Un primo approccio “ecclesiale” allo sport
di don Rossano Sala
L’approccio integrale del Sinodo sui giovani ha chiaramente incluso anche lo sport. L’Instrumentum laboris, che è di gran lunga il documento più sistematico dell’intero percorso sinodale – è la raccolta ordinata e sintetica di tutti i temi emersi nella lunga e articolata fase di ascolto del popolo di Dio – ha tre numeri interamente dedicati allo sport. Emerge sostanzialmente ciò che è largamente risaputo e condiviso in merito al tema. Riconoscendo fin dal subito che «lo sport è un altro grande ambito di crescita e di confronto per i giovani, nel quale la Chiesa sta investendo in molte parti del mondo»[1], si gioca un poco sulla difensiva, chiedendo di interrogare questo mondo sui valori e sui modelli che, «al di là della retorica, la nostra società trasmette attraverso la pratica sportiva, assai spesso focalizzata sul successo a ogni costo»[2]. Si riconosce fin da subito l’energia positiva dello sport, per esempio per «quanti patiscono forme di esclusione e marginalità, come provano molte esperienze, ad esempio quella del movimento paraolimpico».[3]
Così come emerge fin da subito – è un difetto congenito della Chiesa! – un utilizzo tendenzialmente “strumentale” dello sport: «Visto l’influsso dello sport, molte Conferenze Episcopali suggeriscono la necessità di valorizzarlo in chiave educativa e pastorale»[4]. Al di là dell’intenzione poi i redattori evidenziano le chiavi umanistiche della pratica sportiva:
La cura e la disciplina del corpo, la dinamica di squadra che esalta la collaborazione, il valore della correttezza e del rispetto delle regole, l’importanza dello spirito di sacrificio, generosità, senso di appartenenza, passione, creatività, fanno dello sport una occasione educativa promettente per percorrere un vero cammino di unificazione personale[5].
Segue, nello stesso numero 164, una bella e sempre opportuna “lista dei desideri” che di solito accompagna i cammini ecclesiali, e che comunque ci può far bene risentire:
Successo e insuccesso scatenano dinamiche emotive che possono diventare palestre di discernimento. Perché questo accada occorre che siano proposte ai giovani esperienze di sana competizione, che sfuggano al desiderio di successo a tutti i costi, e che permettano di trasformare la fatica dell’allenamento in una occasione di maturazione interiore. Occorrono quindi società sportive – e questo vale in particolare per quelle che fanno riferimento alla Chiesa – che scelgano di essere autentiche comunità educanti a tutto tondo, e non solo centri che erogano servizi. Per questo è fondamentale sostenere la consapevolezza del ruolo educativo di allenatori, tecnici e dirigenti, curando la loro formazione continua. Al di là della sfera strettamente agonistica, sarebbe opportuno pensare a nuove configurazioni dei luoghi educativi che contribuiscano a rinsaldare il riconoscimento reciproco, il tessuto sociale e i legami comunitari, soprattutto in ambito interculturale[6].
Il Documento finale, ad uno sguardo attento, contiene un unico numero che solo in parte è dedicato allo sport, il n. 47. Esso si occupa di arte, musica e sport. Ecco la terza parte di quel numero:
Altrettanto significativo è il rilievo che tra i giovani assume la pratica sportiva, di cui la Chiesa non deve sottovalutare le potenzialità in chiave educativa e formativa, mantenendo una solida presenza al suo interno. Il mondo dello sport ha bisogno di essere aiutato a superare le ambiguità da cui è percorso, quali la mitizzazione dei campioni, l’asservimento a logiche commerciali e l’ideologia del successo a ogni costo. In questo senso si ribadisce il valore dell’accompagnamento e del sostegno delle persone nella pratica sportiva[7].
Il poco spazio dedicato allo sport nel Documento finale è dato dal fatto che nell’Assemblea sinodale solo un Padre sinodale ha fatto un intervento specifico e qualificato sul tema, che porta come titolo “L’importanza della fede nello sport” e che approfondisce l’idea che il mondo dello sport è un crocevia che la Chiesa non può evitare. Sporadiche battute sono poi rinvenibili sul nostro tema nei lavori dei “circoli minori”, cioè nei lavori di gruppo del Sinodo.
Christus vivit, l’Esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco datata 25 marzo 2019 non allarga di molto la questione. Allo sport viene dedicato il n. 227, che rispetto al fin qui detto aggiunge che diversi Padri della Chiesa, sulla scia di san Paolo, utilizzano la metafora sportiva per spingere i giovani ad affrontare con coraggio e intraprendenza la buona battaglia della fede.