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Italia Meridionale, a Formosa in Argentina riapre il museo salesiano “Padre Carmelo Sciullo”

Dal sito dell’Ispettoria Meridionale.

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La città di Formosa, nell’Argentina settentrionale, celebra con orgoglio la riapertura del Museo Salesiano “Padre Carmelo Sciullo”, uno spazio rinnovato dedicato a preservare la ricca storia della presenza salesiana in città. Questo museo, simbolo del lavoro congiunto tra i missionari salesiani e la comunità locale, riapre le sue porte come testimonianza dell’impegno e dell’eredità di coloro che hanno dedicato la propria vita al servizio della popolazione di Formosa, tra i quali il sacerdote salesiano don Carmelo Sciullo (1915-2018).

La cerimonia di riapertura ha avuto luogo lo scorso 22 ottobre ed è stata presieduta da don Carlos Bosio (SdB), Direttore della casa salesiana di Formosa, dal parroco Guillermo Estavilla (SdB), da Néstor Rastelli, pronipote di don Carmelo, dal coordinatore del museo sig. Rafael Nuñez Ibarrola e dal gruppo di lavoro e dai membri delle diverse aree pastorali della Parrocchia.
La comunità locale scelse il nome del museo, 19 anni fa, in omaggio proprio a don Carmelo Sciullo, arrivato a Formosa nel 1976, dove lavorò instancabilmente fino al 1991, essendo stato un grande difensore dei diritti delle popolazioni indigene della regione. Il suo lavoro pastorale nella capitale e nell’entroterra ha lasciato un segno indelebile, l’amore per i poveri e per gli esclusi è sempre stato la sua priorità, amando con la parola del Santo Vangelo in mano e aiutando con la carità cristiana chi aveva meno.

Don Sciullo, nativo di Capracotta (Isernia), entrò a far parte della Congregazione Salesiana con la Professione temporanea (1933 e 1936) e perpetua (1937). Dopo il tirocinio svolto tra Roma e Portici frequentò gli studi teologici a Torino, dove nel 1942 fu ordinato sacerdote. Fu Direttore delle case salesiane di Portici (1944-1947) e di Andria (1947-1953). Dal 1953 al 1959 esercitò poi a Vietri due mandati come Incaricato dell’Oratorio. Per l’azione di salvataggio ed assistenza alla popolazione Vitrese, durante i giorni dell’alluvione dell’ottobre 1954, gli fu conferita dal Presidente della Repubblica la medaglia d’argento al valore civile. Prestò poi la sua opera di Direttore, unita ad altri incarichi in Puglia (Manduria, Cerignola, Taranto, Bari e Lecce) ed a Piedimonte Matese. Sessantenne, coronò il sogno di svolgere la sua attività pastorale da missionario, trasferendosi nel nord dell’Argentina (Formosa). Nel 1990 fece rientro in Italia operando pastoralmente a Andria e Caserta fino al 2015. Infine, fu trasferito nella comunità salesiana di Salerno ove, compatibilmente con l’età e con la salute, ha collaborato come confessore soprattutto del clero diocesano.

L’Argentina è stata però per don Carmelo la sua sfida missionaria e, allo stesso tempo, di passione evangelica. Da subito se ne affeziona al punto tale da considerarla sua seconda patria. Lavora con i settori emarginati, nella cura delle famiglie più bisognose, soprattutto negli aspetti spirituali, ma anche per quanto riguarda i servizi sanitari e sociali. Insieme alle suore della Congregazione religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha creato un centro di formazione lavoro, il cui obiettivo è quello di sviluppare le varie forme in artigianato (fabbro, carpenteria, confezione dei vestiti, lavorazione dei tessuti), uomini e donne che dopo il periodo di formazione professionale sono riusciti ad inserirsi nel mondo lavorativo.
«Essere riconoscenti a chi ci ha preceduto per non dimenticare le nostre radici», sottolineò padre Francesco Tiberi (SDB) nel 2005, avviando insieme a due giovani il progetto del museo di Formosa intitolato a don Sciullo. Il museo si trova nella sede della parrocchia di María Auxiliadora, un edificio storico del 1957 che nei suoi primi anni ospitò i primi salesiani a Formosa. Questo spazio ospita un prezioso patrimonio che fa parte dell’opera di Don Bosco in città, tra cui spiccano le reliquie di Domenico Savio, Zeffirino Namuncurá e Maria Domenica Mazzarello, oltre al certificato guinness per la Via Crucis più lunga del mondo, effettuata a Formosa, ad oggetti e costumi degli uomini che hanno lavorato instancabilmente coi primi salesiani arrivati in queste terre il 18 febbraio 1949.
Ogni angolo e pezzo del Museo salesiano “Padre Carmelo Sciullo” racconta una storia e onora l’impegno, la dedizione e l’eredità dei salesiani di Formosa, presenza che quest’anno ha celebrato il 75° anniversario. La riapertura invita l’intera comunità a riscoprire la propria storia e a conoscere meglio coloro che sono stati pilastri del servizio e dell’educazione nella regione.

