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San Francesco di Sales, esempio per i giovani: recensione del libro Elledici: “Verso l’alto”

Il settimanale diocesano di Torino La Voce E il Tempo in uscita (domenica 31 luglio 2022), dedica un’articolo al libro Elledici di don Gianni Ghiglione “Verso l’alto“. Di seguito la recensione a cura di Marina Lomunno.

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«A tutti i giovani che sognano di diventare un capolavoro. A tutti coloro che aiutano i giovani a camminare verso il Signore».

È la dedica che l’autore, salesiano, studioso di san Francesco di Sales – il Vescovo di Ginevra dottore della Chiesa di cui quest’anno ricorre IV centenario dalla morte – ha scelto per il suo ultimo libro sul santo, «Verso l’alto. Cammino di vita cristiana in compagnia di san Francesco di Sales» (Elledici).

Francesco di Sales del resto è il patrono a cui don Bosco ha voluto consacrare la sua congregazione e don Ghiglione si è sempre occupato di pastorale giovanile e universitaria. Già la copertina – un giovane escursionista che cammina su una vetta innevata verso una croce – invita in questa torrida estate a mettere il libro nello zaino. Sì perché don Gianni apre il suo testo colloquiando con san Francesco chiedendogli di dargli una mano ad essere fedele al suo carisma per «far nascere nei più giovani il desiderio di una vita cristiana orientata verso l’altro».

San Francesco in questo dialogo immaginario risponde all’autore: «Perché hai scritto queste pagine?» dal momento che don Gianni con numerosi studi ha già scandagliato la vita e le opere del santo di Ginevra… «Per proporre ai più giovani la ‘Filotea’ o ‘Introduzione alla Vita Devota’, l’opera più famosa di san Francesco».

Don Gianni è convinto che il carisma di san Francesco di Sales possa guidare anche i ragazzi e le ragazze che oggi vogliono puntare in alto, per «vivere e non vivacchiare», come diceva un altro giova- ne torinese, tal beato Pier Giorgio Frassati… E il testo di don Gianni è proprio concepito come una guida «spirituale», una lettura che può accompagnare l’estate mentre si è in viaggio unendo i passi lungo la strada con quelli dell’anima ispirati alle parole del santo. Sfogliamo l’indice: primo capitolo «La mappa e il sentiero» che prevede una sosta: «il desiderio». Segue «L’attrezzatura nello zaino»: preghiera, Parola di Dio, Eucaristia e riconciliazione. Il terzo capitolo si intitola «Il cammino continua», non ti fermare.

San Francesco, tramite don Gianni, ci suggerisce come proseguire l’itinerario spirituale: con quali atteggiamenti si deve salire verso l’alto? Ecco gli ingredienti: «Pazienza, dolcezza, mitezza e bontà, umiltà. E ancora amicizia e prudenza nel parlare».

Nell’ultimo capitolo troviamo le «coordinate» per «Raggiungere la vetta»: «l’abbandono alla volontà di Dio». «Il titolo ‘Verso l’alto’ e la fotografia della copertina dicono che il testo usa la metafora di un’escursione in montagna», spiega don Ghiglione. «Come la Filotea, anche il mio libro si può considerare un manuale verso una vita cristiana santa in compagnia e sotto la guida di Francesco di Sales, un Santo! In ogni escursione ci sono delle tappe, così anche il libro offre al lettore delle tappe. La prima è la più importante, quella che dà il via a tutto il resto e consiste nel passare da un iniziale desiderio di incontrare Dio alla ferma decisione di raggiungerlo e di rimanervi fedele. La vita santa verso la quale Francesco guida è aperta a tutti e tutti ce la possono fare e questo è incoraggiante: tutti, ciascuno con il proprio passo, senza lasciare la propria vita quotidiana, possono arrivare in cima. È una bella notizia!». Infatti san Francesco di Sales è sta- to un grande comunicatore di buone notizie, del Vangelo: noti sono i manifesti che faceva affiggere ai muri di Ginevra e i foglietti che infilava sotto le porte delle case. Per questo è anche patrono dei giornalisti.

Marina LOMUNNO

Avvenire – La Famiglia Salesiana e Torino invocano l’aiuto di Maria Ausiliatrice

Pubblichiamo l’articolo di Marina Lomunno su Avvenire per la festa di Maria Ausiliatrice, celebrata Torino alla presenza del Rettor Maggiore, don Angel Fernández Artime.

