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Viaggio nelle Sale della Comunità in occasione dei 75 anni di ACEC – Famiglia Cristiana

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Famiglia Cristiana.

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Cinema parrocchiali? Siamo luoghi d’incontro

Il Don Bosco nella capitale ha riqualificato un intero quartiere; il Busan nel Trevigiano è un riferimento per l’intera provincia; la città lombarda vanta un primato di sale per numero di abitanti

Come nella sceneggiatura di un film. Scena: Roma, periferia Sud-Est, quartiere Tuscolano dove sorge Cinecittà, epicentro della cultura cinematografica italiana dai primi del ‘900 a oggi.

“A poche centinaia di metri da dove ti parlo, il maestro Sergio Leone passeggiava per i viali di Cinecittà, prima come aiuto regista in grandi produzione internazionali come Ben-Hur e Quo vadis? e poi ultimando film cult come Il buono, il brutto, il cattivo o C’era una volta il West. E non solo lui, qui ha battuto e batte ancora il cuore del cinema italiano. Nonostante ciò, per anni nel quartiere non abbiamo avuto una sala cinematografica”.

A spiegarlo, è Fabio Zenadocchio, direttore del Centro Culturale Salesiano, che per ovviare a questa grave lacuna ha ristrutturato e riaperto a fine anni ’80 la Sala della Comunità Don Bosco.

“Da allora le attività cinematografiche e teatrali non si sono più interrotte. Anzi, sono andate in crescendo sia le iniziative culturali sia la risposta del pubblico”

aggiunge Zenadocchio. Che ricorda:

“Oltre che un presidio culturale, il nostro cinema è un punto di riferimento per i giovani del quartiere, che non hanno mai visto il Colosseo e non vivono immersi nella bellezza dei palazzi rinascimentali del centro di Roma, ma crescono di fianco a una delle piazze di spaccio più grandi della capitale. Per loro gli eventi e le proiezioni sono aria fresca. Sono salvezza“.

E anche un’occasione di lavoro:

“Negli anni”, dice il direttore del Don Bosco, “abbiamo costruito un gruppo di giovani progettisti in ambito culturale che sono stati assunti dalla Sala della Comunità per pensare alle proposte e coordinare i volontari”.

Perché “la qualità va pagata, ma ripaga. Sempre. E la nostra proposta punta a quello“, afferma don Elio Girotto, parroco a Mogliano Veneto e coordinatore della Sala Busan. Lui, che è anche presidente ACEC Triveneto, ha ben chiara la missione delle sale della comunità:

“Portiamo il cinema, quello che fa pensare una comunità cristiana, alle persone. Offriamo un luogo dove confrontarsi sui grandi temi insieme ai registi, attori e critici, ma anche con la persona che vive sul tuo stesso pianerottolo. Il Busan è anche uno spazio dove divertirsi e, mi lasci dire, l’unico cinema di un territorio che è molto ricco, ma povero di occasioni culturali. Basti pensare che pur essendo a pochi chilometri dal Lido, celebre location di uno dei festival di cinema più importanti al mondo, nella nostra sala vengono da tutto il Triveneto, anche da Treviso”.

E il bello è che la proposta culturale

“è accessibile a buon prezzo per le famiglie: mamma, papa e due figli con 20 euro di domenica possono entrare in sala a pochi passi da casa. Una bella differenza economica rispetto ai 60 euro da tirar fuori in un multisala, dove la proposta di visione non è ragionata con cura e si è solo “un cliente”.

L’idea di cinema del Busan va oltre il semplice intrattenimento: il film è un pretesto per creare un legame“, chiosa don Elio, “e per costruire una comunità“.

Questo accade a Busto Arsizio, città lombarda tra Milano e Varese, che vanta un numero record di sale ACEC. E come per ogni allenatore che si rispetti, l’abbondanza non è mai un problema:

“Questa situazione di straordinaria vivacità poteva essere un pretesto per farsi una concorrenza spietata, una corsa per conquistarsi gli spettatori delle altre sale, sovrapponendo eventi, incontri e proiezioni. È stata, invece, l’occasione per creare una rete collaborativa e progettuale tra i cinema Lux, Fratello Sole, Manzoni e San Giovanni Bosco”

testimonia Silvia Salvetti, volontaria responsabile per la sala Lux della gestione e della programmazione.

“Le sale della comunità di Busto si sono unite per offrire una variegata proposta di cinema d’essai “spalmata” durante l’intera settimana, sia al pomeriggio che alla sera. E per tutto l’anno, anche d’estate”, aggiunge Salvetti che coordina un gruppo di circa quaranta volontari attivi nella sala della frazione Sacconago. “Con un programma che va da martedì a domenica, ogni cinema propone una selezione di film, tra cineforum e nuove uscite, senza mai sovrapporre le proiezioni. Questo approccio consente agli appassionati di godere di un’ampia varietà di opere, con un’offerta che si traduce in ben quattro film diversi ogni settimana, per un totale di 270 proiezioni stagionali. Questa proposta culturale è un valore aggiunto che rende la città di Busto Arsizio un punto di riferimento per gli amanti del cinema e, di fatto, la capitale della sale della comunità per concentrazione in rapporto agli abitanti e spirito di collaborazione”.

“Carisma e cultura per il futuro”: weekend di formazione del CGS a Roma

Dal sito del CGS.

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Siamo lieti di presentare una nuova edizione del Week-end di formazione organizzato dalla nostra Associazione, che si terrà a Roma dal 1° al 3 novembre 2024.

L’appuntamento di quest’anno è destinato in modo specifico ai dirigenti dei Circoli locali e dei Coordinamenti territoriali, e in particolare ai giovani (dai 18 anni in su) già impegnati nell’animazione e nel coordinamento delle attività in ambito locale, che desiderano approfondire l’identità associativa CGS per una futura disponibilità negli Organi direttivi dell’Associazione, a tutti i livelli, anche in preparazione della prossima Assemblea nazionale elettiva, prevista dal 2 al 4 maggio 2025.

Obiettivi: Conoscere e approfondire la nostra identità salesiana, associativa e culturale, attraverso i documenti, la storia dell’Associazione e il confronto a più voci tra Soci che rappresentano realtà, generazioni ed esperienze diverse. Ci si propone di vivere un’esperienza di condivisione e di confronto, più che di ascolto passivo dei relatori.