Fonte: www.letteraturacapracottese.com

“Come mai? Un salesiano prete in Tunisia”: a dieci anni dalla morte, un libro con gli scritti di don Marek Rybinksi

Dal sito dell’agenzia ANS, un articolo per presentare il libro con gli scritti di don Marek Rybinksi, il missionario salesiano polacco ucciso dieci anni fa in Tunisia. I libro, edito da Elledici, dal titolo COME MAI? UN SALESIANO PRETE IN TUNISIA, è curato dal salesiano don Giuseppe Ruta.

(ANS – Manouba) – Sono passati 10 anni dalla morte del salesiano don Marek Rybinski, originario della Polonia, missionario in Tunisia. Venne ucciso il 17 febbraio 2011, proprio nei giorni più caldi della “rivoluzione dei gelsomini”, come fu chiamata la rivolta tunisina del gennaio 2011, che diede inizio alla controversa stagione definita “primavera araba”. Il delitto, compiuto da una persona che conosceva don Rybinski e che attualmente sconta l’ergastolo, avvenne per motivi economici, senza il minimo riferimento religioso o politico.

Quel tragico episodio scosse molto l’opinione pubblica tunisina e internazionale e certamente il sacrificio di questo missionario di Don Bosco ha fecondato la Chiesa tunisina nel suo percorso vissuto insieme al popolo musulmano, che ha sempre espresso grande solidarietà e gratitudine per il dono della vita fatto dal missionario polacco per la terra di Tunisia. Un gesto che non è stato dimenticato.

In questi giorni, infatti, dal 16 al 18 febbraio, nel decimo anniversario, alcuni eventi, ovviamente di piccole dimensioni in tempi di pandemia, stanno esprimendo la memoria e la gratitudine della Chiesa tunisina e degli amici musulmani per don Rybinski.

Il compianto salesiano è stato ricordato ieri, martedì 16 febbraio, con una celebrazione nella cattedrale di Tunisi, presieduta dall’arcivescovo, mons. Ilario Antoniazzi, e con una commemorazione a cura di una funzionaria dell’ambasciata polacca.

Oggi e domani, inoltre, la sua memoria sarà omaggiata nella scuola salesiana di Manouba, alle porte di Tunisi, dove lavorò per 4 anni e dove ha lasciato opere e ricordi indelebili in tante persone.

In particolare, in questi giorni viene presentato e rilasciato ufficialmente un nuovo libro, dal titolo COME MAI? UN SALESIANO PRETE IN TUNISIA, curato dal salesiano don Giuseppe Ruta, già Superiore dell’Ispettoria salesiana della Sicilia, cui appartiene la casa salesiana di Manouba.

Il testo raccoglie gli scritti e la memoria proprio di don Rybinski e che erano stati in precedenza pubblicati in polacco. Nelle intenzioni del curatore del testo e dei donatori che ne hanno reso possibile la edizione, per i tipi della Elledici, esso vuole essere un omaggio non solo al missionario e al suo sacrificio fatto per amore di Dio e dei destinatari della sua missione, ma anche all’accoglienza e alla fraternità che i tunisini hanno sempre dimostrato ai figli di Don Bosco e alla loro presenza in Tunisia. Una presenza che, attraverso l’educazione vuole contribuire alla crescita e alla maturazione di un popolo che ha intrapreso un faticoso, ma necessario cammino verso la democrazia e il bene comune.

