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Lavoro: Cnos-Fap e Pts, online Osservatorio interattivo per monitoraggio politiche attive

Dal sito di Labitalia.

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Roma, 28 giu. (Labitalia) – “Dall’autunno 2021, con il Programma Gol (Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori), previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), si è di fatto aperta una nuova era per le politiche attive del lavoro e della formazione professionale”. Con questo messaggio positivo, il Cnos-Fap (Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione Aggiornamento Professionale) e Pts hanno aperto oggi, a Roma, nella Sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva, la terza edizione del ‘Seminario sulle politiche attive del lavoro e della formazione professionale’, che quest’anno si è focalizzato su ‘Le azioni del Pnrr tra Stato e Regioni’. Per Fabrizio Bonalume, direttore generale del Cnos-Fap, “diventa prioritario costruire una governance su più livelli che preveda un’uniformità di servizi nel Nord come nel Sud dell’Italia e che risponda così in maniera omogenea all’obiettivo ambizioso previsto dal Programma Gol: 4,5 miliardi da distribuire tra le varie Regioni e la presa in carico di 3 milioni di disoccupati entro il 2025”.

Cnos-Fap: lavoro manuale, don Bonalume “I giovani hanno bisogno di strumenti e di qualità per tornare a sognare”

Don Fabrizio Bonalume, direttore generale della Federazione Cnos-Fap, è intervenuto al convegno “Pensare con le mani” tenutosi il 21 giugno 2022 a Roma. Nel suo intervento, ha parlato di come i giovani hanno bisogno di strumenti e qualità nel lavoro manuale, per riscoprire la capacità di sognare. Di seguito la notizia riportata da Avvenire.

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C è l’artigiano che nella sua bottega intaglia il legno per farne sedie pregiate. In sala operatoria un chirurgo esegue un trapianto delicato. In entrambi i casi, allo stesso modo, la conoscenza si fa concretezza attraverso le mani, anche se spesso, in Italia, al lavoro manuale si associa l’idea di un’occupazione di basso profilo. Si tratta, invece, di invertire la rotta «causata da decenni di svalutazione», facendo del lavoro manuale il motore su cui puntare per la ripresa economica del Paese. Per questo è nato il “Manifesto del lavoro buono”, dal titolo «Pensare con le mani», che è stato presentato ieri a Roma, con una tavola rotonda alla presenza del ministro del Lavoro, Andrea Orlando e del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. L’incontro, nella sede di Palazzo Giustiniani, così come lo stesso documento, sono stati promossi da CNOS-FAP (Centro nazionale Opere salesiane-Formazione aggiornamento professionale) ed Elis (Educazione, lavoro, istruzione e sport). Al cuore del manifesto, firmato già da cento aziende italiane del comparto produttivo, le proposte per risolvere il dramma dei giovani Neet, che non studiano, non lavorano, né sono in cerca di occupazione (circa il 25% del totale).

«Nessuno può rassegnarsi all’idea di ragazzi nel limbo – ha sottolineato la senatrice di Forza Italia, Paola Binetti, aprendo il dibattito davanti a direttori e amministratori delegati delle aziende coinvolte – ,dobbiamo proporre loro un nuovo modello di formazione».

Il riferimento da seguire, per le sfide della modernità, è ancora una volta il progetto educativo delle scuole professionali e degli istituti tecnici dei Salesiani, e in particolare le strutture Elis del quartiere Collatino, Roma est. «La nostra è una cultura che allontana i giovani dagli istituti tecnici – ha commentato Pierluigi Bartolomei, direttore generale di Elis – invece questi lavori sono il cardine della nostra società». Don Fabrizio Bonalume, direttore generale CNOS-FAP, ricorda che il «lavoro buono» è quello che «ridà ai ragazzi la capacità di sognare», proprio come fece don Bosco, che con le scuole «ascoltò le grida» dei giovani e gli mise accanto adulti di riferimento.

