I viaggi del cuore su Rete4 racconta il Venezuela di don Rafael Montenegro

Pubblichiamo l’articolo di Famiglia Cristiana che racconta le storie di Missioni Don Bosco in onda la domenica mattina su Rete4, nel programma “I viaggi del cuore”.

***

«Sono arrivato a Torino lo scorso febbraio. Sarei dovuto rientrare in Venezuela ad aprile, ma a causa del lockdown imposto per la pandemia del Covid-19 non sono più riuscito a partire». Bloccato in Italia, con il pensiero e il cuore costantemente rivolti verso il suo Paese. Quando lo raggiungiamo al telefono, don Rafael Montenegro, 54 anni, sta contando i giorni che lo separano dalla partenza, prevista per questa settimana.

«Sono nato nella città venezuelana di Valencia», racconta. «Là ho i miei genitori, tutta la mia famiglia». A febbraio don Rafael è stato nominato provinciale dei Salesiani del Venezuela. Le Missioni Don Bosco sono una presenza radicata nel Paese, dove offrono educazione, formazione, sostegno materiale con scuole, centri di formazione professionale, parrocchie, oratori, centri giovanili, case di accoglienza per i bambini e i ragazzi che vivono in strada. Oggi i salesiani sono 145, distribuiti in 22 case. «I dati ufficiali della pandemia non si conoscono. Ma in Venezuela un lockdown come quello che c’è stato in Italia non è pensabile: la gente per poter mangiare deve lavorare. La popolazione non può permettersi di restare chiusa in casa. Ma la problematica più difficile non è il Covid: la pandemia è una variabile che si aggiunge alla situazione di grave crisi politico-istituzionale ed economica. Basti pensare che in un Paese come il nostro ricco di petrolio non c’è più benzina». I supermercati sono vuoti, la gente è ridotta alla fame. «Lo stipendio base è di due dollari al mese. Alcuni farmaci sono reperibili, ma a prezzi folli». Si parla di 5 milioni di venezuelani emigrati verso la Colombia e il resto del Sudamerica. Ma con il Covid in gran parte hanno perso il lavoro e si è verificato un controesodo di massa.

«Quanto ai giovani, con la pandemia la didattica a distanza ha peggiorato la situazione di abbandono scolastico: l’elettricità è carente, la connessione internet precaria e una gran parte dei ragazzi non ha un computer». E poi c’è la questione della foresta amazzonica e delle popolazioni indigene. In Amazzonia i salesiani sono presenti con quattro case e operano tra gli indios di diverse etnie. «Il grande problema è lo sfruttamento minerario e delle risorse del territorio». Don Rafael ricorda quando il Venezuela era il Paese più ricco del Sudamerica. Poi nel 1999 è arrivato al potere Hugo Chavez con l’utopia del socialismo bolivariano: «Da lì è cominciata la distruzione». Ma don Rafael non perde la speranza. «Il male fa più rumore. Ma il Venezuela è una terra abitata da gente buona con un grande cuore».

Kanpur inaugurato il nuovo “Centro Don Bosco” per giovani aree rurali

Sabato 10 ottobre, l’Ispettoria salesiana “Gesù Buon Pastore” di India-Nuova Delhi (Inn) ha inaugurato il nuovo “Centro Don Bosco” di Maharajpur Nagar, a Kanpur.

“Il centro – riferisce l’agenzia salesiana Ans – intende promuovere l’educazione e la formazione tecnico-professionale di ragazzi e ragazze con scarse risorse e organizzerà attività per la formazione della personalità, programmi sociali e di autoconsapevolezza, per lo sviluppo del pensiero critico e creativo e delle competenze, e si occuperà anche di favorire il lavoro in rete, l’assistenza sanitaria di base e il sostegno psicosociale tra i suoi allievi”.

Kanpur attrae molti bambini e ragazzi che “dalle aree rurali scappano solamente per garantirsi la sopravvivenza. Ma lì molto di loro entrano in contatto con droghe e sostanze varie e subiscono abusi fisici e morali”.

Il “Centro Don Bosco” di Kanpur, con strutture per l’educazione, la formazione professionale, la cura della salute e altri programmi di sviluppo delle capacità, prenderà iniziative a favore di questi minori per il loro pieno reinserimento sociale.