Programma e informazioni logistiche – clicca qui: programma aggiornato al 11/10/2024

Gran Finale del DBGYFF 2024: una celebrazione del talento globale di tanti giovani sognatori

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – New York) – L’attesissimo Gran Finale della III edizione del “Don Bosco Global Youth Film Festival” (DBGYFF) si è svolto in grande stile e con un significato globale il 18 ottobre 2024, presso il “Loreto Theatre”, dello Sheen Center di New York. Questo vibrante evento ha segnato il culmine di un festival di cortometraggi che ha riunito giovani registi, personalità internazionali e pubblico di tutto il mondo per celebrare la creatività e la visione senza limiti dei giovani. Più che una semplice vetrina dell’eccellenza cinematografica giovanile, il Gran Finale del DBGYFF 2024 ha rappresentato un emblema dell’impegno per lo sviluppo dei giovani, della collaborazione e dell’urgente necessità di affrontare le sfide ambientali attraverso l’arte cinematografica.

Con proiezioni che si sono svolte simultaneamente in oltre 330 sedi in 57 Paesi, il DBGYFF 2024 si è rivelato uno straordinario evento globale. I 120 film in lizza per la finale, accuratamente selezionati tra ben 1.287 candidature, hanno affrontato il potente tema del festival, “Ho un sogno: i giovani e il cambiamento climatico – rendere la Madre Terra più pulita e più verde”. Questi film hanno rappresentato non solo un’efficace narrazione creativa, ma anche un appello ad agire, che incoraggia tutti gli spettatori ad impegnarsi nell’urgente necessità della cura dell’ambiente.

Il Gran Finale è iniziato con la proiezione di alcuni dei film di maggior impatto, dando il via a una serata ricca di ispirazione e riflessioni. È seguita la Cerimonia Inaugurale, che ha visto riunirsi personalità di spicco provenienti da diversi settori, ognuno dei quali rifletteva l’importanza globale del festival.

Don Harris Pakkam, Direttore del DBGYFF, ha accolto calorosamente il pubblico, condividendo le dinamiche del festival e sottolineando la sua missione di responsabilizzare i giovani attraverso gli strumenti cinematografici.

Don Hugo Orozco, SDB, Consigliere Regionale per l’Interamerica, ha portato i calorosi saluti del Cardinale Ángel Fernández Artime, X Successore di Don Bosco, e del suo Vicario, don Stefano Martoglio. Poi, nel suo discorso, ha sottolineato la portata globale del DBGYFF, descrivendola come un’“eco globale” che unisce i giovani in centinaia di località del mondo, e ha ribadito l’impegno costante della Congregazione Salesiana nel sostenere i giovani registi nel loro percorso creativo, incarnando il sogno di Don Bosco di sostenere e guidare i giovani.

Don Michael Conway, Responsabile della Procura Missionaria salesiana di New Rochelle, ”Salesian Missions”, ha parlato con passione del sogno vocazionale di Don Bosco, sottolineando come il DBGYFF fornisca una piattaforma ai giovani per trasformare i loro sogni in realtà. Si è congratulato con i partecipanti e i vincitori, riconoscendo il ruolo vitale dei loro film nell’affrontare i cambiamenti climatici e promuovere la responsabilità ambientale.

La dott.ssa Nataša Govekar, del Dicastero Vaticano per la Comunicazione, ha aggiunto una profonda dimensione spirituale alla serata. Ha ricordato al pubblico il messaggio di Papa Francesco secondo cui “tutto è interconnesso” e ha elogiato i giovani registi per il loro lavoro coraggioso nel sostenere un futuro sostenibile. Li ha incoraggiati a continuare i loro sforzi, sottolineando che la loro creatività non è solo un mezzo di narrazione, ma anche uno strumento di trasformazione e di tutela del Creato.

Il compositore e polistrumentista Jeremy Earnest si è rivolto ai giovani cineamatori con entusiasmo, esortandoli a perseverare nella collaborazione e nella creatività. Ha parlato dell’importanza del gioco e della sperimentazione nel processo creativo, incoraggiandoli a rimanere curiosi e aperti di mente mentre esplorano nuovi orizzonti.

Jude Elie, Presidente degli Exallievi di Haiti, ha sottolineato che la missione di aiutare i giovani a diventare buoni cristiani e onesti cittadini è sempre stata al centro della visione di Don Bosco. Quindi, ha rivolto un caloroso augurio e apprezzamento a tutti i partecipanti.

Ad aggiungere ulteriore prestigio all’occasione, don Dominic Tran, SDB, Superiore dell’Ispettoria salesiana “San Filippo Apostolo” degli Stati Uniti Est e Canada (SUE), è stato affiancato da don Roland Minsta, SDB, Superiore della Visitatoria “Nostra Signora dell’Africa” dell’Africa Tropicale Equatoriale (ATE). La loro presenza ha sottolineato ulteriormente il significato globale del festival e la dedizione della Congregazione salesiana nel promuovere la creatività giovanile.

Collegata da remoto è intervenuta anche Christine Arena, presidente di “Generous Films” e della “Gran Giuria” del DBGYFF, la quale ha riflettuto sulla profondità e sulla diversità dei film presentati. Ha lodato i registi per la loro audacia nell’affrontare la crisi climatica e ha sottolineato l’importanza di raccontare storie con un significato e uno scopo. Il suo messaggio è stato un invito all’azione per tutti i partecipanti, incoraggiandoli a continuare ad usare il loro talento per ispirare il cambiamento e avere un impatto duraturo.

Il momento più atteso della serata è arrivato con l’annuncio dei vincitori dei premi del DBGYFF. L’atmosfera era carica di attesa mentre i vincitori, che erano stati informati della loro selezione, ma non delle categorie specifiche che avevano vinto, partecipavano virtualmente all’evento tramite Zoom. Trenta partecipanti si sono uniti alla chiamata da 19 Paesi: Argentina, Bolivia, Cile, Ecuador, El Salvador, Guatemala, India, Indonesia, Italia, Madagascar, Nigeria, Papua Nuova Guinea, Filippine, Polonia, Russia, Serbia, Thailandia, Togo e Turchia. All’annuncio di ogni premio, i vincitori hanno avuto l’opportunità di esprimere in tempo reale le loro emozioni e la loro gratitudine, aggiungendo un elemento profondamente personale e toccante alla celebrazione. Le loro reazioni, piene di gioia e orgoglio, hanno ulteriormente sottolineato il significato di questo riconoscimento globale.