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Torino. Non solo per la famiglia salesiana, sparsa in 132 nazioni, ma anche per i torinesi la festa di Maria Ausiliatrice, giunta alla 153a edizione e che ogni anno raduna 20mila persone per la tradizionale processione per le vie di Valdocco, le strade percorse dal santo dei giovani, è un appuntamento fisso. Neppure le guerre mondiali hanno fermato l’uscita della Madonna dalla Basilica la sera del 24 maggio. Da due anni invece la pandemia ha costretto la statua a «fermarsi» nel cortile di Valdocco – accanto alle effigi di don Bosco e di mamma Margherita – «dove ogni pietra parla del nostro santo che cercava e accoglieva in questa casa i giovani più fragili», ha sottolineato il rettor maggiore dei salesiani, don Angel Fernández Artime, concludendo nel cortile della Basilica la novena nella serata di domenica scorsa. Ma la statua dell’Ausiliatrice transennata, l’obbligo delle mascherine, il cortile con sedie distanziate e gli ingressi in Basilica contingentati e controllati dal servizio d’ordine dei volontari, i collegamenti social tradotti in 5 lingue, grazie all’agenzia Info Salesiana che ha mandato in diretta le celebrazioni presiedute dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, e dal rettor maggiore, hanno – se è possibile – reso ancora più intensa la preghiera in un momento così difficile.

«Mai il cortile e la Basilica nei giorni della novena e della festa la cui vigilia, per una felice concomitanza, è coincisa con la solennità di Pentescoste, sono rimasti deserti: migliaia di famiglie, giovani, anziani, rispettando le regole sanitarie, sono venuti a pregare commossi, anche senza processione, la nostra Mamma, aiuto dei cristiani, che in un momento così incerto ci invita alla responsabilità gli uni verso gli altri e, con don Bosco, ricorda alla famiglia salesiana la priorità per l’educazione dei giovani che la pandemia sta mettendo a dura prova», ci dice don Guido Errico, rettore della Basilica, casa-madre dei salesiani. Molto partecipate le due liturgie centrali in Basilica: domenica la concelebrazione presieduta da Nosiglia che, con parole di supplica, ha voluto affidare a Maria Ausiliatrice l’arcidiocesi di Torino che nei prossimi giorni si riunisce per «l’assemblea diocesana che, sul tema della Chiesa in uscita, promuoverà un’ampia riflessione in vista di un forte impegno che dovrà investire tutte le nostre comunità ecclesiali, le famiglie e i giovani in prima persona».

E poi ieri pomeriggio, nel giorno della solennità, la Messa presieduta da don Artime, decimo successore di don Bosco, che ha evidenziato come la pandemia stia decimando i più poveri del mondo che non hanno accesso a cure e vaccini: «Dopo un anno, la malattia continua a colpire molte persone. E anche se in alcuni luoghi si comincia a vedere la luce alla fine del tunnel, in altri la situazione rimane ancora molto grave e pesante. Oggi come ieri a Lei, nostra Madre, aiuto nei momenti difficili, orientiamo il nostro sguardo e rivolgiamo la nostra preghiera affinché arrivi al Signore. E nella solennità di Maria Ausiliatrice abbiamo bisogno, forse più che in altri momenti, di rivolgerle il nostro sguardo, affinché guardandola e parlandole con il cuore possiamo sentire che ancora una volta Lei ci dice: “Perché avete paura, non sono qui io che sono vostra madre?”».

Festa di Don Bosco, due interviste al Rettor Maggiore: “Speranza e attualità del messaggio di Don Bosco”

In occasione della festa di San Giovanni Bosco, La Voce e il Tempo e Famiglia Cristiana hanno intervistato il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime.

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Don Bosco, speranza nella pandemia

Per una felice coincidenza la festa liturgica di don Bosco, il 31 gennaio, quest’anno cade di domenica. Per la famiglia salesiana e per quanti sono devoti a don Bosco, ma non possono recarsi in chiesa per motivi di salute, sono due le possibilità per seguire in Tv le Messe dove verrà ricordato particolarmente il santo dei giovani: dalla Basilica di Maria Ausiliatrice, alle 9.30 dove presiede l’Arcivescovo Cesare Nosiglia (in diretta su Rete 7 (canale 12 del Digitale terrestre) e alle 10.55 su Rai Uno dalla basilica del Sa- cro Cuore di Gesù a Roma. Presiede il Rettor Maggiore dei salesiani, don Ángel Fernández Artime, che abbiamo raggiunto al telefono all’indomani della chiusura della 39a edizione delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana, celebrate dal 15 al 17 gennaio scorso e che hanno preceduto la novena di don Bosco che termina sabato 30.

