Articoli

Vaticano – Assegnazione della Sede titolare e ordinazione episcopale del Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Nella giornata di martedì 5 marzo 2024, la Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto che il Santo Padre Francesco ha assegnato al Cardinale Ángel Fernández Artime, SDB, Rettore Maggiore della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, la Sede titolare di Ursona, con dignità arcivescovile, in vista della sua ordinazione episcopale programmata per il 20 aprile prossimo.

Ángel Fernández Artime, X Successore di Don Bosco alla guida della Congregazione Salesiana (eletto una prima volta nel 2014 e confermato nel 2020), è stato preconizzato cardinale da Papa Francesco dopo l’Angelus di domenica 9 luglio 2023, e ha ricevuto la berretta e l’anello cardinalizi nel Concistoro Ordinario pubblico del successivo 30 settembre.

Mercoledì 4 ottobre ha ricevuto il suo primo incarico nella Curia Romana, venendo nominato membro del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (DIVCSVA).

Lo scorso 17 dicembre 2023, poi, il Card. Fernández Artime ha preso possesso della diaconia di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana, assegnatagli dallo stesso Pontefice.

Secondo le disposizioni per la Congregazione Salesiana stabilite dal Santo Padre, il Card. Fernández Artime ha già convocato il 29° Capitolo Generale della Congregazione (che avrà luogo dal 25 febbraio al 16 aprile 2025) nel quale verrà eletto il suo Successore alla guida della Società Salesiana; e dopo le dimissioni da Rettor Maggiore, si metterà a disposizione del Santo Padre per la missione che gli verrà affidata.

Roma: pensare “green” insieme, una prospettiva femminile sul cambiamento climatico e la sostenibilità

Il 17 maggio a Roma presso l’Auxilium, dalle 17:00 alle 18:30, l’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede e la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” delle Figlie di Maria Ausiliatrice presentano un simposio internazionale incentrato sullo sviluppo di un’ecologia globale da una prospettiva femminile, dal titolo: “Pensare green insieme: una prospettiva femminile sul cambiamento climatico e la sostenibilità”. Di seguito la notizia riportata dal sito ANS.

***

(ANS – Roma) – L’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede e la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” delle Figlie di Maria Ausiliatrice, vista l’importanza che Israele e la Santa Sede attribuiscono alle tematiche ambientali e per accrescere la consapevolezza sulle nuove sfide globali che l’umanità deve affrontare, hanno unito le loro competenze per organizzare un simposio internazionale incentrato sullo sviluppo di un’ecologia globale da una prospettiva femminile, dal titolo: “Pensare green insieme: una prospettiva femminile sul cambiamento climatico e la sostenibilità”. L’appuntamento è previsto martedì prossimo, 17 maggio, a Roma, presso l’Auxilium, dalle 17:00 alle 18:30 (UTC+2), e sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube della Facoltà.

Il Simposio si pone come un’occasione di ricerca e di dialogo per promuovere attività di cooperazione per vivere in armonia e proteggere la “casa comune”: il deterioramento ambientale globale, infatti, chiama tutti a rivedere le proprie politiche, a ripensare all’economia e allo sviluppo sociale in termini di sostenibilità.

Con sfide così serie e urgenti davanti, molte persone e organizzazioni che condividono la stessa preoccupazione sono impegnate, in tutto il mondo, a cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale globale.

Auspicando inoltre che le donne siano sempre più coinvolte e partecipative nella società umana, e che, con le loro specifiche competenze, possano fare la differenza e aiutare a sanare il mondo, le relatrici saranno tutte donne di alto profilo, esperienza e professionalità.

Interverranno:

  • la prof.ssa suor Alessandra Smerilli, FMA, Segretaria del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale;
  • la dott.ssa Dalit Wolf Golan, Vicedirettrice israeliana e Direttrice dello sviluppo regionale dell’Associazione “EcoPeace Middle East”, guida lo sviluppo delle risorse e la pianificazione strategica per EcoPeace;
  • la dott.ssa Fausta Speranza, giornalista e scrittrice, prima donna a occuparsi di politica internazionale sul quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano;
  • e la prof.ssa suor Linda Pocher, FMA, Docente di Teologia Fondamentale, Mariologia e Cristologia presso la Facoltà Auxilium.

Il simposio verrà moderato dalla dott.ssa Nina Fabrizio, giornalista e scrittrice.

Vai alla notizia

Italia – I giovani del CNOS Fap del “Borgo Ragazzi Don Bosco” nella sede dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede

Dal sito dell’agenzia ANS.

***

Roma, Italia – dicembre 2021 – Il 6 dicembre a Villa Bonaparte, sede dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede, è stato particolarmente apprezzato l’intervento degli studenti del Centro Nazionale Opere Salesiane del Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma.