I premi della giuria sono stati annunciati con grazia dalla dottoressa Nataša Govekar, aggiungendo un senso di onore e distinzione al momento. In seguito, i premi di categoria sono stati consegnati da don Orozco e don Campoli, riconoscendo l’eccellenza dei registi nei vari generi. L’energia ha continuato a crescere quando i premi “Miglior Giovane” sono stati presentati da Jeremy Earnest e Jude Elie, per celebrare gli incredibili giovani talenti che usano la loro creatività per ispirare il cambiamento. Infine, i prestigiosi Migliori Premi a livello Globale sono stati presentati da don Dominic Tran e don Roland Minsta, SDB, segnando l’apice dei riconoscimenti della serata e il miglior omaggio ai migliori film tra quelli pervenuti da tutto il mondo.

Al termine dell’annuncio dei premi, sono stati proiettati i film vincitori, offrendo al pubblico l’opportunità di assistere alla straordinaria creatività, visione e dedizione dei giovani cineasti. Queste proiezioni sono servite a ricordare l’impatto che i giovani possono avere quando viene data loro la possibilità di condividere le proprie storie.

La serata si è conclusa con un sentito ringraziamento da parte di Pradeep Anthony, coordinatore dell’evento del Gran Finale del DBGYFF, che ha espresso profonda gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere il festival un successo globale, e con l’esecuzione dell’inno nazionale degli Stati Uniti. L’atto ha segnato così la fine di una celebrazione indimenticabile che ha lasciato un’impressione duratura su tutti coloro che hanno partecipato, sia di persona, sia da remoto.

Il Gran Finale del DBGYFF è stata una serata che non solo ha celebrato i successi cinematografici, ma ha anche rafforzato la speranza collettiva in un mondo più pulito, più verde e più giusto, guidato dalla creatività e dalla passione delle giovani generazioni. Il futuro è luminoso e i giovani visionari del DBGYFF hanno dimostrato di essere pronti a fare da apripista, portando con sé le speranze e i sogni di un domani migliore.

Accendere il cambiamento: il “Don Bosco Global Youth Film Festival” celebra la creatività giovanile e la difesa dell’ambiente

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Il “Don Bosco Global Youth Film Festival” (DBGYFF) è un’iniziativa innovativa dedicata a scoprire e coltivare il talento creativo dei giovani registi di tutto il mondo. Organizzato dai Salesiani di Don Bosco, il festival mira a ispirare e responsabilizzare i giovani nel campo dei media, promuovendo al contempo la responsabilità sociale. Il festival offre una piattaforma eccezionale ai giovani registi per mostrare il loro talento, incoraggiandoli a usare il potente mezzo della narrazione visiva per contribuire positivamente alla società. Fondendo la creatività con l’impegno per il cambiamento sociale, il DBGYFF invita i giovani artisti a condividere le loro visioni uniche, ispirando un dialogo e un’azione significativi all’interno delle loro comunità.

Nel corso delle due precedenti stagioni, il festival si è concentrato su temi diversi, raggiungendo milioni di giovani in tutto il mondo. Il tema di quest’anno, “Ho un Sogno – Giovani e cambiamento climatico – Rendere la Madre Terra più pulita e più verde”, è in profonda sintonia con le urgenti richieste di azione ambientale. Il festival cerca di ispirare i giovani a immaginare un futuro sostenibile e li mette in grado di sostenere la mitigazione dei cambiamenti climatici e la conservazione dell’ambiente.

Ai partecipanti, di età compresa tra i 14 e i 25 anni, il DBGYFF ha proposto una serie di categorie in concorso, tra cui cortometraggi di 2 e 5 minuti, film di animazione di 5 minuti, video musicali di 5 minuti e documentari di 10 minuti. Il periodo di presentazione delle candidature è andato dal 24 aprile al 7 agosto 2024, consentendo di presentare una vasta gamma di opere creative. Un montepremi totale di 120.000 euro sarà assegnato alle opere più meritevoli delle differenti categorie, garantendo il riconoscimento del duro lavoro e della creatività dei giovani registi.

Il festival di quest’anno è particolarmente degno di nota, con 1.287 candidature ricevute da 110 Paesi. Dopo un’attenta valutazione da parte di 114 giurati delle giurie preliminari, provenienti da 49 Paesi, sono stati selezionati per la proiezione 120 film. Il festival si svolgerà il 17 e 18 ottobre 2024, in contemporanea in diverse località del mondo, creando una vetrina dinamica dell’impegno e della creatività giovanile. I film selezionati saranno inviati alle istituzioni registrate, che li proietteranno insieme ad un libretto di riflessione e ad altri materiali necessari per facilitare dibattiti di spessore.

Il gran finale si terrà al “Loreto Theatre” dello “Sheen Centre”, a New York, venerdì 18 ottobre 2024, dove verranno annunciati i vincitori dei vari premi. I vincitori sono selezionati da una giuria composta da 15 rinomati professionisti dei media di tutto il mondo.

I film selezionati non solo evidenziano le aspirazioni e la creatività dei giovani registi, ma servono anche come potente mezzo di comunicazione su questioni ambientali fondamentali. Il DBGYFF crea uno spazio vivace per i giovani artisti, che possono connettersi, collaborare e impegnarsi in discussioni significative sui temi presentati nei film.

Partecipare al DBGYFF offre l’opportunità di promuovere la solidarietà e la collaborazione tra i giovani a livello globale. Riunendo giovani provenienti da contesti diversi, il festival facilita il dialogo e la connessione, e promuove la comprensione e la responsabilità condivisa per il nostro pianeta. Le proiezioni, le discussioni e le sessioni interattive incoraggeranno gli studenti a riflettere sul loro ruolo nell’affrontare le varie questioni ambientali e li ispireranno ad agire all’interno delle loro istituzioni e comunità.

Centinaia di istituzioni in tutto il mondo si sono unite per celebrare questa iniziativa globale. Ospitando le proiezioni dei film selezionati, le istituzioni scolastiche possono offrire ai loro studenti un’opportunità unica di impegnarsi in questioni ambientali urgenti, celebrando al contempo la creatività dei loro coetanei. Il DBGYFF non è solo una vetrina di talenti, ma anche un catalizzatore di azioni sociali e cambiamenti significativi.

