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DIRE – Dagli Stati Uniti fondi al progetto Vis che offre lavoro e studio a giovani migranti

Dall’agenzia di stampa DIRE.

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ROMA – “Nei primi mesi della pandemia di Covid-19 l’Italia è stata messa sotto un’incredibile pressione, d’altronde nessuno era pronto. Per questo, forti di una lunga amicizia, gli Stati Uniti hanno stanziato 50 milioni di euro. Si tratta del primo fondo di queste dimensioni dai tempi del Piano Marshall, nel dopoguerra, e siamo felici che una parte sia stata impiegata anche dai salesiani, con cui già lavoriamo in tanti paesi del mondo”. Lo dichiara all’agenzia Dire Daniel Ross, consigliere per gli Affari economici dell’Ambasciata americana in Italia a pochi giorni dalla conclusione di ‘Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19’.

Il progetto, finanziato con parte dei fondi stanziati dall’agenzia americana per la cooperazione allo sviluppo (Usaid) – ha permesso di intervenire in 16 Regioni italiane da parte di Vis – Volontariato internazionale per lo sviluppo, Salesiani per il Sociale, Cnos Fap e al partner statunitense Salesian Missions.
In particolare, attraverso Don Bosco2000, il presidio Vis in Sicilia e parte della rete di Salesiani per il Sociale sono intervenuti per sostenere 10 giovani migranti di circa vent’anni provenienti da Gambia, Egitto, Senegal, Niger e Algeria.

In una fase in cui la pandemia ha complicato la vita quotidiana di tante persone, causando la perdita del lavoro o l’interruzione degli studi, per i migranti di recente arrivo spesso è stata anche più dura. In Sicilia, grazie ai volontari del Vis, i dieci giovani coinvolti nel progetto hanno potuto invece iniziare un percorso di orientamento alla formazione e al lavoro, grazie al quale due di loro hanno trovato un’occupazione, altri tre hanno continuato a studiare, mentre uno ha optato per i Rimpatri Volontari Assistiti in quanto intenzionato a tornare nel suo Paese.

Gli Stati Uniti- prosegue il rappresentante diplomatico- sono soliti assistere l’Italia in caso di disastri naturali, come alluvioni o terremoti, ma un fondo di tale dimensioni non si registrava dagli anni Cinquanta. Bene che una parte dei fondi sia stata gestita da organizzazioni come i salesiani e il Vis, che hanno le infrastrutture sul terreno”.
Quanto a stanziamenti analoghi, “assolutamente no”, replica Daniel Ross, “e per fortuna aggiungerei: nel 2020 c’è stata un’emergenza. Ma l’Italia è e resta un paese avanzato, le sue autorità sono riuscite a controllare la pandemia, quindi continueremo a cooperare con l’Italia nei vari paesi del mondo per fornire aiuti di base, attraverso le organizzazioni internazionale e le ong”.

Nico Lotta, presidente del Vis, sempre alla Dire ha aggiunto: “Grazie al progetto finanziato da Usaid e insieme ai nostri partner salesiani, abbiamo potuto orientare i nostri sforzi sull’Italia. In questi mesi la diffusione del virus per fortuna si è ridotta, ma non le conseguenze educative, sociali ed economiche della pandemia sulle fasce di popolazione più vulnerabili. Dal punto di vista della cooperazione- dice ancora Lotta- credo sia molto significativo il fatto che l’Italia sia diventata un Paese beneficiario di aiuti internazionali: ci fa riflettere sull’importanza di una solidarietà capace di andare al di là di categorie o etichette. Come ci ricorda papa Francesco, ‘nessuno si salva da solo, ci si può salvare unicamente insieme’”.

Avvenire, i ragazzi riscattati dall’accoglienza

Sull’edizione odierna di Avvenire, un articolo di Nello Scavo racconta la storia di uno dei giovani migranti accolti in Sicilia grazie al progetto “Usaid” di Vis, Salesiani per il Sociale e Cnos Fap.

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Gli avessero chiesto di mettersi al timone di un incrociatore, di una petroliera, di un veliero o di un gozzo, Musa avrebbe detto di sì. Non solo per il fucile puntato alla testa. Ma perché avrebbe fatto qualunque cosa per andarsene dalla Libia e non metterci mai più piede. Per questo Musa era stato arrestato. Uno scafista per caso, sbarcato minorenne in Italia tra la riconoscenza dei suoi compagni di sventura che aveva condotto al largo e in salvo. Ma la legge è legge. E al timone del gommone c’era lui. Era l’unico a sapere che se afferri il manubrio del motore ad elica devi spingerlo a destra per virare a sinistra, e il contrario per andare dalla parte opposta. Gli altri hanno testimoniato che a mettercelo erano stati i trafficanti, perché lui non aveva soldi per pagarsi il viaggio.

