Ispettoria Italia Meridionale – Esperienze missionarie estive

Dal sito dell’ispettoria Italia Meridionale.

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Adrenalina, gioie, paure, aspettative, preoccupazioni, speranze, domande, ansie, divertimento, condivisioni, silenzio, ascolto, preghiera. Queste sono solo alcune delle emozioni e sensazioni vissute durante l’ultimo weekend a Napoli: il weekend partenti per i ragazzi e le ragazze che si preparano a vivere l’esperienza estiva che li attende.

Durante il weekend, il gruppo si è preparato, ha studiato e pregato insieme. Guardandosi negli occhi e condividendo paure e aspettative, si sono interrogati su loro stessi conoscendosi meglio. Alcuni partecipano per la prima volta a queste esperienze estive e avevano molte domande. Altri, alla loro seconda o terza esperienza, ne avevano ancora di più. E poi ci sono quelli che le domande le conservano per il viaggio, con poche aspettative, sapendo che tutto ciò che accadrà sarà interpretato alla luce del Vangelo, attraverso gli occhi delle persone che incontreranno, con il cuore pieno di storie e le mani sporche di polvere.

Le comunità ospitanti sono pronte: quella de Il Cairo “Zeitun”, quella di Scutari e quella del “Don Bosco” a Napoli, che accoglierà chi vivrà l’esperienza a Nisida. I giovani dell’MGS Ime sono pronti, con il cuore aperto, a condividere il loro tempo e i loro sorrisi con chi incontreranno.

Il primo gruppo partirà per l’Egitto, per incontrare famiglie, giovani e bambini immigrati dal Sudan. Avranno l’opportunità di conoscere e giocare con i ragazzi egiziani in un cortile che li farà sentire a casa. Visiteranno nuovi posti e conosceranno culture diverse dalle loro, mettendosi in gioco tra inglese e arabo per conoscere nuove persone. Pregheranno per i paesi vicini in guerra e per la crescita del paese.

Il secondo gruppo partirà subito dopo il rientro del primo, il 23 luglio, per Scutari -in Albania-, e nel villaggio vicino per fare animazione di strada e giochi con i bambini del posto. Conosceranno un nuovo paese e la sua cultura, visiteranno luoghi significativi della storia albanese e pregheranno con la comunità per sentirsi parte di questo angolo di ispettoria IME al di là del mare Adriatico.

L’ultimo gruppo partirà ad agosto per l’I.P.M. di Nisida. Durante tutto l’anno, i “Rise Up” hanno avuto un occhio particolare per i ragazzi reclusi nelle carceri del Sud Italia. Ed ora, per un paio di settimane, questo gruppo entrerà nell’I.P.M. per intrattenere, fare laboratori e dare speranza attraverso il gioco, ai ragazzi che vi risiedono. Avranno, così, la possibilità di condividere il loro tempo con i detenuti, proprio come faceva Don Bosco, proponendo le attività più svariate.

Non capita tutti i giorni di vedere un gruppo di 30 giovani che sceglie di partire durante l’estate per condividere due o tre settimane in luoghi che li metteranno costantemente alla prova, offrendo al contempo un’opportunità di ricerca interiore. Una ricerca di sguardi che rivelino il Dio dell’Amore, il Dio della Vita, il Dio della Gioia.

Sonia Parigi

Italia – I salesiani da 60 anni a Potenza

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Potenza) – Nella città di Potenza, tra i tanti servizi, i quartieri popolari e il cemento, i salesiani hanno fatto fiorire, 60 anni fa, una magnifica casa con il cuore aperto ai giovani e alle famiglie. In questo spazio, è possibile, oggi, crescere sia dal punto di vista cristiano che umano. Ma quanto è rilevante la presenza salesiana per questa città?

“Dal punto di vista ecclesiale, siamo un punto di riferimento fondamentale soprattutto per la Pastorale Giovanile della città e della Diocesi. Siamo l’unico oratorio in città che offre quotidianamente un servizio educativo coinvolgendo animatori, adulti, famiglie e salesiani,” spiega il Direttore e Parroco, don Emidio Laterza. Anche la società civile riconosce la presenza salesiana come un centro pastorale, educativo, culturale e ludico di eccellenza. La parrocchia, l’oratorio, il centro giovanile, il convitto universitario, il cineteatro e i cortili attrezzati formano un polo educativo e pastorale di alta qualità. Il riscontro più efficace di questa opera è la numerosa presenza di famiglie, adulti, ma soprattutto di tanti ragazzi e giovani.

Potenza è il capoluogo di regione della Basilicata nonché il più alto d’Italia, posto geograficamente nel cuore del Meridione.  Era il 1964 quando i Salesiani tornano a Potenza per dar vita ad una parrocchia e all’oratorio, dopo aver retto in passato per un biennio, agli inizi del ’900, il Seminario diocesano.

Da questo momento la storia della presenza salesiana nel capoluogo lucano è una storia di sviluppo e crescita costante. Nel 1966 viene inaugurato l’oratorio e posta la prima pietra della nuova Chiesa, consacrata nel 1973. Tra fine anni ’70 e anni ’80 la casa cresce con la costruzione del complesso dell’oratorio, della cappella di San Domenico Savio, del Cineteatro, dell’ambulatorio e di altri ambienti funzionali. Gli anni ’90 vedono la crescita del gregge della parrocchia con l’ingresso di molte contrade nel nucleo originario del Rione Risorgimento. Sono inoltre anni di un’intensa attività educativa: viene formato il gruppo dei ministranti e vengono seminate esperienze fondamentali per il contatto con la realtà cittadina, come quelle “Savio Estate” e “Festinsieme”.