Tutte le istituzioni interessate a organizzare il festival per i giovani possono registrarsi utilizzando il modulo di registrazione di Google Link, e successivamente avranno accesso digitale a tutte le risorse necessarie per il festival.

Attraverso il Don Bosco Global Youth Film Festival, i giovani registi hanno la possibilità di condividere le loro visioni e i loro sogni con il mondo, contribuendo ad un movimento collettivo per un futuro giusto e sostenibile. Questo festival promette di essere una straordinaria celebrazione della creatività giovanile e della difesa dell’ambiente, illuminando la strada verso un pianeta più pulito e più verde per le generazioni a venire.

Mostra del Cinema di Venezia: la Giuria CGS sbarca in Laguna

La Giuria CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali, associazione nazionale di cultura cinematografica) è presente all’ottantunesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia (dal 28 agosto al 7 settembre) con 26 partecipanti, per la maggior parte giovani dai 18 anni in su, provenienti dai Circoli locali di Alassio, Genova, Padova, Ancona, Cagliari, Taranto e Sesto San Giovanni, che saranno protagonisti di un laboratorio di critica cinematografica, coordinato dal Consiglio direttivo nazionale con il supporto del CGS Marche.

Il Laboratorio Venezia Cinema da più di quarant’anni costituisce uno dei momenti più interessanti della formazione nazionale CGS, proprio per la concomitanza con il Festival del Cinema più prestigioso e “antico” del mondo e l’opportunità di parteciparvi dalla prospettiva privilegiata di accreditati. Da 27 anni, inoltre, al lavoro di Laboratorio sul linguaggio Cinema si associa, per il gruppo partecipante, il compito di Giuria del Premio “Lanterna Magica”, riconosciuto dalla Mostra del Cinema fra i Premi collaterali, che sarà assegnato dai Cinecircoli Giovanili Socioculturali alla pellicola più significativa per le tematiche collegate alla condizione giovanile e all’educazione.

Le attività saranno documentate sui profili social dell’Associazione nazionale CGS e le recensioni prodotte nell’ambito del Laboratorio saranno pubblicate sul sito www.sentieridicinema.it.

Il tempo attorno – La stagione delle stragi narrata dallo sguardo di un adolescente

Dalla rubrica “Sguardi in sala tra cinema e teatro” a cura del CGS.

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Myriam Leone e Gianpaolo Bellanca (docenti e responsabili della compagnia teatrale “Volti dal Kàos” del CGS Don Bosco – Villa Ranchibile di Palermo)

Il tempo attorno è un suggestivo spettacolo teatrale d’ispirazione autobiografica, scritto e diretto da Giuliano Scarpinato, che ha debuttato per la prima volta al Teatro ‘Biondo’ Stabile di Palermo lo scorso dicembre. È il racconto di cinque vite che sono state travolte dalla storia degli anni Ottanta e Novanta nel capoluogo siciliano, la storia di Cosa Nostra e delle stragi ma anche di coloro che hanno coraggiosamente combattuto contro tutto questo: in scena due agenti della scorta, due magistrati e il loro unico figlio, Benedetto, che da bambino diviene adolescente sperimentando tutte le contraddizioni della sua condizione. Ed è proprio il suo punto di vista quello attraverso il quale viene narrata l’intera vicenda: le insicurezze, le fragilità e l’instabilità della sua storia personale s’intersecano con la Storia che incombe dall’esterno e che sembra costantemente minacciare l’intimità domestica della sua famiglia. In una dialettica pubblico / privato che rappresenta la chiave interpretativa del dramma, Scarpinato ricostruisce la memoria di eventi oscuri quanto cruciali per la storia del nostro paese raccontandoci la sua storia e facendola diventare, nel contempo, una vicenda universale. E intanto… attorno scorre il tempo…

“Nella mia stanza quel pomeriggio pensai un sacco alla domanda di Paola,
se volevo che uno sconosciuto mi facesse fuori, se volevo sparire.
È una bella domanda quando sei quasi adolescente
e una parte di te sta andando via, la più intatta:
quella cosa di essere felice
perché sei al mondo, semplicemente,
perché appartieni alla vita e vai bene così come sei,
cade giù a tocchi
come la pelle a settembre,
dopo il sole che sembrava eterno”.