È così che Musa ha scontato la pena in un carcere siciliano. Senza odio né rancore: «Meglio un carcere in Italia che restare in Libia». Nel 2020, ormai maggiorenne, è stato scarcerato. Che poi vuol dire finire sulla strada. Era dicembre. Si è trovato, raccontano gli operatori del Vis, l’organizzazione internazionale del volontariato salesiano, «senza fissa dimora e senza lavoro, situazione resa
ancora più grave a causa della pandemia». Ma è stato proprio l’incontro con il movimento dei Salesiani di Sicilia che Musa non si è perso un’altra volta. Si è iscritto all’Istituto superiore “Fermi – Eredia” di Catania, per poter proseguire gli studi e ottenere il diploma. Poi è stato ammesso al progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) nel comune di Aidone, Enna. Qui i migranti non vivono in un centro collettivo, ma in una comunità diffusa, grazie a vari appartamenti messi a disposizione nel centro storico, facilitando il ripopolamento di aree desertificate dall’emigrazione e sviluppando progetti di inclusione sociale. È qui, tra i vicoli stretti e le improvvise piazzette di pietra, che si può incontrare Omar, gambiano, classe 2001. Anche lui senza familiari né legami in Italia. Aidone, terra di papi, generali, politici ed emigranti in ogni continente, ha un rapporto innato con i forestieri. Il santo protettore è l’apostolo Filippo, che nel 1801 fu fatto scolpire su un tronco d’Ebano. Lo chiamano ” ‘u niuru “, il santo nero che secondo la tradizione concederebbe più facilmente miracoli ai forestieri. E Omar, in fondo, si sente un miracolato. Era faticosamente riuscito ad integrarsi e a trovare un lavoro in un rinomato bar nel centro di San Cataldo, poco lontano da Caltanissetta. Ma quando il Covid ha messo in ginocchio il titolare, Omar non ha potuto più pagare l’affitto. È se ne è andato per strada, senza un tetto. Poi anche lui ha conosciuto il Vis e gli si sono aperte le porte della scuola superiore.

La gente di Aidone lo conosce per quel temperamento mite e i modi sempre cortesi. A tratti cerimoniosi. Continua a studiare e quando può si arrangia con qualche lavoro. Il merito, strano a dirsi, è anche di Donald Trump. Era stata proprio l’amministrazione dell’allora presidente Usa, campione del sovranismo e delle campagne anti immigrazione, a finanziare nel 2020 un progetto proposto dal Vis e finanziato da Usaid (l’agenzia Usa per la cooperazione internazionale) con l’obiettivo di mitigare le conseguenze della pandemia sui soggetti vulnerabili, migranti compresi. Non di rado Omar ricambia collaborando con il centro estivo salesiano sulla spiaggia di Catania, ritrovo per villeggianti e  gruppi estivi che arrivano dalle parrocchie di mezza Sicilia. Il Vis ha all’attivo nell’isola 6 centri di accoglienza nei comuni di Aidone, Piazza Armerina e Pietraperzia in provincia di Enna, la Colonia “Don Bosco” a Catania (lido per turisti gestito da alcuni ragazzi migranti), nel comune di Ragusa e nei locali confiscati alla mafia a Villarosa (Enna), sede del progetto “Sud Arte & Design”, da cui è nato il brand “Beteyà” che produce una linea di abbigliamento per uomo e donna, realizzata da ragazzi siciliani e migranti in strutture confiscate alla mafia.

Gazzetta del Mezzogiorno, i Market solidali in Puglia sostenuti da UsAid con Salesiani per il Sociale APS, Cnos Fap

Sulla Gazzetta del Mezzogiorno, oggi è uscito un articolo che riporta l’iniziativa dei Market Solidali di Cisternino e Fasano, sostenuti, tra gli altri, dal progetto finanziato da UsAid con Salesiani per il Sociale APS, Vis e Cnos Fap.

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Un appello alla solidarietà concreta che – per fortuna – non è caduto nel vuoto. L’invito, lanciato nelle scorse settimane dal programma «Il Valore del Tempo – Market Solidali in rete» per aumentare le possibilità di aiuto per le sempre più numerose famiglie in difficoltà a causa della pandemia e della crisi economica che ne è conseguita, è stato raccolto da tanti cittadini. Grazie a coloro che hanno risposto all’appello «Adotta una famiglia in difficoltà della tua città» altri 27 nuclei familiari riceveranno sostegno dai Market Solidali di Fasano e Cisternino. Il Market Solidale di Cisternino, grazie alla collaborazione con VIS, Salesiani per il Sociale e CNOS-FAP e con il contributo di US AID, sosterrà 20 famiglie a cui sarà garantito, per tre mesi, un valore di spesa alimentare di 35 euro a settimana. Il Market Solidale di Fasano, invece, grazie alla generosità dell’ANMI gruppo «N. Sauro», di Azzurro srl, del Caseificio Crovace e dei cittadini che hanno donato denaro o prodotti attraverso i carrelli solidali presenti in cinque supermercati cittadini, potrà sostenere fino a giugno altre sette famiglie, arrivando ad un totale di 23 nuclei familiari che ogni mese potranno far la spesa gratuitamente nel market di via Conversano. Inoltre, in considerazione del recente contributo straordinario erogato dall’Amministrazione comunale, in questi giorni i volontari stanno concordando con le famiglie che hanno beneficiato di questi contributi, l’opportunità e i tempi di sospensione dell’aiuto da parte del programma. Ma l’iniziativa “Adotta una famiglia in difficoltà della tua città”, non si ferma. «Per aderire, insieme alla donazione (importo minimo 100 euro) – fanno sa pere con una nota i volontari – potrete contattarci per comunicare il nome ed il recapito della famiglia che si vuole aiutare, indicandoci anche se si preferisce farlo in forma anonima. Alla famiglia segnalata sarà così garantito sostegno per due mesi, che aumenterà di un mese ogni 50 euro in più donati. Tutto sarà tracciato: dal bonifico del donatore che potrà così usufruire dei benefici fiscali previsti, alla consegna della spesa al beneficiario, che firmerà una ricevuta che attesterà quanto consegnato». m. mong.