“Testimonianza” che è centrale nel processo di apprendimento e orientamento, sottolinea anche Dario Nicoli, autore del manifesto e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Del lavoro manuale, dice, occorre riscoprire la «maestria di trasmettere un sapere», il «valore stabile di una passione duratura», la «fiducia per un futuro in costruzione». C’è poi anche una dimensione vocazionale del lavoro che il documento rimette al centro: una passione che non resta felicità intima, ma diventa beneficio per la comunità. Alle tre grandi sfide di oggi, ovvero la crescita del «lavoro artificiale», la «svolta del lavoro sostenibile» e il «lavoro buono», si affiancano cinque proposte. Un «orientamento» che sia “accompagnamento”, percorsi di «educazione al lavoro», politiche che sostengano «l’accesso ai lavori manuali», il «rilancio del lavoro artigianale» e la «tutela del lavoro manuale». A raccogliere gli spunti del manifesto, i due ministri.

«Dobbiamo guardare all’investimento sul lavoro come a uno dei fattori di competitività del Paese – ha detto Orlando semplificare l’apprendistato, e curare la connessione con il mondo della scuola». Secondo Bianchi «occorre puntare anche sull’integrazione dei percorsi di orientamento», perché «la scuola deve spingere alla conoscenza del mondo».

Leggi la notizia anche su La Repubblica e Borsa Italiana.

Agensir
Cnos-Fap

Agensir – Alternanza scuola lavoro, Cnos-Fap: “I Pcto sono una ricchezza”

Da AgenSir, si riporta la dichiarazione di don Fabrizio Bonalume, direttore generale del CNOS Fap sull’alternanza scuola-lavoro.

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“La possibilità di far vivere l’alternanza scuola-lavoro ai nostri giovani deve essere ritenuta da tutti una fortuna. Infatti, il giovane ha la possibilità di approcciarsi al contesto lavorativo, dopo aver affrontato il tema della sicurezza sui banchi di scuola, con l’affiancamento di un lavoratore esperto che conosce i pericoli presenti in azienda. Questo permette al ragazzo di crescere con un ‘professore personale’ messo al suo fianco, cosa impensabile nei laboratori scolastici”, dice don Fabrizio Bonalume, direttore della Federazione nazionale Cnos-Fap. “Se l’alternanza non esistesse i ragazzi entrerebbero in azienda direttamente come apprendisti, affiancati sì ad un operaio (magari anche non esperto), ma subito con il compito di produrre. Il problema della sicurezza si riproporrebbe immediatamente”, osserva don Bonalume, evidenziando che “l’allievo in alternanza, oltre ad avere un tutor aziendale che lo segue, ha la scuola a cui rivolgersi se l’azienda non dovesse seguire le norme di sicurezza”. A tal proposito si è parlato di certificare le aziende sicure. “Ritengo che se un’azienda non dovesse avere i requisiti per essere certificata per accogliere uno studente a causa della mancanza di sicurezza, non dovrebbe nemmeno far entrare gli operai al suo interno. Quello che diventa derimente è la capacità formativa dell’azienda”. Don Fabrizio non è d’accordo con chi considera l’alternanza uno sfruttamento da parte delle aziende: “Se l’alternanza assicura la presenza del tutor aziendale, dobbiamo ricordarci che questo operaio esperto renderà di meno per l’azienda, avendo anche il compito di formare il ragazzo. Certo, l’azienda può conoscere il ragazzo e magari a lungo termine avere un ritorno positivo avendo già individuato una potenziale risorsa da inserire in organico, ma durante lo stage è più probabile che ci rimetta”. Come rendere più sicuri i Pcto? “Continuare a curare le ore di sicurezza sul lavoro nei corsi di formazione, facendo crescere la cultura della sicurezza. È questa cultura il vero rimedio a molti incidenti. E da parte delle aziende deve essere costante il richiamo al rispetto delle norme di sicurezza nei confronti dei giovani che ancora non hanno interiorizzarlo la loro importanza”.

