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Aci Stampa – A Napoli i salesiani celebrano i 90 anni di presenza alla Doganella anche con la pizzeria

Dall’agenzia ACI Stampa.

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Il primo aiuto è per i documenti “carta identità e residenza. Così poi possono affittare un appartamento, lavorare e avere il medico. La scuola d’italiano è un altro fondamentale strumento di integrazione. E poi noi siamo un po’ i loro secondi genitori, cerchiamo di dargli quell’educazione che si basa su incoraggiamenti, ma anche su rimproveri. Il segreto è scorgere le loro inclinazioni e assecondarle, inserendoli magari nella formazione professionale”.

 Perché arrivano in Italia?

“I motivi sono tra i più vari. Ci sono i ragazzi che scappano da una situazione di guerra (non solo Ucraina/Russia o Palestina/Israele) ma tante guerre civili o zone in mano a gruppi terroristici in cui lo Stato è assente, per esempio il Mali, Ciad, Burkina Faso, Nigeria, Sudan, Etiopia, la Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia. Poi abbiamo il problema delle discriminazioni di minoranze. Faccio due esempi: molti pakistani sono etnia afgana ed il Pakistan non li riconosce; pertanto si hanno problemi nell’avere il passaporto:  appartieni ad una nazione che non ti riconosce.  Poi i  ragazzi Coopti: nei loro documenti vi è l’indicazione della religione, se non sei mussulmano, sei sempre l’ultimo e non hai possibilità di crescere. Ho notato che alcuni coopti, se provengono da una zona con una comunità forte numericamente sono scolarizzati; ma quando vengono da zone in cui sono i coopti sono vere e proprie minoranze non sanno leggere e scrivere, eppure dicono di essere andati a scuola!

Poi c’è il motivo economico: Tunisia, Bangladesh Egitto… Paesi colpiti da un’inflazione galoppante  e situazioni economiche al collasso. L’Egitto, anche se nessuno ne parla,  vive uno dei momenti più bui: la guerra tra Hamas ed Israele; l’instabilità del Mar Rosso e del Canale di Suez,  la crisi monetaria… e chi ne paga sono le piccole famiglie, in quanto i prezzi salgono continuamente e la popolazione è agli estremi della povertà. E’ interessante (e fa riflettere) che vi sono molti ragazzi che provengono dalla zona del Delta del Nilo, la zona per eccellenza più ricca dell’Egitto! La Tunisia, un Paese definito sicuro dal nostro governo, ma in realtà la povertà è visibile agli occhi di  chi ci abita e rischia di essere una bomba sociale… E tante famiglie lasciano i figli partire, pur coscienti dei tanti rischi”.

Quale è la loro meta?

“Principalmente l’Europa: un buon numero vogliono continuare il loro percorso migratorio verso la  Francia e la Germania; qualcuno anche il Regno Unito (nonostante la politica anti immigratoria del Governo ma ‘vogliono andare’). Una buona maggioranza si ferma in Italia. E’ interessante capire che la loro meta non è una città ben definita. Pertanto vi sono ragazzi che vagano per l’Italia alla ricerca di una comunità che gli possa dare sicurezza: interesse per i documenti per la regolarizzazione in Italia (non solo il permesso di soggiorno ma anche il codice fiscale, il passaporto, la residenza, la carta identità, iscrizione al Servizio Sanitario, in quanto non tutte le comunità assicurano tale documentazione ), la scuola di italiano (primo passaggio verso l’integrazione), ma anche calore e familiarità. I ragazzi interrompono il loro percorso migratorio quando trovano sicurezza! Non pochi ragazzi non conoscevano Napoli, neppur in geografia, il loro obiettivo era Parigi, Berlino, Roma… hanno trovato sicurezza e si sono fermati!”

Per quale motivo è stata creata la pizzeria ‘Anem e Pizz’?

“Napoli è la patria della pizza e la figura del pizzaiolo è sempre un attrazione per i  giovani della città. La pizzeria nasce da una ricerca di mercato ma anche nel far mettere ‘le mani in pasta’, avvicinandoli così all’arte antica e sempre moderna della pizzeria napoletana”.

Quale è l’obiettivo del Centro ‘Le Ali’?

