“Opzione Valdocco”: il messaggio del Papa ai Capitolari

Cari fratelli!

Vi saluto con affetto e ringrazio Dio di poter, pur a distanza, condividere con voi un momento del cammino che state percorrendo.
È significativo che, dopo alcuni decenni, la Provvidenza vi abbia condotto a celebrare il Capitolo Generale a Valdocco – il luogo della memoria – dove il sogno fondativo si concretizza e fece i primi passi. Sono sicuro che il rumore e il vociare degli oratori sarà la musica migliore, la più efficace perché lo Spirito ravvivi il dono carismatico del vostro fondatore. Non chiudete le finestre a questo rumore di sottofondo… Lasciate che vi accompagni e che vi mantenga inquieti e intrepidi nel discernimento; e permettete che queste voci e questi canti, a loro volta, evochino in voi i volti di tanti altri giovani che, per varie ragioni, si trovano come pecore senza pastore (cfr Mc 6,34). Questo vociare e questa inquietudine vi terranno attenti e svegli davanti a qualunque tipo di anestesia autoimposta e vi aiuteranno a rimanere in una fedeltà creativa alla vostra identità salesiana.

Ravvivare il dono che avete ricevuto

Pensare alla figura di salesiano per i giovani di oggi implica accettare che siamo immersi in un momento di cambiamenti, con tutto ciò che di incertezza questo genera. Nessuno può dire con sicurezza e precisione (se mai qualche volta si è potuto farlo) che cosa succederà nel prossimo futuro a livello sociale, economico, educativo e culturale. L’inconsistenza e la “fluidità” degli avvenimenti, ma soprattutto la velocità con cui si susseguono e si comunicano le cose, fa sì che ogni tipo di previsione diventi una lettura condannata ad essere riformulata al più presto (cfr Cost. ap. Veritatis gaudium, 3-4). Tale prospettiva si accentua ancor più per il fatto che le vostre opere sono orientate in modo particolare al mondo giovanile che in sé stesso è un mondo in movimento e in continua trasformazione. Questo ci chiede una doppia docilità: docilità ai giovani e alle loro esigenze e docilità allo Spirito e a tutto quello che Egli voglia trasformare.
Assumere responsabilmente questa situazione – a livello sia personale sia comunitario – comporta l’uscire da una retorica che ci fa dire continuamente “tutto sta cambiando” e che, a forza di ripeterlo e ripeterlo, finisce col fissarci in un’inerzia paralizzante che priva la vostra missione della parresia propria dei discepoli del Signore. Tale inerzia può anche manifestarsi in uno sguardo e un atteggiamento pessimistici di fronte a tutto ciò che ci circonda e non solo rispetto alle trasformazioni che avvengono nella società ma anche in rapporto alla propria Congregazione, ai fratelli e alla vita della Chiesa. Quell’atteggiamento che finisce per “boicottare” e impedire qualunque risposta o processo alternativo, oppure per far emergere la posizione opposta: un ottimismo cieco, capace di dissolvere la forza e novità evangelica, impedendo di accettare concretamente la complessità che le situazioni richiedono e la profezia che il Signore ci invita a portare avanti. Né il pessimismo né l’ottimismo sono doni dello Spirito, perché entrambi provengono da una visione autoreferenziale capace solo di misurarsi con le proprie forze, capacità o abilità, impedendo di guardare a ciò che il Signore attua e vuole realizzare tra di noi (cfr Esort. ap. postsin. Christus vivit, 35). Né adattarsi alla cultura di moda, né rifugiarsi in un passato eroico ma già disincarnato. In tempi di cambiamenti, fa bene attenersi alle parole di San Paolo a Timoteo: «Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2 Tm 1,6-7).
Queste parole ci invitano a coltivare un atteggiamento contemplativo, capace di identificare e discernere i punti nevralgici. Questo aiuterà ad addentrarsi nel cammino con lo spirito e l’apporto proprio dei figli di Don Bosco e, come lui, sviluppare una «valida rivoluzione culturale» (Enc. Laudato si’, 114). Questo atteggiamento contemplativo permetterà a voi di superare e oltrepassare le vostre stesse aspettative e i vostri programmi. Siamo uomini e donne di fede, il che suppone l’essere appassionati di Gesù Cristo; e sappiamo che tanto il nostro presente quanto il nostro futuro sono impregnati di questa forza apostolico-carismatica chiamata a continuare a permeare la vita di tanti giovani abbandonati e in pericolo, poveri e bisognosi, esclusi e scartati, privati di diritti, di casa… Questi giovani attendono uno sguardo di speranza in grado di contraddire ogni tipo di fatalismo o determinismo. Attendono di incrociare lo sguardo di Gesù che dice loro «che in tutte le situazioni buie e dolorose […] c’è una via d’uscita» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 104). È lì che abita la nostra gioia.
Né pessimista né ottimista, il salesiano del sec. XXI è un uomo pieno di speranza perché sa che il suo centro è nel Signore, capace di fare nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5). Solo questo ci salverà dal vivere in un atteggiamento di rassegnazione e sopravvivenza difensiva. Solo questo renderà feconda la nostra vita (cfr Omelia, 2 febbraio 2017), perché renderà possibile che il dono ricevuto continui ad essere sperimentato ed espresso come una buona notizia per e con i giovani di oggi. Questo atteggiamento di speranza è capace di instaurare e inaugurare processi educativi alternativi alla cultura imperante che, in non poche situazioni – sia per indigenza e povertà estrema sia per abbondanza, in alcuni casi pure estrema –, finiscono con l’asfissiare e uccidere i sogni dei nostri giovani condannandoli a un conformismo assordante, strisciante e non di rado narcotizzato. Né trionfalisti né allarmisti, uomini e donne allegri e speranzosi, non automatizzati ma artigiani; capaci di «mostrare altri sogni che questo mondo non offre, di testimoniare la bellezza della generosità, del servizio, della purezza, della fortezza, del perdono, della fedeltà alla propria vocazione, della preghiera, della lotta per la giustizia e il bene comune, dell’amore per i poveri, dell’amicizia sociale» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 36).
L’“opzione Valdocco” del vostro 28° Capitolo Generale è una buona occasione per confrontarsi con le fonti e chiedere al Signore: “Da mihi animas, coetera tolle”.[1] Tolle soprattutto ciò che durante il cammino si è andato incorporando e perpetuando e che, sebbene in un altro tempo è potuto essere una risposta adeguata, oggi vi impedisce di configurare e plasmare la presenza salesiana in maniera evangelicamente significativa nelle diverse situazioni della missione. Questo richiede, da parte nostra, di superare le paure e le apprensioni che possono sorgere per aver creduto che il carisma si riducesse o identificasse con determinate opere o strutture. Vivere fedelmente il carisma è qualcosa di più ricco e stimolante del semplice abbandono, ripiego o riadattamento delle case o delle attività; comporta un cambio di mentalità di fronte alla missione da realizzare.[2]