È proprio in quegli anni che iniziano a fiorire molte vocazioni alla vita consacrata e non, offrendo un contributo importante all’Ispettoria Meridionale, in una scia che si prolunga fino ai giorni nostri. Attualmente l’opera salesiana di Potenza è composta dalla Parrocchia, dall’Oratorio Centro Giovanile e dal convitto universitario.

L’Oratorio Centro Giovanile salesiano di Potenza ha ospitato negli anni migliaia di ragazzi e ragazze, aiutandoli a crescere nella fede e nella vita: circa 800 sono gli iscritti ogni anno. Da giugno a luglio va invece in scena la Savio Estate, che porta nel cortile dell’oratorio 400 bambini e preadolescenti oltre ai 100 animatori, mentre la catechesi riguarda più di 500 ragazzi e ragazze. Si tratta di giovani di tutte le estrazioni sociali, provenienti in maniera abbastanza eterogenea da tutte le zone della città. Nell’orbita della Parrocchia e dell’Oratorio viaggiano le tante associazioni formatesi nel corso degli anni, tra cui i Salesiani Cooperatori, la Caritas parrocchiale, le Famiglie Don Bosco, l’Associazione di Maria Ausiliatrice, i Testimoni del Risorto 2000, gli Exallievi, il laboratorio Mamma Margherita, o – tra le più dinamiche – le Polisportive Giovanili Salesiane (PGS) e i Cinecircoli Giovanili Socioculturali (CGS).

Un’altra esperienza interessante, ormai diventata tradizionale, è quella del “Vangelo in Famiglia”. Durante l’Avvento e la Quaresima, una sera a settimana, un sacerdote, un animatore e una coppia di laici vengono ospitati da alcune famiglie della parrocchia. In queste occasioni si presenta il Vangelo della domenica, si condividono momenti di preghiera e si conclude con attimi di convivialità.

L’attenzione presso la casa salesiana è a tutto l’arco della vita umana ma con un occhio particolare alla vita dei giovani. Per questo motivo è nato da poco, in uno dei locali dell’Opera Salesiana, un nuovo punto d’aggregazione per i giovani: il centro 40° 15’. Esso riprende proprio le coordinate geografiche della città di Potenza e si propone come luogo di incontro e di crescita aperto a tutti.

A Potenza, infine, continuano a fruttificare ancora oggi le testimonianze di alcune persone che hanno dato tanto per l’opera salesiana, ma che hanno lasciato prematuramente questa vita. È il caso di figure come quelle di Domenico Lorusso, Maurizio Ciriello, Linda Catalano, diventati animatori dal Cielo di gruppi che hanno trovato, dopo il dolore, la voglia di continuare a fare il bene. A Domenico Lorusso è stata intitolata la PGS “Don Bosco” mentre è ormai giunta alla decima edizione un’altra iniziativa importante che inaugura l’estate salesiana a Potenza: la “StradonBosco con Domenico”. Poi, grazie al contributo dell’associazione “Con gli Occhi di Maurizio” sono stati donati all’oratorio dei campetti polifunzionali nuovi di zecca, e per far vivere il suo ricordo gli sono stati dedicati gli “Happy Days”, giornate in cui vengono presentate alla città le attività oratoriane svolte durante l’anno. “Semi di girasole” è invece l’associazione che vedrà la vita nei prossimi mesi, uno strumento importante per la crescita della comunità, che verrà dedicato a Linda Catalano, educatrice e animatrice scomparsa da pochi mesi.

“Le vite di questi giovani entrano a far parte dei pilastri della casa di Potenza, per rendere il sogno di don Bosco ancor più tangibile, emozionante, da continuare” conclude don Laterza.

 

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Ispettoria Meridionale, 400 giovani alla festa MGS

Dal sito di Don Bosco al Sud.

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Napoli ci ha fatto vivere due giorni – sabato 1 e domenica 2 giugno – davvero “Tutti nel tuo sogno”!   È tornata così in grande stile la Festa Giovani del Movimento Giovanile Salesiano, che ha riunito circa 400 ragazzi della Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Albania e Kosovo.

Nel logo dell’evento, il numero 9 ci ha ricordato che, ancora oggi, siamo tutti dentro il sogno che Giovannino Bosco fece all’età di 9 anni e che quest’anno compie il suo bicentenario; dall’aeroplano invece impariamo che i sogni, per prendere il volo, devono puntare verso l’alto.
È proprio questo il motivo per cui in questi due giorni abbiamo incontrato, ascoltato, dialogato con personalità che sempre hanno scelto di puntare in alto, dedicando o rilanciando la propria vita al servizio della legalità, della società e del bene comune.

Nel pomeriggio di sabato il Chiostro della Basilica di Santa Chiara è stato letteralmente invaso da quattrocento magliette blu ottanio, che con trepidazione attendevano l’arrivo dei due ospiti protagonisti del momento “Giovani in dialogo”: il dott. Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Napoli, e Mons. Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli. L’incontro è stato aperto dal discorso di Antonio Gargano, Coordinatore del Movimento Giovanile Salesiano dell’Italia Meridionale e dalla coreografia della Compagnia dei “Furbanti”, dell’Oratorio salesiano di Cerignola.