L’Ambasciatrice, S.E. Signora Elisabeth Beton Delègue, nel corso della celebrazione della festività di San Nicola di Mira, patrono della Lorena, alla presenza del Cardinale S.E. Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo, ha donato agli ospiti i “Boxemaennchen”, offerti da S.E. Signora Michèle Pranchère – Tomassini, Ambasciatrice del Granducato del Lussemburgo a Roma. Presente anche Jean Paul Muller, SDB, Economo Generale della Congregazione Salesiana. I tipici biscotti per la festa di San Nicola sono stati realizzati dagli studenti del corso “Tecnici di cucina” della Scuola di Formazione Professionale del Borgo Ragazzi Don Bosco, che si sono esercitati ed hanno sperimentato la loro produzione per settimane. Il fatto che abbiano potuto incontrare un mondo di diplomatici e dignitari a loro sconosciuto, nell’ambasciata di Francia, è stata una sfida straordinaria che hanno padroneggiato molto bene, grazie ai loro insegnanti che li hanno accompagnati.

Vai al sito

Indulgenza plenaria e possibili assoluzioni collettive per l’emergenza coronavirus

Con un Decreto della Penitenzieria, la Chiesa concede l’indulgenza plenaria ai fedeli malati di Coronavirus, agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che a qualsivoglia titolo, anche con la preghiera, si prendono cura di essi. Lo ha reso noto la Penitenzieria apostolica con un decreto firmato da dal cardinale penitenziere maggiore Mauro Piacenza e dal reggente, monsignor Krzysztof Nykiel.

“Laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali”, si legge nella nota che accompagna il decreto.

Scarica il decreto

Sala stampa Vaticana

Sinodo Amazzonia, un primo sguardo di don Rossano Sala

Pubblichiamo da ANS un primo sguardo sul Sinodo per l’Amazzonia, appena concluso in Vaticano, da parte di don Rossano Sala.

(ANS – Roma) – A pochi giorni dalla chiusura del Sinodo dei Vescovi sulla regione Pan-Amazzonica, don Rossano Sala, SDB, che ha partecipato al Sinodo, presenta una sua prima analisi di quest’importante appuntamento ecclesiale.

Il grido dei poveri e della terra

Domenica 27 ottobre all’Angelus Papa Francesco salutava i fedeli parlando del Sinodo appena concluso. Ci ha detto che «il grido dei poveri, insieme a quello della terra, ci è giunto dall’Amazzonia. Dopo queste tre settimane non possiamo far finta di non averlo sentito. Le voci dei poveri, insieme a quelle di tanti altri dentro e fuori l’Assemblea sinodale – Pastori, giovani, scienziati – ci spingono a non rimanere indifferenti».

Che cosa posso dire, ad un primo sguardo, rispetto a questa esperienza spirituale che ho vissuto dal 6 al 27 ottobre? Ci sarebbero evidentemente tante cose: nella mia anima è rimasta impressa la forza di alcuni interventi di singoli padri sinodali che portavano a noi il grido dei poveri e della terra; insieme sono molto grato della ricchezza dei lavori fatti nel circolo minore a cui appartenevo; è stata edificante la parola di papa Francesco in alcuni momenti, perché ci ha spinto ad occuparsi di ciò che è essenziale e a mettere sullo sfondo le cose inutili. Anche le diverse visioni e prospettive, che in vari momento sono emerse durante i lavori, fanno parte della normale dinamica di un Sinodo, dove “parlare con franchezza” e “ascoltare con rispetto” sono le due regole di base per poter camminare insieme da fratelli e sorelle nella fede.

Un accostamento tra i due ultimi Sinodi

È per me naturale, innanzitutto, osservare i due Sinodi che ho vissuto: nell’ottobre del 2018 il Sinodo sui giovani e quest’anno il Sinodo sull’Amazzonia. Il primo era “ordinario”, nel senso che le 114 Conferenze Episcopali del mondo erano equamente rappresentate; il secondo era “speciale”, nel senso che vi erano presenti in maniera completa solo le 7 Conferenze Episcopali che hanno l’Amazzonia nel loro territorio. Nel primo ero Segretario Speciale, quindi ero impegnato fin dall’inizio del processo e poi ero protagonista nella scrittura del Documento finale insieme agli esperti, nel secondo ero un “semplice” Padre sinodale tra gli altri, anche se poi è giunta la nomina pontificia di far parte del “gruppo di redazione” (che, al di là del nome, in realtà ha solo un compito di controllo e di approvazione del Documento finale, e nessun compito di scrittura diretta del testo). Nel primo c’erano i giovani uditori, e la loro voce è stata forte, vivace e propositiva; nel secondo c’erano uditori indigeni, donne e animatori di comunità che hanno portato la concretezza della loro esperienza di fede.

Mi sono pian piano accorto con sempre maggiore forza che i problemi di tutti sono i problemi di ciascuno e che ogni piccola parte della chiesa è un frammento che rimanda al tutto. Per questo il Sinodo “speciale” ha sempre qualcosa di “ordinario”, che riguarda tutti; e ogni Sinodo “ordinario” ha sempre la necessità di essere “speciale”, cioè deve arrivare a concretizzarsi in ogni chiesa particolare.

I due polmoni di questo Sinodo

Pian piano mi sono reso conto che il Sinodo, per essere ben compreso, ha bisogno di essere visto come l’apparato respiratorio della Chiesa in cammino nella storia. E come nel corpo abbiamo due polmoni per respirare, anche nel Sinodo sull’Amazzonia abbiamo avuto due polmoni.