L’“opzione Valdocco” e il dono dei giovani

L’Oratorio salesiano e tutto ciò che sorse a partire da esso, come racconta la biografia dell’Oratorio, nacque come risposta alla vita di giovani con un volto e una storia, che misero in moto quel giovane sacerdote incapace di rimanere neutrale o immobile davanti a ciò che accadeva. Fu molto più di un gesto di buona volontà o di bontà, e persino molto più del risultato di un progetto di studio sulla “fattibilità numerico-carismatica”. Lo penso come un atto di conversione permanente e di risposta al Signore che, “stanco di bussare” alle nostre porte, aspetta che andiamo a cercarlo e a incontrarlo… O che lo lasciamo uscire, quando bussa da dentro. Conversione che implica (e complica) tutta la sua vita e quella di coloro che gli stavano attorno. Don Bosco non solo non sceglie di separarsi dal mondo per cercare la santità, ma si lascia interpellare e sceglie come e quale mondo abitare.
Scegliendo e accogliendo il mondo dei bambini e dei giovani abbandonati, senza lavoro né formazione, ha permesso loro di sperimentare in modo tangibile la paternità di Dio e ha fornito loro strumenti per raccontare la loro vita e la loro storia alla luce di un amore incondizionato. Essi, a loro volta, hanno aiutato la Chiesa a re-incontrarsi con la sua missione: «La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo» (Sal 118,22). Lungi dall’essere agenti passivi o spettatori dell’opera missionaria, essi divennero, a partire dalla loro stessa condizione – in molti casi “illetterati religiosi” e “analfabeti sociali” – i principali protagonisti dell’intero processo di fondazione.[3] La salesianità nasce precisamente da questo incontro capace di suscitare profezie e visioni: accogliere, integrare e far crescere le migliori qualità come dono per gli altri, soprattutto per quelli emarginati e abbandonati dai quali non ci si aspetta nulla. Lo disse Paolo VI: «Evangelizzatrice, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa… Ci vuole dire, in una parola, che essa ha sempre bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 15). Ogni carisma ha bisogno di essere rinnovato ed evangelizzato, e nel vostro caso soprattutto dai giovani più poveri.
Gli interlocutori di Don Bosco ieri e del salesiano oggi non sono meri destinatari di una strategia progettata in anticipo, ma vivi protagonisti dell’oratorio da realizzare.[4] Per mezzo di loro e con loro il Signore ci mostra la sua volontà e i suoi sogni.[5] Potremmo chiamarli co-fondatori delle vostre case, dove il salesiano sarà esperto nel convocare e generare questo tipo di dinamiche senza sentirsene il padrone. Un’unione che ci ricorda che siamo “Chiesa in uscita” e ci mobilita per questo: Chiesa capace di abbandonare posizioni comode, sicure e in alcune occasioni privilegiata, per trovare negli ultimi la fecondità tipica del Regno di Dio. Non si tratta di una scelta strategica, ma carismatica. Una fecondità sostenuta in base alla croce di Cristo, che è sempre ingiustizia scandalosa per quanti hanno bloccato la sensibilità davanti alla sofferenza o sono scesi a patti con l’ingiustizia nei confronti dell’innocente. «Non possiamo essere una Chiesa che non piange di fronte a questi drammi dei suoi figli giovani. Non dobbiamo mai farci l’abitudine, perché chi non sa piangere non è madre. Noi vogliamo piangere perché anche la società sia più madre» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 75).

