Italia – Giornate Salesiane di Comunicazione 2023

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma)  Il 28 e il 29 aprile 2023, a Roma, presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS), si tiene la XIII edizione delle Giornate Salesiane di Comunicazione Sociale (GSCS), appuntamento annuale che coinvolge giovani in formazione iniziale dei Salesiani di Don Bosco, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e di altre Congregazioni religiose, per favorire la formazione alla comunicazione.

Le due giornate di riflessione sono organizzate dal Dicastero per la Comunicazione sociale dei Salesiani di Don Bosco, dall’Ambito per la Comunicazione sociale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS e dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» di Roma.

All’evento – ispirato come di consueto al Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (GMCS) 2023, Parlare col cuore. “Secondo verità nella carità” (Ef 4,15), e in cui verrà approfondito il tema “Leggere e interpretare per annunciare” – sono attesi un centinaio di partecipanti. Durante i lavori delle Giornate saranno presenti i Consiglieri generali per la Comunicazione Sociale, don Gildasio Mendes, SDB, e suor Maria Ausilia De Siena, FMA.

Il programma prevede, in apertura, la relazione di Vincenzo CorradoDirettore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, sul tema del Messaggio della GMCS 2023. A seguire, un tempo di riflessione e di condivisione in gruppi misti su come leggere e interpretare il mondo in cambiamento, in un’epoca che interroga e interpella il proprio modo di essere cristiani, religiosi/e e Chiesa.

Quest’anno, valorizzando le ricchezze culturali di Roma, si realizzerà nella serata del 28 aprile una visita notturna alla Basilica di Sant’Agostino e alla Chiesa di San Luigi dei Francesi. Don Andrea Lonardo, Direttore dell’Ufficio per la Cultura e l’Università della Diocesi di Roma, condurrà i partecipanti in un viaggio tra le preziose tele di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, contenute in queste chiese, aiutandone a leggere i caratteri di modernità impressi nelle forme e nei colori dipinti dal celebre pittore.

Nella mattinata di sabato, dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Gildasio Mendes, proseguiranno i lavori nei Seminari scelti dai partecipanti su argomenti inerenti il tema, con l’attenzione alla dimensione della comunicazione e condotti da esperti: Sviluppo, economia e povertàLa “guerra” e le altre guerre: geopolitica del mondoIl racconto mediatico delle migrazioni e del sud del mondoIl mondo dall’ottica dei diritti umani dei giovaniL’arte narratrice della contemporaneitàPost Covid-19 ed emergenza educativaI giovani occidentali e l’irrilevanza delle religioniUomo – intelligenza – artificiale: il caso ChatGPTDisordine informativo e ricerca della verità.

L’esperienza delle Giornate Salesiane di Comunicazione Sociale, avviata nel 2012, evidenzia l’attenzione delle due Congregazioni della Famiglia Salesiana ad attivare tra i propri membri, a partire dai più giovani, processi di formazione alla comunicazione di ampio respiro. La formazione proposta, pertanto, non mira soltanto a offrire tecniche e strumenti da utilizzare con i/le giovani, quanto a maturare una coscienza e un agire comunicativo a servizio delle persone che si incontrano nella missione, a partire da una lettura cristiana della contemporaneità.

Bollettino Salesiano: 146 di un’opera al servizio della missione salesiana

Il sito InfoANS ha iniziato una serie di pubblicazioni dedicate ad approfondire le origini, il carisma, la missione e il significato e rilevanza del Bollettino Salesiano, che festeggia i suoi 146 anni e si appresta a vivere un incontro internazionale a Torino dal 21-26 aprile 2023. Di seguito i primi 3 articoli.

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Il Bollettino Salesiano oggi

 

A motivo dell’ormai prossimo incontro internazionale del Bollettino Salesiano (Torino, 21-26 aprile 2023), inizia oggi su ANS una serie di pubblicazioni dedicata ad approfondirne origini, carisma, missione, significato e rilevanza. A guidarci in questo primo appuntamento è don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano italiano.

Dice il saggio: «Parti, la strada comparirà». Don Bosco era così. Aveva le doti del Capitano di ventura (oggi si direbbe un grande startupper): la visione, il coraggio, la decisione e una grandissima capacità di resilienza.

Prima di tutto, alla base dell’avventura salesiana c’è l’istinto di comunicatore di Don Bosco. Il suo «sorriso furbo». La sua magica percezione degli uomini:

«Era ancora piccolino assai e studiava già il carattere dei compagni miei. E fissando taluno in faccia, per lo più ne scorgeva i progetti che quello aveva in cuore. Per questo in mezzo ai miei coetanei era molto amato e molto temuto».

Lo dice lui, di quando aveva dieci anni. Così successe in tutta la sua vita. Così, sembra, succede ancora. Dunque, il sorriso furbo, l’occhio che vede.

E poi la parola: «Ciò che li raccoglieva attorno a me e li allettava fino alla follia, erano i racconti che loro faceva». Una parola che diventerà potente e capace di effetti pratici prima d’essere pronunciata:

«Un giorno un carabiniere, vedendomi con un cenno di mano ad imporre si­lenzio ad un quattrocento giovanetti, che saltellavano e schiamazzavano per il prato, si pose ad esclamare: se questo prete fosse un generale, potrebbe combattere contro al più potente esercito del mondo».

All’origine della forza di parola, decisiva nel comunicatore Don Bosco, c’è qualcosa di più elementare del contenuto delle parole. Il messaggio vie­ne dopo: in principio c’è la meraviglia di una parola che l’interlocutore av­verte immediatamente come rivolta a se stesso. Le testimonianze su questa magia della parola personalizzata, che segue alla magia dello sguardo cono­scitore, sono innumerevoli.

Papa Ratti, il Pontefice che ca­nonizzò Don Bosco e che nell’autunno del 1883 era stato ospite di Don Bo­sco, nella Casa Pinardi, ricorda:

«Eccolo a rispondere a tutti: e aveva la parola esatta per tutto, così propria da meravigliare: prima, infatti, sorprendeva e poi trop­po meravigliava».

Al­cuni oggetti sono già un messaggio in partenza e Don Bosco li trasforma in proposte di vita:

«II buon teologo Guala e don Cafasso mi davano volentieri immagini, foglietti, libretti, medaglie, piccole croci da regalare. Talvolta mi diedero mezzi per vestire alcuni che erano in maggior bisogno, e dar pane ad altri per più settimane».

Capì subito che il “tu per tu” però non era sufficiente né duraturo. La sua visione (e la Signora dei suoi sogni) lo spingevano molto più in là.

Nel frattempo scriveva in media un libro al mese. Don Bosco comunicatore non si fermava mai. Non teorizzava, non aveva un piano che non fosse l’ansia evangelizzatrice e l’istinto comunicatore combinati insieme.

Forse una sola regola seguì Don Bosco nel muoversi dai mezzi di sussi­stenza ai mezzi di comunicazione:

«Abbandonare la lingua e l’orditura dei classici, parlare in volgare dove si può, od anche in lingua italiana, ma po­polarmente, popolarmente, popolarmente».

E da quella regola vennero giornali e libri «da mettere nelle mani del basso popolo». I «cartelli» intitola­ti «Ricordi pei cattolici». Il «librettino» col titolo «Avvisi ai cattolici». Fino alle «Letture Cattoliche» che cominciarono nel 1853 ed avevano lo scopo di produr­re «libri pel popolo», in «stile semplice, dicitura popolare».

Anche gli av­versari gli riconosceranno il «gran dono», di «farvi capire e farvi leggere dal popolo». Farsi capire è anche il modo di farsi dei nemici…

Intorno a lui, il mondo era in effervescenza. Qualcosa di nuovo stava nascendo. Per don Franco Peradotto, storico direttore de «La Voce del Popolo» e per 12 anni presidente della Fisc, «la santità torinese e piemontese ha un carisma particolare: il giornalismo. strumento di evangelizzazione, solidarietà, testimonianza e servizio alla comunità» con i santi Giovanni Bosco e Leonardo Murialdo, i beati Giacomo Alberione ed Edoardo Giuseppe Rosaz, i venerabili Paolo Pio Perazzo ed Eugenio Reffo, il servo di Dio Giovanni Barra. Tutti paladini della «buona stampa».