In occasione della benedizione e dell’inaugurazione del nuovo “Centro Don Bosco”, mons. Raphy Manjaly, vescovo di Allahabad, ha esortato la popolazione locale a sostenere le iniziative salesiane. Il nuovo centro è frutto dell’impegno dell’Ispettoria Inn, e della collaborazione con la “Fondazione opera Don Bosco Onlus” di Milano e “Missioni Don Bosco” di Torino, e ha goduto anche del sostegno dell’impresa francese “Asha”.

(Sir Agenzia d’Informazione, 14 ottobre)

SIR Notizia

Salvo D’Acquisto, una vita forgiata nella fede anche grazie ai Salesiani

Pubblichiamo un articolo uscito sul quotidiano Avvenire sul centenario dalla nascita di Salvo D’Acquisto, il quale grazie alla famiglia, fin da piccolo ha frequentato gli ambienti salesiani, sia FMA che SDB. L’articolo è di Mario Roncalli.

***

«Beato un popolo che non ha bisogno di eroi»: le avrà dette pure il grande Bertold Brecht queste parole, ma pare difficile non fare memoria di quelli che sono arrivati a sacrificare la vita. Sarà anche retorica e tuttavia non si tratta solo di icone consacrate dal popolo, dalla  storia, dalla letteratura, dal cinema… né oggi di statue silenti. Perché il ricordo degli eroi lega il passato al presente, trasforma il loro culto in motivo di speranza per il futuro. E sono poche  le società dove non hanno un ruolo, magari insieme a quello dei santi. Già, santi ed eroi. Che talora possono sovrapporsi e coincidere. Potrebbe essere il caso del vice brigadiere dei Carabinieri Salvo d’Acquisto, del quale domani ricorre il centenario della nascita, occasione di mostre, incontri, celebrazioni laiche e religiose, cerimonie militari, qua e là per il nostro Paese.  Specialmente all’ombra dei monumenti o delle steli di Salvo e di Torre Perla di Palidoro, litorale romano, luogo del suo sacrificio a lungo abbandonato al degrado, dove però, poche settimane fa, grazie a una riqualificazione dello spazio è stato inaugurato un allestimento museale che illustra vicende della storia dei Carabinieri durante la seconda guerra mondiale, nonché tappe della biografia di Salvo.

«Non solo un luogo di commemorazione ma luogo di riflessione rivolto al domani», così il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, descrivendo quest’ambiente. Qui il ventitreenne D’Acquisto diede la sua vita in cambio di quella di ventidue civili brutalmente rastrellati. Le linee del suo ritratto di eroe sono sintetizzate nel suo foglio matricolare dove si legge che «il 23 settembre 1943 venne fucilato dai tedeschi in località Torre di Palidoro», ma si tace il nome dell’ufficiale nazista che diede l’ordine (per alcuni autori il tenente Hansel Feiten, sicuramente responsabile di altre uccisioni per rappresaglia nello stesso mese e nella stessa zona, uno dei nomi di carnefici nascosti nell'”armadio della vergogna” rinvenuto casualmente nel 1994 alla Procura generale militare). Mentre le righe che motivano la medaglia d’Oro al Valor Militare attributatagli precisano «sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, erano stati condotti dalle orde naziste 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, non esitava a dichiararsi unico responsabile d’un presunto attentato contro le forze armate tedesche». Per questo motivo era stato crivellato di colpi: «morto da eroe, impassibile di fronte alla morte», si legge in rapporto riservato successivo che attinge a testimonianze locali raccolte la sera dell’esecuzione. Sin qui dunque l’eroe. Per giunta l’eroe morto disarmato invece che con le armi in pugno. E il santo? La questione della santità? Il 23 settembre 1983, quarantesimo anniversario della morte, l’allora ordinario militare Gaetano Bonicelli, oggi vescovo novantacinquenne, disse: «Salvo D’Acquisto ha fatto il suo dovere in grado eroico, ben oltre quello che il regolamento gli chiedeva. Ma perché l’ha fatto? Forse, in quel momento tragico, gli sono risuonate nel cuore le parole di Cristo: “non c’è amore più grande che dare la vita per chi si ama”. Ma anche se la memoria del testo evangelico non l’ha aiutato, la forte educazione cristiana ricevuta in famiglia e nella scuola gli ha fatto cogliere l’essenziale del Vangelo …». Parole con le quali il presule avviava la causa di canonizzazione di quel giovane autore di un gesto da martire, che come afferma oggi anche il fratello Alessandro (vedi in questa pagina) ebbe certo presente l’onore dell’Arma, la fedeltà alla patria, ma pure si abbandonò a Dio che quel “giorno di amore supremo” attinse in un campo dove aveva seminato.

