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Italia – Gli Esercizi Spirituali, in simultanea a due modalità, della comunità internazionale Zeffirino Namuncurà

Notizia a cura di don Silvio Roggia per l’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Come ogni anno, gli Esercizi Spirituali della comunità internazionale Zeffirino Namuncurà di via della Bufalotta, Roma, degli studenti di Teologia, si svolgono a partire dalla conclusione delle lezioni all’Università Pontificia Salesiana, prima della pausa pasquale, fino al Giovedì Santo.

Quest’anno però c’è stato un elemento di novità che li ha caratterizzati. Ospiti del Centro di Spiritualità di Sacrofano, si sono svolti in simultanea sia il corso di esercizi, con la predicazione guidata da don Gianni Ghiglione con una rilettura in chiave spirituale e carismatica delle Memorie dell’Oratorio – in linea con il bicentenario del sogno dei nove anni – sia gli Esercizi, personalmente guidati per 12 confratelli che han fatto questa scelta.

Gli Esercizi Spirituali personalmente guidati sono un’esperienza che è al cuore della Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano (SSA), che nel mese di aprile giungerà alla sua settima edizione e che è già stata frequentata da oltre 160 salesiani dalle 7 regioni. Nella Scuola, che si svolge a Valdocco e al Colle per 5 settimane tra aprile e maggio per la lingua inglese e tra agosto e settembre per le lingue neolatine (italiano, spagnolo, francese e portoghese), la settimana di esercizi personalmente guidati è, a dire dei partecipanti, l’esperienza più intensa e qualificante, che permette di valorizzare al meglio anche tutto ciò che la precede e la segue.

In cosa consistono gli esercizi spirituali personalmente guidati? È un tempo di silenzio dove chi intraprende questo tipo di esercizi dedica 4 o 5 tempi di un’ora di preghiera ogni giorno. In comune si celebra l’Eucaristia. Una volta al giorno ogni partecipante si incontra con la sua guida degli esercizi che suggerisce alcuni passi della Scrittura e piste di meditazione, non prestabilite ma rispondenti a quanto la persona sta vivendo in quel periodo della sua storia e cammino spirituale. È quanto si vive nei momenti di preghiera del giorno precedente a orientare il prosieguo del cammino. Gli appuntamenti della giornata sono: l’Eucaristia, i momenti di preghiera, l’incontro con la guida, i pasti in silenzio. Il resto del tempo viene liberamente organizzato attorno a questo ritmo contemplativo, con ampio spazio al riposo e al contatto con la natura.

Nell’insieme si tratta di un percorso di preghiera semplice e lineare, ma proprio per questo capace di mettere la persona e la sua storia di fronte a Dio, lasciando a Lui l’iniziativa principale, di cui la guida si fa come specchio, per cogliere e dare forza a quanto ciascuno vive nell’intimo dialogo con il Signore.

Poter fare congiuntamente queste due esperienze è un dono ulteriore che ci si offre reciprocamente: ciascuno ha un suo ritmo e cammino e, rispettando la libertà di ogni cuore, ci si può stimolare e aiutare a vicenda, vivendo in fraternità di spirito la più bella e feconda delle nostre diversità: quella delle nostre anime. Diceva infatti Santa Teresa d’Avila che la differenza tra i nostri volti è insignificante rispetto alla unicità e originalità dell’anima che ognuno è e vive. Camminare insieme rispettando il passo e l’andatura di ogni pellegrino, pur orientati alla stessa meta, è una forma di sinodalità che può avere una sua peculiare valenza formativa, significativa non solo per le tappe iniziali.

Un ringraziamento a don Gianni Ghiglione, al sig. Raymond Callo, Coordinatore della Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano, e padre Jesus Maria Velasco, che hanno accompagnato con saggezza in questo percorso.

-don Silvio Roggia

San Francesco di Sales, esempio per i giovani: recensione del libro Elledici: “Verso l’alto”

Il settimanale diocesano di Torino La Voce E il Tempo in uscita (domenica 31 luglio 2022), dedica un’articolo al libro Elledici di don Gianni Ghiglione “Verso l’alto“. Di seguito la recensione a cura di Marina Lomunno.