Sulla fine dello stesso anno 1876, Don Bosco diceva confidenzialmente ai suoi:

«Mi compiaccio di raccontare le cose antiche dell’Orato­rio. Alcune volte sono fatti che riguardano Don Bosco. Non li racconto però con vanagloria: oh no! grazie a Dio questa non c’entra. Il mio fine è unicamente di narrare le magnificenze della potenza di Dio; far vedere che quando Dio vuole una cosa, si serve di un mezzo qualunque, anche il più debole, il più inetto, e gli fa superare ogni ostacolo!».

Lasciò che queste confidenze si divul­gassero e fondò il Bollettino Salesiano per far meglio conoscere le Opere che aveva iniziate, procacciare ad esse appoggi materiali e morali, suscitare degli imitatori. «Siamo in tempi — osser­vava — in cui bisogna operare; il mondo è divenuto materiale, perciò bisogna lavorare e far conoscere il bene che si fa. Ad uno che facesse anche dei miracoli, pregando giorno e notte nella sua cella, il mondo non bada: il mondo ha bisogno di vedere e di toccar con mano».

«La pubblicità, diceva altre volte, è l’unico mezzo di far co­noscere le opere buone e di sostenerle. Il mondo vuol vedere il Clero lavorare, istruire ed educare la povera ed abbandonata gioventù, con Ospizi, scuole d’arti e mestieri: e questo è l’unico mezzo per salvare la povera gioventù, istruendola nella Religione».

A livello nazionale nascevano le prime grandi testate giornalistiche: il Corriere della Sera fondato nel 1876 a Milano e a Roma nel 1878  Il Messaggero. Giusto in mezzo, si collocò Don Bosco.

Da circa due anni, la tipografia dell’Oratorio pubblicava un foglio quasi mensile, che aveva lo scopo di far conoscere le edizioni salesiane e altre pubblicazioni utili specialmente alla gioventù e al clero. Portava il titolo di Bibliofilo Cattolico. Quando nell’agosto del 1877, il buon coadiutore Barale gli mise in mano la copia fresca di stampa dell’ultimo numero, Don Bosco lo guardò e, come faceva spesso, capì immediatamente il potenziale futuro che racchiudeva e lo rivoluzionò. Il numero seguente aveva otto grandi facciate a due colonne che contenevano comunicazioni e notizie prevalentemente salesiane; un’appendice portava elenchi di libri; perciò, il titolo era doppio: Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano mensuale. Era nato Il Bollettino Salesiano.

La finestra di Don Bosco

Una sera del 1851, da una finestra del primo piano, Don Bosco gettò tra i ragazzi una manciata di caramelle. Si accese una grande allegria, e un ragazzo vedendolo sorridere alla finestra gli gridò:

«O Don Bosco, se potesse vedere tutte le parti del mondo, e in ciascuna di esse tanti oratori!».

Don Bosco fissò nell’aria il suo sguardo sereno e rispose: «Chissà che non debba venire il giorno in cui i figli dell’oratorio non siano sparsi davvero per tutto il mondo».

Il Bollettino doveva essere una finestra aperta sulla rete salesiana che doveva estendersi in tutto il mondo. Nel Capitolo Generale del 2 luglio 1886, Don Bosco dichiarò:

«II Bollettino non è solo il mezzo principale, ma necessario per la Congregazione[…] Se si promuoverà con ordine e re­golarità il Bollettino e la Società dei Cooperatori, la nostra Congregazione non mancherà mai di mezzi materiali» (MB 18,146).

Tutti i Rettori Maggiori lo hanno ribadito:

«È bene che, entrando in quelle prospettive moderne che Don Bosco aveva di fatto anticipato, giungiamo a scorgere nel BS quello speciale tipo di pubblicazione che le vaste organizzazioni mettono in circolo per creare nell’opinione pubblica un’immagine positiva di sé. Se ne raccoglieranno i frutti» (Don Ricceri, ACS, n.287,1977).

La responsabilità del BS di essere il «biglietto di visita» della congregazione, investe sia gli aspetti contenutistici che quelli stilistici e grafici. Si tratta di presentare una congregazione dinamicamente viva, anche attraverso un’operazione di marketing.

Offrire l’immagine di un movimento salesiano, educativo e religioso, con una particolare metodologia.

«Si darà spazio all’attività salesiana nel mondo, soprattutto alle opere che presentano un servizio ai giovani in strutture di avanguardia e in attività di ricupero. Essendo inoltre congregazione missionaria, occorrerà che i missionari stessi si trasformino in «corrispondenti»: ciò che non viene fatto conoscere «non esiste» (Don Viganò, ACG 336, 1991, citato al n. 2.)

Il Bollettino Salesiano italiano mantiene anche oggi alcune caratteristiche specifiche. Nel complesso della comunicazione salesiana nazionale non si preoccupa dell’informazione, che è ampiamente soddisfatta dai media digitali.

Il BS si colloca in una nicchia di collegamento “affettivo” con tutti i membri della Famiglia Salesiana e gli amici di Don Bosco e delle sue opere.

Rimane per ora soprattutto un prodotto cartaceo diffuso per abbonamento postale, che purtroppo costoso e con molte criticità.

I parametri redazionali sono:

  • La passione per la missione della Congregazione, la stima e l’ammirazione per quanto i salesiani realizzano in Italia e nel mondo, cercando di far sentire che si tratta di un’opera voluta dalla Provvidenza.
  • La globalizzazione del carisma salesiano e delle opere. Una rete umana generosa e solidale che non conosce l’esistenza di confini.
  • L’innovazione tenendo sempre presente una visione ottimistica del futuro: le opere salesiane si collocano all’avanguardia dell’esperienza pedagogica e formativa.
  • La qualità della presentazione giornalistica e la sua articolazione il più varia possibile.
  • Il racconto delle persone, le loro storie e le vicende umane salesiane. Oggi lo story telling è il segreto per ottenere attenzione ed empatia.
  • Capire i fatti e gli avvenimenti che riguardano la Congregazione, attraverso narrazioni semplici e chiare.
  • Approfondire le idee e le necessità educative della società attuale.
  • Ascoltare i lettori attraverso qualche rubrica interattiva.
  • Sollecitare la concreta collaborazione, suggerendo le forme per affiancare le opere salesiane soprattutto quelle che si trovano in zone difficili.
  • Diffondere i valori che sono alla base della visione salesiana e cristiana della vita.

-Don Bruno Ferrero

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Il Bollettino Salesiano: 146 anni… e non li dimostra

 

Quasi certamente moltissimi lettori ricevono mensilmente il Bollettino Salesiano (BS) da tanti anni. Capita spesso di sentir dire che il BS lo leggevano i loro genitori, i loro nonni e forse anche i bisnonni. Ma forse non tutti sanno come sia nato e perché Don Bosco 146 anni fa lo abbia ideato, realizzato e diffuso.

A cura di don Francesco Motto

 

Il BS è diffuso in tutto il mondo in decine di lingue diverse. Certo ha cambiato molte volte il suo volto, ma sempre in sintonia con il BS del fondatore: “l’occhio (educativo) salesiano sul mondo e l’occhio sul mondo salesiano”, come amava ripetere il compianto Rettor Maggiore, Don Juan Edmundo Vecchi.

Don Bosco capì ben presto l’importanza della comunicazione e dei relativi strumenti di comunicazione sociale, anche se all’epoca vi era solo la stampa. Appena lasciati gli studi (1844) egli dava alle stampe i Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo. L’anno successivo, mentre era al servizio della marchesa Barolo, pubblicava un fascicolo intitolato Il divoto dell’Angelo Custode e la voluminosa Storia Ecclesiastica. Nel 1846 editava altri tre libriccini devozionali. Nel 1847 fu la volta della Storia sacra per uso delle scuole de Il Giovane provveduto…, un testo, quest’ultimo, da oltre cento edizioni-ristampe vivente l’autore.

Con la promulgazione della libertà di stampa, nel 1848, Don Bosco preoccupato dei giovani, per loro ideò in tempi rapidi il giornale trisettimanale L’Amico della Gioventù. Dovette presto chiudere l’esperienza, ma non si scoraggiò.

