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L’esperienza di salesiani in Egitto durante il Covid19

Pubblichiamo un articolo dal sito della Circoscrizione dell’Italia centrale sull’esperienza dei salesiani presenti in Egitto durante l’emergenza Covid-19.

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Come sta vivendo un salesiano questo momento attuale lontano dai ragazzi ai quali ha dedicato la propria vita e per i quali ha lasciato il proprio Paese d’origine e la propria casa? è una delle domande che Martin Milad Wadie, studente diciannovenne del Don Bosco de Il Cairo, ha voluto rivolgere ai Salesiani d’Egitto nel nell’attuale momento di contenimento mondiale della pandemia da Covid-19 che ha costretto alla chiusura delle scuole e degli oratori.

La presenza dei Salesiani in Egitto risale al 1896, anno in cui i figli di Don Bosco acquistarono il terreno su cui sarebbe sorto l’Istituto scolastico di Alexandria d’Egitto. Ben presto nel 1926, l’opera salesiana raggiunse il Cairo, cuore della terra dei faraoni.

Da sempre impegnati nell’insegnamento e nella promozione della formazione integrale dei giovani, i Salesiani hanno accompagnato, con la loro presenza, generazioni di egiziani durante tutte le varie e complesse vicende storiche del Paese.

Accanto alla formazione scolastica e culturale impartita negli Istituti Tecnici e Professionali, dotati di laboratori e officine all’avanguardia, si sono sempre affiancate le attività di oratorio che hanno visto, e vedono, moltitudini di ragazzi giocare, imparare e crescere assieme.

Il miracolo di Don Bosco, che da oltre cento anni si rinnova in Egitto è il clima di fraternità che si crea e rinnova quotidianamente tra cristiani e musulmani. Una scuola di valori umani per tutti nel quale avviene quell’incontro col Dio nascosto che Don Bosco auspicava per tutti i suoi ragazzi.

Ed è proprio spinto da questo incontro che il giovane Martin ha voluto intrattenersi in un dialogo a distanza con P. Luca PellicciottaP. Pedro GarciaP. Georgie WadieP. George Al Mouallem sul significato più profondo della loro esperienza di salesiani in Egitto in un momento critico come quello attuale.

Cosa spinge una persona a lasciare tutto, spesso anche le comodità di una vita in Europa, per stare accanto ai ragazzi egiziani, come le ristrettezze attuali impattano su una scelta simile e come fare a mantenere quel rapporto con i giovani che, per ogni salesiano, è vitale. Queste sono alcune delle domande poste ai salesiani d’Egitto.

La vocazione salesiana, infatti, è fortemente legata alla chiamata di Dio per i giovani. E’ attraverso questi che Dio chiama, così come affermato da Don George Wadie: “Io ho incontrato Don Bosco attraverso l’oratorio”. E, proprio nel momento in cui scuola e oratorio rimangono chiusi o, per utilizzare una espressione di Don Pedro, appaiono come “un wadi del deserto che occupa un grande spazio, ma si trova senza la sua linfa” che si percepisce il dolore del distacco.

La giornata è cambiata tanto” afferma Don George Wadi, “la nostra missione è essere tra e per i giovani.

Senza i ragazzi e senza oratorio non mi sento salesiano di don Bosco..!” è il pianto condiviso da P. George Al Mouallem. Nonostante ciò, si rinvigorisce, secondo Don Pedro “la necessità di essere assieme, di fare strada uno accanto all’altro, rimanere…approfittando delle possibilità che ci offrono le nuove tecnologie”.

La presenza salesiana in Egitto è sempre stata caratterizzata da incisività e discrezione. Costruire una civiltà responsabile, educando i cuori dei giovani egiziani e non cercando di cambiarne le strutture temporali. Impegno rinnovato anche in periodo di pandemia. Afferma Don Pedro, infatti, “non siamo stati chiamati a risolvere i problemi dell’universo, ma siamo stati coinvolti a continuare a diffondere il Regno del Padre, là dove ognuno si trova”. Ed ecco, allora, il contatto quotidiano attraverso una canzone, una preghiera, una foto, come quelle inviate ai suoi ragazzi da Don George Al Mouallem.