A seguire, i due ospiti si sono presentati raccontando le loro storie e le loro idee, ripercorrendo i propri sogni e la propria vocazione. Il dott. Gratteri ha rivelato di aver maturato l’idea di impegnarsi nel campo della legalità già quando da bambino, davanti scuola, vedeva i figli dei mafiosi fare i bulli, e grazie ai principi di “onestà, responsabilità, coerenza” di una famiglia che – pur di un contesto ad alta densità mafiosa – gli ha sin da subito insegnato il rispetto delle regole. Don Mimmo ha ricordato, invece, storie di povertà nei suoi primi anni di ministero a Napoli, quelle che hanno riempito di senso ulteriore la sua vocazione perché “solo chi è davvero povero sa sognare anche per gli altri. Non bisogna avere paura di abitare la strada, la fede si rende credibile quando esce dalle sagrestie. È dalla strada che si entra nelle case”.

Il dott. Gratteri e Mons. Battaglia hanno inoltre offerto la loro visione e le loro prospettive sul fenomeno del progressivo allontanamento dei più giovani dalle istituzioni e sulle cause di una eventuale emergenza educativa. Il Procuratore ha sostenuto che “c’è una crisi di sistema che riguarda tutto l’Occidente: i genitori vogliono fare gli amici dei propri figli e i ragazzi crescono sempre più senza regole, figli di Internet. La sfida più grande non è quella di educare i giovani, ma di educare gli educatori dei giovani”. L’Arcivescovo, invece, non ha voluto parlare di “emergenza educativa” ma di sfida “in un tempo di anoressia esistenziale, senza punti di riferimento”, raccontando come l’esperienza con giovani tossicodipendenti abbia rivelato a lui stesso il limite delle nuove generazioni: “il non credere in sé stessi. Tutti iniziano a credere in sé stessi quando vedono che qualcuno crede in loro”.

A conclusione del dibattito, grazie ad alcune domande puntuali dei giovani partecipanti al confronto, i nostri testimoni si sono congedati con due messaggi di speranza concreta, quella che si costruisce con l’impegno e la volontà di mettere i propri sogni al servizio degli altri. Gratteri ha sottolineato l’importanza del “mettersi in ascolto e dedicare tempo alle persone: così noi siamo riusciti a salvare un ragazzo arrestato, che non sapeva né leggere né scrivere, e che voleva imparare a firmare veloce come me. Ora sa leggere, scrivere, ha trovato lavoro e ha costruito una famiglia”. Don Mimmo ha concluso sostenendo, invece, che “nella Chiesa c’è sempre posto per tutti. Io invito sempre, nelle riunioni delle nostre comunità, a lasciare una sedia vuota davanti a tutte, perché guardandola ci ricordiamo che c’è sempre posto per chi ancora deve arrivare, senza pregiudizi. In questa direzione è nato il Patto Educativo per la città di Napoli, passeggiando per le strade e mettendo insieme le municipalità, il Terzo Settore, la scuola”.

Così, con la testa e il cuore colmi di pensieri e riflessioni, tutti i giovani presenti si sono recati per le vie principali del Vomero per costruire i “pozzi di luce”: delle postazioni di legalità in cui hanno conosciuto e trasmesso ai passanti del quartiere le storie di 15 testimoni di impegno sociale e lotta alla criminalità organizzata, dopo aver svolto un momento di riflessione e condivisione in gruppo. Un momento davvero particolare che ha permesso il confronto tra i ragazzi della festa e allo stesso tempo ad altri ragazzi curiosi del Vomero di affacciarsi a questi esempi di Cittadinanza attiva.

Poco dopo una pioggia battente ha cominciato a cadere, ma questo non ha fermato il divertimento della serata nel cortile dell’Istituto salesiano, cominciato con balli e canti con l’accompagnamento musicale di un giovane di Andria, e che ha raggiunto il culmine con il concerto-testimonianza dei Reale, band di musica cristiana nata “dalla droga, dalla strada, dalla notte, dalla ricerca forsennata di senso e di felicità”. Insieme a loro si è vissuto poi l’intenso momento di Adorazione Eucaristica, guidati dal Vangelo delle Beatitudini, bagnati (o benedetti dal cielo) ma felici di poter passare del tempo prezioso con il Signore. La giornata si è poi conclusa con la buonanotte dell’Ispettrice FMA Suor Ivana Milesi.

Il mattino successivo, sul prato di Villa Floridiana, tutti i giovani si sono messi in ascolto di don Tonino Palmese – presidente della Fondazione Polis, già responsabile di Libera in Campania e garante per i diritti dei detenuti – e, in particolare, di Lucia Montanino, assistente sociale e vedova di Gaetano Montanino, guardia giurata uccisa nel 2009. La storia di Lucia è una storia di dolore convertito in perdono, per tenere viva la memoria del marito, per combattere il crimine e l’ingiustizia, per salvare giovani vite. Proprio come è riuscita a fare lei, occupandosi del giovane che assassinò Gaetano “come se fosse addirittura più di un figlio(…) Si può arrivare a riconciliarsi con un enorme dolore, ma una volta fatta questa scelta bisogna avere il coraggio di accompagnare. Dovete avere sempre coraggio e se non ce l’avete fate come me: io non sono coraggiosa, faccio finta di avere coraggio. Fate finta di avere coraggio e ce l’avrete davvero!”. Una testimonianza di misericordia vera che ha colpito nel profondo e coinvolto tutti i ragazzi presenti che sono stati davvero grati a Lucia per l’emozione e la testimonianza donata.