Nel 1851 pubblicò un opuscolo, La chiesa cattolica-apostolica-romana e vista l’accoglienza tanto favorevole, diede il via alla sua iniziativa editoriale più riuscita: le Letture Cattoliche, che alla sua morte avrebbe raggiunto dieci milioni di copie (in un’Italia di 30 milioni di semianalfabeti!). Alla dozzina di fascicoli con il suo nome, nel 1855 aggiunse la fortunatissima Storia d’Italia raccontata alla gioventù, con venti edizioni lui vivente. Nel quinquennio 1856-1860 fu la volta di una ventina di altri titoli. A sé stante invece nel 1856 mise in commercio La chiave del Paradiso in mano al cattolico (un autentico bestseller, da 800mila copie con 44 edizioni lui vivente).

Nel dicembre 1861 Don Bosco ottenne l’autorizzazione ad aprire una propria Tipografia. Essa s’impegnò subito in ambito scolastico visti i nuovi programmi nati dopo l’unità d’Italia: pubblicò quattro collane di autori scelti latini, greci, cristiani, oltre a quella della Biblioteca della Gioventù Italiana. Quattro pure i vocabolari di italiano, latino e greco oltre a grammatiche, testi scolastici, sussidi. Nel 1876 Don Bosco fondò una “succursale” a Genova-Sampierdarena e nell’agosto del 1877, finalmente, avviò il Bollettino Salesiano o Bibliofilo Cattolico (o BS mensuale) per i 4 primi mesi.

L’idea di procedere nel 1877 alla pubblicazione di un bollettino di informazione per tutte le persone che a vario titolo erano interessate all’Opera Salesiana potrebbe essere stata suggerita a Don Bosco dalla presenza sul mercato di pubblicazioni simili da parte di altri Ordini religiosi. Se queste pubblicazioni erano inviate ai Terziari, membri ed amici delle singole Famiglie religiose, Don Bosco poteva ben fare altrettanto con i suoi Cooperatori che proprio in quegli anni si stavano formalmente radicando come Associazione.

Questa nel suo Regolamento prescriveva: “Ogni mese con un bollettino [o] foglietto a stampa si darà ai soci un ragguaglio delle cose proposte, fatte o che si propongono a farsi”. Testo modificato poi: “Ogni tre mesi ed anche più sovente con un bollettino o foglietto a stampa (…)”. In realtà fu subito mensile.

A febbraio 1877 Don Bosco comunicò ai suoi collaboratori la decisione di stampare un Bollettino periodico “come il giornale della Congregazione, perché sono molte le cose che si dovranno comunicare ai detti Cooperatori”. In estate discusse con don Barberis i problemi concreti del progetto e all’obiezione sul passivo che sarebbe derivato dall’invio gratuito, fece notare che i lettori, saputo della gratuità, avrebbero dato di più dell’eventuale cifra richiesta, senza contare successive offerte.

Nei mesi di settembre-dicembre 1877 il BS si avviò con la denominazione Bibliofilo cattolico o Bollettino Salesiano mensuale. Il Bibliofilo cattolico era un catalogo che aveva lo scopo di far conoscere le edizioni salesiane e altre pubblicazioni utili alla gioventù e al clero. Nell’agosto del 1877 subì dunque una radicale trasformazione. Recava l’indicazione tipografica di Sampierdarena per evitare il rischio che la curia torinese gli negasse l’imprimatur. Era di 12 pagine ed aveva le seguenti rubriche: Ai Cooperatori Salesiani, Dei Cooperatori, Lettere dei Missionari salesiani nell’America Meridionale, Cose diverse, Prime prove di alcuni Cooperatori, Indulgenze speciali pel mese di agosto; seguivano e concludevano tre fitte pagine di catalogo librario.

Due le edizioni di settembre. La prima con l’indirizzo di Torino, la seconda con l’indirizzo di Genova. In novembre don Bonetti assunse l’incarico di redattore-direttore. Dal gennaio 1878 venne usata esclusivamente l’intestazione BS. Le pagine variarono da 8 a 20 fino al 1881. Dal 1882 si iniziò la numerazione continua fino a 204 pagine nel biennio 1882-1883 e a 158 pagine nel 1888.

Nel primo numero del settembre 1877 Don Bosco indicava ai Cooperatori Salesiani che il BS avrebbe loro dato “ragguaglio delle cose fatte o da farsi onde ottenere il fine che ci siamo proposto” vale a dire “La gloria di Dio, il bene della Civile Società”. Concretamente intese che il periodico fosse il mezzo normale di mantenere l’identità di pensiero e di azione fra i Cooperatori ed i Salesiani, di promuovere la buona stampa, di opporsi al proselitismo protestante, alla corruzione dei costumi e alla stampa irreligiosa e immorale, a danno soprattutto dei giovani, e soprattutto di fare del bene ai lettori e loro famiglie.

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Il Bollettino Salesiano: un’opera al servizio della missione salesiana

 Don Bosco era un sacerdote e un educatore attento ai segni dei tempi. Nella sua intuizione si rese conto che avrebbe potuto fare molto di più per la gioventù povera e abbandonata della città di Torino – e poi del mondo intero – se avesse dedicato il tempo della sua vita anche a “diffondere buoni libri nel popolo con tutti i mezzi suggeriti da una ardente carità”. In una lettera del 1885 scriveva: “Questo è uno dei più importanti apostolati che la Divina Provvidenza mi ha affidato; e tu sai che ho lavorato instancabilmente, anche se impegnato in mille altre occupazioni.

A cura di don Tarcizio Paulo Odelli

 

E così Don Bosco, sfruttando le sue doti di grande comunicatore, si lanciò nel campo dell’editoria, diventando un editore notevole e di successo. Aveva una personalità accattivante, le sue opere erano di grande attualità e aveva una vasta rete di relazioni coltivata attraverso lettere, pubblicazioni, viaggi, utilizzando sempre molto bene la sua “immagine” di educatore, di lavoratore sociale, di operatore di miracoli e di “santo”.

Già agli inizi dell’Oratorio festivo, Don Bosco si rese conto che il suo lavoro con i giovani sarebbe stato efficace se avesse avuto a disposizione libri adatti alla gioventù povera e abbandonata. Per questo motivo iniziò a scrivere piccole opere per il popolo in generale e per i giovani. Nel 1848 lanciò un piccolo giornale per i giovani, “L’Amico della Gioventù”, con lo scopo di promuovere “interessi religiosi, morali e politici”. Il periodico, che usciva ogni tre settimane, durò poco. Poi arrivarono le “Letture Cattoliche”, pubblicate non solo a Torino, ma in tutta Italia. Non contento di queste singole pubblicazioni, nel 1861 ottenne il permesso di avere una propria tipografia.

Il Bollettino Salesiano, nato nell’agosto del 1877, è, potremmo dire, il coronamento di tutta questa impresa editoriale. Don Bosco vide, rispecchiando analoghe pubblicazioni dell’epoca, che c’era bisogno di creare un bollettino che generasse collegamenti e informazioni per le persone della società di allora interessate all’opera salesiana. I Salesiani Cooperatori sarebbero stati i destinatari di questo bollettino. Nel 1877 scrisse loro:

“è prescritto un Bollettino mensile che a suo tempo sarebbesi pubblicato per darvi ragguaglio delle cose fatte o da farsi onde ottenere il fine che ci siamo proposto”.

Con il passare del tempo, Don Bosco si rese conto che il Bollettino Salesiano sarebbe stato il mezzo per ascoltare la voce salesiana al di fuori della sua Opera, trasformando questo veicolo di comunicazione in un messaggero della missione salesiana oltre le mura dell’Oratorio di Valdocco. Così il Bollettino Salesiano si trasformò in uno strumento per conoscere la vita della Congregazione, l’azione dei suoi membri e dei suoi destinatari e anche per conoscere, dal punto di vista storico-geografico-culturale-ecclesiale, i territori e il mondo degli indigeni dell’America Latina.

Nella sua lettera sulla diffusione dei buoni libri, Don Bosco si riferisce così alla missione del Bollettino Salesiano:

“Infine, attraverso il Bollettino Salesiano volevo, tra l’altro, mantenere vivo lo spirito e gli insegnamenti di San Francesco di Sales nei giovani che si erano diplomati dalle nostre scuole ed erano tornati alle loro famiglie. La mia speranza era che fossero a loro volta apostoli di altri giovani. Non dico di aver raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato. Voglio solo insistere sul fatto che ora dipende da voi continuare il progetto e coordinare tutti gli sforzi per portarlo a termine in tutte le sue fasi”. E alla fine della lettera mostra il suo malcontento nei confronti di chi non è interessato alla diffusione di buoni libri: “Lasci che le mostri il mio malcontento nel sapere che in alcune delle nostre case i libri da noi editi appositamente per i giovani sono o molto sconosciuti o molto poco apprezzati”.