In questo clima risuona l’invito di Don Luca alla “speranza accompagnata dalla responsabilità, dall’impegno personale e dalla lettura sapienziale della storia che si vive”, per “capire la volontà di Dio” alla luce della nostra personale “esperienza terrena”.  Ed è questo l’appello finale che gli interlocutori di Martin hanno voluto, idealmente, rivolgere a tutti i suoi coetanei egiziani: non abbandonarsi alla sufficienza, rinnovare un impegno in grado di cambiare la storia, non fare di Dio, in qualunque modo lo si chiami, una struttura vuota e, come sottolineato con forza da Don Luca, sognare: “il più grande dono che possiamo avere da Dio è quello di sognare una vita felice, santa, buona. Ecco perché è importante la presenza di Dio, quella vera, quella concreta. Desiderate Dio, cari ragazzi!”

Martin Milad Wadie

Con la collaborazione di Antonio Nucera

Intervista a Padre Luca Pellicciotta:

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

La risposta non può che non essere: Dio! E non è solo una risposta semplice, è e deve essere la realtà. In effetti, ripensando alla mia esperienza, posso dire che solo Dio ha potuto farmi fare questa scelta. Ho lasciato la scuola dove ero prima e nella quale avevo delle certezze, delle sicurezze. Ho lasciato l’Italia, la mia terra. Non è stato facile, perché sono molto legato all’Italia. Ho lasciato non per lasciare, ma per trovare cose nuove. Principalmente capire la volontà di Dio in questa mia esperienza terrena. Non è mai facile, ma è possibile capire qualcosa quando inizi a lasciare qualcosa. Io credo di aver solo iniziato questo cammino di ricerca.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Don Bosco diceva: “Un oratorio senza musica è come un corpo senza anima”. Pensiamo un ambiente salesiano senza ragazzi cosa possa diventare? Questi giorni sono strani. Sono in una grande struttura senza vita. Certamente noi stiamo in comunità, che in questo momento è un solido riferimento. È vero. Ma senza i ragazzi, ossia il motivo di quelle strutture, le strutture stesse non hanno senso. Mi sono reso conto, dopo quasi tre mesi senza ragazzi, che mi mancano molto e che sono realmente una parte fondamentale della mia storia vocazionale. La mia stessa vocazione, senza ragazzi sarebbe altro. Forse non sarebbe. Perché la vocazione salesiana è fortemente legata alla chiamata di Dio per i giovani.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

È cambiata molto. Io non sono pratico e non sono portato per la tecnologia o per attività in modalità “online”. Quindi non sto facendo molto dal punto di vista “pastorale” con i ragazzi. Oltre alle lezione di italiano e a qualche incontro di religione e non essendo coinvolto in altre questioni, ho molto tempo per me. Lo vedo come un dono di Dio. Un’occasione preziosa per riprendere a leggere, a meditare, a scrivere, ad ascoltare, a pregare di più e meglio. Diciamo che in questo periodo i ragazzi della scuola sono entrati ancora di più nella mia preghiera. Per il resto la giornata ha come sempre i suoi tempi ed orari comunitari che iniziano alle 7 con la preghiera in cappellina.

  1. Quali speranze per il futuro?

La parola “speranza” è una parola strana. Da sola non serve a niente. Non si spera solamente. Non serve. Credo che la speranza debba sempre essere accompagnata da altro, per esempio dalla responsabilità, dall’impegno personale, dalla lettura sapienziale della storia che si vive. Ovviamente dalla preghiera. Sperare non significa “tentare la sorte”. Questo atteggiamento non ha niente a che fare la speranza cristiana. Sono sicuro che il futuro sarà da ricostruire in qualche suo aspetto, come del resto sempre nella storia dell’uomo. Ma la vera e la prima speranza è quella di non perdere la speranza! Bisogna chiedere nella preghiera di non cadere nel rischio di non sperare più. Il futuro è sempre un mistero. Ma dobbiamo avere la certezza che si costruisce oggi, anche se la situazione è questa. Il futuro si costruisce nel presente. Quindi questa situazione è la migliore che abbiamo per costruire oggi il futuro. Questa è la responsabilità che dobbiamo avere.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti loro?