La festa si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica, presieduta dall’Ispettore Gianpaolo Roma, nella chiesa di San Francesco d’Assisi, che ha invitato tutti a “Seguire le persone che ci consegnano acqua viva, acqua fresca, che dà forza e vigore al nostro cammino.” Proprio come le persone ascoltate durante la festa che “ci hanno fatto assaggiare questa acqua fresca e abbiamo visto quanto sia dissetante ed appagante. Un’acqua fresca per salire al piano superiore, al piano dell’Altissimo”. Senza accontentarci di vivere al piano terra, assumendosi la responsabilità e la libertà di compiere quelle scelte che ci fanno volare in alto. “Abitiamo in alto tutte quelle volte che osiamo sperare un po’ di più, quando spingiamo il nostro cuore più lontano dai nostri confini e quando decidiamo di affidarci a quel Dio che ci dona molto più di quello che ci chiede.”
Al termine della Celebrazione è stato consegnato il mandato e la croce missionaria a tutti i partenti per le esperienze estive in contesto povero, a seguito del cammino dei weekend Rise Up intrapreso quest’anno.

Grazie, don Bosco, perché ci fai sentire ancora “Tutti nel tuo sogno” e continui a donarci opportunità, come questa, per dare una direzione al nostro presente puntando in alto, al “piano superiore” – citando l’omelia dell’Ispettore SdB – verso il futuro: l’aeroplano dei nostri sogni e delle nostre vite.

Antonio Ruoti

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Aci Stampa – A Napoli i salesiani celebrano i 90 anni di presenza alla Doganella anche con la pizzeria

Dall’agenzia ACI Stampa.

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Il primo aiuto è per i documenti “carta identità e residenza. Così poi possono affittare un appartamento, lavorare e avere il medico. La scuola d’italiano è un altro fondamentale strumento di integrazione. E poi noi siamo un po’ i loro secondi genitori, cerchiamo di dargli quell’educazione che si basa su incoraggiamenti, ma anche su rimproveri. Il segreto è scorgere le loro inclinazioni e assecondarle, inserendoli magari nella formazione professionale”.

 Perché arrivano in Italia?

“I motivi sono tra i più vari. Ci sono i ragazzi che scappano da una situazione di guerra (non solo Ucraina/Russia o Palestina/Israele) ma tante guerre civili o zone in mano a gruppi terroristici in cui lo Stato è assente, per esempio il Mali, Ciad, Burkina Faso, Nigeria, Sudan, Etiopia, la Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia. Poi abbiamo il problema delle discriminazioni di minoranze. Faccio due esempi: molti pakistani sono etnia afgana ed il Pakistan non li riconosce; pertanto si hanno problemi nell’avere il passaporto:  appartieni ad una nazione che non ti riconosce.  Poi i  ragazzi Coopti: nei loro documenti vi è l’indicazione della religione, se non sei mussulmano, sei sempre l’ultimo e non hai possibilità di crescere. Ho notato che alcuni coopti, se provengono da una zona con una comunità forte numericamente sono scolarizzati; ma quando vengono da zone in cui sono i coopti sono vere e proprie minoranze non sanno leggere e scrivere, eppure dicono di essere andati a scuola!

Poi c’è il motivo economico: Tunisia, Bangladesh Egitto… Paesi colpiti da un’inflazione galoppante  e situazioni economiche al collasso. L’Egitto, anche se nessuno ne parla,  vive uno dei momenti più bui: la guerra tra Hamas ed Israele; l’instabilità del Mar Rosso e del Canale di Suez,  la crisi monetaria… e chi ne paga sono le piccole famiglie, in quanto i prezzi salgono continuamente e la popolazione è agli estremi della povertà. E’ interessante (e fa riflettere) che vi sono molti ragazzi che provengono dalla zona del Delta del Nilo, la zona per eccellenza più ricca dell’Egitto! La Tunisia, un Paese definito sicuro dal nostro governo, ma in realtà la povertà è visibile agli occhi di  chi ci abita e rischia di essere una bomba sociale… E tante famiglie lasciano i figli partire, pur coscienti dei tanti rischi”.

Quale è la loro meta?

“Principalmente l’Europa: un buon numero vogliono continuare il loro percorso migratorio verso la  Francia e la Germania; qualcuno anche il Regno Unito (nonostante la politica anti immigratoria del Governo ma ‘vogliono andare’). Una buona maggioranza si ferma in Italia. E’ interessante capire che la loro meta non è una città ben definita. Pertanto vi sono ragazzi che vagano per l’Italia alla ricerca di una comunità che gli possa dare sicurezza: interesse per i documenti per la regolarizzazione in Italia (non solo il permesso di soggiorno ma anche il codice fiscale, il passaporto, la residenza, la carta identità, iscrizione al Servizio Sanitario, in quanto non tutte le comunità assicurano tale documentazione ), la scuola di italiano (primo passaggio verso l’integrazione), ma anche calore e familiarità. I ragazzi interrompono il loro percorso migratorio quando trovano sicurezza! Non pochi ragazzi non conoscevano Napoli, neppur in geografia, il loro obiettivo era Parigi, Berlino, Roma… hanno trovato sicurezza e si sono fermati!”