Repubblica – A Genova Sampierdarena i buoni spesa grazie al progetto UsAid con VIS, Salesiani per il Sociale e Cnos-Fap

Sull’edizione di Genova di Repubblica si racconta della distribuzione delle Carte Spesa alle famiglie bisognose dell’opera di Sampierdarena grazie a La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19”. 

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Oltre settanta famiglie di Sampierdarena riceveranno una Carta spesa che permetterà loro di fare acquisti per 35 euro la settimana per i prossimi tre mesi, per un totale di 420 euro a famiglia, un aiuto concreto alle tante persone
in difficoltà in seguito all’emergenza Covid messo in campo nella parrocchia del Don Bosco grazie ad un finanziamento arrivato da Usaid, l’agenzia per lo sviluppo internazionale americana, a Scs Salesiani per il Sociale e Vis, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo. Complessivamente per Sampierdarena sono 30mila euro, una boccata di ossigeno importante nel momento in cui la povertà si tocca con mano soprattutto in una realtà come quella che gravita attorno alla parrocchia del Don Bosco. «Noi con la parrocchia e la Caritas assistiamo già da tempo con pacchi alimentari di cibi freschi, buoni spesa e prodotti per l’infanzia una settantina di famiglie – spiega Romana Pian, presidente dell’Associazione Il Nodo sulle Ali del Mondo, che a Sampierdarena è il referente per Vis e Salesiani per il Sociale – lo facciamo integrando quanto messo a disposizione dalla parrocchia don Bosco che riceve dal Banco
Alimentare e da donatori privati, ora questo ci permetterà di allargare il nostro campo di aiuto e raggiungere un numero maggiore di famiglie». Le carte sono state donate dal progetto americano “Us Public Diplomacy – Salesian
Emergency and Recovery Response to Covid-19 in Italy”. La scelta delle famiglie da aiutare con i buoni alimnentari, le ‘Carte soldo’, ha richiesto un lavoro lungo di preparazione per raggiungere le persone che presentano più necessità, in questo si è impegnato don Pierdante con i volontari del gruppo Caritas parrocchiale e il Nodo, partendo dalle famiglie già assistite dalla Caritas stessa e dalla San Vincenzo, sono stati assegnati punteggi in base ai componenti del nucleo familiare, all’Isee, all’eventuale perdita del lavoro di uno dei componenti, all’età dei figli, e il lavoro si è allargato anche oltre alla parrocchia, raggiungendo famiglie di Sampierdarena al di fuori del territorio di riferimento del Don Bosco. Oggi avverrà la consegna delle Carte Soldo a Sampierdarena, verranno ricaricate ogni 15 giorni con 70 euro, quindi 35 euro la settimana. Sempre dal progetto Usaid arrivano altri sostegni che sono già stati consegnati nel mesi scorsi, a partire dai dispositivi di protezione individuale contro il Covid, soprattutto nei mesi nei quali erano più scarsi in Italia. A Sampierdarena sono state distribuite così poco meno di 1400 mascherine chirurgiche, 280 mascherine Ffp2, 4250 paia di guanti e 465 litri di igienizzanti. E sempre tramite il mondo salesiano grazie al progetto finanziato da Usaid che vede coinvolti VIS, Salesiani per il sociale e CNOS-FAP sono arrivati in sedici regioni italiane e quindi anche in Liguria, 470 tablet e computer per studenti vulnerabili alle prese con la Dad.

Osservatore Romano – Una scuola nuova

Sull’edizione cartacea e online de L’Osservatore Romano di oggi, 23 febbraio, è uscito un articolo che parla dei progetti “UsAid – “La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19” e di “Dare di più a chi ha avuto di meno”.

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È un progetto che si protrarrà oltre l’estate, probabilmente fino a ottobre, quello voluto e finanziato dall’agenzia governativa di sviluppo UsAid, per far fronte all’emergenza conseguente al covid-19. In partnership con Salesian Missions, associazione presente in oltre 100 Paesi del mondo, sono stati destinati a circa 24.000 tra studenti, insegnanti, migranti e rifugiati di 16 regioni italiane più di 470 dispositivi tra tablet e pc, allo scopo di rispondere all’emergenza educativa e sociale che è andata, in questi mesi, a sovrapporsi all’emergenza sanitaria.

Tra le conseguenze della pandemia si registrano, infatti, nei quartieri e nelle periferie delle città italiane, un marcato aumento della dispersione scolastica tra gli studenti in condizioni di maggiore fragilità, una maggior disuguaglianza tra i minori che hanno accesso agli strumenti didattici e quelli emarginati dalla scuola a distanza, tra le famiglie con maggiori mezzi, anche culturali, e quelle più vulnerabili.