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«A tutti i giovani che sognano di diventare un capolavoro. A tutti coloro che aiutano i giovani a camminare verso il Signore».

È la dedica che l’autore, salesiano, studioso di san Francesco di Sales – il Vescovo di Ginevra dottore della Chiesa di cui quest’anno ricorre IV centenario dalla morte – ha scelto per il suo ultimo libro sul santo, «Verso l’alto. Cammino di vita cristiana in compagnia di san Francesco di Sales» (Elledici).

Francesco di Sales del resto è il patrono a cui don Bosco ha voluto consacrare la sua congregazione e don Ghiglione si è sempre occupato di pastorale giovanile e universitaria. Già la copertina – un giovane escursionista che cammina su una vetta innevata verso una croce – invita in questa torrida estate a mettere il libro nello zaino. Sì perché don Gianni apre il suo testo colloquiando con san Francesco chiedendogli di dargli una mano ad essere fedele al suo carisma per «far nascere nei più giovani il desiderio di una vita cristiana orientata verso l’altro».

San Francesco in questo dialogo immaginario risponde all’autore: «Perché hai scritto queste pagine?» dal momento che don Gianni con numerosi studi ha già scandagliato la vita e le opere del santo di Ginevra… «Per proporre ai più giovani la ‘Filotea’ o ‘Introduzione alla Vita Devota’, l’opera più famosa di san Francesco».

Don Gianni è convinto che il carisma di san Francesco di Sales possa guidare anche i ragazzi e le ragazze che oggi vogliono puntare in alto, per «vivere e non vivacchiare», come diceva un altro giova- ne torinese, tal beato Pier Giorgio Frassati… E il testo di don Gianni è proprio concepito come una guida «spirituale», una lettura che può accompagnare l’estate mentre si è in viaggio unendo i passi lungo la strada con quelli dell’anima ispirati alle parole del santo. Sfogliamo l’indice: primo capitolo «La mappa e il sentiero» che prevede una sosta: «il desiderio». Segue «L’attrezzatura nello zaino»: preghiera, Parola di Dio, Eucaristia e riconciliazione. Il terzo capitolo si intitola «Il cammino continua», non ti fermare.

San Francesco, tramite don Gianni, ci suggerisce come proseguire l’itinerario spirituale: con quali atteggiamenti si deve salire verso l’alto? Ecco gli ingredienti: «Pazienza, dolcezza, mitezza e bontà, umiltà. E ancora amicizia e prudenza nel parlare».

Nell’ultimo capitolo troviamo le «coordinate» per «Raggiungere la vetta»: «l’abbandono alla volontà di Dio». «Il titolo ‘Verso l’alto’ e la fotografia della copertina dicono che il testo usa la metafora di un’escursione in montagna», spiega don Ghiglione. «Come la Filotea, anche il mio libro si può considerare un manuale verso una vita cristiana santa in compagnia e sotto la guida di Francesco di Sales, un Santo! In ogni escursione ci sono delle tappe, così anche il libro offre al lettore delle tappe. La prima è la più importante, quella che dà il via a tutto il resto e consiste nel passare da un iniziale desiderio di incontrare Dio alla ferma decisione di raggiungerlo e di rimanervi fedele. La vita santa verso la quale Francesco guida è aperta a tutti e tutti ce la possono fare e questo è incoraggiante: tutti, ciascuno con il proprio passo, senza lasciare la propria vita quotidiana, possono arrivare in cima. È una bella notizia!». Infatti san Francesco di Sales è sta- to un grande comunicatore di buone notizie, del Vangelo: noti sono i manifesti che faceva affiggere ai muri di Ginevra e i foglietti che infilava sotto le porte delle case. Per questo è anche patrono dei giornalisti.