Per quale motivo è stata creata la pizzeria ‘Anem e Pizz’?

“Napoli è la patria della pizza e la figura del pizzaiolo è sempre un attrazione per i  giovani della città. La pizzeria nasce da una ricerca di mercato ma anche nel far mettere ‘le mani in pasta’, avvicinandoli così all’arte antica e sempre moderna della pizzeria napoletana”.

Quale è l’obiettivo del Centro ‘Le Ali’?

“Il Centro ‘Le Ali’ ha come obiettivo il dare un’opportunità di riscatto ai giovani di età compresa dai 14 ai 18 anni, italiani e stranieri, di qualunque etnia e credo religioso, ponendo una particolare attenzione ai minori affidati dai servizi sociali, dal tribunale o da altre strutture  per poter ‘ricostruire il suo futuro’… adolescenti e  giovani, per qualsiasi motivo, nell’abbandono scolastico.  Una equipe di professionisti nell’educazione ed esperti del settore, cura i ragazzi facendoli ‘riscommettere’ sulla proprie qualità e sulla propria vita. Negli ultimi anni ci stiamo specializzando sul settore del food. Con l’arrivo del turismo di massa, a Napoli hanno aperto molti bar, ristoranti, trattorie  e pizzerie  ed è cresciuta notevolmente la  ricerca del personale qualificato in tale settore”.

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Avvenire – Caramelle e tisane: in Puglia una micro-filiera per valorizzare i ragazzi

Da Avvenire.

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Caramelle, tisane e infusi che sapranno di buono, perché frutto di un progetto di rigenerazione sociale prima ancora che agricola. La micro-filiera sarà avviata presto in Puglia, grazie al progetto “Radici fuori luogo” nato per valorizzare terre abbandonate ed offrire ai ragazzi opportunità di lavoro per decidere di rimanere a Sud. Il progetto, finanziato con 399mila euro, è vincitore del bando di “Terre colte 2022” promosso da Fondazione Con Il Sud ed unisce realtà del terzo settore e aziende profit.

Entopan, promotore dell’Harmonic Innovation Group, Amarelli, azienda famosa per la produzione ed esportazione di liquirizia nel mondo, e l’opificio erboristico pugliese Sandemetrio metteranno a disposizione gratuitamente le loro competenze, accanto all’associazione di promozione sociale d’ispirazione salesiana “Piccoli Passi Grandi Sogni”, capofila del progetto. In prima linea i Salesiani di Don Bosco di Corigliano d’Otranto, presenti sul territorio dal 1901 e che dal 1996 hanno messo in piedi la casa famiglia “Domenico Savio” per aiutare bambini e ragazzi in difficoltà dai 6 ai 18 anni. Saranno loro, insieme agli studenti dell’istituto agrario Lanoce di Maglie, a fruire di 240 ore di formazione. In tre anni si formeranno dieci ragazzi e si darà un lavoro almeno a quattro di questi attraverso tirocini formativi. Del progetto fanno parte anche l’impresa sociale Inrete, l’associazione di promozione sociale 34° Fuso e l’Istituto agrario “Lanoce” di Maglie. La realizzazione della micro-filiera è partita in queste settimane dalla bonifica dei sette ettari di terreno di proprietà dell’Opera Salesiana. Nel corso dell’anno è prevista la riqualificazione di una stalla del ‘900 che diventerà opificio per la produzione di caramelle e infusi. «Siamo partiti con una presentazione del progetto alla comunità. Ora siamo nella fase di espianto degli ulivi, colpiti da Xylella. Poi inizieremo la coltivazione delle piante officinali», spiega Angelo Congedo, coordinatore del progetto. A metà percorso è previsto l’avvio dell’impresa sociale, che avrà il compito di continuare a gestire la produzione, la trasformazione e la vendita dei prodotti. « Il Salento non è solo mare. La casa salesiana di Corigliano dai primi del ‘900 fino agli anni ’80 – racconta don Antonio Carbone, presidente dell’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni – è stata una scuola agricola che ha formato generazioni di periti agrari e fornito gli strumenti per far nascere aziende agricole e imprese agroalimentari. Vogliamo riprendere questa tradizione e dare stabilità economica ai ragazzi che già sono in casa famiglia. Loro sono entusiasti. Da qualche anno hanno iniziato una piantagione di aloe, per produrre prodotti cosmetici. Con questo progetto stiamo incrementando e diversificando, nell’ottica di dare di più a chi dalla vita ha avuto di meno».