Oggi il Bollettino Salesiano è un’Opera salesiana attiva nei cinque continenti. Si è così realizzata la profezia di Don Bosco secondo cui il Bollettino Salesiano sarebbe stato “un’arma potente” perché avrebbe raggiunto molte persone (cfr. Circolare 172 sulla diffusione dei buoni libri, Torino 19/03/1885).

È una rivista istituzionale, ha un’identità carismatica e una qualità professionale al passo con i tempi. Oggi il BS non è più solo cartaceo, ma naviga anche nel mondo digitale. Tratta temi attuali, studiati in una prospettiva salesiana. Cerca di integrarsi con i vari Bollettini dei Paesi in cui è presente la Famiglia Salesiana di Don Bosco. Il nostro sforzo sarà quindi quello di portare avanti quest’Opera, nonostante le tante sfide che il mondo di oggi ci offre, consapevoli di quanto il nostro Fondatore si sia impegnato affinché la missione salesiana potesse adattarsi ai tempi, ai contesti e alle diverse culture.

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Incontro dei Coordinatori Regionali di Comunicazione Sociale: verso la convergenza, la sinergia e l’eccellenza professionale

Dal sito InfoANS.

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Il Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, don Gildasio Mendes, insieme ai membri del Settore per la Comunicazione Sociale, ha incontrato in modalità digitale, venerdì 17 febbraio, i Coordinatori Regionali della Comunicazione Sociale di tutto il mondo salesiano.

Per i partecipanti è stata un’occasione per riconnettersi, diversi mesi dopo il loro incontro a Lisbona per la Consulta Mondiale e condividere così i punti salienti e di forza della regione. Ogni Coordinatore Regionale ha condiviso piani, progetti e attività per l’anno nella propria Regione.

Rivolgendosi ai presenti, don Mendes ha sottolineato la necessità di essere rilevanti e visibili nel campo della Comunicazione Sociale. Ha ricordato a tutti di lavorare per l’unità e l’armonia con la Chiesa e la Congregazione salesiana. Ha incoraggiato tutti a sostenere il nuovo progetto “Voices”, che intende sottolineare l’importanza della pace nel mondo nel mezzo della crescente situazione di violenza, disuguaglianze, ingiustizia sociale, migrazioni, oppressione, emarginazione… e ha sottolineato che è indispensabile per il Settore delle Comunicazioni Sociali dare voce a quelle voci inascoltate e ridotte al silenzio.

Ha ringraziato i Coordinatori Regionali per la loro dedizione, il loro impegno e per il lavoro di pianificazione in ciascuna delle loro Regioni. Ha parlato del nuovo documento di comunicazione e ha annunciato che il Settore si occuperà specificamente di Intelligenza Artificiale e dell’applicazione “ChatGPT”. “Comprendere la trasformazione e seguire il ritmo della tecnologia è fondamentale oggi per chi si occupa di comunicazione”, ha affermato.

Durante i tempi di condivisione i Coordinatori Regionali hanno individuato vari punti di convergenza. Il “sacramento salesiano” della presenza nel mondo digitale e il Patto Globale per l’Educazione di Papa Francesco sono stati presentati sotto vari punti di vista. Nonostante le differenze linguistiche ed etniche, le diverse regioni si stanno impegnando per cercare possibilità di assistenza, lavoro in rete e collaborazione. È stato illustrato il piano di rafforzamento della presenza su diverse piattaforme mediatiche – audio, stampa e media digitali. Si è discusso anche del richiamo alla cruda realtà della guerra in Ucraina, che si avvicina al suo primo anno, della necessità di solidarietà e del lavoro pastorale.

Don Maciej Makula ha presentato l’incontro dei Direttori del Bollettino Salesiano che si terrà dal 21 al 26 aprile 2023, a Valdocco, che vedrà la partecipazione di 70 partecipanti – Direttori e redattori del Bollettino Salesiano – provenienti da tutto il mondo. L’incontro sarà in linea con le cinque dimensioni del Settore Comunicazione Sociale: vivere la comunicazione in modo evangelico, sinodale, salesiano, convergente e artistico.

“Dopo un intervallo di tre anni, questo nuovo incontro servirà ad animare, accompagnare e rinnovare la politica di informazione del Bollettino Salesiano, che si sforza di mettere in evidenza il carisma salesiano in tutto il mondo”

ha detto don Makula.

Tutti i dettagli del Don Bosco Global Youth Film Festival 2023 (DBGYFF), il cui tema è “L’amore costruisce la pace e la solidarietà”, sono stati illustrati da don Harris Pakkam, Coordinatore del progetto. Questi ha accennato brevemente alle peculiarità della seconda edizione del festival e ha sottolineato la partecipazione della Famiglia Salesiana. Ha esortato tutti a promuovere il festival in tutte le Regioni e ha concluso affermando che la data ultima per la presentazione dei film sarà il 31 luglio e che il festival si terrà in tutto il mondo nei giorni 13-14 ottobre 2023.

Don Makula ha preso nuovamente la parola per informare sul Convegno di Comunicazione che si terrà dal 1° al 7 agosto 2024. Si parlerà della Comunicazione nella Chiesa e nella Congregazione e guarderà al futuro con i migranti e i rifugiati, affrontando anche i temi dell’ambiente digitale e della “comunicazione dell’incontro”. Nella circostanza è prevista anche una visita ai media di Roma e presso Radio Vaticana.

Don Ricardo Campoli, da parte sua, ha condiviso con tutti gli obiettivi e i sogni di “Salesian Spotify”, il podcast musicale digitale che mira a raccogliere tutti brani e i canti dedicati a Don Bosco e al carisma salesiano di tutto il mondo. Ha affermato che si tratta di creare insieme una ricca risorsa di canti salesiani e materiale digitale, e ha invitato tutti ad unire le forze per partecipare a questo progetto.

Per il 2023 sono previsti altri tre incontri con i Coordinatori Regionali: l’8 maggio, l’8 settembre e il 5 dicembre.

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RMG – Comunicazione esterna e interna nella Famiglia Salesiana

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Come anticipato ai lettori nei giorni scorsi, a partire dal mese di febbraio 2023 verranno pubblicati sul portale ANS una serie di articoli che mirano ad approfondire il tema della comunicazione nella Famiglia Salesiana e a suscitare in chi legge una maggiore sensibilità alla comunicazione e ai media. L’autore di questi nuovi contributi, che avranno cadenza mensile, è don Maciej Makula, SDB, membro del Settore Comunicazione Sociale.

In questo primo articolo, che viene pubblicato oggi, sabato 11 febbraio, l’argomento affrontato è la “Comunicazione esterna e interna nella Famiglia Salesiana”. L’autore intende spiegare in modo chiaro ed esaustivo la differenza che intercorre tra questi due tipi di comunicazione, entrambi fondamentali per la credibilità di un’istituzione.

“Per comunicazione esterna si intende la trasmissione di informazioni all’esterno dell’organizzazione, a un pubblico ampio. In questo caso, l’entità mira a costruire un’immagine positiva e a informare, in modo affidabile sulle sue attività, coloro che non sono direttamente coinvolti nell’organizzazione – scrive don Makula –. La comunicazione interna, invece, è la trasmissione di messaggi all’interno di un’organizzazione a coloro che ne fanno parte. Tali dichiarazioni aiutano le persone a comprendere la missione e la visione, nonché a orientarsi verso le attività e i piani specifici dell’organizzazione”, prosegue.

I principi della comunicazione cosiddetta aziendale vengono poi analizzati da un punto di vista salesiano e l’autore si sofferma su come la Famiglia Salesiana debba comunicare sia verso l’esterno, fornendo “buone informazioni su attività educative sagge, sull’impegno nel campo missionario o sulla guida per una vita religiosa profonda”; sia al suo interno, ricordando che “la comunicazione interna alle istituzioni della Famiglia Salesiana è importante quanto quella esterna. Consiste in attività pianificate e presuppone obiettivi di comunicazione specifici”.

