre l’uomo alla sua verità vitale distogliendolo così dalle più disparate forme di alienazione e di schiavitù che rischiano di mortificarne l’essenza.