Una semina iniziata in famiglia, nelle scuole e negli ambienti religiosi, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, poi dei Gesuiti e dei Salesiani frequentati sin dall’infanzia e dall’adolescenza. Dove affiora la prima educazione non sfuggita nella documentazione per la causa di beatificazione svoltasi presso l’Ordinariato militare d’Italia, con un supplemento d’inchiesta nella diocesi di Napoli, dal 1983 al 1991, mentre nel 1999 si è resa necessaria una nuova inchiesta per indagare la possibilità del martirio (come per Massimiliano Kolbe). Da tempo se ne attendono notizie. La causa va avanti, ma avvolta da un riserbo che il postulatore don Giuseppe Praticò vuole mantenere. Come in casi analoghi, sembra più di una la strada percorribile per accompagnare Salvo D’Acquisto verso gli altari. Di lui, le cui spoglie riposano nella Basilica di S. Chiara a Napoli dal 1986, resta in ogni caso la sintesi fatta da Giovanni Paolo II: «Ha saputo testimoniare la fedeltà a Cristo e ai fratelli. Ecco perché può definirsi un santo che ha contribuito per costruire la civiltà dell’amore e della verità».

<p style=”text-align: justify;”><img class=”size-full wp-image-12601 aligncenter” src=”https://donboscoitalia.it/wp-content/uploads/2020/10/Schermata-2020-10-14-alle-11.27.15.png” alt=”” width=”849″ height=”567″ /></p>

 

Don Silvio Galli, aperta la causa di beatificazione e canonizzazione

A Chiari si è aperta la causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio don Silvio Galli. L’articolo è uscito su Il Giornale di Brescia, a firma di Barbara Bertocchi.

***

C’è la mamma stanca di vedere il figlio rientrare a casa ubriaco. Il papà piegato dalla malattia. Il nonno che vorrebbe avere la forza di affrontare la dipendenza dal gioco. Sono le anime che tuttora cercano conforto nell’amore infinito di don Silvio Galli, il prete degli ultimi, il salesiano con la tonaca rattoppata che sapeva leggere nei cuori delle persone e dare loro risposte. Ieri nel duomo di Chiari con il vescovo monsignor Pierantonio Tremolada, davanti al maxi schermo collocato a San Bernardino o da casa, seguendo la diretta di Teletutto, hanno pregato per il sacerdote che visse di umiltà e altruismo affinché un giorno non troppo lontano il sogno di vederlo diventare santo si avveri.

Atto solenne. La causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio è stata ufficialmente aperta con la seguitissima cerimonia iniziata con i giuramenti del postulatore don Pierluigi Cameroni, del vescovo e dei tre membri del tribunale (monsignor Pierantonio Lanzoni, delegato episcopale, don Carlo Lazzaroni, promotore di giustizia, e don Claudio Boldini, notaio) che seguirà l’inchiesta diocesana.

Un «atto solenne – ha evidenziato mons. Tremolada – che dà l’idea di come la Chiesa prenda sul serio la santità di vita: ora, attraverso l’ascolto delle testimonianze di tantissime persone, si definirà come don Galli può essere presentato al mondo». Alla cerimonia – animata dai canti delle Fiamme di San Michele – erano presenti il rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime, in rappresentanza della grande famiglia fondata da don Bosco alla quale anche don Galli apparteneva, il fratello e due sorelle del sacerdote vissuto a Chiari per oltre 50 anni e i sindaci della cittadina e di Roccafranca.