Queste le parole di Benedetto, un bambino che sta diventando adolescente e che narra la sua difficile quotidianità attraverso lo scorrere de Il tempo attorno, spettacolo teatrale andato in scena in prima assoluta al Teatro ‘Biondo’ Stabile di Palermo lo scorso dicembre, scritto e diretto da Giuliano Scarpinato, regista di origini palermitane diplomatosi alla scuola del Teatro Biondo Stabile di Torino e vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali (fra cui, con lo spettacolo Fa’afafine – mi chiamo Alex e sono un dinosauro, il Premio Scenario Infanzia e il Premio Infogiovani al Festival Internazionale di Lugano).
Benedetto appare come un alter-ego del regista stesso o, piuttosto, come un suo riflesso autobiografico, così come autobiografica è tutta la vicenda rappresentata: si tratta infatti di una narrazione ispirata al reale vissuto di Scarpinato il quale, figlio unico di due noti magistrati antimafia dei tempi del maxi-processo, Roberto Scarpinato e Teresa Principato, sceglie coraggiosamente di tradurre teatralmente la sua esperienza tramite un racconto mai didascalico che mostra senza pretendere di insegnare, che descrive senza illustrare e che ricorda senza fare facili moralismi. Così Giuliano diviene Benedetto, Roberto Michele (Vetrano, interpretato da Giandomenico Cupaiuolo) e Teresa Paola (Randazzo, interpretata da Roberta Caronia): le loro sono ipostasi teatrali che incarnano e, nel contempo, portano in scena la reale identità dei personaggi rappresentati. Insieme a loro due agenti della scorta, sul palco chiamati Liborio Mansueto e Diego De Piccolo, i quali, individualizzandosi, racchiudono in sé l’immagine di centinaia di colleghi che hanno vissuto vicende ed esistenze fin troppo simili alle loro.
La scena è semplice ma terribilmente efficace. Al centro una montagna, un cono, forse un vulcano: cosa simboleggia? Credo che buona parte dell’interpretazione venga lasciata allo spettatore (come avrebbe suggerito Umberto Eco): tale promontorio viene scoperchiato al vertice, a un certo punto della rappresentazione, e da esso emerge il magistrato, Michele Vetrano, che pronuncia veementemente la sua arringa mentre i fogli che legge vanno “esplodendo” dall’interno come un caotico flusso magmatico che scorre da un vulcano. È dunque una verità che viene fuori dall’inconscio quella cui allude l’elemento scenografico? O quest’ultimo rappresenta forse una salda montagna che simboleggia l’ultimo baluardo di stabilità in un mondo privato che si sta sgretolando tutto intorno? O forse esso allude piuttosto a quel cono d’ombra che si dipana dagli anni ’80 fino al termine della trattativa Stato / mafia, tanto nota al pubblico di oggi? Di certo si tratta di un espediente di grande suggestione che viene opportunamente usato in più momenti della rappresentazione teatrale: sui suoi fianchi, spesso usati come superficie su cui vengono proiettati video e filmati, sono inglobati un frigorifero, un televisore e un divano, simboli di una dimensione domestica e familiare che sembra contrastare aspramente con quella prospettiva “pubblica” che incombe continuamente dall’esterno. Ed è proprio su questa dialettica fra pubblico e privato, fra intimità della vita quotidiana ed esposizione pubblica e mediatica della realtà professionale (dei due magistrati) che si innesta l’intero spettacolo. Afferma Scarpinato: «La commistione di pubblico e privato si è rivelata vincente perché l’aspetto sentimentale delle vicende aiuta a veicolare la storia grande senza un approccio retorico, didattico, scolastico. Io sono sempre convinto del fatto che una narrazione in cui le emozioni siano raccontate in modo autentico, sincero, sia una narrazione capace di veicolare qualsiasi cosa». Ed è proprio in questo continuo dialogo fra universale e particolare che, a nostro parere, consiste la straordinaria originalità della scelta del regista.
Per le suddette ragioni, Il tempo attorno acquisisce un’altissima valenza culturale ed educativa per dei giovani spettatori e per degli adolescenti in particolare. Infatti, come ci rivela Giuliano stesso, sarebbe opportuno che, appunto, i ragazzi venissero ad assistere allo spettacolo «per ricostruire la memoria di eventi oscuri quanto cruciali per la storia del nostro paese, il cui oblio – purtroppo una tendenza eminentemente italiana – genera un pericolo per la democrazia e la crescita antropologica culturale e politica delle società a venire, di cui i nostri ragazzi sono il seme vivo.»
Al centro della rappresentazione, come accennato prima, c’è Benedetto interpretato da Emanuele Del Castillo un talentuoso giovane attore palermitano: in scena egli è un bambino che gradualmente diviene ragazzo e poi adulto (come testimoniano i video che guarda alla televisione, dapprima cartoni animati poi trasmissioni sempre meno infantili), che sperimenta un coacervo di vissuti e stati d’animo differenti. Si tratta di un personaggio estremamente complesso che riflette e incarna tutte le contraddizioni della sua esistenza. Il fatto di vivere continuamente sotto scorta, lo porta ad avvertire un continuo senso di minaccia attorno a sé, una spada di Damocle costantemente sospesa sulle sue giornate: perfino quando entra in ascensore egli deve avvisare gli agenti dei suoi spostamenti. Stima e ammira i suoi genitori per il loro lavoro in prima linea contro gli atti di Cosa Nostra che culmineranno nella stagione delle stragi ma, nel contempo, sperimenta un senso di inadeguatezza e, forse, anche di inferiorità nei loro confronti. Si vergogna di ammettere con i suoi amici la peculiarità della condizione in cui vive e tenta di cancellarne le tracce prima che essi possano notarle. In tal modo, Benedetto svilupperà frustrazioni che sfogherà sul cibo e che lo porteranno a diventare sovrappeso: la sua autostima ne risentirà ancora di più, ricadendo in un circolo vizioso che lo porterà a sentirsi sempre più fragile e insicuro. Così egli continua il suo monologo:

“Ed è incredibile quanto ci si senta soli, all’improvviso,
anche se la casa, le persone attorno, sono sempre quelli;
soli coi peli, nei bagni, coi corpi che… boh, e i primi desideri.
Quello di morire anche, un po’, che prima non c’era,
e non sai perché adesso ci sia…
perché ci sia la vergogna, la malinconia…”