Il primo consiglio è quello di non cadere nella sufficienza. La situazione che viviamo può far dire a qualcuno: “Non mi impegno tanto non so cosa accadrà”, oppure “faccio il minimo, tanto è tutto a distanza”. No. Il primo consiglio è proprio quello di continuare ad un impegno personale che può fare la differenza nel presente. Ognuno di noi deve fare la sua parte. Nessuno la può fare al posto nostro. Il secondo ed ultimo consiglio riguarda la fede. Non fate della religione una “struttura vuota”, senza Dio. Sì, purtroppo possiamo essere religiosi, ma senza Dio. E oltre alla bellezza del credere in Dio, la fede ci aiuta a sognare. Il più grande dono che possiamo avere da Dio è quello di sognare una vita felice, santa, buona. Ecco perché è importante la presenza di Dio, quella vera, quella concreta. Desiderate Dio, cari ragazzi!

Intervista a Padre EL MOUALLEM GEORGES

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

Appartengo allʼispettoria salesiana del MOR, non sono come quelli che partono in missione, ma sono già in missione. La mia chiamata per venire in Egitto, ha due motivi:

In primo luogo, sono religioso, e lʼobbedienza fa parte essenziale della mia vita salesiana e comunitaria.

In secondo luogo, mi piace molto lavorare in Egitto. È una terra buona per la missione, malgrado qualche difficolta che ho incontrato riguardo alla mentalità ed i costumi a cui,  però,  mi sono adattato facilmente a vivere anche grazie a una brava guida spirituale, Don Bashir Succar, ad Alessandria, ed  a Don Dany Kerio, a Zeitune.

Ad Alessandria sono stato quattro anni come tirocinante (dal 2011 al 2015) e ho insegnato religione nella scuola e lavorato nell’oratorio sia con i cristiani che con mussulmani. Ho visto crearsi un bellissimo e forte rapporto con gli insegnanti della scuola, ed i giovani e gli animatori musulmani dell’oratorio. Nel giorno della mia Ordinazione Diaconale (nella chiesa della madonna Addolorata al Manchiya il 4/9/2014) questi giovani hanno organizzato una grande festa, quasi storica, banz, canti e tanti pensieri che mi hanno davvero colpito. Davvero una festa salesiana!

Dopo la mia Ordinazione Presbiterale lʼ 8/8/2015 ho presato servizio come economo a Zeitune, a Il Cairo, per la missione salesiana che opera con i “Sudanesi”. Qui l’oratorio è frequentato da  Sudanesi ed Egiziani. Anche qui con lʼaiuto dei miei confratelli salesiani ho vissuto tre anni, duri ma belli e arricchiti al riguardo dal rapporto creatosi con i sudanesi e anche con gli animatori egiziani del oratorio. Ancora oggi, a distanza di anni, ci chiamiamo sempre…

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Senza i ragazzi o senza oratorio non mi sento salesiano di don Bosco..! Perché la mia identità nella Chiesa è legata a loro. Le nostre costituzioni dicono: “ragazzi poveri ed abbandonati”, questo e il nostro campo di lavoro.

Per altro verso, mi hanno insegnato nella fase di formazione, che il salesiano deve adattarsi alle nuove situazioni in cui vive. Per questo, ho pensato alle famiglie (durante questo tempo di pandemia, circa sette settimane), ho cercato di usare la mia voce per pubblicare canti religiosi su facebook per pregare insieme ai miei amici. Ho registrato sei canti (due in italiano e quattro in arabo). Ho ottenuto un certo successo, credo di essere un talento nel campo…

Oltre questo, con l’aiuto di una amica de Il Cairo (che sta finendo i suoi studi in teologia, in educazione, ed in social media) ho mandando il Vangelo giornaliero, tramite il whatsApp, cioè un con foto e un breve commento. Così si legge il Vangelo in famiglia. Ci sono tre testi del Vangelo secondo il calendario liturgico di ogni giorno: 1) per i siriani, libanesi e quelli in terra santa; 2) un altro testo per gli egiziani; 3) un altro in lingua italiana. Invio questi testi anche ai miei amici sacerdoti.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

La mia giornata è cambiata totalmente visto che non c’è più né scuola ne oratorio. All’inizio di ogni mese ci raduniamo in comunità e programmiamo tutto il mese.  E’ aumentato il tempo per la preghiera e per la vita di comunità, sempre col pensiero ai nostri ragazzi però.