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Morte di Lorenzo Parelli, CNOS FAP: “Vicini alla famiglia nel loro dolore”

Pubblichiamo il comunicato stampa della Federazione Nazionale CNOS – FAP in seguito alla morte di Lorenzo Parelli, giovane studente dell’istituto “Bearzi” di Udine.

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La Federazione Nazionale CNOS-FAP esprime le più sentite condoglianze alla famiglia di Lorenzo Parelli, ai formatori e ai corsisti del Centro di Formazione Professionale Bearzi di Udine per la grave perdita. “Tutta la Federazione vuole essere vicina alla famiglia di Lorenzo e a tutti coloro che lo hanno conosciuto durante il suo percorso formativo – dichiara don Fabrizio Bonalume, direttore generale del CNOS FAP -. Quando si incontra un giovane desideroso di affrontare il proprio cammino per diventare adulto, è nostro stile cercare di aiutarlo a prevenire i pericoli che dovrà affrontare passo dopo passo, cercando di intravedere la meta che è chiamato a raggiungere. Per Lorenzo questo cammino si è interrotto all’improvviso e sulla vita di coloro che lo hanno conosciuto è calato il silenzio. È rispettando questo silenzio che vorremmo rimanere vicini a chi sta soffrendo.

Per questo abbiamo  chiesto a tutti i nostri CFP di vivere con gli allievi un momento di preghiera in ricordo di Lorenzo. Al nostro cordoglio si unisce il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi che contattandoci ha sottolineato la sua vicinanza alla famiglia e al CFP Bearzi, e il dolore che prova in questo momento”.

Il direttore generale e la Federazione CNOS FAP si uniscono alle parole di Paola Vacchina, presidente nazionale di Forma, associazione italiana degli enti di formazione professionale.

“Siamo molto addolorati per la morte del giovane Lorenzo Parelli, che frequentava il quarto anno di un percorso duale nel settore della meccanica industriale, deceduto a seguito di un incidente presso l’azienda che lo ospitava. La tragedia ha visto la presa di posizione di alcuni soggetti che hanno messo in dubbio la qualità e la bontà della tipologia formativa che il giovane stava svolgendo. Per questo, ci troviamo costretti a precisare che il sistema duale è una modalità per realizzare percorsi scolastici/formativi che coinvolge due attori, la Scuola/Ente di formazione e l’Azienda per favorire il passaggio al mondo del lavoro e sottrarre i giovani al limbo della disoccupazione. E’ una preziosa alleanza tra scuola e lavoro”, dichiara Paola Vacchina.
“Le riforme del mercato del lavoro (D. Lgs. 81/15) e della scuola (L. 107/15) hanno introdotto in Italia questo modello di apprendimento, già applicato con successo in altri Paesi Ue, che raggiunge ottimi risultati nel recupero della dispersione scolastica e in termini di inserimento lavorativo. Realizzare questi percorsi nel periodo dell’adolescenza è complesso, ma non ci possiamo sottrarre ad assicurare con responsabilità un futuro ai giovani – aggiunge – La formazione e il rispetto della normativa prevista per la sicurezza sul lavoro sono parte integrante dei corsi ed elementi imprescindibili nella formazione pratica. Come enti di formazione siamo i primi a chiedere alle aziende il massimo rispetto delle norme di sicurezza e alle istituzioni di rafforzare la vigilanza”, aggiunge Vacchina che conclude: “Ci sono migliaia di aziende che ogni anno mettono a disposizione la loro professionalità ed esperienza per concretizzare i percorsi formativi ed educativi dei nostri studenti, dimostrando passione e competenza. Gli enti di formazione e le aziende vanno
sostenuti in questo momento di difficoltà. Di fronte alla tragedia non ci si dimentichi di quanto bene viene fatto con passione educativa e competenza per i nostri giovani, per il loro futuro e il futuro del nostro Paese”.