Quando abbiamo chiesto ad Emanuele quale fosse stato l’aspetto più difficile nell’interpretazione di un ruolo del genere, lui ci ha risposto così: «Dall’inizio del lavoro Giuliano mi aveva detto che Benedetto era una specie di ‘maghetto’, come quelli della televisione a cui lui è tanto affezionato. La sfida più grande è stata sicuramente ritrovare quella magia dentro di me e farla venire fuori. Più concretamente potrei dire che il doppio aspetto del mio personaggio – ovvero quello del narratore/creatore della messinscena e quello del personaggio vero e proprio (bambino di 8-9 anni, ragazzino e poi adolescente) – è stata la parte più impegnativa. Stare dentro e fuori allo stesso momento, ricordare da “adulto” ma allo stesso tempo rivivere tutto quanto con la sorpresa e lo smarrimento del bambino: questo è ciò su cui ho dovuto lavorare di più.»
Anche i due genitori “teatrali”, i magistrati Michele e Paola, sperimenteranno sulla loro pelle la graduale disgregazione dell’unità familiare, incessantemente concentrati sulla frenetica attività professionale che irromperà bruscamente nelle loro vite private fino a calpestarne del tutto l’intimità domestica e a provocarne la definitiva separazione. Infatti, quella “proiezione ideale in un futuro migliore per la polis”, per la comunità “politica” (nel senso di “collettiva”) a cui appartenevano ha richiesto loro un prezzo altissimo: il sacrificio della propria famiglia. È come se la dialettica pubblico / privato su cui si impernia tutto il dramma si fosse risolta con la dissoluzione delle loro relazioni, travolte dalla prepotente irruzione della storia che le trascina con sé , proprio come il violento flusso che fuoriesce idealmente dal cono vulcanico al centro della scena: le stragi Falcone e Borsellino, il sequestro e la successiva uccisione del piccolo Di Matteo, il processo a Giulio Andreotti, da molti considerato “il processo del secolo”… A proposito, vorremmo soffermarci su un altro interessante aspetto della rappresentazione: essa si apre con la proiezione di una nota intervista al politico, quella in cui lui cade in una sorta di catalessi dopo una domanda della conduttrice Paola Perego: davanti a milioni di telespettatori, un inebetito Giulio Andreotti rimane pietrificato per alcune decine di secondi – che sembrano secoli – con lo sguardo perso nel vuoto, finché l’intervistatrice, intuendo la gravità della situazione, invoca uno stacco pubblicitario. Quello che trovo più inquietante, in questa strana vicenda che , appunto, coincide con l’avvio della rappresentazione di Scarpinato, è che la domanda posta dalla Perego prima del malore fosse stata «Presidente, quale futuro si augura per i nostri bambini?»: è chiaro che si è trattato di una strana coincidenza, ma credo che il regista abbia abilmente sfruttato il fatto che il “Divo” piombi in uno stato catatonico proprio dopo che era stato interpellato dalla conduttrice sul futuro delle nuove generazioni, come se tale questione lo avesse lasciato ammutolito, privato della parola.
Ogni aspetto della messa in scena di Giuliano Scarpinato è studiato, pensato, mai lasciato al caso: vivendo a Palermo siamo abituati a sentir parlare, di stragi, mafia e Cosa Nostra. Anche noi eravamo adolescenti negli anni ‘Novanta e abitavamo a Palermo, proprio come il regista e come il giovane protagonista che incarna il suo “io” scenico: ma quello che abbiamo trovato particolarmente azzeccato ed efficace ne Il tempo attorno la prospettiva dalla quale le vicende “storiche” vengono narrate del dramma, una prospettiva personale, individuale, un osservatorio privilegiato che coincide con il punto di vista di Benedetto, l’adolescente protagonista del dramma. E questo espediente narrativo, che potremmo definire “affettivo”, conferisce alla rappresentazione un valore particolare, rendendola più verosimile e, di conseguenza, molto coinvolgente. È lo stesso Scarpinato ad affermare che in tutto questo c’è moltissimo della sua esperienza personale: «Ovviamente la ricerca storiografica non è il mio mestiere, però mi sembrava interessante raccontare questi fatti da un punto di vista nuovo, molto intimo. La mia vita si è svolta sul tracciato di questa relazione tra la storia piccola e la storia grande: i due momenti non sono mai stati separati».
Così, l’inserimento di due figure apparentemente secondarie, gli agenti della scorta, conferisce veridicità alla vicenda rappresentata e, contestualmente, focalizza un ulteriore aspetto della dialettica pubblico / privato esplorando le relazioni dei due poliziotti fra di loro e nell’ambiente domestico in cui sono chiamati ad operare. La storia delle stragi, infatti, ha tristemente dimostrato come le vite di tali agenti, distrutte insieme a quelle dei magistrati che proteggevano, siano state a malapena ricordate, così come i loro nomi, troppo spesso dimenticati… quasi che le loro esistenze avessero avuto un valore differente, meno prezioso… I loro dialoghi in scena riflettono sì l’orgoglio di un ruolo assunto con serietà e consapevolezza, ma, contestualmente, la paura e il desiderio di una quotidianità “normale”.
In conclusione, attraverso il racconto di quegli anni, Scarpinato si pone l’obiettivo di dare vita a un teatro “politico”, inteso come teatro “civico”, dalla forte valenza sociale: egli vuole creare un teatro “per la polis“, per una comunità, comunità che, come la nostra palermitana, è stata troppo spessa ferita e lacerata nel suo corpus civico, nella sua coscienza cittadina. Così commenta il regista: «Volevo un’inchiesta partecipata dal pubblico, che ponesse delle domande. Per esempio l’Edipo parte dalla cronaca cittadina, ma poi questa si riversa nel mondo interiore del protagonista, per ritornare infine nella cronaca. Mi interessa questo rifluire delle cose tra il dentro e il fuori. Siamo abituati a pensarci come delle monadi che consumano, quando in realtà facciamo parte di un quadro generale: e questa cosa non facciamo altro che scordarcela». Un “teatro della polis”, dunque, che narri l’universale rappresentando il particolare, che descriva vicende storiche note a tutti tramite il racconto di personaggi fittizi, e l’aspetto più delicato, e prezioso nel contempo, di tale processo drammaturgico è l’inserimento della dimensione autobiografica e personale che, tuttavia, non diviene mai autoreferenziale. E intanto, fuori, scorre… il tempo attorno…

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Sguardi in sala. Percorsi educativi e ricerca di senso tra Cinema e Teatro

Di seguito la presentazione della nuova rubrica su NPG a cura del CGS – Cinecircoli Giovanili Socioculturali.

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A partire da gennaio 2024, grazie alla collaborazione tra l’associazione Cinecircoli Giovanili Socioculturali APS e la rivista Note di Pastorale Giovanile, è disponibile on-line la rubrica “Sguardi in sala: percorsi educativi e ricerca di senso tra Cinema e Teatro”.

L’iniziativa editoriale ha l’obiettivo di mostrare come alcuni film recenti e opere teatrali possono illuminare, far capire e mettere in scena temi, personaggi e situazioni che ormai fanno parte della cultura e sensibilità di oggi, o modi di rivedere temi passati: giovani e adolescenti, famiglie, figli, identità personale (sociale, sessuale…), relazioni uomo-donna, ambiente, povertà, migrazioni, territorio, pace, intelligenza artificiale, fantasia, immaginazione, amore, morte… Le diverse uscite (cinque a tema cinema e cinque a tema teatro) prenderanno in considerazione film e spettacoli di facile reperibilità online, offrendo anche spunti a chi volesse utilizzarli per qualche attività educativa, o magari invitare gli stessi autori per una presentazione o un dialogo sul tema specifico.

Destinatari della rubrica sono prima di tutto gli educatori e i docenti alle prese con ragazzi e adolescenti, nelle varie circostanze e nei vari ambienti in cui tale metodologia può essere impiegata: a scuola, in incontri formativi, per incontri spirituali…

Ciascun articolo è costituito da una breve sinossi, da un’analisi / recensione con orientamento tematico, dove lo sguardo cinematografico o teatrale fa emergere le domande di senso suggerite dalla pellicola o dallo spettacolo sulle tematiche proposte, e si chiude con alcuni suggerimenti e piste di laboratorio per uno sviluppo pratico ai fini educativi.

Gli articoli saranno curati di volta in volta da persone diverse, giovani e adulti dei circoli CGS più ferrati in materia, con un coordinamento a cura del Consiglio direttivo nazionale.

Prima uscita: Vite indegne di vita – Lo sterminio dei disabili nel racconto teatrale di Marco Paolini, a cura di Myriam Leone e Gianpaolo Bellanca.