  1. Quali speranze per il futuro? 

Il mondo in cui vivremo dopo il Coronavirus cambierà e non sarà mai come prima! Per questo dobbiamo prepararci a vivere nuove condizioni di vita che riguarderanno ogni paese al mondo.

Io non sono preoccupato, sono molto sereno. La malattia e la morte  sono realtà della vita. Dobbiamo essere sempre pronti. In questo senso ho pubblicato un banner, già durante la prima settimana della Pandemia, in cui esprimo la mia fede e anche per dare speranza a quelli che l’hanno persa.

Dice cosi: “In questi tempi, il Coronavirus sta diffondendosi in tutto il mondo. A me però interessa un’altra Corona, quella che hanno messo sulla testa di Gesù Cristo Salvatore circa 2000 anni fa, fatta di spine e non di virus!”

In quella corona c’è tutto l’amore che ci serve e, in quella stessa corona, non c’è posto per la paura.

 Intervista a padre Pedro Garcia

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

A giugno del 2018 ero a Damasco, nella comunità che i salesiani hanno nella capitale della Siria. Studiavo la lingua araba e davo il mio piccolo contributo nell’oratorio. Mi chiamò Abuna Munir, all’epoca Ispettore dei salesiani in Medio Oriente, e mi chiese se io fossi stato disponibile per venire in Egitto. Io dissi di sì. Tutto li.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Senza i giovani Rod el Farag sembra un wadi del deserto: occupa un grande spazio ma si trova senza la sua linfa. Ma è anche vero che adesso tutti quanti ci stiamo rendendo conto che “il Don Bosco” non è un edificio, una imponente struttura edilizia ma una comunità di persone che cerca di fare del suo meglio seguendo D Bosco. La necessità di essere assieme, di fare strada uno accanto all’altro rimane. Ci sentiamo, ci esprimiamo come possiamo, approfittando delle possibilità che ci offrono le nuove tecnologie.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

Mi sono trovato a utilizzare tutti i mezzi possibili per continuare a cercare d’essere utile ai giovani e tutta la comunità educativa. Le riunioni si sono moltiplicate, ci siamo trovati difronte a problemi inaspettati, questo è vero. Ma è anche vero il fatto che mai mi sono trovato solo davanti ai problemi, e posso affermare con orgoglio e gratitudine che salesiani, professori, collaboratori e studenti si sono rivelati all’altezza della situazione

  1. Quali speranze per il futuro? 

La mia speranza nel futuro si basa sul mio presente: vedo che Iddio ci vuole bene, che non ci lascia da soli nelle difficoltà. Questo Dio così sorprendente mai smetterà di essere accanto noi.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti a loro? 

Realmente non mi va di offrire consigli, non mi ritengo così tanto saggio. Sono con voi nella stessa strada, devo fare ogni giorno la parte che mi tocca. Quello che posso fare è condividere una sfida. Non sta a me, e neanche a voi, decidere sul momento storico che stiamo a vivere. Sta a me, e anche a voi, scegliere di tentar sempre dar una risposta alle circostanze facendo leva sempre sul meglio di noi stessi. Cristo per primo ci ha mostrato la strada a seguire quando si è messo a lavare i piedi ai suoi. Non siamo stati chiamati a risolvere i problemi dell’universo, ma si siamo stati coinvolti a continuare a diffondere il Regno del Padre, là dove ognuno si trova.

Intervista a Padre George Wadie

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

Io conosciuto d. Bosco attraverso l’oratorio e ho conosciuto i salesiani bene con don Giorgis, buona anima.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Questo tempo senza i giovani è difficile, ma è diventato tempo di preparazione per tornare meglio ai giovani.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

La giornata è cambiata tanto. E’ diventata senza la cosa bella, la nostra missione è essere tra e per i giovani.

  1. Quali speranze per il futuro? 

Cristiano vuol dire avere sempre speranza, speranza che tutto va per il bene dell’uomo.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti a loro? 

Il consiglio per i nostri giovani prima vivere con Dio e secondo preparati bene per il vostro futuro.

Italia Centrale, volontari “in Egitto”: una mano tesa a distanza!

Pubblichiamo l’appello della Circoscrizione Italia Centrale per cercare insegnanti disponibili alla scuola di italiano online.