Gennaro Di Cello è vice presidente di Entopan. «In questo progetto l’aspetto interessante è proprio la compresenza di enti del terzo settore e aziende profit, che guardano al territorio per restituire qualcosa. L’idea è anche quella di attivare laboratori creativi in itinere, per fornire altre occasioni con altrettante cooperative sociali. C’è bisogno non solo di formare giovani ma di individuare imprenditori sociali di domani, trasferendo loro una nuova cassetta degli attrezzi. Servono passione, percorsi concreti, una comunità di pratica, in cui sperimentare quotidianamente nuove forme di produzione di valore». «Come ci hanno dimostrato le esperienze già realizzate e sostenute – conclude Stefano Consiglio, presidente di Fondazione Con il Sud – il recupero e la valorizzazione di terreni abbandonati o incolti, tantissimi nelle nostre regioni del Sud (l’Ismea ci dice che sono quasi 650, un dato che non rappresenta la totalità dei fondi agricoli abbandonati presenti nel Meridione, ma che contribuisce a dare la misura del fenomeno), possono davvero generare nuove opportunità per le comunità. Grazie ai progetti sostenuti con il primo bando di “Terre colte”, sono stati creati 50 nuovi posti di lavoro, con l’assunzione di giovani, persone con disabilità o con un passato difficile».

Salesiani a Bova Marina, festa ispettoriale con don Gianpaolo Roma

Da Avvenire Calabria.

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La comunità di Bova Marina, sede di uno dei più grandi oratori salesiani del Sud Italia, si appresta a vivere uno dei momenti più solenni dell’anno: il 125° anniversario della presenza dell’Opera salesiana. Le celebrazioni, iniziate a gennaio con la festa del santo fondatore, don Giovanni Bosco, raggiungeranno il loro apice nei prossimi giorni con la Festa ispettoriale, che sarà celebrata il 25 aprile. Un momento importante che vedrà la presenza, fra gli altri, del Superiore dell’Ispettoria Salesiana Meridionale “Beato Michele Rua”, don Gianpaolo Roma. Don Roma presiederà la Celebrazione eucaristica giovedì alle 18:30 con cui sarà aperto il Capitolo ispettoriale 28° dei salesiani dell’Italia meridionale, Albania e Kosovo. A seguire ci sarà una cena fraterna. In serata, alle 21, presso il cine-teatro “don Bosco”, i ragazzi dell’Oratorio metteranno in scena il musical da loro realizzato: “Una storia da raccontare… Viaggio tra sogno e realtà”, che celebra oltre un secolo di presenza salesiana nella zona. Quello di Bova Marina è il quinto Istituto salesiano, in ordine di tempo, ad essere stato fondato a fine del XIX secolo con il “Progetto Sud Italia”, a seguito delle numerose sollecitazioni e inviti che don Giovanni Bosco ricevette dalla popolazione meridionale. Era il 20 ottobre 1898 quando il suo primo successore a capo della Congregazione Salesiana, don
Michele Rua, accolse l’invito del vescovo monsignor Rossi di impiantare una presenza salesiana stabile in Calabria per gestire un seminario diocesano, voluto per il rinnovamento del clero bovese. Bova era un posto paesaggisticamente incantevole ma economicamente e socialmente fragile e geograficamente marginale. La prima comunità che giunse nell’autunno era composta da un sacerdote come direttore, don Motta, e tre chierici. A quel tempo non esisteva né parrocchia, né oratorio però i salesiani invitavano gli abitanti a frequentare il teatro e fu questo il primo modo che usarono per farsi conoscere. Nel 1911 venne su il primo oratorio in località Sant’Emilio ma, dopo i terremoti, i bovesi raccolsero dei fondi per costruire una nuova Opera. E così tra il 1949 e il 1950 fu costruito il nuovo Istituto, l’attuale oratorio Salesiano. Oggi l’Istituto salesiano di Bova Marina rappresenta ancora un importante presidio educativo per il territorio calabrese.

Ispettoria Italia Meridionale, a Bova Marina la festa con la visita del Rettor Maggiore

Dal sito dell’Ispettoria Italia Meridionale.

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Torna ad aprile l’immancabile Festa Ispettoriale che riunisce tutta la Famiglia Salesiana del sud. Quest’anno avrà luogo presso l’Opera salesiana di Bova Marina (RC), in occasione dei 125 anni dalla sua fondazione, alla presenza dell’Ispettore don Gianpaolo Roma e del Rettor Maggiore dei Salesiani, il Card.Ángel Fernández Artime.

Un programma fitto di appuntamenti accoglierà il Card.Artime tra la comunità bovese già da martedi 23 aprile, con il conferimento della cittadinanza onoraria, la visita ai luoghi del Servo di Dio Mons. Cognata e l’incontro con i direttori salesiani, per confluire poi nella grande Festa Ispettoriale del 25 aprile che vedrà la partecipazione delle case salesiane della nostra Ispettoria.

Il programma:

Martedì 23 APRILE
ore 17.40:
Il Card.Artime giunge a Bova Marina in treno
Visita alla Chiesa parrochiale e corteo fino al Municipio
Ore 18.30:
Arrivo presso la casa comunale
Saluti e conferimento della cittadinanza onoraria
In corteo fino al campo dell’Oratorio
Incontro con i giovani e buonanotte salesiana
Ore 20.30:
Cena della Famiglia Salesiana

Mercoledì 24 APRILE
Ore 8.30:
Partenza per Bova. Incontro con il Sindaco e l’Amm.ne comunale
Visita ai luoghi di Mons.Giuseppe Cognata
Ore 11.30:
Incontro con i ragazzi dell’ IIS Euclide
Buffet preparato dai ragazzi dell’Alberghiero
Ore 16.30
Incontro con i Direttori Salesiani
Ore 19.00
Veglia con i Giubilari
Ore 20.00
Cena presso la Casa religiosa delle Suore
Ore 21.00
Musical: “Una storia da raccontare…viaggio tra sogno e realtà”