Mitigare l’impatto di una crisi in cui, secondo una recente ricerca, sempre più diffusi sono i problemi di connettività (44,7 per cento), di mancanza di dispositivi (42%) e di incapacità di utilizzo dei software (25,9%) richiede interventi che agiscano su più fronti e non occasionali, ma inseriti in percorsi di recupero e accompagnamento, tesi a costruire relazioni sociali che siano di modello e guida per i più giovani, disorientati dal venire meno del contatto diretto con i coetanei e con gli educatori, in passato alimentati nel contesto scolastico e nei circuiti parrocchiali.

Anche per questo, il progetto prevede la sperimentazione, in alcuni comprensori, di nuove modalità di insegnamento per le materie laboratoriali, ricorrendo, in aula, alla realtà virtuale. Questa strada è stata scelta dai missionari salesiani, nella convinzione che limitarsi alla distribuzione di dispositivi per la connessione non avrebbe potuto sortire sufficienti benefici: i ragazzi, in particolari se provenienti da situazioni difficili di solitudine o emarginazione, vanno seguiti nella crescita, per evitare che siano esposti ad ulteriori rischi.

Così, a partire da Torre Annunziata, è nata l’idea delle Aule Dad: «Grazie al progetto “Dare di più a chi ha avuto di meno”, teso al contrasto della povertà educativa minorile, finanziato durante il primo lockdown dai fondi dell’impresa sociale Con i bambini, abbiamo raggiunto un accordo con l’istituto Giacomo Leopardi, per poter continuare a seguire da casa i bambini in Dad», spiega Rino Balzano, assistente sociale dell’associazione Piccoli passi grandi sogni di Torre Annunziata. Fondamentale, infatti, è non disperdere i frutti di un’esperienza di dialogo e vicinanza durata nei mesi dell’isolamento, quel legame di confidenza e apertura essenziale per gli adolescenti.

Un progetto, unico e di grande valore, anche perché flessibile. Nella seconda fase del lock-down, infatti, quando le uscite erano consentite, ma le lezioni in presenza non erano ancora possibili, grazie alla collaborazione con la scuola che ha ceduto gli strumenti all’associazione, sono state aperte diverse aule per offrire ai ragazzi la possibilità di seguire le lezioni con il sostegno degli educatori. «Abbiamo formato piccoli gruppi di 3-4 ragazzi, sempre gli stessi e con il medesimo educatore, in moda da creare delle bolle in sicurezza — spiega Balzano — e siamo arrivati ad accogliere in classe oltre 25 studenti al giorno, garantendo anche il supporto didattico». Questo si è reso necessario perché dalla scuola giungevano comunicazioni dei numerosi casi di ragazzi e bambini che non riuscivano ad accedere al portale per la Dad o che non erano in condizioni di scaricare compiti e verifiche.

L’aspetto centrale, tuttavia, riguarda il supporto emotivo per evitare qualsiasi forma di isolamento nell’adolescente, per mantenere viva la socialità, la voglia di stare insieme agli altri, anche se a distanza. «Certo, il futuro è incerto — prosegue Balzano — noi per i ragazzi ci siamo sempre, anche ora con le scuole parzialmente aperte e con molti ragazzi che rischiano di non trovare un’ancora a cui aggrapparsi». Un impegno educativo e sociale che, fortunatamente, non rappresenta un unicum: similmente diverse aule dell’istituto Don Bosco di Napoli sono state allestite per la Dad, grazie all’intervento di UsAid e della casa salesiana del capoluogo campano.

Mentre nella prima fase della pandemia, infatti, avevano provveduto le scuole stesse alla fornitura di pc o tablet a chi non poteva permetterseli, da ottobre, con il venir meno di questo servizio, le attività di studio sono state possibili solo negli spazi allestiti in sicurezza e destinati ai ragazzi: queste non solo erano occupate al mattino, ma anche al pomeriggio, dove, sempre in presenza degli insegnanti, si alternava il secondo turno. Al mattino i ragazzi erano suddivisi in due classi, ognuna con un proprio educatore, mentre il pomeriggio c’era un solo gruppo da 10, con il relativo insegnante.

L’esperimento ha funzionato molto bene e, con il passaparola, le presenze sono via via aumentate, anche perché le scuole hanno aderito al progetto, segnalando gli studenti in difficoltà. Poiché le richieste di adesione andavano moltiplicandosi, sono stati introdotti turni extra da parte degli educatori, non essendo sufficiente la capacità di accoglienza delle aule Dad per soddisfare le nuove necessità. A differenza della primavera scorsa, infatti, dall’autunno le attività lavorative hanno ripreso più o meno regolarmente, e, in assenza dei genitori, i ragazzi sarebbero stati ancora più abbandonati a loro stessi. Alla partnership originaria con UsAid, partecipa ora anche l’associazione della rete salesiana con sede in Sicilia Don Bosco 2000, da oltre 20 anni impegnata sul fronte della cooperazione internazionale, sia con progetti a sostegno delle comunità locali in Africa, che con programmi di accoglienza e sostegno a migranti, richiedenti asilo, minori e donne, italiani e stranieri, vittime dirette e indirette di qualsiasi forma di abuso psico-fisico o di discriminazione socio-culturali.