Tema delle Giornate, a cui è intervenuto anche il vescovo di Pinerolo mons. Derio Olivero, il messaggio della Strenna per il 2021: «Mossi dalla speranza: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose’ (Ap 21,5)». «Una prima testimonianza di speranza delle Giornate è stata la possibilità – mai accaduta prima – di far partecipare e incontrare migliaia di persone che condividono il carisma di don Bosco», evidenzia il Rettor Maggiore. «La crisi causata dalla Pandemia si è trasformata, grazie alla creatività delle nostre opere che stanno portando avanti molte iniziative on line, in un’opportunità d’incontro e comunione utilizzando le moderne tecnologie: sono convinto che don Bosco, che è stato un missionario, oggi utilizzerebbe il web per fare arrivare in tutto il mondo il messaggio di Gesù. Questo non per farci pubblicità ma per parlare del bene che fanno i cristiani perché il male si tramette da solo…Non tut- to è negativo nella rete se la mettiamo a servizio dell’uomo: lo abbiamo sperimentato anche nei giorni scorsi, annunciando in tutte le nostre opere la Strenna 2021 dalla casa generalizia della Figlie di Maria Ausiliatrice, raggiungendo 198 mila persone fino all’Oceania».

Così anche la Messa di domenica in diretta su Rai 1, animata dal coro del Movimento giovanile salesiano dell’Italia Centrale…

Certamente è un grande regalo per la famiglia sale- siana e per coloro che non possono recarsi in chiesa. Tutti noi, soprattutto in questo tempo incerto, abbiamo bisogno di speranza, soprattutto coloro che sono nella malattia, nella povertà, nella solitudine che la Pandemia accentua ancora di più. Per questo la Strenna di quest’anno ha come tema, in un momento in cui c’è tanta sofferenza, quello del dovere della speranza di fronte ad una realtà mondiale che ci interpella e che non possiamo ignorare.

Cosa state facendo come Famiglia salesiana per essere segno di speranza nei 132 paesi dei 5 continenti in cui sono presenti le vostre opere?

C’è come già dicevo, la straordinaria creatività che – come abbiamo visto durante le Giornate di Spiritualità in cui si sono raggiunte oltre 100 mila persone mediante i collegamenti social – si sta mettendo in campo nelle nostre opere per arrivare alla gente e a tutte le famiglie. Ma non basta: oltre alla vicinanza spirituale e ‘virtuale’, come figli e figlie di don Bosco, siamo chiamati ad essere buoni cittadini e rispettare le regole anticontagio ma anche buoni cristiani e, dove c’è bisogno di aiuto, a non rinchiuderci in casa ma a stare vicini in sicurezza a chi è in difficoltà. E così stiamo facendo nelle nostre opere, laddove incombe la guerra o qui a Roma, come nella nostra parrocchia del Sacro Cuore, dove la sera i giovani portano cibo, coperte e conforto a chi non ha un tetto per dormire. Una spinta alla solidarietà, come abbiamo sentito dalle testimonianze dal mondo nelle Giornate di Spiritualità, che in questi mesi di emergenza Covid si è tradotta anche nella raccolta nelle nostre opere di ben 9 milioni di euro che invieremo nelle nostre missioni in 68 nazioni per finanziare 120 microprogetti per i giovani e le famiglie perché non manchi tutto a coloro a cui già manca tanto.

Cosa ci sta insegnando l’emergenza Coronavirus?

Questa pandemia che sta affliggendo la nostra umanità finirà, ma ci sono altre Pandemie croniche che come cristiani abbiamo il dovere di contribuire ad estirpare: le guerre, le mafie, la fame, gli abusi, la povertà che sta disumanizzando chi è costretto ad immigrare per dare futuro ai propri figli e viene torturato o muore al gelo, la disoccupazione giovanile… Ecco il nostro compito laddove come Famiglia salesiana siamo chiamati ad essere presenti: dare speranza e lavorare per la giustizia per ‘dare di più a chi ha avuto di meno’, come ci ha raccomandato don Bosco e come ci richiama Papa Francesco.

Marina LOMUNNO

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Ecco, invece, un estratto dell’intervista rilasciata dal Rettor Maggiore a Famiglia Cristiana, da oggi in edicola.

di Annachiara Valle

Perché Don Bosco è sempre attuale

Le attività cambiano, ma non cambia il modo di proseguire la missione educativa ed evangelizzatrice della famiglia di don Bosco». Don Angel Fernandez Artime, rettor maggiore dei Salesiani, ricorda il carisma della Congregazione. In questo tempo segnato dalla pandemia, in cui a soffrire sono soprattutto i giovani, i religiosi hanno continuato a stare accanto ai ragazzi. Per rispondere al loro disagio.