L’“opzione Valdocco” e il carisma della presenza

È importante sostenere che non veniamo formati per la missione, ma che veniamo formati nellamissione, a partire dalla quale ruota tutta la nostra vita, con le sue scelte e le sue priorità. La formazione iniziale e quella permanente non possono essere un’istanza previa, parallela o separata dell’identità e della sensibilità del discepolo. La missione inter gentes è la nostra scuola migliore: a partire da essa preghiamo, riflettiamo, studiamo, riposiamo. Quando ci isoliamo o ci allontaniamo dal popolo che siamo chiamati a servire, la nostra identità come consacrati comincia a sfigurarsi e a diventare una caricatura.
In questo senso, uno degli ostacoli che possiamo individuare non ha tanto a che vedere con una qualsiasi situazione esterna alle nostre comunità, ma piuttosto è quello che ci tocca direttamente per un’esperienza distorta del ministero…, e che ci fa tanto male: il clericalismo. È la ricerca personale di voler occupare, concentrare e determinare gli spazi minimizzando e annullando l’unzione del Popolo di Dio. Il clericalismo, vivendo la chiamata in modo elitario, confonde l’elezione con il privilegio, il servizio con il servilismo, l’unità con l’uniformità, la discrepanza con l’opposizione, la formazione con l’indottrinamento. Il clericalismo è una perversione che favorisce legami funzionali, paternalistici, possessivi e perfino manipolatori con il resto delle vocazioni nella Chiesa.
Un altro ostacolo che incontriamo – diffuso, e perfino giustificato, soprattutto in questo tempo di precarietà e fragilità – è la tendenza al rigorismo. Confondendo autorità con autoritarismo, esso pretende di governare e controllare i processi umani con un atteggiamento scrupoloso, severo e perfino meschino di fronte ai limiti e alle debolezze propri o altrui (soprattutto altrui). Il rigorista dimentica che il grano e la zizzania crescono insieme (cfr Mt 13,24-30) e «che non tutti possono tutto e che in questa vita le fragilità umane non sono guarite completamente e una volta per tutte dalla grazia. In qualsiasi caso, come insegnava sant’Agostino, Dio ti invita a fare quello che puoi e a chiedere quello che non puoi» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 49). San Tommaso d’Aquino con grande finezza e sottigliezza spirituale ci ricorda che «il diavolo inganna molti. Alcuni attirandoli a commettere i peccati, altri invece all’eccessiva rigidità verso chi pecca, così che se non può averli con il comportamento vizioso, conduce alla perdizione quelli che ha già, utilizzando il rigore dei prelati, i quali, non correggendoli con misericordia, li inducono alla disperazione, ed è così che si perdono e cadono nella rete del diavolo. E questo capita a noi, se non perdoniamo ai peccatori».[6]
Coloro che accompagnano altri a crescere devono essere persone dai grandi orizzonti, capaci di mettere insieme limiti e speranza, aiutando così a guardare sempre in prospettiva, in una prospettiva salvifica. Un educatore «che non teme di porre limiti e, al tempo stesso, si abbandona alla dinamica della speranza espressa nella sua fiducia nell’azione del Signore dei processi, è l’immagine di un uomo forte, che guida ciò che non appartiene a lui, ma al suo Signore»[7]. Non ci è lecito soffocare e impedire la forza e la grazia del possibile, la cui realizzazione nasconde sempre un seme di Vita nuova e buona. Impariamo a lavorare e a confidare nei tempi di Dio, che sono sempre più grandi e saggi delle nostre miopi misure. Lui non vuole distruggere nessuno, ma salvare tutti.
È urgente, pertanto, trovare uno stile di formazione capace di assumere in modo strutturale il fatto che l’evangelizzazione implica la partecipazione piena, e con piena cittadinanza, di ogni battezzato – con tutte le sue potenzialità e i suoi limiti – e non solo dei cosiddetti “attori qualificati” (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 120); una partecipazione dove il servizio, e il servizio al più povero, sia l’asse portante che aiuti a manifestare e a testimoniare meglio nostro Signore, «che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Vi incoraggio a continuare a impegnarvi per fare delle vostre case un “laboratorio ecclesiale” capace di riconoscere, apprezzare, stimolare e incoraggiare le diverse chiamate e missioni nella Chiesa.[8]
In questo senso, penso concretamente a due presenze della vostra comunità salesiana, che possono aiutare come elementi a partire dai quali confrontare il posto che occupano le diverse vocazioni tra di voi; due presenze che costituiscono un “antidoto” contro ogni tendenza clericalista e rigorista: il Fratello Coadiutore e le donne.
I Fratelli Coadiutori sono espressione viva della gratuità che il carisma ci invita a custodire. La vostra consacrazione è, innanzitutto, segno di un amore gratuito del Signore e al Signore nei suoi giovani che non si definisce principalmente con un ministero, una funzione o un servizio particolare, ma attraverso una presenza. Prima ancora che di cose da fare, il salesiano è ricordo vivente di una presenza in cui la disponibilità, l’ascolto, la gioia e la dedizione sono le note essenziali per suscitare processi. La gratuità della presenza salva la Congregazione da ogni ossessione attivistica e da ogni riduzionismo tecnico-funzionale. La prima chiamata è quella di essere una presenza gioiosa e gratuita in mezzo ai giovani.
Che ne sarebbe di Valdocco senza la presenza di Mamma Margherita? Sarebbero state possibili le vostre case senza questa donna di fede? In alcune regioni e luoghi «ci sono comunità che si sono sostenute e hanno trasmesso la fede per lungo tempo senza che alcun sacerdote passasse da quelle parti, anche per decenni. Questo è stato possibile grazie alla presenza di donne forti e generose: donne che hanno battezzato, catechizzato, insegnato a pregare, sono state missionarie, certamente chiamate e spinte dallo Spirito Santo. Per secoli le donne hanno tenuto in piedi la Chiesa in quei luoghi con ammirevole dedizione e fede ardente» (Esort. ap. postsin. Querida Amazonia, 99). Senza una presenza reale, effettiva ed affettiva delle donne, le vostre opere mancherebbero del coraggio e della capacità di declinare la presenza come ospitalità, come casa. Di fronte al rigore che esclude, bisogna imparare a generare la nuova vita del Vangelo. Vi invito a portare avanti dinamiche in cui la voce della donna, il suo sguardo e il suo agire – apprezzato nella sua singolarità – trovino eco nel prendere le decisioni; come un attore non ausiliare ma costitutivo delle vostre presenze.

L’“opzione Valdocco” nella pluralità delle lingue

Come in altri tempi, il mito di Babele cerca di imporsi in nome della globalità. Interi sistemi creano una rete di comunicazione globale e digitale capace di interconnettere i vari angoli del pianeta, col grave pericolo di uniformare monoliticamente le culture, privandole delle loro caratteristiche essenziali e delle loro risorse. La presenza universale della vostra famiglia salesiana è uno stimolo e un invito a custodire e a preservare la ricchezza di molte delle culture in cui siete immersi senza cercare di “omologarle”. D’altra parte, sforzatevi affinché il cristianesimo sia capace di assumere la lingua e la cultura delle persone del luogo. È triste vedere che in molte parti si sperimenta ancora la presenza cristiana come una presenza straniera (soprattutto europea); situazione che si riscontra anche negli itinerari formativi e negli stili di vita (cfr ibid., 90).[9] Al contrario, agiremo come ci ispira questo aneddoto che Don Bosco, alla domanda in quale lingua gli piacesse parlare, rispose: “Quella che mi ha insegnato mia madre: è quella con cui posso comunicare più facilmente”. Seguendo questa certezza, il salesiano è chiamato a parlare nella lingua materna di ognuna delle culture in cui si trova. L’unità e la comunione della vostra famiglia è in grado di assumere e accettare tutte queste differenze, che possono arricchire l’intero corpo in una sinergia di comunicazione e interazione dove ognuno possa offrire il meglio di sé per il bene di tutto il corpo. Così la salesianità, lungi dal perdersi nell’uniformità delle tonalità, acquisterà un’espressione più bella e attrattiva… saprà esprimersi “in dialetto” (cfr 2 Mac 7,26-27).
Nello stesso tempo, l’irruzione della realtà virtuale come linguaggio dominante in molti dei Paesi in cui voi svolgete la vostra missione esige, in primo luogo, di riconoscere tutte le possibilità e le cose buone che produce, senza sottovalutare o ignorare l’incidenza che possiede nel creare legami, soprattutto sul piano affettivo. Da ciò non siamo immuni neppure noi adulti consacrati. La tanto diffusa (e necessaria) “pastorale dello schermo” ci chiede di abitare la rete in modo intelligente riconoscendola come uno spazio di missione,[10] che richiede, a sua volta, di porre tutte le mediazioni necessarie per non rimanere prigionieri della sua circolarità e della sua logica particolare (e dicotomica). Questa trappola – pur in nome della missione – ci può rinchiudere in noi stessi e isolarci in una virtualità comoda, superflua e poco o per niente impegnata con la vita dei giovani, dei fratelli della comunità o con i compiti apostolici. La rete non è neutrale e il potere che possiede per creare cultura è molto alto. Sotto l’avatar della vicinanza virtuale possiamo finire ciechi o distanti dalla vita concreta delle persone, appiattendo e impoverendo il vigore missionario. Il ripiegamento individualistico, tanto diffuso e proposto socialmente in questa cultura largamente digitalizzata, richiede un’attenzione speciale non solo riguardo ai nostri modelli pedagogici ma anche riguardo all’uso personale e comunitario del tempo, delle nostre attività e dei nostri beni.