In questo quadro di azione, con UsAid, la Colonia Don Bosco di Catania ha accolto tre giovani gambiani, che, almeno per tutta la durata del progetto, saranno ospitati presso la struttura, dove avverrà anche la fase di orientamento e alfabetizzazione. Questa attività ha consentito all’associazione di avanzare formale richiesta al Servizio Centrale di inserimento nel progetto Siproimi di Aidone, in provincia di Enna. È giunto in questi giorni il benestare che ha permesso il trasferimento dei giovani. Tra loro, il più piccolo, ha già iniziato il percorso scolastico, tanto desiderato, presso l’istituto alberghiero di Catania. Ora, attraverso l’accoglienza integrata prevista dal Siproimi, sarà possibile pensare al loro futuro con un minimo di progettualità, che comprenda la tutela legale con richiesta di protezione internazionale e un buon servizio di assistenza sociosanitaria, psicologica e scolastica.

In occasione, poi, della festa di san Giovanni Bosco, lo scorso 31 gennaio, Don Bosco 2000 ha inaugurato lo sportello itinerante del progetto Usaid per il sostegno ai soggetti in situazioni di gravi difficoltà a causa dell’emergenza covid-19: grazie alla disponibilità del direttore dell’oratorio, don Giuseppe Cutrupi, è stato attivato il servizio 24 ore al giorno.

di Silvia Camisasca

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Osservatore Romano – Contro le disuguaglianze scolastiche

Da L’Osservatore Romano, un articolo in cui si racconta del progetto «La risposta del Vis, Salesiani per il sociale Aps e Cnos-Fap all’emergenza Covid-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to covid-19».

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Quattrocentosettanta dispositivi informatici, tra tablet e pc, sono stati distribuiti nelle settimane scorse agli studenti vulnerabili di 16 regioni italiane, grazie al progetto: «La risposta del Vis, Salesiani per il sociale Aps e Cnos-Fap all’emergenza Covid-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to covid-19». I supporti informatici sono stati consegnati a quei ragazzi per i quali la didattica a distanza (dad) ha creato enormi difficoltà di apprendimento. Infatti, secondo una ricerca effettuata dalla Global Campaign for Education Italia, tra le cause che hanno aumentato le disuguaglianze tra gli studenti durante la dad vi sono principalmente problemi di connettività per il 44,7 per cento, di mancanza di strumenti per il 42 per cento e la limitata capacità di utilizzo del software necessario per il 25,9 per cento. L’indagine, realizzata in collaborazione con AstraRicerche, ha coinvolto oltre 2.800 docenti in tutta la penisola, che hanno raccontato le difficoltà quotidiane degli studenti, tra disagio in famiglia, problemi di connessione e la fatica di mantenere la concentrazione davanti a uno schermo. Per l’82,4 per cento degli insegnanti la didattica a distanza ha accentuato le differenze tra gli studenti per diverse possibilità in merito all’hardware, al software, alla capacità di utilizzo degli strumenti da parte dei bambini e dei ragazzi, mentre il 69,2 per cento ha rilevato svantaggi per gli studenti con bisogni educativi speciali, disturbi dell’apprendimento, disabilità. Dunque, c’è una categoria di alunni per cui la dad rappresenta ancora oggi una sfida doppia e sono gli oltre 512.000 studenti degli istituti di formazione professionale presenti in Italia. Per loro fare didattica a distanza significa non solo seguire le materie teoriche tramite un pc o tablet a disposizione, ma anche cercare di esercitarsi nelle attività di laboratorio. Ecco perché i salesiani sono scesi in campo a sostegno dell’istruzione con il supporto di un’organizzazione statunitense e in partnership con Salesian Missions.

Tra gli studenti che hanno beneficiato di questa iniziativa, vi sono le ragazze che frequentano il primo anno per diventare estetiste al Centro di formazione professionale salesiano Pio XI di Roma. Molte hanno già ricevuto un tablet per poter seguire fin da subito le materie teoriche a distanza e per prepararsi a usarlo anche per i laboratori di onicotecnica, trucco e massaggi.

«Il progetto — spiega al nostro giornale don Robert Dal Molin, presidente di Salesiani per il sociale e di Cnos-Fap — finanziato dall’agenzia statunitense governativa di sviluppo Usaid che opera in oltre 100 Paesi del mondo, punta a mitigare le conseguenze educative, sociali ed economiche della pandemia» e coinvolge più di 24.000 destinatari totali tra studenti, insegnanti, famiglie, migranti e rifugiati per i prossimi 12 mesi.

Nella seconda fase del progetto, saranno sperimentate in alcune scuole nuove modalità di insegnamento per le materie laboratoriali attraverso l’utilizzo della realtà virtuale. Il sostegno dei salesiani non si limita soltanto alla fornitura di supporti tecnologici. Infatti, sottolinea don Roberto «nei nostri 36 centri residenziali e diurni, dove vengono ospitati 400 ragazzi, sono stati distribuiti dispositivi di protezione individuale come igienizzanti, mascherine e guanti». Inoltre, sono state individuate 380 famiglie indigenti sul territorio nazionale alle quali è stato distribuito (e continuerà anche nei prossimi mesi) un kit alimentare per il loro sostentamento. Don Roberto non ha dubbi nell’affermare che tutto questo è opera della provvidenza. «Il nostro compito è quello di educare i ragazzi alla gratitudine che, se è accolta bene, attiva azioni misericordiose».

di Francesco Ricupero

 

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I “sentieri innovativi” della Dad: Avvenire parla del progetto di UsAid

Sul quotidiano Avvenire di oggi, in un articolo di Paolo Ferrario si parla del progetto “La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19”.

