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“Ora viene il bello”, una proposta per l’estate dell’ufficio nazionale Pastorale del Turismo della CEI

Dal sito del TGS, si segnala questa iniziativa promossa dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Turismo, Tempo Libero e Sport della CEI.

Nel contesto del progetto “Ora viene il Bello”, proposto dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Turismo, Tempo Libero e Sport della Conferenza Episcopale Italiana, l’iniziativa “La Notte dei Santuari” in programma il i 1° giugno 2021 segna l’avvio di una ripartenza.

La Notte dei Santuari è un’iniziativa che intende mettere in risalto il grande valore simbolico che hanno i santuari, luoghi dello Spirito, nel tessuto sociale, culturale e spirituale del popolo di Dio. “Nei Santuari si esprime la semplicità e la profondità di una genuina spiritualità, della fede e della pietà popolare che accomuna milioni di persone che, insieme, in pellegrinaggio, camminano incontro al Signore”. (Padre Mario Magro, presidente CNS Collegamento Nazionale Santuari).

Papa Francesco nel documento Sanctuarium in Ecclesia dice: “Il Santuario possiede nella Chiesa una «grande valenza simbolica» e farsi pellegrini è una genuina professione di fede. Attraverso la contemplazione dell’immagine sacra, infatti, si attesta la speranza di sentire più forte la vicinanza di Dio che apre il cuore alla fiducia di essere ascoltati ed esauditi nei desideri più profondi”.

La Notte dei Santuari si è tenuta il 1° giugno 2021 alle 20.30. Ogni Santuario ha offerto ai propri fedeli un format locale. Lo schema comune, predisposto a livello nazionale, prevede tuttavia un “rito di apertura della Porta della Speranza e l’accensione della Lampada”. Dal 1° giugno al 17 settembre 2021, all’attraversamento della Porta, è annessa anche l’indulgenza plenaria.

“Ora viene il Bello” è il grande contenitore proposto dall’Ufficio nazione per l’estate 2021. “E’ una proposta integrata di esperienze generative sui territori che coinvolgeranno, per la prima volta insieme, i Santuari, il tempo libero, il turismo, lo sport e l’ospitalità religiosa. E’ un laboratorio di collaborazioni tra diversi enti, associazioni, incaricati regionali e diocesani che vogliono fare della rete territoriale locale un punto di forza per il domani. E’ un modo concreto attraverso cui dare, agli altri e a se stessi, la possibilità di riprendere il respiro della vita attraverso percorsi di positività che avranno nella Bellezza, in tutte le sue forme possibili e immaginabili, il punto di forza”, si legge sul sito della CEI.

Sport e ecologia integrale, per una conversione pastorale

Collaboratori dell’ufficio turismo, tempo libero e sport della Conferenza Episcopale Italiana

(NPG 2021-04-37)

Il mondo dello sport sta mostrando da anni un profondo cambiamento, nelle modalità e negli approcci alla pratica sportiva, rispetto alla popolazione dei praticanti, alle finalità per cui si pratica, ai luoghi dove viene praticato. La pandemia ha ulteriormente accelerato questo processo di metamorfosi in atto, facendo vacillare l’intero sistema e creando ulteriore sconcerto. In questo contesto, il sistema sportivo italiano e le istituzioni politiche faticano ad offrire una visione nuova di sport, convincente e proiettata al futuro.
Il magistero di Papa Francesco appare oggi come una delle poche bussole in grado di offrirci una strada sicura. È una bussola esigente, che stimola e sprona a fare un cambio di rotta deciso e talvolta radicale. La sfida è quella che il Papa nell’enciclica Laudato si’ chiama “ecologia integrale”: non si tratta di una questione esclusivamente ambientale legata alla preservazione del creato, ma si tratta essenzialmente di una questione antropologica e culturale:

La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico[1].

La “galassia sport” oggi è segnata da innumerevoli spinte centrifughe: lo sport spettacolo, il fitness, lo sport “fai da te”, lo sport dilettantistico… Saprà giocare un ruolo da protagonista nel costruire una ecologia integrale o sarà con-centrata su se stessa alla ricerca di mantenere questo equilibrio instabile?
Quella lanciata da Papa Francesco è per lo sport una sfida complicata, ma che potrebbe rivelarsi anche un’occasione di ritrovare la propria identità vocazionale, frammentata e dispersa in molteplici finalità, spesso nemmeno troppo congeniali con lo sport stesso.
Del resto… «direi che quella dello sport è una questione fondamentalmente ecologica. L’abitante di una città moderna sta oggi in una casa sua o in un luogo impervio, che costringe alla fatica quotidiana dell’adattamento? Forse lo sport è una prova di aggiustamento spontaneo»[2]. Oggi emerge sempre di più il disagio della civiltà metropolitana «a quella che W. Sombart ha chiamato la tassametrizzazione della vita, insomma a tutte quelle condizioni che, opprimendo, fanno desiderare la fuga all’aria aperta, la libertà dalla routine»[3]. Per questo risulta sempre più urgente la valorizzazione di contesti “puliti” dallo stress della ferialità, dalla logica strettamente funzionalista, materialista ed economica, con il recupero del senso della festa, del riposo, dello svago (nel senso del «vagare fuori dalle rotte ordinarie ed obbligate”), del divertimento (nel senso etimologico del divertere), del gioco. Lo sport oggi ha un valore di “compensazione” nella vita delle persone, rappresentando un’occasione di ri-generazione della qualità della vita. «Il riconoscimento della peculiare dignità dell’essere umano molte volte contrasta con la vita caotica che devono condurre le persone nelle nostre città»[4]. Pensare alla pastorale sportiva nell’ottica dell’ecologia integrale, da un lato obbliga ciascuno ad un cambio di stile e di mentalità dal punto di vista personale, dall’altro ci pone di fronte anche alla necessità di un cambio di stile e mentalità a livello comunitario e pastorale, di riorganizzazione e ripensamento strategico dei nostri gruppi sportivi, alle loro finalità e al loro rapporto con la parrocchia e il territorio. «La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria»[5].
A seguire si offrono alcuni spunti di riflessione alla luce della Laudato si’ che possono aiutare a delineare alcuni orientamenti per la pastorale sportiva all’interno delle nostre comunità ecclesiali, ma non solo.

 

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