L’“opzione Valdocco” e la capacità di sognare

Uno dei “generi letterari” di Don Bosco erano i sogni. Con essi il Signore si fece strada nella sua vita e nella vita di tutta la vostra Congregazione allargando l’immaginazione del possibile. I sogni, lungi dal tenerlo addormentato, lo aiutarono, come accadde a San Giuseppe, ad assumere un altro spessore e un’altra misura della vita, quelli che nascono dalle viscere della compassione di Dio. Era possibile vivere concretamente il Vangelo… Lo sognò e gli diede forma nell’oratorio.
Desidero offrirvi queste parole come le “buone notti” in ogni buona casa salesiana al termine della giornata, invitandovi a sognare e a sognare in grande. Sappiate che il resto vi sarà dato in aggiunta. Sognate case aperte, feconde ed evangelizzatrici, capaci di permettere al Signore di mostrare a tanti giovani il suo amore incondizionato e di permettere a voi di godere della bellezza a cui siete stati chiamati. Sognate… E non solo per voi e per il bene della Congregazione, ma per tutti i giovani privi della forza, della luce e del conforto dell’amicizia con Gesù Cristo, privi di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 49). Sognate… E fate sognare!

Roma, San Giovanni in Laterano, 4 marzo 2020

Il Consiglio Generale è completo: eletti i Consiglieri di Settore e i Consiglieri Regionali

Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha eletto i nuovi Consiglieri di Settore per la Formazione, la Pastorale Giovanile, la Comunicazione Sociale, le Missioni e l’Economia e i Consiglieri Regionali per il sessennio 2020-2026. Si riportano di seguito gli articoli pubblicati dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Roma)– Formazione, Pastorale Giovanile, Comunicazione Sociale, Missioni ed Economia: il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha provveduto a nominare i Consiglieri di Settore per il sessennio 2020-2026.

Alla Formazione è stato confermato per un secondo sessennio don Ivo Coelho, che ha ricoperto il medesimo incarico nel sessennio 2014-2020. Don Ivo Nicholas Coelho è nato il 15 ottobre 1958 a Mumbai (India). Entrato nel noviziato salesiano di Yercaud nel 1976, ha emesso i primi voti il 24 maggio 1977, nella medesima città, e i voti perpetui esattamente 7 anni dopo a Mumbai. È stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1987 a Panjim. Tra gli incarichi precedenti di maggior rilievo, è stato Ispettore di India-Mumbai (2002-2008) e moderatore al Capitolo Generale 26.

Come Consigliere di Pastorale Giovanile è stato eletto don Miguel Angel García Morcuende, che ha servito presso il medesimo Dicastero tra il 2010 e il 2017, occupandosi del Settore Scuola e Formazione Professionale. Don García Morcuende è nato il 29 settembre 1967 a Madrid (Spagna); ha frequentato il noviziato salesiano a Mohernando, dove ha emesso la prima professione il 16 agosto 1986. I voti perpetui li ha pronunciati ad Arevalo, l’11 giugno 1994; ed è stato ordinato sacerdote il 5 aprile 1997 a Madrid. Prima del suo periodo di servizio a Roma si era già occupato di Pastorale Giovanile presso la sua Ispettoria di origine (2003-2010), l’allora “Spagna-Madrid”.

Alla Comunicazione Sociale è stato eletto don Gildásio Mendes dos Santos, che nello scorso febbraio si era insediato come Superiore dell’Ispettoria salesiana di Brasile-Belo Horizonte (BBH), e che in precedenza era Ispettore di Brasile-Campo Grande (BCG). Nato il 18 marzo 1963 a Conceição do Barra, don Gildásio Mendes dos Santos è entrato nel noviziato salesiano di São Carlos, dove il 6 gennaio 1984 ha emesso i primi voti. A Campo Grande, l’11 febbraio 1990, ha emesso la professione perpetua. Il 12 dicembre di due anni dopo, a Rondonopolis, ha ricevuto l’ordinazione presbiterale. Ha maturato la sua competenza nel settore nel servizio come Delegato ispettoriale per la Comunicazione Sociale (2004-2005 e poi 2009-2015) nell’Ispettoria BCG.

Per le Missioni salesiane è stato eletto don Alfred Maravilla, attualmente Superiore della Visitatoria di Papua Nuova Guinea-Isole Salomone (PGS). Alfred Maravilla è nato a Silay City, Negros Occidental, nelle Filippine, il 31 luglio del 1962. Dopo aver svolto il Noviziato a Canlubang, è partito missionario in Papua Nuova Guinea, dove il 24 marzo 1988, a Gabutu, ha emesso i voti perpetui. Dopo aver studiato Teologia a Cremisan, in Israele, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nella sua città natale, il 15 agosto 1992. Anche per lui si tratta di un ritorno in un Dicastero in cui ha già collaborato: dal 2008 al 2017 è stato a Roma, occupandosi in particolare della formazione e dell’accompagnamento dei missionari.