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«Ha veramente senso contrapporre le modalità della didattica in presenza con quelle a alla distanza?». Con circa la metà della popolazione scolastica riconsegnata alla Dad (i 2,6 milioni di alunni delle superiori più le seconde e terze classi delle medie delle zone rosse), la domanda decisiva per cercare di capire la fase che stiamo attraversando, senza alimentare polemiche ma con l’obiettivo di cogliere il buono che c’è anche nell’emergenza, la pone il pedagogista Italo Fiorin sull’ultimo numero di Tuttoscuola . L’opportunità della Dad «Emergenza significa che qualcosa che era nascosto sta venendo alla luce», sottolinea Fiorin. Per l’esperto di educazione, quella che si sta manifestando è «una grande opportunità: servirsi del digitale non per sostituire (o per supplire) la didattica in presenza, ma per allargarne le possibilità e renderla più efficace». Continua Fiorin: «Si fa strada l’idea di una didattica integrata, di un uso del digitale anche in presenza e di un lavoro a distanza che batta sentieri innovativi». Un «incubo» per gli alunni Senza dimenticare, va detto, la fatica che insegnanti e studenti stanno facendo, soprattutto in contesti territoriali ancora tecnologicamente arretrati. Stando all’ultima indagine Global campaign education , il 55,7% degli alunni ha problemi di connettività, il 42% denuncia la mancanza di strumenti e il 25% ha limitata capacità di utilizzo dei software . Inoltre, un sondaggio di Skuola.net su un campione di tremila studenti di superiori e università, rivela che per quasi uno su due la Dad è «un incubo» e il 70% è arrabbiato con il mondo degli adulti per la sospensione delle lezioni in presenza dopo poche settimane. Infine, come riporta lavoce.info citando i dati di tre ricercatori dell’università di Oxford (Per Engzell, Arun Frey, Mark Verhagen), «la riduzione dei punteggi nei test associata alle otto settimane di chiusura in Olanda corrisponde al danno cognitivo che si avrebbe con una riduzione del 20 per cento della durata dell’anno scolastico. La riduzione del punteggio risulta del 55 per cento più ampia per i bambini provenienti da famiglie con un livello più basso di istruzione». «Le scuole non sono le aule» La necessità di rendere più equa e inclusiva la didattica a distanza, non esclude, però, la possibilità di far tesoro anche di questa esperienza.

«Le scuole non sono chiuse», protesta Maria Prodi, insegnante di Storia e Filosofia al liceo classico “Giovanni Prati” di Trento, blogger ed ex assessore all’Istruzione della Regione Umbria. «Le scuole non sono le aule – ricorda -. La scuola è dove una comunità di maestri e allievi si ritrova. Anche online , se l’emergenza lo chiede». Vista attraverso uno schermo, la scuola sa riservare anche belle sorprese. «In tanti anni – racconta l’insegnante trentina – non mi era mai capitato che gli studenti mi ringraziassero alla fine della lezione. Invece, alla fine del collegamento tutti ringraziano. Si rendono finalmente conto che non sono loro che lavorano per me, ma io per loro. Hanno capito che la scuola di emergenza, ma anche la scuola normale, è per loro. Che tutto si regge su un patto, non scritto, di collaborazione e fiducia, che ha come scopo la crescita intellettuale e umana degli studenti. Ecco perché quando sento dire che la scuola è chiusa da sei mesi mi amareggio. Quando torneremo finalmente alla normalità avremo imparato un sacco di cose che potremo usare ancora per rendere più varia ed efficace la nostra didattica». 

Alla scuola che resiste è dedicato il progetto #LeScuole del ministero dell’Istruzione, che sui propri canali social vuole raccogliere e raccontare le buone pratiche che, dal basso, stanno cambiando anche il modo di fare scuola. La prima esperienza raccontata è quella dell’Istituto tecnico industriale statale “Galileo Galilei” di Roma, dove si fa didattica utilizzando anche i visori e si progettano robot. «Fin dal 5 marzo, il giorno in cui abbiamo dovuto chiudere l’attività in presenza, abbiamo pensato al futuro – spiega la dirigente scolastica, Elisabetta Giustini -. E i ragazzi ce la stanno mettendo tutta. Ci siamo preparati alla ripartenza: alcuni dei nostri studenti hanno partecipato in estate al cablaggio dei quattro piani della nostra scuola. Abbiamo riaperto le nostre porte il 4 settembre, accogliendo le classi prime e dando ad ognuno un tablet». Un impegno sottolineato dalla stessa ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che ha voluto complimentarsi con la comunità scolastica del “Galilei”: «In questi mesi così particolari le istituzioni scolastiche hanno reagito di fronte alle difficoltà, hanno colto l’occasione per accelerare l’innovazione, hanno dimostrato coraggio, fantasia. E la comunità scolastica del “Galilei” di Roma ne è l’esempio».