“Il Centro ‘Le Ali’ ha come obiettivo il dare un’opportunità di riscatto ai giovani di età compresa dai 14 ai 18 anni, italiani e stranieri, di qualunque etnia e credo religioso, ponendo una particolare attenzione ai minori affidati dai servizi sociali, dal tribunale o da altre strutture  per poter ‘ricostruire il suo futuro’… adolescenti e  giovani, per qualsiasi motivo, nell’abbandono scolastico.  Una equipe di professionisti nell’educazione ed esperti del settore, cura i ragazzi facendoli ‘riscommettere’ sulla proprie qualità e sulla propria vita. Negli ultimi anni ci stiamo specializzando sul settore del food. Con l’arrivo del turismo di massa, a Napoli hanno aperto molti bar, ristoranti, trattorie  e pizzerie  ed è cresciuta notevolmente la  ricerca del personale qualificato in tale settore”.

Italia – Educare al cuore di Napoli: celebrati i 90 anni di presenza dei Salesiani nel quartiere Doganella

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Napoli) – Il “Don Bosco di Napoli ha dato vita all’evento per celebrare un anniversario di grande importanza: i 90 anni dall’arrivo dei Salesiani nel quartiere periferico della Doganella. Sotto il titolo di “EDUCARE AL CUORE DI NAPOLI, da 90 anni sulla via (di) Don Bosco“, la commemorazione ha preso vita nella splendida cornice del teatro di corte del Palazzo Reale di Napoli nella giornata di martedì 26 marzo.

Da quasi un secolo, i Salesiani rappresentano un faro educativo e spirituale per i giovani della città partenopea, specialmente per coloro che avevano meno opportunità.

Don Fabio Bellino, Direttore del “Don Bosco”, all’inizio della serata ha espresso il senso dell’evento in due parole: MEMORIA e FUTURO, quindi non solo ricordare l’arrivo dei Salesiani e le decine di migliaia di ragazzi che hanno trovato un’occasione di riscatto, ma anche rilanciare con rinnovato impegno la missione educativa al cuore di Napoli, perché come ci ha insegnato Don Bosco: “l’educazione è cosa di cuore“.

L’evento ha assunto un carattere ancor più coinvolgente grazie alla presenza dell’attrice Maria Bolignano, che con maestria ha condotto la serata. Ma i protagonisti indiscussi dell’evento sono stati i ragazzi dell’oratorio del “Don Bosco” e del Rione Amicizia che, attraverso performance teatrali, hanno trasportato il pubblico in un viaggio emozionante attraverso la storia dei Salesiani a Napoli e la storia di Don Bosco. Ogni ragazzo, dal più piccolo al più grande, ha dato il meglio di sé, trasmettendo gioia, senso di appartenenza e l’importanza di far parte di una comunità così unita e affiatata.

Presenti, all’evento, anche molti rappresentanti delle istituzioni, tra cui:

  • Il Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, che ha affrontato il tema dell’impegno delle istituzioni e del terzo settore per migliorare le condizioni dei giovani nelle periferie della città;
  • L’Assessore all’Istruzione e alle Famiglie del Comune di Napoli, Maura Striano, la quale ha evidenziato i progetti messi in atto per contrastare la dispersione scolastica, sottolineando l’importanza della collaborazione per il futuro delle giovani generazioni;
  • L’Assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania, Armida Filippelli, che ha illustrato le iniziative per favorire l’inserimento dei giovani nei percorsi di istruzione e formazione professionale;
  • Il Superiore dell’Ispettoria Salesiana Meridionale, don Gianpaolo Roma, il quale ha condiviso il valore del sogno nella filosofia salesiana;
  • Il Responsabile del “Patto Educativo” della Diocesi di Napoli, don Federico Battaglia, che ha spiegato come il “Patto” vada reso concreto con l’azione educativa quotidiana nei territori.

Infine, la testimonianza emozionante di Diego Vitagliano, storico oratoriano e pizzaiolo di grande successo, ha aggiunto un tocco di nostalgia e gioia alla serata, evidenziando il profondo impatto che l’esperienza oratoriana può dare al corso della propria vita.

Una serata, dunque, in cui i giovani sono stati posti al centro, incarnando il valore della missione educativa che continua a permeare il tessuto sociale di Napoli attraverso l’oratorio, la formazione professionale, le comunità famiglia, i progetti territoriali, lo sport educativo.

Un ringraziamento speciale è andato agli educatori per la totale dedizione e alle persone e le Istituzioni presenti che hanno reso possibile questa indimenticabile giornata.

Il “Don Bosco” di Napoli è presente anche sulle reti sociali, su Facebook e Instagram.

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Educare al cuore di Napoli: celebrati i 90 anni di presenza dei Salesiani nel quartiere Doganella

Il Don Bosco di Napoli ha dato vita all’evento per celebrare un anniversario di grande importanza: i 90 anni dall’arrivo dei Salesiani nel quartiere periferico della Doganella. Sotto il titolo di “EDUCAREAL CUORE DI NAPOLI, da 90 anni sulla via (di) don Bosco”,la commemorazione ha preso vita nella splendida cornice del teatro di corte del Palazzo Reale di Napoli nella giornata di martedì 26 marzo.

