Il 30° Capitolo Ispettoriale della Sicilia, che si è appena concluso, è solo un tassello del grande mosaico dei capitoli ispettoriali, che ancora in gran parte del mondo le altre ispettore stanno celebrando. Il Capitolo, sia generale che ispettoriale, è l’assemblea più importante per la vita della Congregazione Salesiana. È un momento di condivisione, di riflessione e soprattutto, di riflessione sulla pastorale che si desidera promuovere nei prossimi anni, per il bene dei giovani destinatari e principali protagonisti della missione salesiana e per i Soci, i Salesiani, che hanno scelto di vivere in comunità fraterne.
Nel messaggio introduttivo alla terza sessione, l’Ispettore ha sottolineato come «viviamo un momento particolare della storia dell’umanità con due coordinate che orientano il nostro impegno di riflessione e la nostra ricerca di traiettoria di azione, nel cammino intrapreso di discernimento fatto di ascolto-interpretazione-scelta». La prima coordinata è la Chiesa, mentre la seconda è la Congregazione.Queste pongono l’Ispettoria in un perenne discernimento per dare risposte concrete, pratiche e creative.
Nel messaggio introduttivo il sig. Ispettore ha chiesto ai presenti di scorgere don Bosco alle origini della Congregazione, per cercare di trovare slancio apostolico e risposte concrete, per fare la bella copia, del lavoro abbozzato dal santo dei giovani. L’Ispettore ha ricordato come il ritorno alle origini, non serve per vivere nella nostalgia di quanto si è fatto, ma è utile per uno slancio virtuoso e apostolico del futuro.
Nei discorsi di apertura e di chiusura ha richiamato gli elementi significativi per la vita dell’Ispettoria a conclusione del 30° Capitolo Ispettoriale.
Il messaggio finale si concepisce come una splendida lettura sapienziale radicata alla realtà attuale che vive la Sicilia Salesiana. Una lettura coerente e realistica dei tempi e delle situazioni già vissute, ma anche di quelle da vivere nel futuro ormai prossimo. Mette in risalto la bellezza e la ricchezza proprie della Sicilia e della Tunisia, rammentando i punti su cui bisogna lavorare per migliorarsi, per rispondere efficacemente alle sfide che si presenteranno.
«Da parte mia – scrive l’Ispettore – in ascolto di quanto è emerso in questo cammino di condivisione e discernimento, facendo memoria di quanto vissuto e guardando in prospettiva, mi pare di poter cogliere tre tratti che caratterizzano la nostra identità di Salesiani e la nostra missione trai i giovani condivisa con i laici educatori».
L’icona biblica proposta da don Ruta a conclusione di questo importante incontro è la chiamata di Mosè (cfr. Es 3), la quale sintetizza i meccanismi di discernimento dell’Ispettoria, che vanno portati avanti con tenacia nei prossimi anni.
Il primo tratto sono i giovani: “il roveto ardente” per ogni salesiano. Così come è stato affermato a conclusione del CG 27: «Per mezzo di essi Dio ci parla e ci attende in essi. Sono la ragione per cui ci siamo sentiti capaci di dire sì alla chiamata del Signore, sono essi la ragione della nostra vita».
L’ispettore ha invitato l’assemblea a discernere, con attenzione nei prossimi anni, il percorso di ridisegno delle presenze per rispondere con generosità alle sfide del futuro, senza dimenticare che la presenza salesiana in Sicilia è nata dopo la chiusura di Albano e di Ariccia, decisa della stesso don Bosco nel 1879.
La pastorale giovanile in Sicilia è un terreno fertile, che non bisogna trascurare, ma piuttosto continuare a curare per poter dare ancora buoni frutti.
Il secondo tratto su cui continuare a riflettere è il legame con il popolo, a partire dalla condivisione delle sofferenze e dalle oppressioni, che costantemente gravano sull’umanità, in particolare sui giovani.
«Non siamo onnipotenti, ma umili e semplici segni di liberazione e predilezione di Dio per i giovani più poveri. Siamo chiamati a ritornare nella terra in cui operiamo, cogliendo ogni vita e l’intera storia con le orecchi e il cuore di Dio».
L’Ispettoria nonostante un’età media alta dei salesiani, gode di una buona vitalità. Gode di salesiani felici, consapevoli di contribuire alla salvezza dei giovani e del popolo di Dio. Per continuare su questa strada bisogna vivere nell’ottica della formazione permanente prendendosi cura della comunità, affinché la vita da essa vissuta sia salesianamente dignitosa, cercando di collaborare con i laici appassionati e motivati.
Il terzo ed ultimo tratto è il cammino condiviso verso… la terra promessa. Si tratta di attuare un cammino di purificazione, mettendo a fuoco quello che lo Spirito Santo ispira, dando priorità alle anime. Egli afferma: «Il bene delle anime, infatti, va ricercato e realizzato “bene” anche nei suoi aspetti gestionali e temporali». A conclusione del messaggio, l’Ispettore invita ad imparare dagli errori del passato per migliorare la gestione della vita comunitaria e pastorale.
A distanza di qualche giorno metteremo a fuoco i punti salienti di questo capitolo per camminare avanti e a testa alta, consapevoli che si è inseriti nel grande progetto di Dio, e che la missione ha sempre una sola sorgente il «Da Mini Animas, coetera tolle».