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Catania, i Salesiani firmano il protocollo per contrastare la dispersione scolastica con Tribunale dei minori, Prefettura e altri enti

Venerdì 11 febbraio l’ispettore della Sicilia, don Giovanni D’Andrea, ha sottoscritto il protocollo d’intesa dell’Osservatorio metropolitano contro la devianza giovanile e dispersione scolastica voluto principalmente dal Tribunale per i Minori di Catania, dalla Prefettura e dal Comune oltre che dall’USSM. Oltre all’ispettoria dei salesiani, sono presenti anche altri enti  laici, oltre alle Diocesi di Catania ed Acireale. Il protocollo è stato quindi sottoscritto dal  Prefetto Maria Carmela Librizzi, del Presidente del Tribunale dei Minori Roberto Di Bella, dell’Assessore Comunale alla Pubblica Istruzione Barbara Mirabella, di quello ai Servizi Sociali Giuseppe Lombardo, del Procuratore della Repubblica del Tribunale dei minori Carla Santocono, del dirigente dell’ufficio scolastico Regionale Emilio Grasso e Dorotea Grasso in rappresentanza del direttore dell’INPS.

“Catania ha numeri altissimi sulla devianza giovanile – dice il Presidente del Tribunale dei Minori Roberto Di Bella – e la divisione della città in “ghetti” è sotto gli occhi di tutti. Da qui abbiano pensato a un osservatorio per monitorare e riuscire a creare strategie di intervento per contrastare il fenomeno devianza minorile e quello della dispersione scolastica”.

“21 dicembre”: la nuova canzone dei DB Sons con gli animatori della Sicilia

“21 dicembre” è il titolo della nuova canzona scritta e realizzata dal gruppo DB Sons e dagli Animatori Salesiani della Sicilia.

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Ad un attento ascolto, “21 Dicembre” si presenta come un’evoluzione del protagonista, che partendo da un approccio quasi indifferente alla realtà che lo circonda, giunge all’”epifania” della bellezza della vita donata.

In un primo momento, il timore di affrontare le sue emozioni gli impedisce di vivere in pienezza, fino a che non si rende conto che il desiderio di essere libero è più forte di qualsiasi attitudine negativa che lo spingeva a porre limiti alle sue capacità. È per questo – e grazie alla costante presenza di un Qualcuno che in maniera discreta ci accompagna lungo il nostro cammino di vita – che il protagonista del testo di questa canzone riesce ad accettarsi così com’è, senza tentare di conformarsi alle aspettative di una società superficiale. Anzi, con la ferma volontà di diffondere amore e speranza attraverso gesti e parole per il bene della collettività, perché ciascuno di noi, per chi ci sta accanto, è come il 21 dicembre per i Maya: la fine del mondo!

ISI: gli auguri di don Giovanni D’Andrea

Si riporta il video messaggio di auguri da parte di don Giovanni D’Andrea, Ispettore dei Salesiani della Sicilia e Tunisia.

Una “palestra di accoglienza” nel cuore di Palermo: la nuova sfida di Don Domenico

Dal sito di informazione dell’ispettoria Sicula.

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Santa Chiara è una delle 22 missioni dei Salesiani in Sicilia e si trova nel quartiere Albergheria di Palermo.
Apre i battenti ben 102 anni fa e fin da subito ha avuto una vocazione particolare all’accoglienza dei poveri, dei senzacasa, sfrattati.

Nel 1986 arriva Don Baldassare Meli e con lui nuove sfide e lotte come quella contro la pedofilia in quartiere. Fu lui ad esempio a denunciare un giro che coinvolgeva ben 52 bambini, da cui scaturirono numerose condanne e arresti.
Ma con lui a Ballarò arrivano anche i primi flussi migratori e da quel momento Santa Chiara ha aperto le porte, diventando la “casa di tutti”, simbolo di accoglienza a 360 gradi.