I ricordi. Il vescovo ha sottolineato l’importanza delle testimonianze che verranno raccolte e dei due miracoli necessari (uno avvenuto dopo la morte e uno dopo la beatificazione): «Sono il segno che il Signore attesta la verità». Ha riferito un aneddoto: «Quando sono diventato vescovo di Brescia alcune persone sono venute da me con una foto di don Galli e mi hanno detto: “Vale la pena verificare che sia santo”. Io allora non conoscevo Chiari e non conoscevo questo sacerdote. Ma poi ho scoperto che in tanti conservavano già quell’immagine, che aveva colpito subito anche me per l’espressione del volto di don Silvio». Perché quello immortalato con la casula «è stato un padre per molte persone, ha accolto chi andava da lui dimostrando sapienza e capacità di ascolto. Era un uomo che viveva la carità verso i poveri: l’Auxilium ne è la testimonianza. Di lui colpivano l’umiltà, la mitezza e l’amorevolezza: era un buono che raccomandava di essere buoni. Vinceva il male con il bene. Aveva un modo tutto suo di vivere l’eucarestia e nutriva un amore profondo verso la Madonna». «A Maria affidiamo questa causa richiesta dal popolo santo di Dio – ha concluso il rettore don Artime -. Don Galli era vicino ai deboli, ai malati e ai carcerati. Usciva a cercare chi si era perduto».

Il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 ad oggi

Tutto cominciò con un sogno. A 19 anni Don Bosco desiderava andare in missione, ma non poté. Poi, Dio, gli mando il SUO sogno:

«Mi parve di trovarmi in una regione selvaggia e totalmente sconosciuta. Era un’immensa pianura incolta, nella quale non si scorgevano né colline né monti. Nelle estremità lontanissime, però, si stagliavano scabrose montagne…».

(Dal sogno missionario di Don Bosco)

Un video che ripercorre il sogno missionario di Don Bosco: dall’11 novembre 1875 dove nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice don Giovanni Bosco benediceva la prima spedizione missionaria salesiana – destinazione Argentina e Patagonia – capitanata da don Giovanni Cagliero, fino ai nostri giorni.

Missioni Don Bosco

In uscita la Lettera Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” edita da Elledici

Elledici segnala per il 12 ottobre 2020 l’uscita della Lettera Enciclica di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti” edita dalla Casa Editrice salesiana, con la guida alla lettura di padre Giacomo Costa SJ.

 

 – IN USCITA IL 12 OTTOBRE 2020 – 

PREZZO SPECIALE di € 2,30

“Fratelli tutti”: questo è il titolo della terza enciclica di Papa Francesco firmata il 3 ottobre scorso ad Assisi. Un documento che chiarisce ulteriormente il forte legame tra il magistero del Pontefice e la spiritualità di San Francesco. Fratelli tutti sono gli invisibili, gli immigrati. Quelli che accogliamo e quelli che giacciono sul fondo dei mari che disperatamente hanno cercato di attraversare. Fratelli tutti è un monito all’amore fraterno e quindi alla pace. Fratelli tutti perché crediamo, come dice proprio Papa Francesco, in Dio Padre di tutti. La fratellanza è un legame indissolubile che ci spinge a guardarci dentro, nelle nostre coscienze e negli occhi dei nostri fratelli.
Guida alla lettura di padre Giacomo Costa SJ.

Visita il sito ufficiale

Il filmato restaurato dei funerali di don Rua (1910)

Uno “scoop” per il mese di Don Rua: un filmato salesiano di 110 anni fa quello i funerali di don Michele Rua. Di seguito il filmato e l’articolo dedicato a cura dell’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Torino) – Si stenterebbe a credere: un filmato salesiano di 110 anni fa! No, non è una fake news, ma un vero scoop. Dagli archivi “fotografici” salesiani, affidati al museo del cinema di Torino e all’Archivio Nazionale del Cinema d’’Impresa – CSC per il loro restauro, è recentemente emersa una primizia: un commovente filmato muto, in bianco e nero, di otto minuti che riprende i momenti salienti dei funerali di Don Michele Rua (6-9 aprile 1910). Il tutto realizzato con l’intelligente collocazione della macchina da presa in diversi posti di Valdocco, della piazza Maria Ausiliatrice, del quartiere limitrofo. Basta collegarsi con l’indirizzo Vimeo qui sotto e vedrete i grandiosi funerali di Don Rua, tre giornate indimenticabili per Torino.