Da quasi un secolo, i Salesiani hanno rappresentato un faro educativo e spirituale per i giovani della nostra città, specialmente per coloro che avevano meno opportunità. Don Fabio direttore del don Bosco all’inizio della serata ha espresso il senso dell’evento in due parole MEMORIA e FUTURO, quindi non solo ricordare “l’arrivo dei Salesiani e le decine di migliaia di ragazzi che hanno trovato una occasione di riscatto, ma anche rilanciare con rinnovato impegno la missione educativa al cuore di Napoli, perché come ci ha insegnato Don Bosco: “l’educazione è cosa di cuore” . L’evento ha assunto un carattere ancor più coinvolgente grazie alla presenza dell’attrice Maria Bolignano, che con maestria ha condotto la serata. Ma i protagonisti indiscussi dell’evento, sono stati i ragazzi dell’oratorio del Don Bosco e del Rione Amicizia che, attraverso performance teatrali, hanno trasportato il pubblico in un viaggio emozionante attraverso la storia dei Salesiani a Napoli e la storia di don Bosco. Ogni ragazzo, dal più piccolo al più grande, ha dato il meglio di sé, trasmettendo gioia, senso di appartenenza e l’importanza di far parte di una comunità così unita e affiatata.
I momenti teatrali hanno scandito così, i momenti di riflessione e testimonianza delle Istituzioni ospiti:
 Il Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ha affrontato il tema dell’impegno delle istituzioni e del terzo settore per migliorare le condizioni dei giovani nelle periferie della città.
 L’Assessore all’Istruzione e alle Famiglie del Comune di Napoli, Maura Striano, ha evidenziato i progetti messi in atto per contrastare la dispersione scolastica, sottolineando l’importanza della collaborazione per il futuro delle giovani generazioni.
 L’Assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania, Armida Filippelli, ha illustrato le iniziative per favorire l’inserimento dei giovani nei percorsi di istruzione e formazione professionale.
 Il Superiore dei Salesiani del Sud Italia, Don Gianpaolo Roma, ha condiviso il valore del sogno nella filosofia salesiana.
 Il Responsabile del “Patto Educativo” della Diocesi di Napoli, Don Federico Battaglia, ha spiegato come il “Patto” va reso concreto con l’azione educativa quotidiana nei territori.

Infine, la testimonianza emozionante di Diego Vitagliano, storico oratoriano e pizzaiolo di grande successo, ha aggiunto un tocco di nostalgia e gioia alla serata, evidenziando il profondo impatto che l’esperienza oratoriana può dare al corso della propria vita.

Una serata dunque, in cui i giovani e gli adolescenti sono stati posti al centro, incarnando il valore della missione educativa che continua a permeare il tessuto sociale di Napoli attraverso l’oratorio, la formazione professionale, le comunità famiglia, i progetti territoriali, lo sport educativo… Un ringraziamento speciale va agli educatori per la totale dedizione e alle persone e le Istituzioni presenti che hanno reso possibile questa indimenticabile giornata.

 

Avvenire – L’odissea dei minori “invisibili”

Pubblichiamo l’articolo di Avvenire, a firma di Marco Birolini, sull’odissea dei minori stranieri non accompagnati e l’accoglienza della rete di Salesiani per il Sociale al Don Bosco di Napoli.

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Un fiume di minori stranieri risale ogni anno l’Italia senza che praticamente nessuno se ne accorga. Sbarcano senza genitori a Lampedusa, oppure direttamente sulle coste siciliane, poi iniziano il viaggio verso Nord facendo perdere le loro tracce. Nel 2023 le comunità di accoglienza hanno presentato 17.535 denunce di scomparsa. Numeri enormi e drammatici: se 5723 sono stati ritrovati sani e salvi, 2 sono stati recuperati senza vita. E ben 11.810 mancano all’appello. Nessuno sa bene che fine abbiano fatto. Per provare a capirlo si può bussare alla porta di una delle tante realtà no profit che provano a prendersene cura. Il “Don Bosco” di Napoli, che fa parte della Rete Salesiani per il Sociale, è il principale punto di raccolta dei minori stranieri non accompagnati che transitano dalla Campania: l’istituto gestisce una comunità di accoglienza immediata, una a medio termine e un progetto rivolto a favorire l’inclusione sociale e lavorativa di chi diventa  maggiorenne. Il direttore, don Giovanni Vanni, è un punto di riferimento per giovani nordafricani, bengalesi, pakistani . In sei anni ha visto arrivare 799 ragazzi da ben 37 Paesi diversi: il mondo passa da Napoli ma in pochi sembrano rendersene conto. «Tanti provengono dalla Tunisia, ma negli ultimi due anni la maggioranza arriva dall’Egitto. Seguono un itinerario organizzato nei dettagli fin dalla partenza: partono da Tobruk, che è il porto libico più vicino al confine. In attesa del barcone restano stipati in un capannone: non subiscono violenze, però non sono liberi di uscire. L’età media si è abbassata: qualche giorno fa ho ricevuto un 14enne». Napoli è come un grande filtro dove si raggruma questa giovane umanità smarrita.