L’attuale direttore del centro è Don Domenico Luvarà, che dopo un anno di affiancamento a Don Enzo Volpe (suo predecessore), ha preso il testimone nel mese di agosto 2021.
«Avevo fatto a Santa Chiara due anni di tirocinio, dal 2003 al 2005, una parte della formazione dei dieci anni previsti dal nostro ordine – racconta Don Domenico – quando sono arrivato l’anno scorso ho trovato una situazione molto diversa rispetto ai primi anni Duemila, periodo in cui arrivai a Ballarò».

«Quando facevo il tirocinio a Santa Chiara – continua – dormivano qui più di ottanta immigrati, ricordo che c’era sempre un’emergenza, spesso litigavano tra loro, la situazione era più tesa, più affaticata, la casa sempre in disordine.

Al mio arrivo l’anno scorso invece ho trovato più quiete e serenità, sarà anche per la pandemia mondiale che viviamo, ma già da tempo Santa Chiara non deve sostituirsi più alle istituzioni per accogliere chi arriva dal mare. Ai tempi di Don Meli, invece, i migranti dormivano a piazza Santa Chiara e lui non poteva sopportarlo».

Don Domenico ha sempre definito Santa Chiara una frontiera dove si lavora in prima linea.

«In quegli anni in cui Santa Chiara funzionava come centro d’accoglienza – continua – c’era tanta confusione, ma Don Meli aveva intercettato un bisogno e un vulnus istituzionale che solo anni dopo si sarebbe regolamentato. Adesso non c’è più quella emergenza, ma Santa Chiara rimane sempre aperta a tutte le comunità che coabitano a Ballarò».

Proprio in questi giorni la comunità nigeriana aspetta un ambasciatore e si riunisce ogni giorno dentro gli spazi di Santa Chiara, «ma la settimana scorsa ci sono stati i ghanesi – aggiunge Don Domenico – e i tamil qui sono di casa. Ogni giorno è una bella palestra di accoglienza per noi, ci aiuta e ci forma.

La vita a Santa Chiara è scandita dalla vita della comunità che ci circonda».

Il nuovo parroco si è formato e ha sempre lavorato nella pastorale giovanile e proprio su quella vuole puntare perché per lui la sfida più grande in questo momento è quella educativa. Gli iscritti in oratorio e alle attività pomeridiane sono 180 tra bambini e adolescenti del quartiere.

«Spesso i genitori – aggiunge Don Domenico – si infastidiscono se li chiamiamo per qualcosa, e invece mi piacerebbe coinvolgerli di più nel percorso dei loro figli.

I pilastri che ci ha lasciato Don Bosco sono quelli educativi ed è quello su cui voglio lavorare, e per farlo al meglio voglio le famiglie al mio fianco, spero di averli sempre di più, abbiamo già attivato tanti percorsi per le mamme, a poco a poco spero di arrivare ad una vera e propria collaborazione con le famiglie e anche con le scuole».

«Noi siamo una congregazione educativa – aggiunge il parroco -. Don Bosco diceva “L’educazione è cosa di cuore, se metti amore i passi in avanti li vedrai”, e io spero di riuscire a far nascere queste nuove sinergie».

Quando gli chiediamo come vede Santa Chiara tra dieci anni, Don Domenico ci dice: «Noi Salesiani viviamo una crisi vocazionale, il personale è la prima risorsa per portare avanti le missioni che in Sicilia sono ben dodici.

Tra dieci anni magari alcune missioni non ci saranno più, ma sono certo che Santa Chiara continuerà ancora per tantissimo tempo la sua azione carismatica sul territorio, puntando sempre sull’accoglienza e l’educazione, due pilastri fondamentali che l’hanno resa un punto di riferimento per tutta la città».

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MGS Sicilia, approfondimento proposta pastorale 2021-2022: Capitolo II. La semina

Dal sito dell’ispettoria della Sicilia.

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E si, ci siamo! E’ arrivato il periodo della semina anche in Oratorio.

Dopo la necessaria preparazione del terreno, con l’aratura del campo e il tracciamento dei solchi, è giunto il tempo di deporre i semi e di attendere – “mossi dalla speranza” e con la proverbiale pazienza del contadino – che essi crescano e portino frutto, molto frutto.