Infine, come Economo Generale è stato confermato il sig. Jean Paul Muller, salesiano coadiutore, che ha assunto tale incarico il 27 gennaio 2011 – quando venne nominato dall’allora Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez – e che era stato confermato Economo anche dal Capitolo Generale 27°. Nato il 13 Ottobre 1957 a Grevenmacher, in Lussemburgo, il 16 agosto 1978 è entrato nel noviziato di Jünkerath, dove ha emesso la prima professione salesiana il 15 agosto dell’anno successivo e quella perpetua il 15 agosto 1984. Ha partecipato ai Capitoli Generali 23, 24 e 26 ed ha fatto parte della Commissione pre-capitolare per il CG27.

ANS

(ANS – Roma) – Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha eletto anche i sette nuovi Consiglieri regionali. In questo modo la squadra di lavoro che affiancherà il Rettor Maggiore per il sessennio 2020-2026 è al completo.

Per la regione Africa-Madagascar è stato eletto don Alphonse Owoudou, finora Superiore della Visitatoria Africa Tropicale Equatoriale (ATE). Don Owoudou è nato a Ebolowa (Camerun), il 30 aprile 1969; ha svolto il noviziato a Lomé (Togo) tra il 1989 e il 1990; ha emesso i voti perpetui il 9 agosto 1997 a Yaoundé (Camerun), dove poi è stato ordinato sacerdote l’11 luglio 1999. È stato Preside del Post-Noviziato di Lomé (2011-2015) e Preside dell’istituto salesiano di Yaoundé e ha conseguito un Dottorato in Psicologia presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma.

Per la regione America Cono Sud il prescelto è don Gabriel Romero, finora Ispettore dell’Argentina Nord (ARN). Don Gabriel Romero è nato il 10 settembre del 1971 a San Miguel de Tucumán (Argentina). Ha frequentato il noviziato a La Plata professando come salesiano il 31 gennaio 1991. La sua professione perpetua è stata fatta il 5 ottobre del 1996 e l’ordinazione sacerdotale l’ha ricevuta a Cordoba, l’11 dicembre del 1999. È professore di Filosofia e Scienze dell’Educazione, con indirizzo in Pastorale Giovanile, e ha partecipato anche al Capitolo Generale 27°.

Per la regione Asia Sud i Capitolari hanno designato don Michael Biju, finora Consigliere dell’Ispettoria di India-Guwahati. Don Biju è nato il 20 maggio 1970 a Idukki (India), ha frequentato il noviziato a Shillong, emettendo i primi voti il 20 marzo 1988; i vori perpetui li ha pronunciati il 24 maggio 1996, sempre a Shillong, ed è stato ordinato sacerdote il 30 luglio del 2000 a Moolamattam. Ha conseguito un Dottorato in teologia Morale e un Master in Bioetica e dal 2011 al 2017 è stato Preside scolastico dello Studentato Teologico Salesiano “Ratisbonne” di Gerusalemme.

Per la regione Asia Est ad essere eletto è stato don Giuseppe Nguyen Thinh Phuoc, attualmente in servizio presso il Dicastero per le Missioni. Nato il 2 novembre 1955, a Quang Ngai (Vietnam), ha svolto il noviziato a Tram Hanh, concluso con la prima professione nel 15 agosto del 1974. Ha emesso i voti perpetui a Dalat il 15 agosto 1980 ed è stato ordinato presbitero il 9 settembre 1995 a Fountain Valley (Stati Uniti). Per la sua Ispettoria d’origine è stato Consigliere e Delegato per la Formazione.

Per la regione Europa Centro e Nord è stato eletto don Roman Jachimowicz, che finora ricopriva l’incarico di Superiore dell’Ispettoria di Polonia-Piła (PLN). Don Jachimowicz è nato il 13 novembre 1967 a Gorzów Wlkp (Polonia), ha svolto il noviziato a Swobnica, ha emesso la prima professione il 22 agosto 1987 e quella perpetua il 31 luglio 1993 a Rumia; è stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1995 a Lad. Sa parlare anche il tedesco e il russo e per l’Ispettoria “Sant’Adalberto” della Polonia è stato anche Delegato per gli Exallievi.

Per la regione Interamerica il nuovo Consigliere sarà don Hugo Orozco Sánchez, che fino ad oggi era Ispettore di Messico-Guadalajara. Nato il 30 Giugno 1968 a San Luis de Potosí (Messico), ha svolto il noviziato a Chula-Vista, ha emesso i suoi primi voti il 16 agosto 1989 a Tlaquepaque e quelli perpetui, il 10 settembre 1995, sempre a Tlaquepaque. L’ordinazione sacerdotale l’ha ricevuta a San Pedro de Tlaquepaque, il 15 marzo 1997. Prima di essere nominato Superiore, per l’Ispettoria MEG aveva anche servito come Delegato di Pastorale Giovanile e Formazione.

Infine, per la regione Mediterranea, in sostituzione di don Stefano Martoglio, eletto Vicario del Rettor Maggiore, è stato scelto don Juan Carlos Pérez Godoy, Superiore uscente dell’Ispettoria salesiana di Spagna-San Giacomo Maggiore (SSM). Don Pérez Godoy è nato il 5 novembre 1959 a Burguillos, ha fatto la sua prima professione religiosa l’8 settembre 1978, ha emesso la professione perpetua il 15 agosto 1984 ed è stato ordinato sacerdote il 5 giugno 1987. Prima di servire l’Ispettoria SSM, nella vecchia Ispettoria di Siviglia era stato Delegato di Pastorale Giovanile, Vicario e Ispettore. Laureato in Scienze Ecclesiastiche, ha un Diploma in Magistero e Catechetica e in Pastorale Giovanile.

Alcuni capitolari con il nuovo Consigliere della regione Mediterranea, don Juan Carlos Pérez Godoy il nuovo Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio:

ANS

Novena straordinaria a Maria Ausiliatrice

Pubblichiamo l’articolo dell’agenzia di informazione salesiana ANS sulla Novena straordinaria a Maria Ausiliatrice

(ANS – Roma) – Considerando l’emergenza della situazione creatasi con la diffusione del Coronavirus in gran parte del mondo, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, invita i Salesiani, i membri della Famiglia Salesiana e i giovani a rinnovare l’affidamento fiducioso a Maria Ausiliatrice, seguendo l’esempio di don Bosco in simili circostanze. Per questo propone di vivere una novena straordinaria dal 15 al 23 di marzo e concluderla il 24, commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice, con una preghiera di affidamento.