«La nostra è la prima grande città che si incontra risalendo da Sud – riflette don Vanni -. Chi sbarca sa solo che deve dirigersi a Nord, per il resto si affida al passaparola. E dopo lo scudetto Napoli è diventata ancora più famosa, c’è un effetto calamita. Questi giovani cercano subito di racimolare i soldi per il viaggio: lavorano in nero, generalmente nei campi, poi salgono su un treno o su un autobus. Il problema è che nessuno sembra vederli. Se hanno il biglietto, paradossalmente, diventano invisibili: viaggiano di notte, raramente qualcuno si preoccupa di chiedergli chi sono, dove vanno». La stazione è il punto d’approdo. Un porto terrestre. I minorenni mettono piede sulle banchine e per prima cosa cercano cibo. La mensa della Caritas li sfama e li affida a don Vanni, che li ospita nella comunità La Zattera. «Prima di arrivare da noi però bivaccano per alcuni giorni in stazione, tra l’indifferenza generale. Finché magari qualche poliziotto li nota e ci chiama. A volte sono gli stessi ragazzi già ospiti che ce li segnalano». Molti si ambientano, e una volta maggiorenni entrano nel progetto di inserimento. Il Don Bosco mette a disposizione una casa e li affianca nell’inizio del loro percorso da adulti. «Per prima cosa li aiutiamo a tenere in regola i documenti: carta identità e residenza. Così poi possono affittare un appartamento, lavorare e avere il medico. La scuola d’italiano è un altro fondamentale strumento di integrazione. E poi noi siamo un po’ i loro secondi genitori, cerchiamo di dargli quell’educazione che si basa su incoraggiamenti, ma anche su rimproveri. Il segreto è scorgere le loro inclinazioni e assecondarle, inserendoli magari nella formazione professionale». Il rischio che qualcuno sbagli strada è concreto, ma per fortuna poco frequente. «La soluzione lavorativa e abitativa aiuta: se uno ha il carattere solido non incontra grandi problemi. Ma i soldi facili e il vivere alla giornata possono essere una tentazione per chi è più debole o si sente chiedere denaro dalla famiglia di origine. Così può finire nei giri della criminalità. Ma devo dire che la percentuale degli ex allievi in prigione è bassa».

Altri, semplicemente, spariscono. «Trattenerli non si può. Ti dicono vado a fare un giro, o a prendere le sigarette. E non li vedi più. Poi magari ti chiamano dalla Francia, dove ad esempio vanno tutti i francofoni, per dirti che va tutto bene. Ma non puoi esserne certo, quindi non ritiri la denuncia di scomparsa». Il grande buco nero si alimenta anche così: l’Italia li perde di vista e arrivederci. Ma non mancano le ipotesi più inquietanti: «Alcuni anni fa un poliziotto mi accennò a un possibile traffico d’organi – rivela don Vanni – c’erano segnalazioni di un furgone sospetto che offriva passaggi verso Nord… Ma poi non ne ho più saputo nulla». Incubi che restano sullo sfondo di una situazione comunque difficile. «A volte qualcuno mi chiama dall’Emilia o dalla Lombardia. Si trovano al freddo, senza riparo e non sanno che fare». C’è chi se ne lava le mani, anche quando non potrebbe. «A fine gennaio mi chiamò un 17enne egiziano: la polizia lo aveva fermato e portato in Questura, poi gli aveva messo in mano un foglio con scritto: la signoria vostra è pregata di presentarsi lunedì ai servizi sociali. Ma era sabato e lui non sapeva dove andare. Gli ho pagato il biglietto del treno e l’ho fatto tornare a Napoli».