Il primo polmone si chiama Evangelii gaudium, documento che segna la svolta missionaria che papa Francesco sta imprimendo a tutta la vita della Chiesa. Questo non è un tema solo ricorrente, ma propriamente è l’orientamento fondamentale di questo pontificato. Si tratta di comprendere che la missione è la vita della Chiesa e che la Chiesa stessa esiste per evangelizzare. Papa Francesco sta facendo questo in tutte direzioni: nella riforma del Sinodo (cfr. Episcopalis communio), nella riforma della Curia romana che sta portando a termine in questi mesi, nei suoi discorsi a tutti e nelle sue visite in ogni continente. Ci sta ripetendo che la Chiesa non esiste per se stessa, per l’autoconservazione e per l’autoconsumo dei doni che riceve continuamente da Dio. È proprio uscendo da se stessa che la Chiesa è veramente se stessa!

Il secondo polmone si chiama Laudato sì’, e sappiamo che questo documento cerca di rendere tutti consapevoli della situazione davvero critica della nostra madre terra in questi primi decenni del Terzo millennio. Un testo che finora è stato valorizzato più fuori che dentro la Chiesa: in genere la società civile sembra più consapevole della Chiesa di quanto sia importante custodire il dono che Dio ci ha fatto nella creazione! Il magistero di Francesco – come lo è stato quello di Benedetto XVI durante la crisi finanziaria del 2007 che ha prodotto l’enciclica Caritas in veritate – è attento alla storia, e quindi fa sue le ansie e le gioie, i dolori e le speranze di tutti i popoli del mondo. E oggi la questione ambientale ci deve risvegliare alle nostre responsabilità ecclesiali e civili!

Avere chiaro questo doppia ispirazione del Sinodo ci aiuta a leggere ciò che abbiamo vissuto nel migliore dei modi, senza perderci in chiacchiere che ci allontanano da ciò che davvero conta nel cammino che siamo chiamati a compiere insieme.

Verso una “conversione integrale”

Per questo, dal mio punto di vista, sono tornato a casa con la convinzione che prima di riprendere in mano il Documento finale di questo Sinodo sull’Amazzonia, devo andare a rileggere con attenzione Evangelii gaudium e Laudato sì’, perché solo in questo modo posso avere dei criteri adeguati per comprendere quello che è successo in questo mese di ottobre 2019 nell’Aula sinodale. Solo in questo modo potremmo davvero avere un quadro di riferimento che ci aiuti a comprendere l’importanza di questo tentativo di rendere praticabile una “conversione integrale”, che tocca cioè tutti gli aspetti della nostra umanità, nessuno escluso.

D’altra parte il Documento finale del Sinodo, con tutte le ricchezze e i limiti di un testo scritto in pochi giorni e in poche notti – e parlo per esperienza, perché effettivamente il compito di scrittura in così poco tempo di un documento articolato e interconnesso è una sfida enorme e la sua riuscita è sempre da considerarsi una sorta di miracolo! – ha uno schema molto chiaro. Parte proprio dal concetto di “conversione integrale” – che è il concetto generativo centrale del testo – e poi nei quattro capitoli successivi cerca di sviluppare questo concetto in quattro direzioni diverse ma convergenti: a livello pastorale (II capitolo), poi culturale (III capitolo), poi ancora ecologica (IV capitolo) e infine sinodale (V capitolo).

Generare processi più che occupare spazi

Il Sinodo, lo sappiamo, è consultivo e non decisionale. È un “camminare insieme” e non un “decidere insieme” (decidere insieme è il compito di un Concilio e non di un Sinodo). Il Sinodo fa proposte, offre suggerimenti, approfondisce i temi, cerca ispirazioni. Poi il papa, in piena libertà, decide quali assumere e indica come procedere, concludendo il discernimento e rilanciandolo dal punto di vista operativo.

Sapere questo è importante per superare le polemiche sterili che riempiono le testate dei giornali di questi ultimi giorni e degli stessi giorni del Sinodo: l’Assemblea sinodale ha la piena libertà di offrire il proprio punto di vista e il Santo Padre ha l’altrettanta piena libertà di prendere le opportune decisioni con prudenza, sapienza e coraggio.

Al di là delle proposte e dei suggerimenti contenuti nel Documento finale, è importante dal mio punto di vista riconoscere che questo Sinodo non si è davvero concluso, ma ha inaugurato dei processi che dovranno necessariamente continuare. Molte indicazioni che sono offerte a papa Francesco riguardano proprio la necessità prendere decisioni che generino dei processi virtuosi di evangelizzazione e di salvaguardia della nostra casa comune. Processi che avranno bisogno di anni, se non di decenni, per giungere a pienezza. Questo importante esito sinodale ci aiuta ad imparare ancora una volta a camminare insieme con uno stile davvero aperto, ispirato e propositivo.

La terra promessa è sempre davanti a noi, e solo camminando insieme potremo raggiungerla. Questo pensiero farà bene anche a noi della Famiglia Salesiana, che siamo chiamati ad assumere la sinodalità e il discernimento come stile concreto del nostro vivere e lavorare insieme negli anni a venire.