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12 poster per ricordare Don Bosco e i suoi detti più famosi – RMG

Dalla notizia di ANS, per festeggiare la festa di San Giovanni Bosco:

 

Don Bosco, uomo di preghiera e d’azione, non solo ha gettato le basi di un immenso movimento di persone che lungo i secoli si dedica alla salvezza dei giovani, ma ha anche lasciato a tutti i suoi figli spirituali un grande bagaglio di indicazioni utili per non perdere mai la rotta.

Tra quello che era solito ripetere, e che è stato poi raccolto e testimoniato dai suoi contemporanei, e ciò che scisse in prima persona, ci sono pagine e pagine di aforismi che in maniera netta e con uno stile icastico offrono tuttora indicazioni valide per una vita bella, piena di significato e santa.

In vista della festa di Don Bosco, il Settore per la Comunicazione Sociale ha pensato di selezionare alcuni di questi suoi celebri detti e ne ha realizzato dei semplici, ma accattivanti poster, che insieme all’immagine del santo diffondono ancora oggi i suoi illuminanti pensieri.

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ANS – Una nuova pubblicazione salesiana: il “Bollettino Salesiano OnLine”

Pubblicato oggi, 31 gennaio 2023, il “Bollettino Salesiano OnLine”, un progetto del Rettor Maggiore in sette lingue unicamente online, che fungerà da rivista mensile per continuare una tradizione che viene dai tempi di Don Bosco.

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Dalla notizia ANS:

Domani, 31 di gennaio, nella Festa di San Giovanni Bosco, sarà lanciata una nuova pubblicazione ufficiale della Congregazione Salesiana, denominata “Bollettino Salesiano OnLine”. È un progetto del Rettor Maggiore e sarà pubblicato in sette lingue unicamente online, come afferma anche il nome.

Avrà il suo ruolo al fianco gli altri canali salesiani di comunicazione. Se il sito sdb.org è il sito istituzionale della Congregazione e il sito infoans.org dell’Agenzia iNfo Salesiana (ANS) offre notizie quotidiane, il sito del Bollettino Salesiano OnLine (BSOL) sarà una rivista mensile che continuerà una tradizione che viene dai tempi di Don Bosco.

È una ripresa delle indicazioni del santo fondatore che, infatti, nel Capitolo Superiore del 17 settembre 1885, aveva stabilito alcuni aspetti fondamentali per il Bollettino Salesiano:

“Il Bollettino non dev’essere un foglio particolare per ciascuna regione, come Francia, Spagna, Italia ecc., ma dev’essere l’organo generale di tutte queste regioni, cioè dell’Opera salesiana non in particolare, ma in generale. Le notizie siano raccolte in modo che tutte le regioni diverse vi abbiano interesse e che tutte le edizioni in varie lingue siano identiche. Per questo fine in tutte le varie lingue siano stampati nella casa madre, perché così si darà l’indirizzo uguale a tutti”. (MB XVII,668)

Se all’inizio Don Bosco parlava di alcuni Paesi, oggi la Congregazione Salesiana è presente in 135 nazioni nel mondo. La tecnologia odierna permette di arrivare a comunicare in tempo reale in un modo impensabile fino pochi anni fa. Avere la possibilità di usare questi strumenti per trasmettere il carisma salesiano è una grande opportunità che non va tralasciata. Si parte con le lingue più diffuse nella Congregazione: inglese, italiano, spagnolo, francese, portoghese, polacco, tedesco. Per le altre lingue si potranno usare – per adesso – i servizi gratuiti di traduzione dei siti web (la procedura è indicata anche nel nuovo sito).

Qual è il suo scopo? Nient’altro che quello definito nell’articolo 41 dei Regolamenti salesiani:

“Il Bollettino salesiano, fondato da Don Bosco, diffonde la conoscenza dello spirito e dell’azione salesiana, specialmente di quella missionaria ed educativa. Si interessa ai problemi dei giovani, incoraggia la collaborazione e cerca di suscitare vocazioni. È inoltre uno strumento di formazione e un vincolo di unità per i vari gruppi della Famiglia Salesiana. Viene redatto secondo le direttive del Rettor Maggiore e del suo Consiglio in varie edizioni e lingue.”

E quale sarebbe lo spirito salesiano? Un’imparziale definizione la ricordiamo proprio dai tempi di Don Bosco da parte del Cardinale Lucido Maria Parocchi, Vicario di Sua Santità, alla fine di una conferenza ai Salesiani Cooperatori nella chiesa di Santa Francesca Romana tenuta da Don Bosco l’8 maggio 1884.

«Che cosa, dunque, di speciale vi sarà nella Congregazione Salesiana? Quale sarà il suo carattere, la sua fisionomia? Se ne ho ben compreso, se ne ho bene afferrato il concetto, se non mi fa velo all’intelligenza, il suo scopo, il suo carattere speciale, la sua fisionomia, la sua nota essenziale, è la Carità esercitata secondo le esigenze del nostro secolo: Nos credidimus caritati; Deus caritas est, e si rivela per mezzo della Carità. Il secolo presente soltanto colle opere di Carità può essere adescato, e tratto al bene.

Il mondo ora null’altro vuole conoscere e conosce, fuorché le cose materiali; nulla sa, nulla vuol sapere delle cose spirituali. Ignora le bellezze della fede, disconosce le grandezze della religione, ripudia le speranze della vita avvenire, rinnega lo stesso Iddio. Potrà un cieco giudicar dei colori, un sordo intendere le sublimi armonie di un Beethoven o di un Rossini, un cretino giudicar delle bellezze di un’arte? Così è il secolo presente: cieco, sordo, senza intelligenza per le cose di Dio e per la Carità. Questo secolo comprende della Carità soltanto il mezzo e non il fine ed il principio. Sa fare l’analisi di questa virtù, ma non sa comporne la sintesi. Animalis homo non percipit quae sunt spiritus Dei; così S. Paolo. Dite agli uomini di questo secolo: Bisogna salvare le anime che si perdono, è necessario istruire coloro che ignorano i principii della religione, è uopo far elimosina per amor di quel Dio, che un giorno premierà largamente i generosi; e gli uomini di questo secolo non capiscono.

Bisogna dunque adattarsi al secolo, il quale vola terra terra. Ai pagani Dio si fa conoscere per mezzo della legge naturale; si fa conoscere agli Ebrei col mezzo della Bibbia; ai Greci scismatici per mezzo delle grandi tradizioni dei Padri; ai Protestanti per mezzo del Vangelo: al secolo presente si fa conoscere colla CaritàNos credidimus caritati.

Dite a questo secolo:

Vi tolgo i giovani dalle vie perché non siano colti sotto i tramvai, perché non cadano in un pozzo; li ritiro in un ospizio perché non logorino la loro fresca età nei vizi e nei bagordi; li raduno nelle scuole per educarli perché non diventino il flagello della società, non cadano in una prigione; li chiamo a me e li vigilo perché non si cavino gli occhi gli uni gli altri, e allora gli uomini di questo secolo capiscono ed incominciano a credere: Et nos cognovimus et credidimus caritati, quam habet Deus in nobis.» (MB XVII, 94-95)

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Padova: convegno in celebrazione del centenario di san Francesco di Sales patrono dei giornalisti

Si pubblicano due articoli apparsi su Avvenire dedicati al convegno “Tutto appartiene all’amore”, organizzato da Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e Isre (Istituto internazionale salesiano di ricerca educativa), in celebrazione del centenario della proclamazione di san Francesco di Sales a patrono dei giornalisti e degli scrittori, tenutosi sabato 28 gennaio 2023 a Padova.

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Buone notizie. Giornalisti al servizio della verità. «Liberi, coraggiosi e creativi»

 

«Non sarà un algoritmo a indicarci ciò che è bene. L’algoritmo ti mostra esattamente ciò che vuoi vedere e ti nasconde ciò che non vuoi vedere. Il giornalismo buono mostra ciò che è bene si sappia».

Così Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, sintetizzava ieri in Sant’Antonio di Padova il senso più attuale di un giornalismo che sia memore della sua stessa identità.

Il convegno “Tutto appartiene all’amore”, organizzato da Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e Isre (Istituto internazionale salesiano di ricerca educativa), celebrava i 400 anni dalla morte di san Francesco di Sales e i 100 anni dalla sua proclamazione a patrono dei giornalisti, dando la parola a operatori della comunicazione venuti da tutta Italia nella città in cui il santo di Sales si laureò.