Quello di Don Bosco nel 1888 era stato un funerale memorabile, tanto era universale la fama della sua santità; ma quello di Don Rua lo fu altrettanto, stando anche solo alle immagini del filmato, più eloquenti di tante parole. Parlano da sé le Camerette di Don Bosco e poi di Don Rua, le varie chiese di Valdocco, gli attigui porticati dell’epoca, i cortili, l’entrata, oltre ovviamente le figure ed i volti dei primissimi salesiani: don Filippo Rinaldi con tanto di paramenti sacerdotali, accanto a lui il Segretario del Capitolo Superiore (il famoso don Giovani Battista Lemoyne), i Consiglieri don Barberis, Don Albera, don Cerruti, don Piscetta, don Francesia e tanti altri salesiani della prima ora. Essi accompagnano nella chiesa di Maria Ausiliatrice per le solenni esequie il loro secondo padre, Don Rua, colui che aveva fatto a metà con Don Bosco e che ora lo aveva raggiunto in Cielo.

Leggi articolo completo

UPS, il 15 ottobre l’inaugurazione dell’anno accademico

Giovedì 15 ottobre 2020 l’Università Pontificia Salesiana inaugura il nuovo anno accademico che segna la conclusione delle celebrazioni dell’80° dalla Fondazione, avvenuta il 3 maggio del 1940. 

La giornata si apre con la celebrazione eucaristica presieduta dal Rev.mo don Ángel Fernández Artime, Gran  Cancelliere dell’UPS e Rettor Maggiore dei Salesiani, e prosegue nell’Aula Paolo VI dell’Università con l’Atto  Accademico e la Prolusione della prof.ssa Marica Branchesi, Astrofisica del Gran Sasso Science Institute.  L’Atto Accademico verrà trasmesso in diretta streaming sul sito dell’Università. 

Tra gli invitati che hanno confermato la partecipazione: 

Virginia Raggi, Sindaca di Roma

Elena Bonetti, Ministra per le Pari  Opportunità e la Famiglia 

card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della  Congregazione per l’Educazione Cattolica 

Pietro Sebastiani, Ambasciatore d’Italia  presso la Santa Sede 

Rossana Ciuffetti, Direttore Scuola dello  Sport del CONI 

Andreas Corcorán, Vice Segretario  Generale della International Association of  Universities (IAU) 

Paolo Ruffini, Prefetto della Segreteria per  la Comunicazione della Santa Sede 

Giovanni Caudo, Presidente Municipio III  di Roma 

Isabel De Oliveira Capeloa Gíl, Presidente  della Federazione Internazionale della  Università Cattoliche (IFCU) 

Michael Murphy, Presidente della  European University Association (EUA) 

In rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza, la partecipazione all’Inaugurazione è solo su invito

Vai al sito

Mons. Giuseppe Cognata SDB: “Una luce mai spenta”

“Una luce mai spenta”: è questo il motto con cui le comunità cittadine di Pellaro e di Bova, con l’intera comunità ecclesiale di Reggio Calabria, hanno voluto ricordare il Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata. Di seguito la notizia ANS dedicata a domenica 27 settembre nella quale si è svolta la celebrazione dedicata al fondatore delle Salesiane oblate del Sacro Cuore di Gesù.

Italia – Mons. Giuseppe Cognata: “Una luce mai spenta”

(ANS – Reggio Calabria) – “Una luce mai spenta”: è questo il motto con cui le comunità cittadine di Pellaro e di Bova, con l’intera comunità ecclesiale di Reggio Calabria, hanno voluto ricordare il Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata, SDB, già Vescovo di Bova dal 1933 al 1940 e fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC), di cui Papa Francesco lo scorso mese di febbraio ha dato il consenso per l’apertura della Causa di Beatificazione e Canonizzazione.