Giovedì 25 APRILE  FESTA ISPETTORIALE
Ore 9.30:
Arrivi dalle Case Salesiane
Ore 10.00:
Festa Insieme
ore 12.00:
Santa Messa
ore 13.30:
Inaugurazione targa commemorava
Pranzo, a seguire saluti e partenze

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Italia – Educare al cuore di Napoli: celebrati i 90 anni di presenza dei Salesiani nel quartiere Doganella

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Napoli) – Il “Don Bosco di Napoli ha dato vita all’evento per celebrare un anniversario di grande importanza: i 90 anni dall’arrivo dei Salesiani nel quartiere periferico della Doganella. Sotto il titolo di “EDUCARE AL CUORE DI NAPOLI, da 90 anni sulla via (di) Don Bosco“, la commemorazione ha preso vita nella splendida cornice del teatro di corte del Palazzo Reale di Napoli nella giornata di martedì 26 marzo.

Da quasi un secolo, i Salesiani rappresentano un faro educativo e spirituale per i giovani della città partenopea, specialmente per coloro che avevano meno opportunità.

Don Fabio Bellino, Direttore del “Don Bosco”, all’inizio della serata ha espresso il senso dell’evento in due parole: MEMORIA e FUTURO, quindi non solo ricordare l’arrivo dei Salesiani e le decine di migliaia di ragazzi che hanno trovato un’occasione di riscatto, ma anche rilanciare con rinnovato impegno la missione educativa al cuore di Napoli, perché come ci ha insegnato Don Bosco: “l’educazione è cosa di cuore“.

L’evento ha assunto un carattere ancor più coinvolgente grazie alla presenza dell’attrice Maria Bolignano, che con maestria ha condotto la serata. Ma i protagonisti indiscussi dell’evento sono stati i ragazzi dell’oratorio del “Don Bosco” e del Rione Amicizia che, attraverso performance teatrali, hanno trasportato il pubblico in un viaggio emozionante attraverso la storia dei Salesiani a Napoli e la storia di Don Bosco. Ogni ragazzo, dal più piccolo al più grande, ha dato il meglio di sé, trasmettendo gioia, senso di appartenenza e l’importanza di far parte di una comunità così unita e affiatata.

Presenti, all’evento, anche molti rappresentanti delle istituzioni, tra cui:

  • Il Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, che ha affrontato il tema dell’impegno delle istituzioni e del terzo settore per migliorare le condizioni dei giovani nelle periferie della città;
  • L’Assessore all’Istruzione e alle Famiglie del Comune di Napoli, Maura Striano, la quale ha evidenziato i progetti messi in atto per contrastare la dispersione scolastica, sottolineando l’importanza della collaborazione per il futuro delle giovani generazioni;
  • L’Assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania, Armida Filippelli, che ha illustrato le iniziative per favorire l’inserimento dei giovani nei percorsi di istruzione e formazione professionale;
  • Il Superiore dell’Ispettoria Salesiana Meridionale, don Gianpaolo Roma, il quale ha condiviso il valore del sogno nella filosofia salesiana;
  • Il Responsabile del “Patto Educativo” della Diocesi di Napoli, don Federico Battaglia, che ha spiegato come il “Patto” vada reso concreto con l’azione educativa quotidiana nei territori.

Infine, la testimonianza emozionante di Diego Vitagliano, storico oratoriano e pizzaiolo di grande successo, ha aggiunto un tocco di nostalgia e gioia alla serata, evidenziando il profondo impatto che l’esperienza oratoriana può dare al corso della propria vita.

Una serata, dunque, in cui i giovani sono stati posti al centro, incarnando il valore della missione educativa che continua a permeare il tessuto sociale di Napoli attraverso l’oratorio, la formazione professionale, le comunità famiglia, i progetti territoriali, lo sport educativo.

Un ringraziamento speciale è andato agli educatori per la totale dedizione e alle persone e le Istituzioni presenti che hanno reso possibile questa indimenticabile giornata.

Il “Don Bosco” di Napoli è presente anche sulle reti sociali, su Facebook e Instagram.

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Educare al cuore di Napoli: celebrati i 90 anni di presenza dei Salesiani nel quartiere Doganella

Il Don Bosco di Napoli ha dato vita all’evento per celebrare un anniversario di grande importanza: i 90 anni dall’arrivo dei Salesiani nel quartiere periferico della Doganella. Sotto il titolo di “EDUCAREAL CUORE DI NAPOLI, da 90 anni sulla via (di) don Bosco”,la commemorazione ha preso vita nella splendida cornice del teatro di corte del Palazzo Reale di Napoli nella giornata di martedì 26 marzo.