Ed è proprio questo il processo che i membri dei Consigli di tutti i Gruppi e Associazioni dell’Oratorio hanno avviato lo scorso mercoledì, 17 novembre, nel corso di un arricchente incontro con il nostro concittadino, don Arnaldo Riggi, invitato a presentare la seconda parte della “PropostaPastorale 2021/2022” che riguarda proprio la “semina”, perché cerca di gettare le basi per poter poi camminare nel migliore dei modi.

Partendo da una rilettura del “sogno dei nove anni” – pagina “sacra” della nostra tradizione spirituale che tocca gli affetti, muove all’azione e genera identità -, don Arnaldo ha presentato l’hashtag che ci guiderà durante questo anno pastorale – #MakeTheDream – e che ci ricorda che il sogno della missione salesiana va costruito, non si può  improvvisare.

Saremo accompagnati, in questo percorso, non solo dalle parole di Maria  “Renditi umile, forte e  robusto” che  invitano Giovannino Bosco a lavorare sul suo carattere, ad assumere  una personalità tanto tenera quanto solida, ma anche da un maestro di vita  cristiana e di spiritualità giovanile, quale è San Francesco di Sales.

A questa premessa ha fatto seguito la consegna alla Comunità Educativa Pastorale di dieci “semi” da coltivare nella nostra specifica realtà sancataldese:

  1. Conversione disponibilità al cambiamento
  2. Riflessione discernere per distanziarsi dall’immediato e andare in profondità
  3. Relazione personale con Cristo Entrare in intimità con Gesù
  4. Dolcezza Essere “simpatici” … farsi voler bene
  5. Obbedienza Ascolto dell’altro. Essere obbedienti ai nostri padroni: i giovani
  6. Studio Discepoli perché disciplinati. Cura della formazione personale e comunitaria
  7. Guardarsi attorno Coltivare e allenare lo sguardo salesiano della realtà circostante
  8. Consapevolezza di sé Umili: fragili, bisognosi di Dio e degli altri. Forti: animo capace di resistere ai fallimenti. Robusti: uomini maturi nella fede e nella vita per non fuggire dal sacrificio della missione
  9. Concretezza Sguardo rivolto al cielo ma piedi ben saldati a terra! Giungere a scelte concrete senza restare troppo in aria.
  10. Ottimismo Testimonare la speranza e credere nei sogni

Un vero e proprio “decalogo” per i figli di un grande “sognatore”, un percorso  che richiede l’indispensabile passaggio dall’interpretazione alle scelte, affinché i semi producano frutto.

E se il “decalogo” può sembrare impegnativo, ancor di più lo è la premessa: saremo efficaci solo nella misura in cui saremo capaci di sognare “insieme”, capaci di vivere – insieme alla Chiesa tutta – il nostro percorso “sinodale”, perché – come ci ricorda spesso il nostro Ispettore – “da soli si va’ veloci, insieme si va’ lontano”.

A lavoro, dunque, nella certezza che, con l’impegno di tutti e di ciascuno, il raccolto sarà abbondante!

Luciano Arcarese

Salesiani Sicilia, il Capitolo Ispettoriale è alle porte

Da INSIEME, il sito di notizie dei Salesiani in Sicilia.

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Il 5 aprile 2021 il Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio, ha inviato una lettera per indire il Capitolo Ispettoriale 31°, questa assemblea è “la riunione fraterna nella quale le comunità locali rafforzano il senso della loro appartenenza alla comunità Ispettoriale, attraverso la comune sollecitudine per i problemi generali” (Costituzioni Salesiane 170).Nel mese di luglio l’Ispettore, don Giovanni D’Andrea con il consenso del suo Consiglio, ha provveduto a nominare il Regolatore, don Arnaldo Riggi, e la commissione preparatoria composta dai salesiani: don Aurelio Di Quattro, don Salvatore Renna, don Vincenzo Timpano, don Franco Di Natale, don Filippo pagano, don Alberto Anzalone, don Lorenzo Anastasi e don Domenico Paternò.