C’è una categoria di alunni per cui la Dad è una sfida doppia: sono i 512mila studenti degli istituti di formazione professionale, per i quali le attività di laboratorio rappresentano una quota molto significativa del monte ore delle lezioni. Così, per non lasciare davvero indietro nessuno, in questi giorni i Salesiani per il sociale stanno distribuendo 470 dispositivi, tra tablet e pc, agli studenti più vulnerabili di sedici regioni italiane. L’iniziativa è finanziata da Usaid, l’agenzia governativa degli Stati Uniti che opera in più di 100 Paesi del mondo. L’iniziativa coinvolgerà più di 24mila destinatari totali tra studenti, insegnanti, famiglie, migranti e rifugiati per tutti i quindici mesi della durata del progetto.

«Scuola chiuse» Pasticcio in Puglia «Prendiamo una decisione difficile, sospendiamo la didattica in presenza in tutte le scuole di ordine e grado» annuncia il 28 ottobre il governatore della Puglia, Michele Emiliano. L’ordinanza entra i vigore il 30, tra le proteste dei genitori e della ministra Azzolina. Poi inizia il valzer delle sentenze dei Tar: quello di Lecce conferma tutto, quello di Bari invece ribalta la decisione. Alla fine, due giorni fa, i giudici sentenziano: scuole aperte, ma Dad sempre possibile su richiesta dei genitori.

Anche il governatore della Campania De Luca decreta che dal 2 di novembre tutte le scuole debbano rimanere chiuse, asili e nidi compresi. In questo caso il Tar blinda la sua decisione: «È nelle sue competenza, la salute pubblica prima di tutto». Le proteste di genitori e insegnanti si moltiplicano, ma la Regione tira dritto: «Fino al 24 novembre non si torna indietro». Ma proprio in queste ore De Luca ha aggiunto: «Senza sicurezza, non riapriamo». 3 Stop in Calabria e Basilicata Contagi su? Le scuole (tutte) vanno chiuse. È il ragionamento che fanno anche Basilicata e Calabria quando la seconda ondata inizia a macinare contagi e ricoveri. Entrambe le Regioni finiscono così con l’emanare ordinanze in tal senso: in Basilicata bimbi a casa fino al 3 dicembre, in Calabria fino al 28 (ma è difficile pensare che l’ordinanza non venga prorogata). 

 

Progetto UsAid: tablet e pc contro le disuguaglianze scolastiche

Pubblichiamo il comunicato stampa di Vis, Salesiani per il Sociale APS e Cnos Fap sulla prima distribuzione di tablet al CFP del Pio XI di Roma, nell’ambito del progetto UsAid.

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Problemi di connettività (44,7%), di mancanza di strumenti (42%) e limitata capacità di utilizzo del software necessario (25,9%) sono tra le cause che, secondo una recente ricerca, hanno aumentato le disuguaglianze tra gli studenti durante la didattica a distanza.
C’è una categoria di alunni per cui la dad rappresenta una sfida doppia: sono gli oltre 512mila studenti degli istituti di formazione professionale presenti in Italia. Per loro fare dad significa non solo seguire le materie teoriche tramite un pc o tablet a disposizione, ma anche cercare di esercitarsi nelle attività di laboratorio.

Per questo motivo con il supporto degli USA e in partnership con Salesian Missions, il progetto “La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19” prevede la distribuzione in 16 Regioni italiane di 470 dispositivi tra tablet per studenti vulnerabili, di cui 350 andranno ai centri di formazione professionale.

Tra gli studenti che beneficeranno subito di questa iniziativa, anche le ragazze che studiano al primo anno per diventare estetiste al Centro di formazione professionale salesiano Pio XI di Roma, parte di quegli oltre 35mila giovani che studiano nei centri di formazione professionale in Lazio. Oggi hanno ricevuto un tablet per poter seguire fin da subito le materie teoriche a distanza e per prepararsi a usarlo anche per i laboratori di onicotecnica, trucco e massaggi. Le materie pratiche, infatti, sono al momento le uniche ancora possibili in presenza, ma potrebbero in caso di nuove restrizioni essere svolte in dad, come è avvenuto nella scorsa primavera.

Il progetto “La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19” finanziato da USAID (agenzia governativa di sviluppo che opera in oltre 100 Paesi del mondo) punta a mitigare le conseguenze educative, sociali ed economiche della pandemia e coinvolgerà più di 24.000 destinatari totali tra studenti, insegnanti, famiglie, migranti e rifugiati in 16 Regioni italiane per tutta la durata del progetto, 15 mesi.
Nella seconda fase del progetto, saranno sperimentate in alcune scuole nuove modalità di insegnamento per le materie laboratoriali attraverso l’utilizzo della realtà virtuale.
Ad oggi, gli Stati Uniti hanno impegnato 60 milioni di dollari in assistenza all’Italia, attraverso l’esercito statunitense e USAID, per sostenere la risposta italiana alla pandemia e costruire la resilienza per il futuro