Don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale, chiosa: «I migranti che accogliamo sono giovani che hanno avuto di meno dalla vita. Proprio per questo sono al centro della nostra azione sociale ed educativa che richiede il coinvolgimento di una comunità fatta di persone, associazioni, istituzioni e imprese. Una comunità capace di dare dignità ai giovani e di valorizzare il potenziale presente in ognuno di loro».

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GiòNa – Festa don Bosco a Napoli, l’evento che unisce le anime educative della città

Dal sito di Don Bosco Napoli.

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Nel giorno della Festa di don Bosco, i cortili dell’istituto Salesiano Napoli Don Bosco, si sono riempiti di più di 600 ragazzi e 100 educatori provenienti da tutte le educative territoriali e da tutti i centri diurni di Napoli per vivere la festa evento in ricordo di Don Bosco dal titolo: “GiòNa” – Giovanni Bosco e Napoli, giunta alla V edizione.

Tutti i bambini e ragazzi presenti hanno potuto dedicare un pomeriggio intero a giochi sul tema del rispetto delle regole, perché non ci può essere educazione senza legalità.  La fanfara dell’arma dei carabinieri, ha accolto con la musica i ragazzi, creando un clima di festa richiamando, allo stesso tempo, il tema della giornata.

Nel corso del pomeriggio, i bambini sono stati coinvolti in una serie di giochi a stand, tutti rigorosamente incentrati sul tema della legalità e del rispetto delle regole. Tra i giochi proposti figuravano: “C’entra la pace”, “Abbatti l’illegalità”, “La pesca fortunata”, “Forma la legalità”, “Rispetta le diversità”, e tante altre attività. Queste hanno permesso a tutti di divertirsi e al contempo, riflettere sul tema principale, attraverso dinamiche ludiche coinvolgenti, collaborando in squadre e vivendo i giochi con reciproco supporto. I punteggi, attribuiti attraverso codici QR, erano collegati a una piattaforma che generava la classifica in tempo reale.

Un pomeriggio, quindi, ricco di emozioni, in cui i bambini hanno potuto non solo divertirsi, ma anche imparare e condividere esperienze significative sul valore della legalità e della collaborazione.

A seguire, dopo le premiazioni dei giochi in teatro, l’assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli Luca Trapaneseil presidente della III municipalità Fabio Greco e il Superiore dell’Ispettoria Salesiana Meridionale don Gianpaolo Roma, hanno sottolineato l’importanza della presenza e del fare rete delle diverse educative e centri diurni, risorse fondamentali per i giovani del territorio, ringraziando educatori e formatori per tutta la passione e la dedizione nel proprio servizio quotidiano.

L’evento, mirato a coinvolgere il maggior numero possibile di centri ed istituzioni educative del territorio, ha evidenziato quanto, Don Bosco irradia con il suo carisma tutte le realtà educative. Un’opportunità unica per celebrare e condividere il patrimonio educativo di Don Bosco non solo con i salesiani e la Chiesa, ma anche con la società civile nel suo complesso. Un patrimonio non solo religioso, ma anche culturale ed educativo, da condividere e valorizzare insieme alle altre realtà presenti nella città.

Questa straordinaria manifestazione ha sottolineato il ruolo fondamentale del Don Bosco di Napoli, come connettore tra le diverse anime educative della città. Anche le istituzioni presenti hanno ribadito l’importanza di questo ruolo, evidenziando la capacità unificante e ispiratrice di Don Bosco nell’ambito dell’educazione.

Un’occasione, quindi, di riflessione e condivisione, durante la quale istituzioni e comunità educative hanno avuto l’opportunità di unirsi per celebrare e rinnovare il loro impegno nel perseguire ideali condivisi, che rispecchiano quelli di Don Bosco. La sua visione inclusiva e orientata al servizio continua, oggi, a ispirare generazioni di educatori e giovani, creando legami che superano le barriere culturali e sociali.

In un momento in cui l’educazione assume un ruolo sempre più cruciale nella costruzione di una società inclusiva e solidale, l’esempio di Don Bosco risplende come un faro di speranza e di impegno per il futuro. L’evento del Don Bosco di Napoli è stato un tributo vivo alla sua eredità, un invito a collaborare, a fare rete e a costruire insieme un mondo migliore per per le generazioni future.