Il sito di ANS

 

Rosignano Monferrato e Mons. Ernesto Coppo, apostolo dei tre mondi

La figura di Mons. Ernesto Coppo, Vescovo e Missionario Salesiano negli Stati Uniti, in Australia e in Italia. Di seguito l’articolo dell’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

Rosignano Monferrato e Mons. Ernesto Coppo, apostolo dei tre mondi

(ANS – Rosignano Monferrato) – Il paese ha una storia secolare, fonte di saggi storici importanti, tutta legata alla posizione strategica del paese, “sentinella di Casale”, sede perenne di guarnigioni militari. Sul Sasso che domina il paese c’è il castello, del secolo XII e sulla collina opposta emerge la parrocchia di San Martino.

A Rosignano, Don Bosco trovò un terreno fertile, grazie anche all’impulso del parroco, Mons. Giovanni Bonelli, suo amico fraterno. Le vocazioni fiorirono copiose. Celebre fu la “sentinella dell’Oratorio”, il coadiutore Marcello Rossi che per decenni fu a Valdocco il fedele custode della prima Casa fondata dal Santo. E poi ancora le sorelle Sorbone, tra cui emergono Suor Angelica, pioniera ed ispettrice in Argentina e Cile, e Madre Enrichetta, Vicaria Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice sino al 1942. E poi ancora, tra le molte vocazioni, i fratelli don Arturo e don Dante Caprioglio. Tra tutte queste straordinarie vocazioni salesiane spicca la figura di Mons. Ernesto Coppo, Vescovo e Missionario Salesiano negli Stati Uniti, in Australia e in Italia.

Mons. Ernesto Coppo nacque il 6 febbraio 1870, nella frazione Stevani di Rosignano. Inizia gli studi nella Casa che Don Bosco ha aperto a Borgo San Martino. Tra i compagni di Ernesto c’è il giovane Pietro Ricaldone, di Mirabello. Qui entrambi incontrano Don Bosco, un incontro che segnerà la loro vita.

Conclude la sua formazione nel seminario di Casale e il 7 agosto 1892 è ordinato sacerdote. L’anno successivo entrava nel noviziato Salesiano di Foglizzo, e il 4 ottobre 1894 emetteva la professione perpetua nelle mani del Beato Don Rua. Nel 1898, a capo di un gruppo di sacerdoti salesiani, raggiungeva New York per compiere un impegnativo e coraggioso apostolato a servizio dei migranti che giungevano in America in cerca di un futuro migliore.

“Venti anni di missione assorbirono tutte le forze di don Coppo a servizio degli emigrati e della loro gioventù, sia sotto il profilo religioso che sociale e civile”, ricorda anni dopo lo stesso don Ricaldone.

Questo impeto di fede e di servizio al prossimo più bisognoso, lo portarono nel 1923 in Australia, presso il Vicariato Apostolico di Kimberley. Consacrato Vescovo presso il Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, parte per il Kimberley, tra gli indigeni. Sono anni di intenso lavoro pastorale: raggiunge i villaggi, incontra le famiglie, dà impulso alle esigenze umane del lavoro, della formazione, dello sviluppo, del Vangelo. L’esperienza organizzativa e pastorale appresa in America la mette a disposizione della sua gente australiana.

Tornato in Italia, diventa un formidabile animatore per le Missioni. Don Ricaldone, divenuto Rettor Maggiore, così lo ricorda:

“Mons. Coppo ambiva dichiararsi vecchio Vescovo Missionario e con insistente zelo invitava gli uditori a pensare ai bisogni della Chiesa nelle più remote missioni”.

Sino all’ultimo istante visse il magistero sacerdotale, cessando la sua esistenza terrena ad Ivrea dove si era recato per presiedere un Congresso Mariano, nella serata del 28 dicembre 1948, a 78 anni.

Il paese natale, dove Mons. Coppo tornò tante volte, durante questo 2020 ricorda il 150° anniversario della nascita. Lo celebra come esempio di impegno missionario e passione evangelizzatrice di enorme attualità: per il lavoro intelligente tra i migranti in America, per il sostegno e la promozione delle popolazioni indigene australiane, per la carità paziente e accogliente verso tutti coloro che ha incontrato anche in Italia.

Info ANS