La macchina preparatoria in questi ultimi mesi è avanzata velocemente per adempiere tutte le formalità di rito, infatti ogni comunità è stata chiamata alla scelta del proprio delegato, e successivamente alla scelta dei rappresentati dell’Ispettoria, con il mese di ottobre si concluderà la fase preparatoria. Le prossime tappe saranno il pre-capitolo, che si vivrà dall’1 al 20 novembre 2021 nelle comunità locali, poi la prima sessione dal 27 al 30 dicembre 2021 al San Tommaso di Messina. A questo seguirà l’intersessione nelle comunità. L’ultima sessione del capitolo è prevista dal 22 al 25 aprile 2022.

Nella lettera del 18 giugno 2021 l’Ispettore ha sottolineato come il capitolo “ è il luogo e il momento privilegiato per la costruzione corresponsabile della comunità Ispettoriale e per l’esame e la verifica della sua missione. Invito ciascuno di noi a pregare per la buona riuscita del CI31”. 

Al Capitolo Ispettoriale 31 parteciperanno circa 60 salesiani provenienti da tutte le case dell’ispettoria, a questa riunione saranno inviati a dare il loro contributo anche laici e giovani. I tre nuclei di confronto saranno: l’evangelizzazione dei giovani, la priorità assoluta per i giovani poveri, la condivisione della missione salesiana con i laici corresponsabili. 

Pierpaolo Galota

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Servizio Civile Universale, in Sicilia il 1° meeting regionale dei volontari

Pubblichiamo il comunicato stampa dell’ispettoria Sicilia sul 1° meeting regionale” dei giovani del Servizio Civile Universale.

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Nella splendida cornice del cortile Platamone, all’interno del Palazzo della Cultura, si è svolto il “1° meeting regionale” dei giovani del Servizio Civile Universale con i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice. Ne hanno preso parte circa 200 operatori volontari che stanno svolgendo il loro anno di servizio nelle varie sedi di Catania e provincia; 200 “Giovani in cammino” che sono stati spettatori e protagonisti allo stesso tempo di questo importante momento di incontro e confronto tra le varie esperienze di Servizio Civile. Il primo intervento è stato quello delll’ispettore dei Salesiani di Sicilia e Tunisia, Don Giovanni D’Andrea, che ha voluto salutare e augurare a tutti i giovani di vivere questo anno di Servizio Civile con l’impegno di essere “onesti cittadini, buoni uomini e donne di fede”.  Hanno fatto seguito i saluti istituzionali del Sindaco di Catania, Salvo Pogliese, che ha voluto sottolineare “la forte valenza qualificante dell’esperienza di Servizio Civile, soprattutto all’interno di un contesto temporale, quale quello attuale, dove vi è una grandissima crisi valoriale e un‘ imperante visione materialistica della vita”, e dell’assessore alla Famiglia e Politiche Sociali, Giuseppe Lombardo, ex allievo salesiano, che invece ha messo in rilievo l’importanza della realizzazione, come già avviene in molte sedi salesiane situate nei quartieri di Catania, di percorsi di cittadinanza attiva e legalità, valori dei quali il Servizio Civile si fa portatore all’interno della nostra società.

Nel corso della mattinata si è aggiunta agli interventi e saluti istituzionali, anche l’assessore alla Cultura, Barbara Mirabella. Si è entrati poi nel vivo della giornata con il lancio del tema centrale dell’incontro, quello della cittadinanza attiva, attraverso una presentazione realizzata dagli operatori volontari della Casa Madre Morano delle figlie di Maria Ausiliatrice, e un’esibizione coreografica realizzata dagli operatori volontari dell’oratorio salesiano San Filippo Neri, che hanno posto entrambi l’attenzione su quelli che sono i valori fondanti della cittadinanza attiva: solidarietà, rispetto, responsabilità e bene comune. Successivamente, hanno preso parte ad un’intervista doppia, due ex volontari del Servizio Civile Universale con i Salesiani, Manuela Prestianni e Bruno Lo Vecchio, che hanno portato la loro testimonianza su quanto sia formativo l’anno di Servizio Civile, definendolo sia come tassello fondamentale per la costruzione di una coscienza civile e sociale e, allo stesso tempo, come un percorso in continuo divenire, che non si esaurisce nell’arco dei 12 mesi di servizio, ma che rappresenta piuttosto un bagaglio di competenze capace di influenzare le scelte ed esperienze di vita future. “I momenti di cuore, gioia, gentilezza e umanità, cercate sempre questi momenti!”, “ Siamo chiamati ad essere testimonianza di bellezza e umanità e a portarla a chi è meno fortunato di noi!”:  sono i messaggi che hanno rivolto Luca e Lorena, a tutti i loro colleghi volontari presenti e che hanno concluso questo primo meeting. BUON CAMMINO! 