Marina LOMUNNO

Elledici

San Francesco di Sales: l’esempio del santo vescovo ginevrino

Senza l’azione e la persona di Francesco di Sales, ci sarebbe mai stato il Don Bosco del Sistema Preventivo? E perché il Santo dei Giovani scelse il santo vescovo ginevrino come fonte di spiritualità per la congregazione a cui diede vita? Ancora più radicalmente: “Don Bosco fu un vero SALESiano?”. A queste domande ha dato risposta don Gianni Ghiglione, uno dei maggiori conoscitori del pensiero di San Francesco di Sales.

“Due cose belle e importanti San Francesco di Sales può insegnarci ancora oggi” sottolinea don Ghiglione. “La prima è il senso dell’amicizia”: ne troviamo ampia traccia nella sua biografia e precise definizioni nelle sue lettere. “Quando terminò gli studi a Parigi, il suo ritorno ad Annecy fu una marcia di oltre 300 chilometri a piedi, a cavallo e in carrozza insieme a quattro suoi compagni di studi con i quali evidentemente si era creato un rapporto strettissimo”. Possiamo immaginare quale confidenza esistesse fra loro, che permise di commentare in modo approfondito gli anni condivisi sui libri, le osservazioni sullo stato del mondo, i sogni di ciascuno: non una vicinanza formale, non una chiacchiera superficiale, ma un vero incontro di cuori lungo una strada che diventa simbolo di un cammino da amici.

“I suoi scritti, le sue lettere sono una miniera di considerazioni e di testimonianze sulla amicizia” ricorda don Ghiglione. Andrea Ravier raccolse le sue ‘Lettere di amicizia spirituale’ dove ogni destinatario è un uomo o una donna conosciuti in profondità da Francesco sacerdote, in molti casi fino all’intimo dell’anima.

Cosa può suggerire questo ai giovani (e non solo) di oggi?

“Hanno la tendenza a tenere lo sguardo basso, piegato sul cellulare: dovrebbero volgerlo piuttosto allo sguardo altrui in uno scambio interpersonale”. Inviamo battute e pensieri rapidi attraverso i social media ma, raccomanda don Ghiglione, “cerchiamo anche di comunicare cose profonde da vivere e da trasmettere!”.

“La seconda cosa che ci può consegnare oggi san Francesco di Sales è la cura del carattere” continua lo studioso salesiano. “Egli non era nato santo: aveva una tempra orgogliosa, pronta a scattare contro le persone avverse. L’origine nobile lo faceva essere una sorta di cavaliere medievale pronto a lavare le offese o semplicemente a sbandierare la sua superbia”. La mitezza comunemente attribuita al santo Vescovo non era espressione del suo carattere, ma di una impegnata educazione di questo: “il cervello ribolle, ma per grazia di Dio riesco a tenere sotto controllo i sentimenti” confessava ai suoi amici, come Jeanne-Françoise Frémyot, baronessa de Chantal, che divenne con lui fondatrice dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. L’autocontrollo – al quale si è attenuto nel suo relazionarsi con gli altri e nello svolgere il suo ministero pastorale – è parte della sua ascesi spirituale. Fu un’educazione permanente non alla repressione dei sentimenti, ma alla loro conversione in empatia verso gli altri (una lezione che oggi viene spesso ricercata nelle filosofie orientali, ma che non è inedita per la cultura del cuore cristiano d’Europa).

Per don Ghiglione questa ‘lezione’ sarebbe da riprendere per risolvere i tanti problemi di relazione oggi così comuni. “Nelle famiglie, tra colleghi, fra gli stessi operatori socio-educativi prevalgono i conflitti personali. Anche le relazioni di coppia ‘saltano’ perché i due non hanno un carattere coltivato, fatto di pazienza, di rispetto, di autocontrollo”.

La salesianità è questo, e Don Bosco se n’è fatto portabandiera incastonando il nome di Francesco di Sales nello scudo della sua ‘casata’ religiosa: “Un progetto di educazione dei giovani che gradualmente si è esteso a tutto il mondo perché evidentemente è valido ad ogni latitudine, fondato sui noti principi dell’amorevolezza, della ragione e della religione” ribadisce don Ghiglione.

Che, infine, conclude con soddisfazione: “Il nostro è un metodo che viene da lontano e che va lontano!”

Info ANS