 

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CNOS-FAP Napoli, inaugurato il nuovo laboratorio automotive con Yamaha

Lunedì 17 aprile, con Yamaha, Beta e CNOS-FAP Salesiani per la Formazione Professionale si è tenuta l’inaugurazione del nuovo laboratorio automotive Yamaha presso il Centro di Formazione Professionale Scuola del Fare ”Giulia Civita Franceschi” al Don Bosco Napoli.
Questo laboratorio all’avanguardia offrirà ai ragazzi l’opportunità di accedere a mezzi di ultima generazione e attrezzature di alta qualità. Pasquale Calemme, il direttore dei corsi, afferma ”Siamo entusiasti di poter offrire ai nostri studenti un’esperienza di apprendimento così innovativa e coinvolgente, che li preparerà al meglio per il loro futuro professionale nell’industria automobilistica”.
“La Regione Campania ha investito e continuerà ad investire sulla Formazione Professionale come una delle risorse fondamentali per combattere la dispersione scolastica e per preparare i giovani campani al mondo del lavoro”, afferma l’Assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania Armida Filipelli.
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Salesiani Napoli, per la festa di Don Bosco si è svolto l’evento GiòNà in collaborazione con il Comune

Dal sito Comunicare il Sociale.

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In occasione della festa di San Giovanni Bosco, patrono dei giovani, presso il Don Bosco di Napoli, si è svolto  l’evento “GiòNà”. Giò come giovani ma anche come Giovanni Bosco, essendo il santo dei giovani e Nà come Napoli, città che ha bisogno dei giovani e di un “esercito” di educatori per il suo riscatto, perché siamo convinti che educare è disarmante. Per celebrare il Santo della pedagogia del Sistema Preventivo, il Don Bosco Napoli ha accolto circa 500 ragazzi provenienti da tutta la Città. Per l’occasione sono stati coinvolti i Laboratori di Educativa Territoriale e i Centri Diurni Polifunzionali di Napoli, per trascorrere un pomeriggio all’insegna del gioco, dello sport, della socializzazione, dell’amicizia e della riflessione, personale e collettiva.

I servizi in convenzione con il Comune di Napoli, costituiscono un’importante risorsa territoriale volta a rispondere alle esigenze educative di bambine e bambini, di ragazze e ragazzi, in età compresa tra 6 e 16 anni e sono caratterizzati da una pluralità di specifici interventi orientati all’accompagnamento, alla crescita e allo sviluppo individuale e sociale. Un lavoro di rete che copre l’interno territorio comunale e agisce al fine di prevenire situazioni di disagio minori e di promuovere il benessere integrale del ragazzo. All’iniziativa hanno partecipato l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia e Luca Trapanese, Assessore alle Politiche Sociali del comune di Napoli.

Una giornata di festa organizzata dai Salesiani di via Don Bosco, una realtà che da 90 anni accoglie, orienta e forma i ragazzi di Napoli e della provincia, oggi si presenta come una realtà dinamica e aperta al territorio, che a partire dal carisma del suo fondatore, risponde alle nuove povertà educative presenti in città attraverso l’Oratorio, la Formazione Professionale, i Servizi educativi territoriali, Comunità per minori stranieri non accompagnati, la Comunità alloggio, il Centro di pronta accoglienza.

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VITA Online – La DAD? A Napoli si fa in oratorio

Sul sito di Vita è uscito un articolo in cui si racconta l’esperienza delle aule DAD dell’istituto salesiano Don Bosco di Napoli e di Torre Annunziata.

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Iniziativa di Salesiani per il Sociale: all’istituto Don Bosco di Napoli e all’oratorio salesiano di Torre Annunziata sono state allestite aule con computer, connessione e soprattutto con la presenza di un educatore

Aule attrezzate per seguire la didattica a distanza, con un computer, una connessione e, soprattutto, con la presenza di un educatore. Perché l’hardware non basta. Salesiani per il Sociale aps è partita ad offrire questo nuovo servizio dalla Campania, regione in cui dal marzo 2020 ad oggi i ragazzi hanno fatto in presenza sei settimane di scuola in tutto. Ecco allora che i salesiani hanno aperto ai ragazzi le porte degli oratori, creando “aule Dad” per tutti quei ragazzi che a casa non hanno un computer o la connessione, o ancora adulti in grado di seguirli, banalmente perché al lavoro.

La didattica a distanza, come è stato più volte sottolineato, ha accentuato in alcune zone del nostro Paese quel disagio che sfocia nell’abbandono scolastico: in Europa siamo al 4° posto tra i Paesi con il più alto tasso di abbandono scolastico, con un 14,5% ben lontano da quel 10% indicato dall’Europa come obiettivo da raggiungere per il 2020. La Campania in particolare, secondo la ricerca “Le mappe della povertà educativa” condotta da Openpolis in collaborazione con l’impresa sociale Con i bambini, ha un tasso di abbandono scolastico del 18,5%.