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Il progetto è realizzato da:
VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, Ong salesiana che si occupa di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale in Italia e in 40 Paesi del mondo e promuove attività di sensibilizzazione, educazione e formazione alla cittadinanza globale.
Salesian Missions, organizzazione non profit statunitense che supporta progetti di aiuto in tutto il mondo a favore di giovani in condizione di povertà, emarginazione e sfruttamento.
CNOS-FAP Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale, ente che coordina 60 centri salesiani d’Italia che promuovono un servizio pubblico nel campo dell’orientamento, della formazione e dell’aggiornamento professionale con lo stile educativo di Don Bosco.
Salesiani per il Sociale Aps, organizzazione non profit costituita nel 1993 dai Salesiani d’Italia come strumento civilistico a sostegno della dimensione pastorale del disagio e della povertà educativa. Opera in tutto il territorio nazionale con case famiglia, comunità di accoglienza, centri diurni e altri servizi, ispirandosi al metodo educativo di Don Bosco.

I Salesiani in Italia rispondono all’emergenza Covid-19. Un aiuto da parte di USAid a VIS, Salesiani per il Sociale APS e CNOS Fap

Sull’edizione di oggi, martedì 10 novembre, dell’inserto “Buone Notizie” del Corriere della Sera, si parla del progetto Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19, finanziato da UsAid e portato avanti in Italia da VIS, Salesiani per il Sociale APS e Cnos-Fap. 

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La cooperazione internazionale? Si fa (anche) a casa nostra. Lo sa bene il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), che fino a ottobre 2021 sarà impegnato come capofila di Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19, il progetto finanziato da UsAid (U.S. Agency for International Development), l’agenzia che gestisce il programma di assistenza economica e umanitaria degli Stati Uniti in più di 80 Paesi del mondo.

L’organizzazione non governativa salesiana – che dal 1986 si occupa di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale in Italia e in altri 40 Paesi del mondo – è stata scelta per rispondere e affrontare le conseguenze economiche, sociali ed educative della pandemia. Sedici le regioni italiane interessate; 24.480 le persone che verranno raggiunte, appartenenti a categorie vulnerabili; 380 le famiglie che riceveranno aiuti alimentari. E ancora, 249mila i dispositivi di protezione individuale (mascherine, gel, guanti); 7.500 i kit didattici e 470 i supporti informatici che saranno distribuiti.

Sensibilizzazione

Il progetto è sviluppato su tre componenti: risorse digitali (kit didattici, corsi online, video con lettura delle fiabe de «L’orizzonte alle spalle», il libro realizzato dal Vis sui racconti dei migranti) per promuovere percorsi di formazione rivolti a ragazzi, famiglie e insegnanti (#restiamoattivi ); sostegno a studenti vulnerabili che hanno subito una sospensione dei loro corsi salesiani di formazione professionale, perché anche a distanza possano proseguire i loro studi ( FormAzione per la ripresa ); infine, con #noicis(t)iamo , distribuzione di protezioni individuali e beni di prima necessità a famiglie bisognose (con una card per fare la spesa da soli e scegliere cosa acquistare, accompagnati da un’azione di sensibilizzazione sui consumi responsabili e sul riciclo) e sostegno a migranti e rifugiati nei centri della Sicilia.

«I salesiani di tutto il mondo si sono mobilitati fin da marzo per cercare di essere accanto ai più bisognosi, anche nei mesi del lockdown», spiega Nico Lotta, presidente di Vis: «Abbiamo convertito i nostri progetti in corso nel Sud del mondo per cercare di rispondere ai nuovi bisogni emersi con la pandemia. Allo stesso tempo ci siamo sentiti chiamati a intervenire in modo urgente anche in Italia». Per questo «ci siamo uniti ad altri tre enti salesiani, Salesiani per il Sociale Aps , Salesian Missions e CNOS-FAP , in un progetto che potesse rispondere alle conseguenze dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese», aggiunge, richiamando quello che dalle origini è il focus di tutti gli interventi portati avanti: «Secondo il carisma di don Giovanni Bosco operiamo nella convinzione che solo attraverso l’educazione si possano promuovere i diritti, superare le disuguaglianze e combattere alla radice le cause della povertà. Per questo, ad esempio, anche nei progetti che riguardano più in generale l’ambiente o il contrasto alla migrazione irregolare, c’è sempre una componente legata alla formazione che permette una vera autonomia e un reale sviluppo delle persone e della comunità», conclude.

Innovazione

Non è, quindi, un caso se tra gli 83 progetti di cooperazione internazionale portati avanti si trovano anche Ghana Greenhouse , volto a introdurre le serre come strumento innovativo per permettere ai contadini di coltivare in un ambiente protetto anche piante non autoctone; Etiopia Since , destinato a mitigare il fenomeno migratorio creando opportunità di impiego per giovani tra i 18 e i 35 anni in condizioni di vulnerabilità, potenziali migranti e migranti di ritorno; o Palestina Nur , che vuole favorire l’impiego di fonti rinnovabili e l’autonomia energetica della Palestina con corsi di formazione e il posizionamento di pannelli solari negli edifici pubblici.

Lo spirito che anima questi progetti è ben sintetizzato nel motto «Insieme, per un mondo possibile» e nella spiga e nel ramoscello di ulivo nel logo del Vis, simbolo del diritto al cibo e a un’esistenza serena per ogni bambino e giovane sulla terra.

 

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