 

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RMG – Una nuova edizione del “Don Bosco Global Youth Film Festival” (DBGYFF): “L’amore costruisce la pace e la solidarietà”

Dall’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Dopo il grande successo della prima edizione del “Don Bosco Global Youth Film Festival” (DBGYFF), realizzato in tutto il mondo nel novembre del 2021, il Settore per la Comunicazione Sociale della Congregazione Salesiana ha deciso di proporre una seconda edizione del festival cinematografico giovanile salesiano di livello mondiale, finalizzata anche in questo caso a riunire e coinvolgere i giovani di tutto il mondo, e specialmente questa volta quelli degli ambienti salesiani, per essere portatori di un messaggio di pace e di speranza ed essere protagonisti del cambiamento di cui il mondo ha bisogno. “L’amore costruisce la pace e la solidarietà” è il motto guida di quest’edizione, che si realizzerà concretamente il 13-14 ottobre 2023.

La prima edizione del DBGYFF è stata ritenuta da tutti un significativo successo: con il tema “Mossi dalla speranza”, ha ricevuto 1.686 opere da 116 Paesi, che sono state visionate dai 100 membri della Giuria Preliminare (tra cui molti salesiani) provenienti da diverse parti del mondo, e successivamente dai membri della Grande Giuria, che hanno selezionato una lista ristretta di opere e hanno poi decretato i vincitori dei premi. Il festival è stato organizzato in 260 località di 50 Paesi, ed è stato davvero una voce globale che ha fatto risuonare nel mondo il nome di Don Bosco, la Gioventù e la Speranza.

“Dopo la valutazione e il discernimento fatti al termine della prima edizione del DBGYFF, abbiamo deciso di rendere annuale quest’iniziativa – ha spiegato don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale –. Essa, infatti, offre un’opportunità d’oro: per i nostri giovani, di incontrarsi ed esprimersi, generando in loro tanto entusiasmo, energia e corresponsabilità; per i nostri salesiani, di accompagnare, guidare e motivare i giovani nella loro ricerca creativa; e per riunire i membri della Famiglia Salesiana, e far conoscere il nome di Don Bosco e la nostra missione per i giovani in tutto il mondo”.

In questa seconda edizione, che sarà sostenuta, come la prima, dalla Fondazione DON BOSCO NEL MONDO, sono state previste due diverse categorie di iscritti: gli Juniores (14-19 anni) e i Seniores (20-25 anni), tutti appartenenti alle realtà della Famiglia Salesiana (scuole, Centri di Formazione Professionale, Istituti di Educazione Superiore, Parrocchie, Oratori…).

“La prima edizione è stata proposta a livello globale per definirci di fronte a tutti, ed era aperta a tutto il mondo. Questa seconda edizione vuole essere un viaggio ad intra, ripensata in modo specifico per il mondo salesiano, per avvicinare i giovani delle nostre case e istituzioni” ha affermato il Direttore del Festival, don Harris Pakkam.

Che poi ha proseguito individuando le finalità del DBGYFF 2023: “Vogliamo arrivare a dialogare con i giovani del mondo salesiano, con i loro linguaggi, e coinvolgerli nella trasformazione della società; incoraggiarli ad esprimere il loro talento e a creare contenuti visivi sul tema; e formare e motivare i giovani a diventare apostoli e ambasciatori d’amore”.

Come dati tecnici, anche quest’anno potranno partecipare cortometraggi (fino a 5 minuti di durata) di qualsiasi genere (video musicali, documentari, commedie, film muti, d’animazione…). E quale ulteriore incentivo alla partecipazione, saranno assegnati 100.000 euro complessivi ai vincitori. Verranno premiati i migliori corti a livello globale (10 premi da 2.000 euro), e i migliori a livello regionale (10 premi da 1.000 euro per le sette Regioni salesiane), e ci saranno anche 100 premi locali.

Anche il meccanismo di selezione dei corti è stato affinato, sulla base della prima edizione: ogni équipe regionale giudicherà i film dell’area geografica di pertinenza e premierà i migliori 10. Inoltre, i 25 film ritenuti migliori in ogni regione saranno ammessi alla competizione di livello globale per essere sottoposti al voto della giuria globale.

Inoltre, la stessa organizzazione del festival sarà significativa e fruttuosa per la Congregazione, la Famiglia Salesiana e i giovani: “L’esperienza di sinergia e di lavoro in rete deve essere vista come un frutto reale di quest’iniziativa tra i giovani, i Salesiani delle Ispettorie e la Famiglia Salesiana… Questo nuovo progetto contribuirà in modo tangibile alla trasformazione della società e che avrà dei risvolti molto positivi tra i giovani” ha concluso con entusiasmo don Mendes.

Per ulteriori informazioni sul festival è possibile scrivere a: dbgyff@sdb.org o visitare il sito: https://www.dbgyff.com

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Don Bosco Global Youth Film Festival, 1.686 i film in concorso. Il Rettor Maggiore: “Abbiamo dato la parola ai giovani per esprimere i loro sogni”

Si è svolta a Roma, nella Casa Generalizia del Sacro Cuore, la presentazione del Don Bosco Global Youth Film Festival, il concorso cinematografico che ha raccolto 1.686 film da 116 nazioni da tutto il mondo e che si sposterà a Valdocco il 18 e 19 novembre per la parte finale. Il tema dei film era quello della speranza, il cuore della Strenna 2021, e gli organizzatori hanno spiegato come quasi tutti abbiano seguito il filone della speranza.

Don Gildasio Mendes, consigliere generale per la Comunicazione ha aperto la conferenza stampa, esprimendo “la nostra grande gioia per questo evento significativo per i giovani, per tutti quelli che hanno girato il loro film per partecipare”. Si tratta di un “mezzo concreto per unire e coinvolgere i giovani di tutto il mondo, tramite i nostri delegati di Comunicazione sociale e le loro équipe”. Il festival, voluto dal Rettor Maggiore e promosso con un appello a tutta la congregazione, ha come scopo quello di “promuovere il protagonismo dei giovani, far ascoltare e diffondere in tutti i continenti la voce dei giovani. Questo festival è stato ispirato dal messaggio della Strenna 2021, che aveva come tema Mossi dalla speranza e cammina sulla visione di Papa Francesco che tante volte ha detto: Giovani, diventate artigiani del futuro, siate capaci di sognare, mettetevi in gioco puntando su grandi ideali. Ciascuno dei 1.600 film arrivati è un inno di speranza per una vita e un futuro migliore. Grazie a voi, giornalisti, per il lavoro che state svolgendo anche in questo periodo difficile: vogliamo invitarvi a essere ambasciatori della speranza insieme a noi e ai nostri giovani”.