Ecco quindi che all’istituto Don Bosco di Napoli e all’oratorio salesiano di Torre Annunziata sono nate le aule Dad: oltre allo spazio, però c’è anche un educatore che segue i ragazzi durante l’orario scolastico e il pomeriggio nello svolgimento dei compiti e nello studio. A Torre Annunziata, in provincia di Napoli, se nella prima fase del lockdown gli educatori seguivano da casa i ragazzi, in autunno vista la possibilità di spostamento, hanno accolto i ragazzi nelle aule attrezzate: «Grazie ai progetti “Dare di più a chi ha avuto di meno” (sostenuto dall’Impresa Sociale con I bambini e coordinato da Salesiani per il Sociale aps) e “La risposta del VIS, Salesiani per il Sociale APS e Cnos Fap all’emergenza COVID-19 in Italia”», racconta Rino Balzano, assistente sociale ed educatore, «abbiamo avuto a disposizione PC per i ragazzi. Non solo, anche la scuola “Giacomo Leopardi” di Torre Annunziata ha messo a disposizione i suoi computer in comodato d’uso per i ragazzi che venivano da noi a seguire le lezioni». Attualmente l’aula DAD di Torre Annunziata ospita 25 ragazzi, divisi in gruppi da 3/4 ragazzi, ciascuno seguito da un educatore, con mascherina, distanziati e in sicurezza. «L’educatore non è solo una presenza che garantisce un supporto didattico, ma segue il ragazzo, lo accoglie e lo sostiene anche dal punto di vista educativo ed emotivo», prosegue Balzano.

All’Istituto Salesiano “E. Menichini”- Don Bosco di Napoli, invece, sono stati i servizi sociali del Comune a segnalare ai salesiani alcune situazioni difficili. Anche qui la presenza degli educatori è determinante. «Oltre ai ragazzi dell’oratorio abbiamo accolto anche quelli che ci hanno indicato i servizi sociali», spiega don Fabio Bellino, direttore dell’Istituto. Il passaparola ha fatto il resto, fino a riempire le aule DAD del numero massimo consentito dalle norme di sicurezza. «Abbiamo dovuto fare dei turni extra per accogliere quanti più ragazzi possibile: molti di questi ragazzi avevano entrambi i genitori al lavoro, fuori casa, per tutto il giorno. Da soli, non avrebbero mai potuto seguire le lezioni e rimanere così in pari con il programma». Ogni giorno così entrano circa 20 ragazzi, divisi in due aule, anche nel pomeriggio.

«Mettere a disposizione gli spazi per seguire in sicurezza le lezioni a distanza non basta», sottolinea don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il Sociale APS. «Come ha anche detto in una recente intervista Marco Rossi-Doria, neo presidente dell’impresa sociale Con i Bambini, l’unico modo per uscire dalla piaga dell’abbandono scolastico è implementando e rafforzando le “comunità educanti” come sistema nazionale e a livello territoriale. Per questo motivo abbiamo rafforzato la nostra presenza mettendo a disposizione dei ragazzi in DAD anche gli educatori: seguire nei compiti, ma anche accompagnare nel percorso difficile delle lezioni a distanza è un modo per creare rete e per sostenere il cammino scolastico accidentato di questo ultimo anno e mezzo».

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Scuola del fare, un’alternativa per i giovani a rischio

Sul Corriere del Mezzogiorno Elena Scarici parla della Scuola del Fare dei Salesiani della Doganella a Napoli.