Come avete rimodulato la vostra offerta formativa?
«Certamente il nostro marchio d’identità sono i giovani, la loro educazione, la formazione dei bambini, degli adolescenti. Tutto il resto, oratori, scuole, licei o centri di formazione professionale, case di accoglienza per i ragazzi immigrati, parrocchie, centri
giovanili, istituzioni universitarie sono mezzi finalizzati a un unico scopo: preparare le giovani generazioni alla vita. Il nostro metodo educativo continua a essere quello di don Bosco: il sistema preventivo, che è molto più di una pedagogia».

In che senso?
«È un modo di educare, di avvicinarsi a ogni persona; un modo di relazionarsi, di dare priorità alla persona stando vicino ai ragazzi. È ascolto, è relazione, è gioia, è gioco (anche), è spirito di famiglia, è sentire, sperimentare e sapere di essere amati attraverso una presenza che accompagna, educa e prepara alla vita. Ecco perché la pandemia è solo una circostanza, dolorosa, pesante, che lascia così tanto dolore sulla sua scia, ma è solo una realtà con la quale continuiamo a vivere ma che non può impedire di portare avanti la nostra missione. Per questo continuiamo la nostra missione educativa con le oltre 350 mila persone che compongono i 32 gruppi o rami di questo grande albero, i primi quattro dei quali sono stati fondati direttamente da don Bosco: i Salesiani di don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Salesiani cooperatori (laici nel mondo) e l’Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice».

Come raggiungere oggi i giovani?
«C’è chi pensa che i giovani di oggi siano più difficili di quelli di altri tempi e che raggiungerli, creando legami che possano aiutarli a fare un percorso di maturazione e crescita nella vita, sia qualcosa di molto difficile o impossibile. Non sono d’accordo con questa visione. Forse il problema è dato dal 4 4 nostro sguardo, dalle nostre paure di adulti, di educatori che pensano più a quello che vogliono offrire, partendo da posizioni sicure e consolidate nel corso degli anni, piuttosto che essere permanentemente aperti al dialogo con tutto ciò che ci sfida. Oggi non si può essere educatori né evangelizzatori credendo che tutto ciò che “si ha” e “si sa” è ciò che gli altri devono accettare; e che, se questo non avviene, sono gli altri a sbagliare e quindi non hanno nulla da fare “con noi” Oggi più che mai gli educatori in generale, ma anche gli educatori cristiani, i genitori e gli evangelizzatori devono avere la volontà di ascoltare, di accogliere ogni persona, ogni giovane nel luogo e nella situazione in cui si trova, e non dove vogliamo che egli sia. È necessario trovare punti di incontro per un autentico ascolto. Soprattutto, dobbiamo testimoniare con le nostre convinzioni e il nostro stile di vita che crediamo veramente in ciò che diciamo. Mi sembra che oggi i giovani siano molto più colpiti dalle testimonianze che dalle parole. Pensiamo, per esempio, a papa Francesco e alla grande
accoglienza della sua persona da parte dei giovani del mondo. Certamente le sue parole esprimono molta forza, ma la sua semplicità e la sua coerenza comunicano molto di più. E sorprendentemente molti altri, che sono ben inseriti in quella che credono essere la loro “verità”, ne restano profondamente turbati. Tuttavia, mi sembra che questa prossimità e questa testimonianza sia un modo molto attuale di raggiungere efficacemente i giovani».

Avvenire: “Di più a chi ha avuto meno” – Il Rettor Maggiore all’indomani delle Giornate di spiritualità

“Di più a chi ha avuto meno”. È la sintesi della riflessione del Rettor Maggiore don Àngel Fernàndez Artime all’indomani della chiusura della 39 edizione delle Giornate di spiritualità della Famiglia Salesiana celebrate dal 15 al 17 gennaio. Si riporta di seguito l’articolo dedicato, pubblicato oggi su Avvenire, martedì 19 gennaio 2021, a cura di Marina Lomunno.

Di più a chi ha avuto meno

Il Rettor maggiore dei salesiani : sull’esempio di don Bosco e dei richiami del Papa «Là dove siamo il nostro compito è dare speranza e lavorare per la giustizia»

All’indomani delle Giornate di spiritualità per la prima volta online, parla don Àngel Fernàndez Artime: mafie, guerre, fame, pandemie croniche da estirpare. Non tutto è male nella rete se la mettiamo a servizio dell’uomo.