Don Harris Pakkam, direttore del Festival, ha invece raccontato la genesi di questo concorso: “Da dicembre scorso abbiamo iniziato a pensare e immaginare questo festival, dopo la proposta del Rettor Maggiore. Si tratta di una esperienza unica, perché i giovani potevano caricare da soli i video sul sito, dal quale poi i giudici hanno potuto vedere i film e si potrà seguire anche il festival. Se attraverso questo festival possiamo radunare tutti i giovani del mondo, si realizzerà un sogno. Volevamo offrire loro uno spazio per esprimere i loro talenti, la loro creatività”. La giuria preliminare, composta da oltre cento persone in tutto il mondo, ha potuto guardare i film (un film è stato visto da tre persone) e fare una prima selezione. In questo momento, spiega ancora il direttore del Festival, “siamo alla fase della grande giuria, con dieci esperti da tutto il mondo, che sta valutando 110 film arrivati in finale, daranno un punteggio e assegneranno i 36 premi. Questo processo si concluderà la prossima settimana con la proclamazione dei vincitori”. “Vedendo gli sforzi dei nostri giovani nel realizzare questi film, voglio ringraziare loro e tutti i salesiani che li hanno accompagnati, incoraggiati. Ho visto tanta creatività, e credo che tanti hanno partecipato perché si è trattata di una iniziativa della congregazione”.

“Ci siamo detti: perché non pensare a qualcosa di simpatico, di grande come avrebbe fatto Don Bosco per i giovani? Oggi avrebbe chiesto qualcosa con gli strumenti a disposizione oggi. Devo dirvi che tante volte sperimento questa emozione di vedere questi giovani che prendono la parola per esprimere i loro sogni, le loro emozioni anche con la musica”. Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore ha spiegato come è nato il sogno del festival. “Voglio sottolineare il perché abbiamo sognato una iniziativa del genere. Tutti sappiamo che la pandemia, il lockdown sono stati periodi pesanti, con tanti problemi economici, di lavoro. Abbiamo voluto dare la parola ai giovani del mondo, lo abbiamo fatto pensando alla rete delle 134 nazioni della congregazione. I 1.686 film da 116 nazioni mi ha stupito: la più grande partecipazione viene dall’India, la seconda dall’Iran dove siamo stati fino a due anni fa e dove oggi non siamo presenti. Poi dalla Spagna, dall’Italia, dagli Stati Uniti, dalla Turchia: c’è qualcosa di bello che si muove. Siamo contenti di aver fatto questa iniziativa con il cuore di Don Bosco: l’anno prossimo faremo un altro festival per dare una opportunità di parola ai giovani”.

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I CGS alla Mostra del Cinema di Venezia

Con la partenza della 78a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (1- 11 settembre 2021), da martedì 31 agosto “sbarcherà” al Lido anche il gruppo CGS APS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali) per la consueta partecipazione al Festival ed il lavoro di animazione culturale legato all’approfondimento critico del linguaggio cinematografico promosso all’interno del Laboratorio Venezia Cinema.

Il Laboratorio Venezia Cinema da più di quarant’anni costituisce uno dei momenti più interessanti della formazione nazionale CGS, proprio per la concomitanza con il Festival del Cinema più prestigioso e “antico” del mondo e l’opportunità di parteciparvi dalla prospettiva privilegiata di accreditati.  

Da 24 anni, inoltre, al lavoro di Laboratorio sul linguaggio Cinema si associa, per il gruppo partecipante, il compito di Giuria del Premio Lanterna Magica, riconosciuto dalla Mostra del Cinema fra i Premi collaterali, assegnato dai Cinecircoli Giovanili Socioculturali alla pellicola più significativa per tematiche collegate alla crescita e all’educazione.

Quest’anno al Laboratorio si alterneranno trenta operatori culturali, distribuiti in due turni, provenienti da Marche, Sardegna, Lazio, Liguria e Puglia, tutti animatori della comunicazione e della cultura appartenenti agli ambienti salesiani dei CGS, in gran parte di età compresa tra i 18 e i 27 anni; l’esperienza è realizzata con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale per il Cinema e l’Audiovisivo. 

A guidare il gruppo CGS durante i lavori del Laboratorio Venezia cinema 2021 e a coordinare l’attività di redazione e di giuria del Premio Lanterna Magica, come da collaudata formula, saranno i responsabili del CGS Dorico di Ancona: Alberto Piastrellini, e Irene Sandroni. Il coordinamento logistico è affidato al presidente nazionale Cristiano Tanas di Cagliari e alla segretaria nazionale Stefania di Turo di Taranto.

Al di là della visione dei film in programma nelle varie sezioni della Mostra, i giovani saranno coinvolti in un quotidiano confronto a più voci con gli scenari culturali della contemporaneità, anche attraverso una formazione operativa sul linguaggio del Cinema, che si concretizzerà nella produzione di recensioni e schede filmiche pubblicate nella sezione “Fuori dal coro” del sito www.sentieridicinema.it e fruibili immediatamente. Su tale sito, nell’ambito del progetto “Sentieri di Cinema” riconosciuto e sostenuto dalla Regione Marche, vengono raccolti da anni i materiali critici prodotti dal laboratorio CGS a Venezia e la documentazione fotografica dell’evento. Alcuni responsabili, pertanto, presteranno il loro supporto da remoto in un collaudato lavoro di redazione.

Le attività, propedeutiche all’acquisizione e alla maturazione di competenze specifiche, avranno ricadute pratiche nella programmazione di Sale della Comunità, nell’organizzazione di rassegne cinematografiche, nell’animazione di cineforum e attività formative legate ai linguaggi dei nuovi media così come nel più ampio lavoro di coordinamento di giurie giovanili in occasione di altri eventi nazionali come il Giffoni Film Festival.

Sempre a cura dei giovani animatori culturali sarà la gestione della comunicazione social sulle pagine Facebook e Instagram dell’Associazione: Cinecircoli Giovanili Socioculturali; Instagram: @cgsnazionale.