Da quasi un secolo, i Salesiani hanno rappresentato un faro educativo e spirituale per i giovani della nostra città, specialmente per coloro che avevano meno opportunità. Don Fabio direttore del don Bosco all’inizio della serata ha espresso il senso dell’evento in due parole MEMORIA e FUTURO, quindi non solo ricordare “l’arrivo dei Salesiani e le decine di migliaia di ragazzi che hanno trovato una occasione di riscatto, ma anche rilanciare con rinnovato impegno la missione educativa al cuore di Napoli, perché come ci ha insegnato Don Bosco: “l’educazione è cosa di cuore” . L’evento ha assunto un carattere ancor più coinvolgente grazie alla presenza dell’attrice Maria Bolignano, che con maestria ha condotto la serata. Ma i protagonisti indiscussi dell’evento, sono stati i ragazzi dell’oratorio del Don Bosco e del Rione Amicizia che, attraverso performance teatrali, hanno trasportato il pubblico in un viaggio emozionante attraverso la storia dei Salesiani a Napoli e la storia di don Bosco. Ogni ragazzo, dal più piccolo al più grande, ha dato il meglio di sé, trasmettendo gioia, senso di appartenenza e l’importanza di far parte di una comunità così unita e affiatata.
I momenti teatrali hanno scandito così, i momenti di riflessione e testimonianza delle Istituzioni ospiti:
 Il Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ha affrontato il tema dell’impegno delle istituzioni e del terzo settore per migliorare le condizioni dei giovani nelle periferie della città.
 L’Assessore all’Istruzione e alle Famiglie del Comune di Napoli, Maura Striano, ha evidenziato i progetti messi in atto per contrastare la dispersione scolastica, sottolineando l’importanza della collaborazione per il futuro delle giovani generazioni.
 L’Assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania, Armida Filippelli, ha illustrato le iniziative per favorire l’inserimento dei giovani nei percorsi di istruzione e formazione professionale.
 Il Superiore dei Salesiani del Sud Italia, Don Gianpaolo Roma, ha condiviso il valore del sogno nella filosofia salesiana.
 Il Responsabile del “Patto Educativo” della Diocesi di Napoli, Don Federico Battaglia, ha spiegato come il “Patto” va reso concreto con l’azione educativa quotidiana nei territori.

Infine, la testimonianza emozionante di Diego Vitagliano, storico oratoriano e pizzaiolo di grande successo, ha aggiunto un tocco di nostalgia e gioia alla serata, evidenziando il profondo impatto che l’esperienza oratoriana può dare al corso della propria vita.

Una serata dunque, in cui i giovani e gli adolescenti sono stati posti al centro, incarnando il valore della missione educativa che continua a permeare il tessuto sociale di Napoli attraverso l’oratorio, la formazione professionale, le comunità famiglia, i progetti territoriali, lo sport educativo… Un ringraziamento speciale va agli educatori per la totale dedizione e alle persone e le Istituzioni presenti che hanno reso possibile questa indimenticabile giornata.

 

Foggia – Una strada in ricordo di Don Michele De Paolis

Da Il Quotidiano di Bari.

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Il prete degli ultimi, degli esclusi, degli emarginati. Il fondatore della Comunità Emmaus, la “chiesa sul campo” realizzata nello spirito di don Giovanni Bosco, nata nel 1978 nella parrocchia Sacro Cuore di Foggia e divenuta un punto di riferimento per i più deboli. Ma soprattutto un grande, grandissimo “Costruttore di futuro”, com’è il titolo dell’evento in programma sabato 9 marzo alle ore 10 presso La Casa del Giovane di viale Candelaro: un incontro “in ricordo di don Michele De Paolis”, nel decimo anno della sua scomparsa. Per l’occasione, gli organizzatori –  Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus, Comunità sulla strada di Emmaus, Salesiani di Don Bosco, Salesiani per il Sociale e Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza – consegneranno alla sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, una raccolta firme volta a intitolare all’amatissimo prete salesiano un’area di circolazione o una struttura di pubblica utilità. L’iter istituzionale si concluderà il prossimo 29 ottobre, a dieci anni esatti dalla sua dipartita. Oltre a questo primo tassello in favore del mai dimenticato don Michele, la mattinata sarà incentrata sui temi del lavoro sociale e della pedagogia salesiana, in linea con gli insegnamenti che il sacerdote ha diffuso sul territorio di Capitanata. Ad aprire, pertanto, sarà la presidente della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus, Rita De Padova, affiancata dalla sindaca Maria Aida Episcopo. A seguire, interverranno il presidente dell’associazione Comunità sulla strada di Emmaus, Ruggiero Raffaele, l’economo dell’Ispettoria Salesiana Meridioale, don Antonio Carbone, e il Procuratore capo della città di Foggia, Ludovico Vaccaro. Ma prenderanno parte ai lavori anche autorevoli professionalità del mondo educativo e del Terzo Settore, quali: Don Rafael Bejarano, responsabile mondiale opere sociali salesiane; Caterina Pozzi, presidente nazionale CNCA; Giulia Formiglio e Vincenzo Colucci, educatori di Emmaus. Previsto, infine, un buffet a cura degli allievi del corso di Operatore della ristorazione della Scuola dei Mestieri di Smile Puglia, volta al contrasto  della dispersione scolastica con sede a Villaggio Don Bosco. «Emmaus non è un luogo fisico, non è il villaggio – dichiara in merito all’iniziativa la presidente della Fondazione, Rita De Padova – non è il posto dove i ragazzi e chi lo frequenta si ritrovano, ma è un luogo della mente: rappresenta un modo di vivere. Ed Emmaus è stato e continua a essere soprattutto don Michele De Paolis, con la sua  testardaggine, con la sua profondità di pensiero, con il suo insegnamento, con la sua vita. Ha fornito un contributo fondamentale e impagabile a questa città e all’intero territorio, per questo siamo qui a chiedere che Foggia conservi per sempre la sua memoria e il suo nome».