“In questi giorni guardandoci attorno e ascoltando le varie notizie siamo tutti mossi da vera attenzione e compassione per ciò che sta accadendo attorno a noi, nelle nostre città e nei nostri Paesi” afferma il Rettor Maggiore.

Il pensiero ritorna pertanto a quando a Torino, nel 1854, Don Bosco invitava i giovani di Valdocco ad “alzarsi in piedi” e dare una mano per l’epidemia del Colera.

“Anche noi oggi non vogliamo restare seduti a guardare – prosegue il X Successore di Don Bosco –. Sento che questa sia l’occasione perché come Famiglia possiamo alzare le nostre mani e la nostra preghiera al Padre per intercessione di Maria Ausiliatrice”.

“Invito tutta la Famiglia Salesiana a vivere una Novena Straordinaria a Maria Ausiliatrice nei prossimi giorni dal 15 al 23 marzo e insieme il giorno 24 faremo una Consacrazione a Maria, nostra Madre e Maestra. Questo mio invito va soprattutto a voi miei cari giovani!” conclude il Rettor Maggiore.

Don Bosco quando era richiesto di qualche grazia soleva rispondere: “Se volete ottenere grazie dalla Santa Vergine, fate una novena” (MB IX, 289).

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Don Stefano Martoglio è il nuovo Vicario del Rettor Maggiore

Il CG28 ha eletto don Stefano Martoglio come Vicario del Rettor Maggiore. Gli auguri di don Roberto Dal Molin, segretario generale della Conferenza Ispettorie Salesiane Italia (CISI):

Don Stefano Martoglio è stato eletto dal 28° Capitolo Generale dei Salesiani come Vicario del Rettor Maggiore. E’ una scelta davvero importante per tutta la Congregazione ma per l’Italia salesiana lo è in modo particolare. Don Stefano negli ultimi sei anni è stato il Consigliere per la Regione Mediterranea (Spagna, Italia, Portogallo e Medioriente), ha potuto visitare tutte le 10 ispettorie che la compongono e ha conosciuto tutti i confratelli salesiani e le opere che ne fanno parte. Abbiamo tanto apprezzato la sua sapiente e amorevole vicinanza, il suo accompagnamento fraterno ed efficace, la sua conduzione brillante e sempre in comunione con il Rettor Maggiore. Pur non avendolo più come Consigliere siamo molto contenti di questo nuovo servizio che inizia per la Congregazione e tutti noi; gli assicuriamo affetto, preghiera e filiale collaborazione per camminare uniti nel dono del carisma di don Bosco a tanti giovani.

Di seguito pubblichiamo la notizia dell’agenzia di informazione salesiana ANS:

(ANS – Roma) – Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha eletto come Vicario del Rettor Maggiore, per il sessennio 2020-2026, don Stefano Martoglio, finora Consigliere per la regione Mediterranea.

Don Stefano Martoglio è nato il 30 Novembre 1965 a Torino. Entrato nel 1984 al Noviziato “Monteoliveto” di Pinerolo, ha emesso i primi voti nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino l’8 Settembre 1985 e i voti perpetui il 27 Settembre 1992 a Castelnuovo Don Bosco. È stato ordinato sacerdote a Torino l’11 Giugno 1994.

Ha servito la comunità salesiana come Consigliere dell’opera di Pinerolo e dell’opera San Domenico Savio di Valdocco, prima di diventare, nel 2004, il Direttore della Casa Madre della Congregazione, sempre a Valdocco.

Nel 2008 è stato nominato Superiore della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta.

Ha partecipato al Capitolo Generale 25 e ha fatto parte della Commissione precapitolare del Capitolo Generale 27.

Il Capitolo Generale 27 lo elesse come primo Consigliere regionale per la regione Mediterranea.

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Don Ángel Fernández Artime confermato Rettor Maggiore

Tutta l’Italia salesiana abbraccia don Ángel Fernández Artime rieletto come 10mo successore di Don Bosco. A lui, con obbedienza di figli, tutto il nostro affetto e la nostra preghiera per proseguire la missione di don Bosco per i giovani.

Il saluto di don Ángel alla Famiglia Salesiana:

Di seguito pubblichiamo il comunicato di ANS:

(ANS – Roma) – Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana ha rinnovato a Don Ángel Fernández Artime il mandato di Rettor Maggiore, per il sessennio 2020-2026. L’elezione è avvenuta al primo scrutinio.

Don Ángel Fernández Artime, 59 anni, è nato il 21 agosto 1960 a Gozón-Luanco, nelle Asturie, Spagna; ha emesso la sua prima professione il 3 settembre 1978, i voti perpetui il 17 giugno 1984 a Santiago de Compostela ed è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1987 a León.

Originario dell’Ispettoria di Spagna-León, ha conseguito la Laurea in Teologia Pastorale e la Licenza in Filosofia e Pedagogia.

È stato Delegato di Pastorale giovanile, Direttore della scuola di Ourense, membro del Consiglio e Vicario ispettoriale e, dal 2000 al 2006, Ispettore. È stato membro della commissione tecnica che ha preparato il Capitolo Generale 26. Nel 2009 è stato nominato Ispettore dell’Argentina Sud, e grazie a tale incarico ha anche avuto modo di conoscere e collaborare personalmente con l’allora arcivescovo di Buenos Aires, card. Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco.

Nel dicembre del 2013 venne nominato Superiore dell’Ispettoria “Spagna-Maria Ausiliatrice” – incarico che tuttavia non ha mai svolto perché prima di essere insediato come Ispettore è stato eletto dal Capitolo Generale 27, anche in quel caso al primo scrutinio, come Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana. Era il 25 marzo del 2014.

 

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Le Messe e altre preghiere tutti i giorni in tv: come (e dove) seguirle

Pubblichiamo un articolo di Avvenire con le indicazioni per seguire le Messe e le altre preghiere in tv e in radio ogni giorno.