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La scuola salesiana del Cairo Rod El Farag si sta ri-organizzando per poter offrire ai suoi ragazzi il corso estivo di italiano… online! L’obiettivo è quello di garantire ai ragazzi che inizieranno i corsi nel prossimo anno scolastico un minimo di conoscenza della lingua italiana.

Non avendo potuto organizzare la consueta “spedizione” di insegnanti di italiano, proponiamo l’alternativa di rendersi disponibili a distanza, per l’insegnamento della lingua italiana! Opportunità sicuramente più “sacrificata”, ma di grande utilità e donazione.

La scuola si svolgerà nel mese di luglio, per sei giorni a settimana. Ogni classe farà due ore di lezione ogni mattina e sarà possibile rendersi disponibili per una classe o anche per due in una giornata. Ovviamente l’impegno include la preparazione delle lezioni e la correzione dei compiti.

Nel pomeriggio, sono previste attività ludico-didattiche… anche in questo caso si accettano volontari!

Adesioni entro domenica 21 giugno.

Se sei interessato/a scrivi a: lucapellicciotta77@gmail.com

Insegna italiano in Egitto! L’appello della ICC per i corsi nelle scuole salesiane egiziane

Pubblichiamo l’appello della Circoscrizione Italia Centrale per la ricerca di insegnanti di italiano per le scuole salesiane d’Egitto.

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Le nostre scuole salesiane di Alessandria e Cairo – Rod El Farag, durante l’estate, svolgono corsi di italiano per gli studenti che, di lì a poche settimane, si troveranno ad essere inseriti nella nostra scuola professionale, che viene tenuta interamente in lingua italiana. I corsi estivi sono di livello base, quindi facilmente gestibili da persone madre-lingua, che comunque, ordinariamente, non saranno sole nell’insegnamento. Al mattino si svolgono lezioni in stile classico e frontale; in alcuni pomeriggi laboratori ludico-didattici per l’insegnamento.

Queste le alternative di date per dare la propria disponibilità durante l’estate 2020:

  • Cairo-Rod El Farag 1: 5 luglio – 5 agosto 
  • Cairo-Rod El Farag 2: 5 luglio – 19 luglio 
  • Cairo-Rod El Farag 3: 19 luglio – 5 agosto
  • Alessandria 1: 5 luglio – 6 agosto
  • Alessandria 2: 5 luglio – 19 luglio
  • Alessandria 3: 19 luglio – 6 agosto

Le esperienze degli scorsi anni ci hanno fatto maturare alcuni criteri utili affinché il servizio possa svolgersi nel migliore dei modi.

Nello specifico, il volontario dovrà:

  • avere un’età compresa tra i 30 e i 45 anni;
  • essere presentato da un salesiano di riferimento;
  • esprimere la sua disponibilità ad adattarsi alle condizioni di vita offerte dalla casa salesiana e ai ritmi di servizio proposti;
  • assumere l’impegno con serietà e dedizione, dando ad esso priorità;
  • essere desideroso di vivere e lavorare insieme all’équipe degli altri volontari e insegnanti;
  • inserirsi con discrezione nell’ambiente della casa salesiana (come sempre, quando si è ospiti, ci si adatta alla famiglia che apre le porte!);
  • rendersi disponibile ad ascoltare e mettere in pratica tutte le attenzioni che i salesiani richiederanno di avere in un contesto religioso, sociale e culturale diverso dal nostro;
  • sentirsi libero e ben accolto nel partecipare ai ritmi di preghiera e vita comunitaria della comunità salesiana.

Il volontario verrà sostenuto nel vitto e nell’alloggio dalla comunità salesiana (non è assicurata la disponibilità di alloggiare in camere singole).  Saranno invece a suo carico i costi del viaggio e del visto di ingresso (per un totale che si aggira intorno ai 450 €).

Le candidature vanno segnalate entro e non oltre il 31 marzo 2020.

Per informazioni e candidature scrivere a: pastoralegiovanileicc@donbosco.it 

Scarica la locandina

Primo storico incontro MGS per gli animatori salesiani egiziani

Pubblichiamo l’articolo scritto da Fabio Zenadocchio sul sito della Circoscrizione Italia Centrale sul Confronto del Movimento Giovanile Salesiano d’Egitto.

