“È risorto il terzo giorno”: rilettura biblica della pandemia da parte dei Vescovi
Da NPG
«Come cambieranno le cose? Come saremo? Il futuro sarà scandito ancora da abitudini reiterate? Come sarà la coscienza personale e collettiva? Cosa ci chiede il Signore in questo tempo? Perché un Dio buono permette tutto ciò ai suoi figli?
Sono alcune domande alle quali i Vescovi italiani cercano di rispondere, seppure brevemente, con la pubblicazione È RISORTO IL TERZO GIORNO (Roma, 23 giugno 2020).
Si tratta di una “rilettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia”, destinata a credenti e non credenti, che prende le mosse da un ascolto attento delle paure, dei bisogni e delle attese delle persone che, nel proprio contesto e con i propri strumenti, si sono trovate ad affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19. Ad aprire il testo, infatti, sono le voci di un’impiegata, di uno studente, di un bambino, di un avvocato, di un cappellano, di un medico, di una casalinga, di un adolescente, di un volontario e di una segretaria. Pongono interrogativi sulla sofferenza, sul disorientamento e sulla morte, ma testimoniano anche la capacità di resilienza, la creatività e la riscoperta della dimensione domestica della fede.
Gli eventi recenti della pandemia sono posti sullo sfondo del mistero pasquale di Gesù: dal Venerdì della morte in croce sino alla Domenica di risurrezione, attraverso il Sabato della deposizione nel sepolcro, evidenziando in questo modo che “una lettura pasquale dell’esperienza della pandemia non può prospettare il semplice ritorno alla situazione di prima”. Infatti, “la croce e il sepolcro possono diventare cattedre che insegnano a tutti a cambiare, a convertirsi, a prestare orecchio e cuore ai drammi causati dall’ingiustizia e dalla violenza, a trovare il coraggio di porre gesti divini nelle relazioni umane: pace, equità, mitezza, carità”. Sono questi “i germi di risurrezione, i lampi della Domenica, che rendono concreto e credibile l’annuncio della vita eterna”. Ecco perché, nell’ascoltare e dare dignità all’umanità ferita, viene rilanciato l’invito di papa Francesco a raccogliere la sfida dell’audacia e della creatività nel “ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità”. Per ripartire “come comunità ecclesiale sui passi dell’uomo del nostro tempo, animati da tenerezza e comprensione, da una speranza che non delude”.