“Questa pandemia che sta affliggendo la nostra umanità finirà ma ci sono altre pandemie croniche che come cristiani abbiamo il dovere di contribuire ad estirpare: le guerre, le mafie, la fame, la povertà che sta disumanizzando chi è costretto ad immigrare per dare futuro ai propri figli e viene torturato o muore al gelo, la disoccupazione giovanile… Ecco il nostro compito laddove come famiglia salesiana siamo chiamati ad essere presenti: dare speranza e lavorare per la giustizia per “dare di più a chi ha avuto di meno”, come ci ha raccomandato don Bosco e come ci richiama papa Francesco”.

Sono parole del rettor maggiore dei salesiani, don Àngel Fernàndez Artime che, all’indomani della chiusura della 39 edizione delle “Giornate di spiritualità della Famiglia Salesiana” celebrate dal 15 al 17 gennaio, traccia con Avvenire un bilancio di un avvenimento inedito ma che ha dato frutti inattesi.

Per la prima voltale “Giornate, a causa dell’emergenza coronavirus, si sono tenute online e i lavori congiunti (con collegamenti compatibili ai fusi orari dei 5 continenti) sono stati seguiti in più lingue sulla pagina Facebook di Ans (l’Agenzia di informazione salesiana e su AnsChannel) dai i 132 Paesi dove sono presenti le opere salesiane.

Più di 8 mila gli iscritti alle Giornate, in rappresentanza dei 32 gruppi in cui è articolata la famiglia salesiana, che hanno partecipato ai lavori via web raggiungendo circa 100 mila persone che si sono messe in contatto per gli appuntamenti in diretta streaming da Roma, come la Messa dalla Basilica salesiana del Sacro Cuore di domenica, l’intervento del vescovo di Pinerolo monsignor Delio Olivero che ha rischiato di morire a causa del Covid e ha parlato dei motivi della speranza o il tour virtuale del “Museo Casa Don Bosco” da Valdocco.

Tema delle Giornate, guidate dal rettore maggiore e organizzate da don Joan Llufs Playà i Morera, delegato mondiale per la Famiglia Salesiana (con coordinamenti locali a Roma, Madrid, Lisbona, Chennai, Brasilia, Quito, Vietnam, Timor Est) il messaggio della Strenna per il 2021: «Mossi dalla speranza:”Ecco, io faccio nuove tutte le cos e ” ^ 21,5)».

«La strenna di quest’anno, prosegue il successore di don Boscosa proprio come tema, in un momento in cui c’è tanta sofferenza, quello del dovere della speranza di fronte ad una realtà mondiale che ci interpella e che non possiamo ignorare: come famiglia salesiana siamo chiamati ad essere buoni cittadini e rispettare le regole anticontagio ma anche buon cristiani e, dove c’è bisogno di aiuto, a non rinchiuderci in casa ma a stare vicini in sicurezza a chi è in difficoltà. E così stiamo facendo nelle nostre opere, laddove incombe la guerra o qui a Roma, come nella nostra parrocchia del Sacro Cuore dove la sera i giovani portano cibo, coperte e conforto a chi non ha un tetto per dormire. Una spinta alla solidarietà, come abbiamo sentito dalle testimonianze dal mondo, che in questi mesi di emergenza Covid si è tradotta anche nella raccolta nelle nostre opere di ben 9 milioni di euro che invieremo nelle nostre missioni in 68 nazioni per finanziare 120 microprogetti per i giovani e le famiglie».

Don Àngel sottolinea come una prima testimonianza di speranza delle Giornate sia stata la possibilità – mai accaduta prima-di far partecipare e incontrare migliaia di persone che condividono il carisma di don Bosco:

«La crisi causata dalla pandemia si è trasformata, grazie alla creatività delle nostre opere che stanno portando avanti molte iniziative online, in un’opportunità di incontro e comunione utilizzando le moderne tecnologie: sono convinto che don Bosco, che è stato un missionario, oggi utilizzerebbe il web per comunicare il bene, per fare arrivare in tutto il mondo il messaggio di Gesù. Non tutto è male nella rete se la mettiamo a servizio dell’uomo: lo abbiamo sperimentato anche nei giorni scorsi, annunciando in tutte le nostre opere la Strenna 2021 dalla casa generalizia della Figlie di Maria Ausiliatrice, raggiungendo 198 mila persone fino all’Oceania».

Avvenire