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Lo scorso 5 febbraio ha preso il via il primo Confronto del Movimento Giovanile Salesiano d’Egitto. Un incontro della durata di quattro giorni, durante il quale ottanta animatori provenienti dalle case salesiane di Alessandria, Cairo Zeitun e Cairo Rod El Farag hanno avuto modo di incontrarsi, giocare, pregare e riflettere sul tema-cuore dell’evento: Buoni Cristiani e Onesti Cittadini. Una vera e propria iniezione di salesianità.

Il Confronto 2020, fortemente voluto dall’Ispettoria salesiana del Medio Oriente, rappresenta un momento importante per la storia dei Salesiani in Egitto. Si, perché da oggi i giovani egiziani hanno iniziato a comprendere quale sia il movimento a cui appartengono, e che non sono soli nelle splendide attività che svolgono nelle tre Opere d’Egitto.

Insieme a loro, nella splendida cornice di Karmet el Wadi, a metà strada tra il Cairo e Alessandria, c’erano don Morkos, direttore del Cairo Zeitun e incaricato della Pastorale Giovanile egiziana, don Bassem e don Luca da Rod El Farag, don Jesudoss, direttore di Alessandria, e don Alejandro Mendoza, superiore dell’Ispettoria Salesiana del Medio Oriente. Ma non solo. Fortemente voluti dai salesiani del posto e dall’Ispettore hanno partecipato al confronto anche cinque italiani, una piccola delegazione di giovani, guidata da don Michelangelo Dessì, che nel corso di questi anni ha preso parte al progetto di collaborazione tra Salesiani Italia Centrale e MOR.

Dalle lodi mattutine alla buonanotte, ogni giornata è stata ricca di attività: “Tutto viene fatto dall’entusiasmo, dalla gioia, dalla generosità, dai sorrisi dei ragazzi egiziani e sud sudanesi che partecipano con la voglia di condividere l’amore per Don Bosco” – così Luca, uno dei giovani italiani della ICC presenti al Confronto.

Tutt’altro che banali i momenti di formazione, come racconta Laura: “Il livello dei vari incontri formativi che si sono tenuti è stato molto alto: abbiamo visto come i ragazzi siano stati toccati nel cuore dalle parole dei vari salesiani e testimoni. Le domande rivolte a quei giovani erano molto profonde, in particolare, scrivere quali sono i fondamenti della loro fede, come vivono il loro essere cristiani nel contesto culturale a prevalenza musulmano, come possono essere autentici testimoni e figli di don Bosco nel quotidiano. Le risposte date dai ragazzi, divisi nei vari gruppi di lavoro, sono state semplici, concrete ed efficaci, proprie di chi vive con maturità un autentico rapporto con Cristo. A quest’ultimo aspetto si è data una grande importanza attraverso la celebrazione Eucaristica e Penitenziale e attraverso consigli utili per il cammino di ciascuno come la rilettura del proprio vissuto e il confronto con una guida spirituale. Si è respirato lo spirito di famiglia, nella gioia e nell’allegria più profonde, con un clima di pace e serenità, come voleva don Bosco.”

Egiziani, sud sudanesi, italiani, ma nessuno è straniero per l’altro. Dice Caterina: “L’Egitto mi ha insegnato, ormai per la seconda volta, che non importa quante barriere possano esservi, noi uomini siamo tutti accomunati dalla medesima origine: siamo figli di Dio, fratelli che camminano sotto lo stesso Cielo. Ho trovato una famiglia che accoglie, nonostante fossi straniera e ho compreso che il cuore di ciascuno, quando è aperto a donarsi al prossimo, non ha limiti, non v’è fine all’amore che un essere umano può provare verso chi incontra sul suo cammino!

L’ultimo giorno è stato dedicato alle vocazioni. Don Alejandro, entusiasta della riuscita della manifestazione, ha lanciato il prossimo confronto, che si terrà nel 2022. In quell’occasione Edwar Nazih Gobran, salesiano egiziano in formazione, sarà ordinato sacerdote. L’ultimissima raccomandazione dell’Ispettore è per i giovani presenti: la sfida è quella di portare l’entusiasmo del Confronto ai giovani delle proprie Opere, per vivere Don Bosco ogni giorno insieme agli altri.