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Avvenire – Caserta, oratorio chiuso. È protesta

Su Avvenire, firma di Luigi Ferraiuolo, un articolo parla della chiusura dell’oratorio salesiano di Caserta, dovuta a una sentenza del tribunale: gli abitanti della zona vicina all’oratorio ne avevano chiesto la chiusura per i rumori.

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Dietro le maglie della rete dei campetti di calcio non c’è più nessuno. È spento l’oratorio salesiano di Caserta. Spento da un’ordinanza giudiziaria che lo obbliga a installare dei pannelli fonoassorbenti estremamente costosi e irraggiungibili per le finanze dei salesiani (ma anche in conflitto con le norme urbanistiche della città). La storia comincia qualche anno fa, con alcuni vicini infastiditi dall’ultima creatura dell’istituto: una tensostruttura che fa da palazzetto sportivo coperto; uno spazio necessario, perché tutti gli altri erano all’aperto e sotto la pioggia notoriamente non si può giocare, e poi si tratta comunque di un investimento che – insieme ai campetti di calcio o di basket -, è messo a servizio dei ragazzi dell’oratorio e degli alunni delle scuole. I quali però evidentemente disturbano; così cominciano le trafile giudiziarie. Le udienze si susseguono, le decisioni sembrano giocare a rimpiattino tra ricorsi cautelari urgenti e procedimenti ordinari; ancora il prossimo 1° aprile è prevista una seduta a
Palazzo di giustizia. Intanto è arrivata la pandemia: in pratica le attività sportive sono ferme e l’oratorio sopravvive attraverso gli incontri on line, segno evidente della resilienza di oratoriani, laici e sacerdoti.

«L’oratorio di Caserta – spiega don Antonio D’Angelo, direttore dell’Istituto salesiano – da cent’anni e più offre opportunità ai giovani, ma purtroppo ora stiamo vivendo un momento critico per una serie di cause che ci impediscono di restare aperti. Una società è civile nella misura in cui è attenta ai più deboli e appunto i giovani sono una fascia debole all’interno della società, un mondo che va protetto: per loro bisogna inventarsi qualsiasi cosa, pur di offrire degli spazi per incontrarsi, per crescere in spiritualità, cultura e socializzazione». Così i casertani si sono costituiti in un Comitato civico per chiedere che l’oratorio della città – che accoglieva anche gli ultimi, quelli che non hanno nemmeno un posto per ritrovarsi – ritorni a vivere e pulsare.

«Non possiamo più attendere – interviene infatti Mauro Giaquinto, responsabile del Coordinamento cittadino a favore dell’organismo salesiano -. Ora, accanto al già esistente comitato San Giovanni Bosco di sostegno all’Istituto, è nato un gruppo specifico per chi ha a cuore l’oratorio. Rispettiamo le necessità di tutti, ma l’oratorio c’è da sempre con le sue attività sportive e faremo di tutto per far capire che non si può fermare. L’oratorio è della città intera e la gioia dei ragazzi non deve diventare un incubo». Forse la soluzione si potrebbe trovare con un po’ di buona volontà, abbandonando le carte bollate e sedendosi a un tavolo; alla fine, basterebbe regolare gli orari di apertura. La speranza dei casertani è che ci sia un giudice anche a Santa Maria Capua Vetere.