 

Salesiani Sicilia, campo dei familiari dei Salesiani di Don Bosco 2021

Dal sito dei Salesiani Sicilia, un articolo sul campo dei familiari dei Salesiani 2021, a firma di Giuditta Garufi.

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Dopo una serie di incontri online avvenuti nei mesi invernali, dal 3 al 5 settembre 2021 si è tenuto, presso la Colonia don Bosco di Catania, il Campo con i familiari dei giovani – e non solo! – Salesiani di don Bosco dell’Ispettoria Sicula. Per il quarto anno di fila, le famiglie “biologiche” di alcuni confratelli salesiani hanno avuto l’opportunità di confrontarsi tra loro e con la famiglia “acquisita” dei propri figli/fratelli/nipoti, rappresentata dalla Congregazione. Ricorrendo il 150° anniversario dall’istituzione a Patrono della Chiesa Cattolica, il Papa ha indetto un anno dedicato alla riflessione su San Giuseppe, ed è proprio a partire dalla figura di questo santo che si sono sviluppati i due momenti formativi che hanno accompagnato i partecipanti al campo.

La prima delle due relazioni è stata tenuta dai coniugi Antonino Solarino e Rosaria Perricone, Salesiani cooperatori di Ragusa, che a partire dal tema della paternità nel matrimonio hanno condiviso esperienze e punti di vista in merito alla “funzione” della famiglia per ciascun membro della stessa, laico o religioso che sia: è nella famiglia, infatti, che si apprende la grammatica delle relazioni, costituita da amore, pienezza e senso della vita. L’amore paterno va poi a caratterizzarsi quale forma di amore casto: un amore che sa custodire, capace di intimità senza possesso, di riconoscere fino in fondo la soggettività dell’altro. Parole semplici, ma che hanno fatto vibrare le giuste corde dei pensieri e dei cuori di Salesiani e familiari presenti al campo, in modo tale da riflettere e confidarsi all’interno del proprio nucleo familiare, per crescere insieme.

Il secondo momento formativo è stato condotto dall’Ispettore dei Salesiani di Sicilia e Tunisia, don Giovanni D’Andrea, il quale, rifacendosi al proprio vissuto, ha consegnato agli uditori una serie di parole chiave che riassumono la concezione di paternità nella vita consacrata e/o sacerdotale: si tratta di un amore attento, affettuoso, ma non sdolcinato, un amore che passa attraverso la sofferenza e che si fonda sul saper stare vicino all’altro e sulla pazienza. Concezione che, d’altronde, si rifà all’articolo 15 delle Costituzioni Salesiane, citato dallo stesso Ispettore:

«Mandato ai giovani da Dio che è “tutto carità” , il salesiano è aperto e cordiale, pronto a fare il primo passo e ad accogliere sempre con bontà, rispetto e pazienza. Il suo affetto è quello di un padre, fratello e amico, capace di creare corrispondenza di amicizia: è l’amorevolezza tanto raccomandata da Don Bosco. La sua castità e il suo equilibrio gli aprono il cuore alla paternità spirituale e lasciano trasparire in lui l’amore preveniente di Dio».