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Le chiese sono aperte ma in tutta Italia le celebrazioni sono sospese fino al 3 aprile. Ecco come si può seguire da casa ogni giorno la Messa e le altre devozioni:

Tv2000, in palinsesto 3 Messe al giorno

Tv2000 incrementa gli appuntamenti religiosi: le Messe quotidiane in diretta su Tv2000 (canale 28, 157 Sky e in streaming https://www.tv2000.it/live/) diventano tre.

1) Alle ore 7.00 la Messa celebrata da papa Francesco nella cappella di Santa Marta.

2) Alle 8.30 dalla Cappella del Policlinico Gemelli dal lunedì al venerdì e dalla Chiesa del Crocifisso di Cosenza il sabato e la domenica

3) Da mercoledì 11 marzo alle ore 19.00 ci sarà una Messa dal Santuario del Divino Amore celebrata per tutta la prima settimana dal vicario del Papa per la Diocesi di Roma, il cardinale Angelo De Donatis.

Su Tv2000 si può seguire anche il Rosario alle 5.00, alle 6.50, alle 18.00 in diretta da Lourdes e alle 20.00 a Maria che scioglie i nodi.

Nuovo programma di Radio Vaticana

“In prima linea – vivere con fede al tempo del coronavirus”. È il nuovo programma di Radio Vaticana per dar voce alle tante persone che in questi giorni testimoniano il Vangelo aiutando gli altri. “Ci siamo lasciati interrogare dal Papa – sottolinea Massimiliano Menichetti, Responsabile di Radio Vaticana Vatican News – che oggi ha deciso di celebrare in diretta la Messa a Casa Santa Marta, permettendo a tutto il mondo di pregare con lui. Francesco ha offerto la Messa per ‘gli ammalati, per i medici, gli infermieri, i volontari che tanto aiutano, i familiari, per gli anziani che stanno nelle case di riposo, per i carcerati che sono rinchiusi‘”: saranno loto i protagonisti di “In prima linea”. Il nuovo programma audio che si potrà ascoltare da questa sera alle 17:05 sulle frequenze di 105 Fm e 103.8 Fm, sulla radio digitale (DAB+) in tutta Italia, e sarà anche scaricabile in podcast e sulle nostre App ‘RADIO VATICANA’ e ‘VATICAN NEWS'”.
“Non vogliamo raccontare solamente le tante situazioni che l’Italia, il mondo vive a causa di questa epidemia da COVID-19, a ascoltare, raccogliere, condividere storie e voci, soprattutto portare quello sguardo più grande che sgorga dal Vangelo, capace di riempire i cuori, per non lasciare nessuno da solo. Un programma che abbiamo pensato per tutti, anche se guarderà in particolare agli anziani, ai carcerati, agli ammalati, e soprattutto a chi è in ‘Prima Linea’ contro l’epidemia”.

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Giornata Missionaria Salesiana 2020, ecco il libretto guida

“Rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi”: questo il tema della Giornata Missionaria Salesiana 2020 che dà il titolo alla pubblicazione appena uscita.

I giovani di ieri e di oggi sono un prolungamento del sogno di Don Bosco che si continua a realizzare negli oratori e centri giovanili dell’Europa. Sono vere “stazioni missionarie” in un contesto culturale, alle volte segnato dall’indifferenza religiosa, da situazioni di famiglie ferite, da carenze affettive. Le case salesiane dalle “porte aperte” sono una vera opportunità per crescere nell’amore e nella fede

Questo un passaggio dell’introduzione e della spiegazione del poster contenute nella pubblicazione.

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Coronavirus: la posizione della CEI

Pubblichiamo il comunicato stampa della CEI in merito alle disposizioni del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per contrastare il contagio del COVID-19.

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È in vigore un nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, finalizzato a definire in modo unitario il quadro degli interventi per arginare il rischio del contagio del “coronavirus” (COVID-19) ed evitare il sovraccarico del sistema sanitario. 

Il testo conferma le misure restrittive emanate lo scorso 1 marzo – e destinate a restare in vigore fino a domenica 8 marzo inclusa – con le quali in tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) e in alcune province (Savona, Pesaro e Urbino) sono state stabilite limitazioni anche per i luoghi di culto, la cui apertura richiede l’adozione di misure tali da evitare assembramenti di persone. Alla luce del confronto con il Governo, in queste realtà la CEI chiede che, durante la settimana, non ci sia la celebrazione delle Sante Messe. 

Il nuovo decreto, inoltre, stabilisce – per l’intero territorio nazionale, fino al 3 aprile – la “sospensione delle manifestazioni, degli eventi e degli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro” (DPCM, art. 1, b). Tra le misure di prevenzione, si evidenzia, in particolare, l’“espressa raccomandazione a tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro” (DPCM, art. 2, b). 

Nelle aree non a rischio, assicurando il rispetto di tali indicazioni in tutte le attività pastorali e formative, la CEI ribadisce la possibilità di celebrare la Santa Messa, come di promuovere gli appuntamenti di preghiera che caratterizzano il tempo della Quaresima. 

Le misure adottate mettono in crisi le abituali dinamiche relazionali e sociali. La Chiesa che è in Italia condivide questa situazione di disagio e sofferenza del Paese e assume in maniera corresponsabile iniziative con cui contenere il diffondersi del virus. Attraverso i suoi sacerdoti e laici impegnati continua a tessere con fede, passione e pazienza il tessuto delle comunità. Assicura la vicinanza della preghiera a quanti sono colpiti e ai loro familiari; agli anziani, esposti più di altri alla solitudine; ai medici, agli infermieri e agli operatori sanitari, al loro prezioso ed edificante servizio; a quanti sono preoccupati per le pesanti conseguenze di questa crisi sul piano lavorativo ed economico; a chi ha responsabilità scientifiche e politiche di tutela della salute pubblica. 

Roma, 5 marzo 2020 

Procede la Causa di martirio di don Elia Comini, SDB

Pubblichiamo da ANS

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Martedì 25 febbraio 2020 i Consultori storici della Congregazione delle Cause dei Santi hanno espresso parere positivo in merito alla Positio suppletiva super martyrio del Salesiano sacerdote don Elia Comini (1910-1944): Positio redatta dopo che in data 22 febbraio 2019 la medesima Congregazione aveva concesso che tale Causa, iniziata super virtutibus, potesse appunto essere studiata super martyrio, anche alla luce di nuove evidenze storico-documentali.