Ad aprire i lavori è stato il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, che proprio a partire dalla lettera apostolica di papa FrancescoTotum amoris est” ha avviato il dibattito:

«La domanda vera è: dove si trova il maggior amore? L’arcivescovo Zuppi su Avvenire ha scritto che di fronte alle pandemie delle tante guerre nel mondo c’è bisogno di un “Pnrr dell’informazione”, dove il Piano nazionale di ripresa e resilienza della politica diventa invece un “piano nazionale di rispetto e responsabilità”.

Lo ha sottolineato anche il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, nel suo messaggio:

“Questa celebrazione susciti un rilancio dell’autentica missione al servizio della verità, e propositi di testimonianza ispirata ai perenni valori cristiani».

Oggi più di ieri al giornalismo è richiesta una marcia in più, ha spiegato Paolo Ruffini, secondo lo stile che fu di san Francesco di Sales:

«Dobbiamo saper discernere oltre l’apparenza e il chiacchiericcio, come ci chiede il Papa. Per farlo occorre saper essere liberi, ma la libertà richiede coraggio e creatività». In un tempo dominato dalla solitudine e dalla guerra, il comunicatore ha il compito di costruire un “giornalismo di pace” a partire da se stesso, affermando una comunicazione non ostile, «tutto questo è possibile – ha assicurato Ruffini – senza vanagloria, sapendo che siamo solo strumenti in questa Babele. Allora troveremo un nuovo umanesimo». Sta citando Carlo Maria Martini, «Babele è il luogo degli appuntamenti mancati, quando la confusione dei messaggi determina un pessimismo sociale sistematico, quando una società è raffigurata solo nelle sue mancanze…».

L’esempio viene da lontano, quando nel 1966 Paolo VI proprio nel celebrare san Francesco di Sales spiegò ai giornalisti dell’Ucsi il perché della sua proposta di arbitrato dell’Onu per la pace in Vietnam:

«Abbiamo parlato con il cuore di chi non ha da conseguire alcun vantaggio proprio – ha letto Ruffini dalle parole di papa Montini –, di chi non attende tanto l’esito dei suoi passi, quanto la testimonianza della propria coscienza».

Erano gli “audaci tentativi” di quella pedagogia della pace che oggi chiama a raccolta i media.

«Ma per fare questo è necessario documentarsi – ha ammonito padre Giulio Albanesegiornalista missionario comboniano –. Le semplificazioni di un giornalismo manicheo, che senza studiare le fonti e le vere cause divide buoni e cattivi, cowboy e indiani, sono la cosa più pericolosa. Per comprendere la complessità degli eventi bisogna raccogliere informazioni, capire, saper leggere i segni del tempo come faceva san Francesco di Sales.»

Ad esempio parlare di Africa come di “un Paese”, quando è un continente di 54 nazioni diversissime, è disinformare. Peggio:

“L’Africa è povera”, si scrive in automatico, «invece galleggia sul petrolio, se potesse godere delle sue ricchezze anziché esserne derubata sarebbe il Canton Ticino, queste cose vanno raccontate o no?».

E ancora:

«È giusto piangere quando muoiono i bambini. Non quando muoiono i bambini cristiani». E nel mondo «il 1% della popolazione detiene le ricchezze del 99%. Lo si scrive?». I bravi colleghi lo fanno, conclude, «ma una cosa è certa, il giornalismo è terra di missione».

Lo hanno testimoniato con le loro esperienze personali gli inviati dei vari media, da Avvenire a Fabio Bolzetta di Tv2000, dalla vaticanista di Rai3 Vania De Luca ai giovani reporter di Cube Radio, emittente dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve), coordinati nel dibattito da Vincenzo Varagona (presidente nazionale Ucsi), Mimmo Vita (presidente Ucsi Veneto) e Michela Possamai (presidente Isre), con il commento storico affidato ai docenti dell’università di Padova Vittorio Berti (Storia del cristianesimo) ed Enzo Pace (Sociologia delle religioni).

Presenti nel folto pubblico anche numerose persone sorde, delle quali san Francesco di Sales è protettore. Un assist raccolto da Ruffini: chi sono i veri sordi del nostro tempo, se non i giornalisti che non sentono con il cuore?

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Un video da Francesco di Sales al giornalismo digitale di oggi

 

Si può ben dire che, più di quanto accada ogni anno in vista della sua memoria liturgica (24 gennaio), l’ultimo mese sia stato il mese di san Francesco di Sales, vescovo di Annecy, dottore della Chiesa e patrono dei giornalisti. Il 28 dicembre 2022, nel quarto centenario della morte, è stata infatti pubblicata la lettera apostolica di papa Francesco Totum amoris est, mentre ieri a Padova si è tenuto il convegno nazionale a lui dedicato, organizzato dall’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) e dall’Istituto superiore internazionale salesiano di ricerca educativa (Isre).

In mezzo, le tradizionali “feste del patrono” nelle Ucsi regionali e i numerosi contributi postati in Rete intorno alla sua figura. Proprio nel corso del convegno di Padova, convocato nel centenario della proclamazione, a opera di Pio XI, del suo patronato mediatico, i giovani reporter di Cube Radio, l’emittente accademica dell’Istituto universitario salesiano universitario di Venezia (Iusve), hanno celebrato il vescovo di Annecy con un video di 5 minuti che ne proietta il profilo decisamente nel futuro.

Il filmato sosta a Valdocco, dove il Museo Casa Don Bosco ha allestito la mostra “Francesco di Sales 400”, il tempo d’accarezzare con lo sguardo gli originali degli scritti di cui – scrive papa Francesco – con «intuizione “giornalistica”» disseminò le case della comunità ginevrina.

Poi vola a Padova, dove egli studiò giurisprudenza e maturò la sua vocazione. Da qui in poi, con un vertiginoso salto temporale e culturale, gli autori del video e i loro docenti mettono a fuoco gli aspetti del giornalismo contemporaneo che rimandano, esplicitamente o implicitamente, alla lezione del patrono.

Se i social network ci permettono di superare le barriere ed entrare nelle case (Giulia Didonè, studentessa), le applicazioni di intelligenza artificiale che generano testi e compongono notizie ci chiedono di sviluppare una nuova dimensione etica, per governare la loro intrusione digitale (Ludovico Pravato, reporter). E il mobile journalist (che usa esclusivamente lo smartphone)? È un giornalista che, distinguendosi dagli altri per il suo storytelling, può sperimentare e osare di più (Teodora Antonia Benghiac, studentessa): purché la sua rapidità di lavoro non abbassi la qualità dell’informazione.

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Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Papa: Comunicare col cuore in un tempo di contrapposizioni

Da Vatican News, un articolo per il messaggio del Papa in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2023 che quest’anno si celebrerà domenica 21 maggio.

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di Adriana Masotti

“Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile. Abbiamo bisogno di comunicatori coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori”. E’ un passaggio di estrema attualità contenuto nel Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2023 che quest’anno si celebrerà domenica 21 maggio. Il Papa si rivolge in modo particolare agli operatori della comunicazione ma osserva che l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” è responsabilità di ciascuno.

Il tema si collega idealmente a quello del 2022, che invitava all’ascolto e a quello precedente che esortava a “andare e vedere” quali condizioni per una buona comunicazione. Questa volta il Papa vuol soffermarsi sul “parlare con il cuore”. Il cuore è infatti ciò che muove all’accoglienza, al dialogo e alla condivisione, innescando una dinamica che Francesco definisce come quella del “comunicare cordialmente”. L’accoglienza dell’altro è ciò che permette, dopo l’ascolto, di “parlare seguendo la verità dell’amore”. Scrive:

Non dobbiamo temere di proclamare la verità, anche se a volte scomoda, ma di farlo senza carità, senza cuore. Perché “il programma del cristiano – come scrisse Benedetto XVI – è ‘un cuore che vede’”. Un cuore che con il suo palpito rivela la verità del nostro essere e che per questo va ascoltato. Questo porta chi ascolta a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, al punto da arrivare a sentire nel proprio cuore anche il palpito dell’altro. Allora può avvenire il miracolo dell’incontro.

Parlare con il cuore significa lasciar intravedere la partecipazione “alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo”, afferma il Papa. E’ un appello che interpella particolarmente chi comunica in un contesto oggi “così propenso all’indifferenza e all’indignazione, a volte anche sulla base della disinformazione, che falsifica e strumentalizza la verità”.