Il campo con i familiari degli SDB è stato poi articolato in momenti di confronto per gruppi, fraternità, buonanotte salesiana, relax, e le celebrazioni eucaristiche, nel corso delle quali sono stati vissuti momenti di preghiera particolari: la benedizione dei papà, il rinnovo delle promesse matrimoniali di due coppie di genitori, in occasione dei 25 e 30 anni di matrimonio; il ricordo dei familiari di Salesiani siciliani defunti, in particolare quelli nell’anno; il rinnovo dei voti di 9 giovani confratelli: Fabrice, Simone, Danilo, Emanuele, Antonio, Vito, Orazio, Giuseppe e Alessio.

Salesiani, genitori, fratelli, sorelle e zie, dopo questo Campo, portano con e dentro di sé istanti di conoscenza, familiarità, comunione, vissuti nella semplicità e nella gioia dello stare insieme, uniti in Dio grazie alla grande Famiglia della Congregazione Salesiana, in cui così come ogni Salesiano si fa “padre” di ciascun giovane che incontra per la sua strada, allo stesso modo i genitori di un Salesiano diventano padre e madre di ciascun Salesiano della Congregazione.

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Le attività estive della Sicilia salesiana: formazione, sport e fraternità per stare insieme in amicizia

Campo Joga Bonito
Si è svolta dal 29 luglio al 1º agosto la prima edizione del campo Joga Bonito organizzato dal MGS di Sicilia in collaborazione con le Polisportive Giovanili Salesiane di Sicilia e si è svolto presso la Colonia don Bosco della Playa di Catania. L’iniziativa, riservata ai ragazzi della scuola superiore, ha visto la presenza di 21 partecipanti provenienti da diverse case salesiane della Sicilia
I partecipanti hanno seguito un doppio itinerario: formativo e sportivo. La parte formativa ha visto i ragazzi riflettere sulla figura di Davide e si è svolta attraverso incontri e attività guidati dai cinque salesiani presenti al campo, che si sono conclusi con la liturgia penitenziale e la S. Messa presieduta da don Franco Di Natale, vicario dei salesiani di Sicilia.
Lo sport ha poi fatto da padrone all’interno del campo. I partecipanti in una prima fase hanno eseguito gli allenamenti preparati da tre tecnici PGS, alla conclusione dei quali sono stati suddivisi nelle varie squadre dando vita al torneo. Diversi anche i momenti di fraternità e relax, con l’opportunità di giochi insieme alla sera e break da trascorrere in spiaggia, data la splendida cornice in cui si è svolto il campo. L’iniziativa è stata ispirata a criteri di prudenza nel rispetto delle norme anti-covid. Un’esperienza, dunque, di spiritualità e amicizia accompagnata dalla grande passione per lo sport!
Campo Base
Il campo, si è svolto dal 10 al 13 giugno a Montagna Gebbia – Piazza Armerina (EN) e ha visto coinvolti 30 adolescenti del Biennio accompagnati da un’equipe di SDB, FMA e giovani. I partecipanti, durante la formazione, hanno costruito il profilo dell’animatore salesiano attraverso l’icona evangelica di Cristo Buon Pastore, primo animatore e apostolo del Padre. I vari laboratori sono stati utili per imparare l’arte di stare in mezzo ai ragazzi nello stile salesiano. Non sono mancati i momenti di spiritualità come la Celebrazione Penitenziale, l’Adorazione e la Celebrazione Eucaristica con il mandato animatori al termine del campo. L’iniziativa è stata ispirata a criteri di prudenza nel rispetto delle norme anti-covid. Diversi anche i momenti di fraternità e di gioco che hanno permesso di creare un clima di famiglia e di gioia.

Avvenire, i ragazzi riscattati dall’accoglienza

Sull’edizione odierna di Avvenire, un articolo di Nello Scavo racconta la storia di uno dei giovani migranti accolti in Sicilia grazie al progetto “Usaid” di Vis, Salesiani per il Sociale e Cnos Fap.