La Positio suppletiva consegnata in data 8 ottobre 2019 alla Congregazione delle Cause dei Santi fa emergere con chiarezza la vicenda del Servo di Dio legata all’eccidio nazista di Monte Sole (ottobre 1944): don Elia Comini e il Dehoniano padre Martino Capelli decisero lucidamente, la mattina del 29 settembre 1944, di accorrere verso la località “Creda di Salvaro” in comune di Grizzana (Bologna) per amministrare gli ultimi conforti della fede a un gruppo di agonizzanti vittime della barbarie nazista.

Lo fecero rimanendo chiaramente identificabili come sacerdoti, con la stola, gli oli santi e una teca contenente l’Eucaristia: erano invece consapevoli che restando in chiesa o nell’adiacente canonica non avrebbero corso alcun rischio. Subito catturati, furono spogliati delle loro insegne sacerdotali e pesantemente umiliati dalle SS, anche con il lavoro coatto duro: sono costretti a trasportare le munizioni su sentieri di montagna e vengono visti da poche testimoni sovraccarichi, stanchi, quasi deformati dallo sforzo, vicino a catene che forse li legavano. Sono quindi tradotti in prigionia e successivamente uccisi insieme a un gruppo di vecchi e inabili, in località Pioppe di Salvaro.

Negli istanti finali, una SS colpisce duramente le mani di don Elia Comini per obbligarlo a lasciare il Breviario; e don Elia stesso accompagna i morenti intonando le Litanie, mentre padre Capelli invoca il perdono e, colpito anch’egli, nei suoi ultimi istanti benedice i caduti e i compagni di agonia. Era la sera del 1° ottobre 1944.

Sulla base testimoniale e documentale si è cercato di accertare e dimostrare il martirio dei due religiosi, che esposero la propria vita solo per adempiere ai doveri sacerdotali e amministrare gli ultimi sacramenti ai moribondi. Nei giorni dopo l’eccidio della Botte di Pioppe di Salvaro, pur avendovi ucciso oltre 40 persone, le SS pare si siano vantate della sola morte dei due preti, con le parole “Zwei Pastoren kaputt” (due pastori spezzati).

Acutis sarà beato, un libro lo presenta

Il 21 febbraio scorso, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare i rispettivi decreti riguardanti il miracolo attribuito all’intercessione del giovane Carlo Acutis, morto a 15 anni per una leucemia fulminante.

La Voce e il Tempo dedica un articolo al futuro beato e al libro che racconta la sua vita pubblicato dall’Editrice Elledici, a cura del salesiano don Umberto De Vanna. Si riporta di seguito l’articolo che sarà pubblicato domenica 1 marzo 2020, a cura di Michele Gota.

Acutis sarà beato, un libro lo presenta

«È stato un giovane libero e lieto, Carlo Acutis, contento della vita, capace di compassione e di gratuità. Ha vissuto i suoi 15 anni ‘alla grande’, all’altezza dei suoi desideri più veri».

Così scrive mons. Paolo Martinelli, Vescovo ausiliare di Milano, nella presentazione di questo libro.

Carlo Acutis nasce nel 1991 a Londra, dove i genitori si trovano per motivi di lavoro; poi, la famiglia si trasferisce a Milano; lui frequenta scuole cattoliche; è appassionato di sport ed informatica (realizza programmi, crea siti web, cura la redazione di giornalini); ha una valanga di amici; muore di leucemia acuta, a Monza, ad appena 15 anni, nel 2006. Per suo desiderio è sepolto ad Assisi, nel santuario della Spogliazione. Da poco, Papa Francesco lo ha dichiarato venerabile e parlando di lui, ha detto che «ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza». Basterebbero questi cenni per intuire che «Carlo è il santo che non ti aspetti perché ha tutte le caratteristiche dei ragazzi d’oggi», e anche per- ché è «innamorato di Dio».

I suoi gesti, la sua testimonianza quotidiana, anche negli ultimi giorni in ospedale, lasciano tutti meravigliati. E chi lo ha conosciuto, a scuola, nell’oratorio, al Meeting di Rimini, sul web, in ospedale appunto, ne parla con le lacrime agli occhi. Una citazione tra le tante: per il suo fidato Rajesh, l’induista che vive in casa sua come domestico, Carlo è un tale esempio di spiritualità e santità – «perché un ragazzo così giovane, così bello e così ricco normalmente preferisce fare una vita diversa» – che si fa battezzare.

Ed oggi sono tantissime le persone, non soltanto in Italia, che si rifanno alla testimonianza di Carlo per vivere la fede con gioia ed entusiasmo. Un adolescente, dunque, da portare come esempio e soprattutto da imitare. In questo aiutati anche dal bel volumetto del salesiano Umberto De Vanna, autore di numerosi libri di catechesi e spiritualità giovanile e già direttore di riviste Elledici.

Il testo propone, com’è comprensibile, una biografia di Carlo, ma in modo quanto mai giovanile, con frasi, scritti, commenti suoi e delle persone che lo hanno conosciuto, alternati a tante foto a colori. Immagini quasi in ogni pagina, dove lui – già da bambino, ma ancor più adolescente – è sempre allegro e sorridente, e sembra chiedere a chi le guarda: perché non anche tu? Perché Carlo «era affascinato da una forte spiritualità che ha vissuto senza complessi, respirando il mondo della fede con la spontaneità di uno che si direbbe caduto giù dal cielo». Perché, come è stato scritto, Carlo è «il vero ‘scandalo’ di oggi: un giovane che aspira alla santità». Perché ha vissuto «la sua adolescenza come occasione per portare il Vangelo».

Sono testi e immagini che non lasciano indifferenti, anzi commuovono il lettore. A questo vanno aggiunti i suggerimenti, presenti alla fi ne di ogni capitolo, per la riflessione personale e di gruppo. Un libro, quindi, utile per conoscere la vita di Carlo, stimolante anche per i meno giovani e un valido strumento per educatori e animatori di gruppi.

Michele GOTA

Umberto De Vanna,
«Carlo Acutis. 15 anni di amicizia con Dio», Elledici

 

Carlo Acutis - Elledici
La Voce e il Tempo