Papa Francesco indica l’esempio di un comunicatore con il cuore nel “misterioso Viandante che dialoga con i discepoli diretti a Emmaus”: parlando con amore, Gesù accompagna “il cammino del loro dolore”, rispettando i loro tempi di comprensione. Il Papa scrive ancora:

In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni – da cui purtroppo anche la comunità ecclesiale non è immune – l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno. Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità.

Questo richiamo interpella in modo particolare i cristiani, prosegue Francesco, dalla cui bocca “non dovrebbero mai uscire parole cattive”, ma solo parole capaci di fare del bene agli altri e di scalfire anche i “cuori più induriti”. E’ la “forza gentile dell’amore” che il Papa indica, invitando a ripensare alle sue conseguenze sociali:

Ne facciamo esperienza nella convivenza civica dove la gentilezza non è solo questione di “galateo”, ma un vero e proprio antidoto alla crudeltà, che purtroppo può avvelenare i cuori e intossicare le relazioni. Ne abbiamo bisogno nell’ambito dei media, perché la comunicazione non fomenti un livore che esaspera, genera rabbia e porta allo scontro, ma aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono.

Di san Francesco di Sales, dottore della Chiesa, vescovo di Ginevra in un tempo di accese dispute con i calvinisti e proclamato da Pio XI patrono dei giornalisti cattolici, Francesco dice che “il suo atteggiamento mite, la sua umanità, la disposizione a dialogare pazientemente con tutti e specialmente con chi lo contrastava lo resero un testimone straordinario dell’amore misericordioso di Dio”. Per il santo la comunicazione era un “riflesso dell’animo” e una manifestazione di amore. Noi “siamo ciò che comunichiamo” ci ricorda e il suo insegnamento, osserva il Papa, appare “controcorrente” in un tempo in cui spesso la comunicazione viene strumentalizzata. I suoi scritti suscitano una lettura “sommamente piacevole, istruttiva, stimolante” dice Papa Francesco citando le parole di san Paolo VI e poi commenta:

Se guardiamo oggi al panorama della comunicazione, non sono proprio queste le caratteristiche che un articolo, un reportage, un servizio radiotelevisivo o un post sui social dovrebbero soddisfare? Gli operatori della comunicazione possano sentirsi ispirati da questo santo della tenerezza, ricercando e raccontando la verità con coraggio e libertà, ma respingendo la tentazione di usare espressioni eclatanti e aggressive.

“Parlare con il cuore”, il tema di questa Giornata mondiale si inserisce nel processo sinodale che la Chiesa sta vivendo e Papa Francesco osserva che l’ascolto reciproco è il dono più prezioso che possiamo farci. C’è tanto bisogno, scrive, di un linguaggio “secondo lo stile di Dio, nutrito di vicinanza, compassione e tenerezza”. E descrive il suo sogno:

Sogno una comunicazione ecclesiale che sappia lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, gentile e al contempo profetica, che sappia trovare nuove forme e modalità per il meraviglioso annuncio che è chiamata a portare nel terzo millennio. Una comunicazione che metta al centro la relazione con Dio e con il prossimo, specialmente il più bisognoso, e che sappia accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale.

Il Papa guarda ancora al contesto di conflitto globale che stiamo vivendo e ribadisce quanto sia necessaria, “una comunicazione non ostile” per promuovere una “cultura di pace” capace di “superare l’odio e l’inimicizia”. L’escalation bellica che oggi l’umanità teme, scrive Francesco, “va frenata quanto prima anche a livello comunicativo” perché le parole spesso si tramutano in azioni belliche di efferata violenza”. E, dunque, insiste:

Abbiamo bisogno di comunicatori disponibili a dialogare, coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori. (…) Va rifiutata ogni retorica bellicistica, così come ogni forma propagandistica che manipola la verità, deturpandola per finalità ideologiche. Va invece promossa, a tutti i livelli, una comunicazione che aiuti a creare le condizioni per risolvere le controversie tra i popoli.

Il messaggio di Papa Francesco si conclude sottolineando che lo sforzo di “trovare le parole giuste” per costruire “una civiltà migliore” è richiesto a tutti, ma in particolare è una responsabilità affidata agli operatori della comunicazione e per loro invoca il Signore perché con la loro professione improntata alla “verità nella carità”, possano aiutare a riscoprirci fratelli e sorelle e a “sentirci custodi gli uni degli altri”.

San Francesco di Sales, il 28 gennaio giornata di approfondimento di ISRE e UCSI a Padova

Pubblichiamo il comunicato stampa dell’Istituto superiore internazionale salesiano di ricerca educativa sull’evento organizzato con UCSI per approfondire la figura di San Francesco di Sales.

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Sarà Padova a ospitare l’evento organizzato da Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e Isre (Istituto superiore internazionale salesiano di ricerca educativa) sulla figura di san Francesco di Sales, per celebrare il centenario della sua proclamazione a patrono dei giornalisti e degli scrittori.

L’evento, che contribuirà anche ad approfondire alcuni temi proposti da Papa Francesco nella lettera apostolica “Totum amoris est” (Tutto appartiene all’amore) sulla figura del santo vescovo di Ginevra, si svolgerà il 28 gennaio 2023 presso la sala dello Studio teologico della basilica di Sant’Antonio, dalle ore 9:30 alle 12:45.

A delineare la figura del santo patrono dei giornalisti è stato invitato il Card. Pietro Parolin, Segretario di stato della Santa Sede. Saranno presenti alla mattinata di studio Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista. I giovani reporter di Cube Radio, l’emittente accademica dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve) proporranno un cortometraggio del titolo “San Francesco di Sales, ieri e domani” per evidenziarne l’attualità.

L’incontro sarà introdotto da Mimmo Vita, presidente Ucsi Veneto e Michela Possamai, presidente Isre di Venezia, insieme ad autorità religiose e civili e a quanti hanno contribuito a rendere possibile l’evento.

Seguirà una tavola rotonda, moderata dal presidente nazionale Ucsi Vincenzo Varagona, incentrata sull’infodemia e sulla trasformazione della comunicazione odierna schiacciata tra pesanti crisi interne ed esterne ai media, cui prenderanno parte le giornaliste Lucia Bellaspiga (Avvenire) e Vania de Luca (Tg3), i docenti dell’Università di Padova Vittorio Berti (Storia del cristianesimo), Fabrizio Ferrari (Storia delle religioni) e Enzo Pace (Sociologia delle religioni), il Presidente dell’Associazione webmaster cattolici italiani (WeCa) Fabio Bolzetta e Federico Ruozzi (docente di Storia del cristianesimo presso l’Università di Modena e Reggio Emilia,).

La scelta di Padova per questo meeting di respiro nazionale è dettata dal fatto che san Francesco di Sales frequentò l’università patavina tra il 1588 e il 1592 all’interno della quale studiò diritto e teologia e proprio in questa città, molto probabilmente, prese la decisione di diventare prete.

La mattinata di studio e approfondimento, accreditata dall’Ordine dei giornalisti del Veneto al conseguimento di crediti formativi, è sostenuta da Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, Banca Patavina e Regione del Veneto e gode dei patrocini di: provincia e città di Padova, Università di Padova, Ordine dei giornalisti nazionale e regionale, Sindacato giornalisti veneto, Vatican news, Fisc, Weca, Salesiani don Bosco Italia, Conferenza episcopale Triveneto, diocesi di Padova, Iusve, basilica di Sant’ Antonio, Messaggero di Sant’ Antonio, Ente nazionale sordi (Ens) e della collaborazione del Consorzio volontario per la tutela dei vini dei Colli Euganei.

L’illustrazione di San Francesco di Sales è della studentessa IUSVE Marica Padoan.

Italia – Conferenza Stampa del Rettor Maggiore con i giornalisti: un dialogo a 360° sulla realtà salesiana di oggi

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Torino) – Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, ha incontrato nel primo pomeriggio di oggi, 16 dicembre 2022, a Torino-Valdocco, i giornalisti partecipanti al “Press Tour” organizzato dal Co-portavoce della Congregazione Salesiana, don Giuseppe Costa, SDB. Si è trattato di un momento molto arricchente di dialogo e di confronto tra il gruppo di 30 giornalisti accreditati presso la Sala Stampa Vaticana e la Stampa Estera Italiana e il Rettor Maggiore, che nell’occasione ha potuto illustrare loro la realtà odierna della Congregazione e che ha risposto con franchezza e apertura a tutte le loro domande.