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Nel deserto delle alternative e con gli altissimi tassi di dispersione scolastica che caratterizzano i nostri territori, esiste a Napoli un’esperienza molto valida e concreta, che lavora per i minori a rischio fornendo loro una qualifica professionale. È la Scuola del Fare dell’Istituto Don Bosco alla Doganella. Una «scuola inclusiva» che si avvale di un modello innovativo che offre un’opportunità anche ai ragazzi con i quali la scuola tradizionale ha fallito. L’istituto offre percorsi triennali di formazione professionale che garantiscono, al termine del percorso, la qualifica professionale di Operatore per la riparazione di veicoli a motore e Operatore dei sistemi e dei servizi logistici. Quattrocento ore di laboratorio pratico su 1000 di insegnamento e 120 studenti formati ogni 3 anni. L’offerta formativa inoltre viene integrata con corsi extra scolastici, viaggi, visite alle aziende; al termine del percorso scolastico poi i ragazzi vengono accompagnati attraverso un ingresso facilitato nel mondo del lavoro grazie a partnership con aziende del territorio; le attività si svolgono in uno spazio di 1200 metri quadrati ristrutturati all’interno del complesso Salesiano in Via Don Bosco 8; aule 3.0, didattica inclusiva e digitale, laboratori con attrezzature all’avanguardia. Realizzano il progetto diversi soggetti: Cnos-Fap/Salesiani per il lavoro, Fondazione di Comunità San Gennaro, Cometa Formazione, IF – Imparare e Fare, Cooperativa Sociale Il Millepiedi, Fondazione Alberto e Franca Riva Onlus. A luglio 2020 si è concluso positivamente il primo anno del triennio finanziato dalla Regione Campania con 39 ragazzi su 40 che hanno regolarmente iniziato il secondo anno equamente divisi nei corsi di Logistica e di Riparazione dei veicoli a motore. Nonostante le gravi difficoltà imposte dalla situazione sanitaria si è riusciti ad assicurare lo svolgimento della didattica a distanza con l’utilizzo dei pc che la scuola aveva già dato in dotazione ad ognuno e migliorando le connessioni in rete delle famiglie. Malgrado la Regione non abbia finanziato l’anno scolastico in corso, gli organizzatori hanno comunque deciso di garantire una continuità del percorso educativo iniziato autofinanziando un nuovo triennio con un aggravio di costi di circa 250.000 euro/anno. La Scuola del Fare cresce con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento della formazione professionale in Campania e di aiutare i ragazzi a uscire dal rischio della marginalità.

“Human rights work in challenging times”: l’incontro sui diritti umani con la testimonianza di un giovane di Salesiani per il Sociale

Salesiani per il Sociale ha preso parte all’evento della FRA, l’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali, dal titolo “Human rights work in challenging times – ways forward”, svoltosi il 1° febbraio, grazie al Don Bosco International (DBI), che è l’ente che rappresenta i salesiani di Don Bosco presso le istituzioni europee ed è membro della Fundamental Right Platform (FRP). L’incontro ha permesso il confronto tra organizzazioni della società civile, rappresentanti delle istituzioni europee, delle Nazioni Unite ed esperti sui temi dei diritti umani soprattutto ponendo l’attenzione sugli sforzi, sfide e soluzioni affrontate durante il periodo pandemico. 

L’incontro è stato aperto dal direttore della FRA Michael O’Flaherty, con la presenza della Commissaria dell’UE Helena Dalli e Mary Lawlor,  relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani.

Salesiani per il Sociale ha preso parte alla sessione Promoting the rights of young third-country nationals in alternative care services , condotta da Renato Cursi, Segretario Esecutivo del DBI, attraverso la testimonianza di Momodou  Jallow, che ha raccontato la sua storia, le sfide che ha affrontato una volta in Italia, ma soprattutto le opportunità che è riuscito a cogliere grazie all’accoglienza e all’accompagnamento educativo all’interno della realtà salesiana del Don Bosco di Napoli.

Questa sessione ha avuto proprio l’obiettivo di riflettere sul tema dei minori stranieri non accompagnati e dei giovani cittadini di paesi terzi che hanno ricevuto supporto soprattutto durante la pandemia di Covid-19. 

Momodou è un giovane del Gambia,  che è stato accolto dalla realtà del Don Bosco di Napoli in questi anni, è arrivato in Italia come minore ed è stato accompagnato nel percorso educativo e lavorativo. Ama il calcio, studiare, è attivo con il volontariato e ha iniziato da poco un tirocinio. È stato supportato all’interno del centro diurno e dell’housing attivati nell’ambito del progetto M’Interesso di te, promosso da Salesiani per il Sociale, e finanziato dal Fondo di Beneficienza Intesa San Paolo.

La testimonianza di Mamadou è stata intensa. Il dibattito all’interno della sessione ha messo in luce alcuni punti cardine che ruotano attorno al tema dell’accoglienza dei minori e dei giovani adulti, come il focus sulla transizione dei giovani migranti verso l’età adulta e il rischio di uscire dai percorsi di accoglienza, il dare voce ai giovani migranti, alle loro esperienze, il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze pregresse nel paese di origine. Momodou ha lanciato un messaggio alle istituzioni, chiedendo sempre più supporto per i giovani, pensando anche ai tanti suoi coetanei che hanno bisogno di un indirizzo e una guida, ma allo stesso tempo di mettere a servizio degli altri e della comunità, in cui vivono, le proprie capacità, la propria creatività con volontà e determinazione. Mamadou è un ragazzo che si è messo in gioco e sta continuando a farlo e anche durante il Covid ha supportato la comunità con raccolta e distribuzione di beni alimentari, aiutando lì dove ha ricevuto il sostegno e un’opportunità di crescita.