Sabato 26 settembre don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale per le Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, ha presentato alla comunità cristiana di Pellaro (Reggio Calabria) il profilo biografico e spirituale del vescovo salesiano, insieme ai passi compiuti in questi mesi in vista dell’Apertura ufficiale della Causa che avrà luogo il prossimo 12 dicembre a San Vittorino Romano (Diocesi di Tivoli). Successivamente è stata dedicata una via della città a Mons. Cognata.

Domenica 27 settembre 2020, a Bova, presso la Concattedrale Maria SS. dell’Isodia, sede episcopale di mons. Cognata, si è svolto un momento di accoglienza con il benvenuto a tutte le autorità e ai presenti da parte di suor Caterina Quattrone, Superiora provinciale delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore, a cui è seguito un saluto della Madre Generale, suor Graziella Maria Benghini, che ha sottolineato il significato di un luogo dove Mons. Cognata ha esercitato il suo ministero episcopale e dove le prime suore della Congregazione hanno emesso i loro voti.

Don Cameroni ha ricordato come la Chiesa di Reggio Calabria-Bova si sia sempre spesa a favore della Causa di mons. Cognata, a partire dalle prime, buie ore della triste vicenda che lo ha visto protagonista, quando il salesiano trovò fraterno conforto nell’Arcivescovo Enrico Montalbetti, e ha ripreso le parole profetiche pronunciate dall’Arcivescovo Lanza al salesiano don Umberto Pasquale nel 1950, dicendo: “Era salesiano. Però sappia che è un innocente e un santo… Per nostra fortuna vi è un Dio, che, a suo tempo, farà giustizia. Lo dica pure che è innocente e che è un santo!”.

Successivamente, nella piazza centrale, si è svolta la solenne concelebrazione eucaristica – trasmessa in diretta su Facebook (visibile qui) – e presieduta da mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova, che nell’omelia ha evidenziato come mons. Cognata sia stato un uomo di fede che nell’ora della prova e della croce si è unito all’obbedienza di Gesù al Padre.

Al termine della celebrazione hanno offerto i loro saluti e ringraziamenti il Sindaco di Bova, dott. Santo Casile, e don Leone Stelitano, Amministratore parrocchiale di Bova e Vicario della Forania di Bova.

Visita il sito ufficiale

Servo di Dio don Andrea Majcen: la vicenda umana, spirituale e apostolica

Oggi, 30 settembre, ricorre il dies natalis del Servo di Dio don Andrea Majcen (Maribor-Slovenia, 1904 – Lubiana, 1999), salesiano e missionario considerato il “patriarca dei salesiani” del Vietnam dove giunse nel 1952, dopo essere stato espulso dalla Cina.

In Vietnam rimase fino all’avvento del regime comunista, nel 1976, quando rientrò in Slovenia, diventando animatore missionario, direttore spirituale e confessore fino al termine della sua vita.

Quarantaquattro anni di apostolato missionario in Cina e in Vietnam e venti di animazione missionaria in Slovenia. Le riflessioni e le meditazioni, raccolte nei diari (più di 6000 pagine manoscritte), esprimono una profonda vita cristiana, religiosa e un impegno personale di crescita spirituale.

Don Majcen ha realizzato nella sua lunga e feconda vita la missione di essere nella Chiesa segno e portatore dell’amore di Dio, attingendo dal Cuore stesso di Cristo quella carità pastorale contrassegnata da un grande ardore apostolico e dalla predilezione verso i giovani.

(Dal postulatore generale)

Preghiera per la glorificazione di don Andrej Majcen

O Dio infinitamente santo,

il tuo servo fedele Andrej Majcen,

salesiano missionario in Cina e in Vietnam,

con grande zelo ha annunciato il Vangelo a tutti,

specialmente ai giovani poveri ed abbandonati.

È salito al monte della santità con generosa bontà ed amorevolezza,

diventando segno della tua misericordia nel sacramento della riconciliazione.

Ti preghiamo di glorificarlo davanti al nostro sguardo

innalzandolo all’onore degli altari.

Aiutaci perché possiamo imitarlo, venerandoti con cuore sincero.

Per sua intercessione esaudisci le nostre preghiere.

Fa’ che anche la nostra vita sia un inno a Te,

che sei lodato ora e sempre.

Amen