La sessione è stata aperta dalle parole di benvenuto di don Costa ai vari vaticanisti e giornalisti esperti della comunicazione religiosa ed ecclesiale convenuti a Valdocco, “un gruppo estremamente qualificato e unito da una comune simpatia verso la figura di Don Bosco” come espresso dal Co-portavoce della Congregazione Salesiana.

Nella prima parte della Conferenza Stampa Don Á.F. Artime ha spiegato il suo servizio di animazione e governo della Congregazione, una realtà di 14mila salesiani in 134 nazioni – ancora in fase di espansione verso nuove frontiere missionarie – e che, pur “senza trionfalismi”, può vantare ancora ogni anno circa 450 novizi che emettono la prima professione e una media di un giovane salesiano in formazione ogni 4,2 Figli di Don Bosco.

Parlando di sé e dei suoi impegni, il Rettor Maggiore ha sottolineato la sua buona conoscenza della realtà salesiana globale, avendo egli viaggiato in 110 Nazioni negli ultimi 9 anni.

Quindi ha rimarcato gli inizi dell’opera salesiana ed elogiato la scelta di aver sviluppato un simile “press tour” sui passi di Don Bosco a Torino e dintorni, quei Luoghi Salesiani che il Capitolo Generale 27° del 2014 – in cui egli è stato eletto – ha indicato come spazio privilegiato da tutelare.

Terminata la fase della presentazione, il Rettor Maggiore ha risposto a tutti gli interrogativi ricevuti. Ha parlato della permanenza dei salesiani in Ucraina accanto ai bisognosi, portando cibo e medicine anche nei territori più a rischio; e del grande sforzo di accoglienza che ha coinvolto anche i Paesi limitrofi, e l’intera Europa, anche in collaborazione con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana.

Quindi ha parlato anche della presenza salesiana animata dall’Ispettoria “Maria Ausiliatrice” con sede con le sue opere a Hong Kong, Taiwan e Macao e il servizio qualificato di alcuni salesiani nel continente, in accordo con le autorità locali.

Sull’esperienza della pandemia ha confessato che il lockdown è stato pesante per tutti, in Europa, dove lui stesso ha sperimentato la difficoltà e la separazione dagli effetti; ma ancor più in quei Paesi – molti dei quali con una vasta presenza salesiana – dove milioni di persone vivono di economia informale, e nei quali la scelta di tante persone è stata preferire il rischio di morire contagiati da Covid-19 alla quasi certezza di morire di fame se fossero rimaste in casa.

Al tempo stesso la pandemia ha generato, in positivo, una grande ondata di generosità globale, con le Procure Missionarie e le organizzazioni salesiane che in tutto il mondo hanno saputo gestire, nella massima trasparenza, 12 milioni di euro di aiuti. Così come si è assistito ad un fiorire di creatività giovanile che attraverso i mezzi di comunicazione ha cercato di sopperire all’assenza di contatto umano.

In quest’epoca di post-Covid-19 c’è da segnalare sia la ripresa delle tradizionali attività di animazione in presenza; sia gli apostolati in linea con la Laudato Si’ e l’ecologia integrale e il Patto Globale per l’Educazione di Papa Francesco.

In risposta ad una domanda sulla politica salesiana in tema di abusi compiuti da religiosi, il Rettor Maggiore ha affermato con nettezza: “Per noi che abbiamo promesso in modo pubblico di dedicare la vita agli adolescenti e giovani, anche un solo caso in cui si fa del male ad un minorenne, è un dolore terribile!”. Inoltre, ha rassicurato sulla massima attenzione, anche procedurale, che già da anni si utilizza nell’affrontare questi problemi. Ha sottolineato pure l’impegno della Congregazione nel contrastare questi fenomeni e nel riparare con i mezzi opportuni ai casi concreti realmente occorsi; tuttavia non ha nemmeno taciuto come ci siano state in varie occasioni accuse pretestuose e infondate contro i religiosi, magari motivate da meri interessi economici, e ha anche invitato a gestire la realtà degli abusi per quella che è: un grave problema sociale, non solo della Chiesa.

Nell’accompagnamento dei giovani con disforia di genere o con dubbi sui loro orientamenti sessuali, e in tutte le sfide legate a questo tema, Don Á.F. Artime si è dichiarato perfettamente coerente con la linea di Papa Francesco e il magistero della Chiesa, e ha sottolineato tre priorità: non ridurre la risposta della Chiesa ad atteggiamenti di condanna o di punizione, ma mostrare un atteggiamento di misericordia e prossimità, senza con questo giustificare ogni pretesa; quindi, manifestare sempre il rispetto verso la persona; infine, impegnarsi ad aiutare chi vive queste esperienze a vivere al meglio la propria vita.

In rapporto a svariate, delicate situazioni a livello internazionale, come ad esempio nei Paesi di guerra che spesso vedono anche presenze salesiane, ha spiegato come il silenzio sia una risposta di saggezza e di prudenza, per proteggere le comunità locali e le persone cui esse si dedicano.

Ha affermato che sicuramente c’è un disegno della Provvidenza dietro i vari eventi umani legati all’eredità Gerini che hanno portato la Casa Generalizia al Sacro Cuore a Roma e il Consiglio Generale a radunarsi, in questi tempi, a Torino-Valdocco. Così ora, la nuova Casa Generalizia che sta sorgendo, viene ristrutturata affinché sia totalmente moderna funzionalmente ed ecologica.

Sul tema della trasmissione della fede, ha chiarito che dai tempi di Don Bosco ad oggi è cambiato moltissimo, ma non è cambiato nulla. I salesiani, infatti, ancora oggi si impegnano a preparare i giovani per la vita e anche a trasmettere la fede, pure laddove i cristiani sono minoranze numericamente insignificanti. Tutto questo senza fare proselitismo, ma con un annuncio aperto della fede cristiana dove sia possibile, e sempre e ovunque nel rispetto della libertà dei giovani e delle loro realtà, e mediante la testimonianza di vita. Ecco perché ha spiegato che la massima di Don Bosco “buoni cristiani e onesti cittadini” oggi si può ben rendere con l’espressione “buoni credenti e onesti cittadini”.

Don Á.F. Artime ha per questo ribadito l’importanza della libertà del giovane – a maggior ragione negli ambienti universitari, quando i ragazzi sono più grandi e consapevoli delle loro scelte – nella proposta educativo-religiosa salesiana. Una libertà che poi si traduce, in quei giovani che accettano tale proposta, in una fede autentica e verace, senza complessi e in grado di esprimersi anche nell’impegno pubblico e sociale.

L’oratorio, inteso come struttura – ha aggiunto ancora – resta tuttora saldamente attuale in realtà come quella italiana; in altre realtà lo è meno, ma non è decaduta la centralità della “dimensione oratoriana dell’educazione salesiana”: ad esempio ci sono in tante realtà salesiane “i centri giovanili”, che recuperano quelle dimensioni che abbracciano e promuovono il sano uso del tempo libero, l’associazionismo e il protagonismo giovanile… Tutti elementi che sono e restano centrali nelle opere salesiane in tutto il mondo.

In conclusione, ha affermato che il fine della Congregazione resta a livello globale quello di sempre: l’educazione dei giovani alla vita e alla fede, che si realizza attraverso le varie strutture a disposizione, come parrocchie, centri giovanili, oratori, scuole, università…

Nel concludere l’incontro il Rettor Maggiore ha illustrato con alcuni esempi – come le presenze salesiane nei campi profughi di Kakuma, in Kenya, o di Palabek, in Uganda – il bene che i salesiani fanno silenziosamente nelle realtà marginali e più dimenticate del mondo; quindi, ha invitato i giornalisti presenti ad assaporare in questi giorni il carisma di Don Bosco e la spiritualità di San Francesco di Sales, Patrono dei Giornalisti; e li ha anche esortati ad essere sempre più non solo operatori dei media, ma anche dei veri “comunicatori della verità”, capaci di diffondere con il loro lavoro e la propria professionalità anche il bene che viene compiuto, in silenzio, in tante case salesiane.

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