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Gli avessero chiesto di mettersi al timone di un incrociatore, di una petroliera, di un veliero o di un gozzo, Musa avrebbe detto di sì. Non solo per il fucile puntato alla testa. Ma perché avrebbe fatto qualunque cosa per andarsene dalla Libia e non metterci mai più piede. Per questo Musa era stato arrestato. Uno scafista per caso, sbarcato minorenne in Italia tra la riconoscenza dei suoi compagni di sventura che aveva condotto al largo e in salvo. Ma la legge è legge. E al timone del gommone c’era lui. Era l’unico a sapere che se afferri il manubrio del motore ad elica devi spingerlo a destra per virare a sinistra, e il contrario per andare dalla parte opposta. Gli altri hanno testimoniato che a mettercelo erano stati i trafficanti, perché lui non aveva soldi per pagarsi il viaggio.

È così che Musa ha scontato la pena in un carcere siciliano. Senza odio né rancore: «Meglio un carcere in Italia che restare in Libia». Nel 2020, ormai maggiorenne, è stato scarcerato. Che poi vuol dire finire sulla strada. Era dicembre. Si è trovato, raccontano gli operatori del Vis, l’organizzazione internazionale del volontariato salesiano, «senza fissa dimora e senza lavoro, situazione resa
ancora più grave a causa della pandemia». Ma è stato proprio l’incontro con il movimento dei Salesiani di Sicilia che Musa non si è perso un’altra volta. Si è iscritto all’Istituto superiore “Fermi – Eredia” di Catania, per poter proseguire gli studi e ottenere il diploma. Poi è stato ammesso al progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) nel comune di Aidone, Enna. Qui i migranti non vivono in un centro collettivo, ma in una comunità diffusa, grazie a vari appartamenti messi a disposizione nel centro storico, facilitando il ripopolamento di aree desertificate dall’emigrazione e sviluppando progetti di inclusione sociale. È qui, tra i vicoli stretti e le improvvise piazzette di pietra, che si può incontrare Omar, gambiano, classe 2001. Anche lui senza familiari né legami in Italia. Aidone, terra di papi, generali, politici ed emigranti in ogni continente, ha un rapporto innato con i forestieri. Il santo protettore è l’apostolo Filippo, che nel 1801 fu fatto scolpire su un tronco d’Ebano. Lo chiamano ” ‘u niuru “, il santo nero che secondo la tradizione concederebbe più facilmente miracoli ai forestieri. E Omar, in fondo, si sente un miracolato. Era faticosamente riuscito ad integrarsi e a trovare un lavoro in un rinomato bar nel centro di San Cataldo, poco lontano da Caltanissetta. Ma quando il Covid ha messo in ginocchio il titolare, Omar non ha potuto più pagare l’affitto. È se ne è andato per strada, senza un tetto. Poi anche lui ha conosciuto il Vis e gli si sono aperte le porte della scuola superiore.

La gente di Aidone lo conosce per quel temperamento mite e i modi sempre cortesi. A tratti cerimoniosi. Continua a studiare e quando può si arrangia con qualche lavoro. Il merito, strano a dirsi, è anche di Donald Trump. Era stata proprio l’amministrazione dell’allora presidente Usa, campione del sovranismo e delle campagne anti immigrazione, a finanziare nel 2020 un progetto proposto dal Vis e finanziato da Usaid (l’agenzia Usa per la cooperazione internazionale) con l’obiettivo di mitigare le conseguenze della pandemia sui soggetti vulnerabili, migranti compresi. Non di rado Omar ricambia collaborando con il centro estivo salesiano sulla spiaggia di Catania, ritrovo per villeggianti e  gruppi estivi che arrivano dalle parrocchie di mezza Sicilia. Il Vis ha all’attivo nell’isola 6 centri di accoglienza nei comuni di Aidone, Piazza Armerina e Pietraperzia in provincia di Enna, la Colonia “Don Bosco” a Catania (lido per turisti gestito da alcuni ragazzi migranti), nel comune di Ragusa e nei locali confiscati alla mafia a Villarosa (Enna), sede del progetto “Sud Arte & Design”, da cui è nato il brand “Beteyà” che produce una linea di abbigliamento per uomo e donna, realizzata da ragazzi siciliani e migranti in strutture confiscate alla mafia.