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Padova: convegno in celebrazione del centenario di san Francesco di Sales patrono dei giornalisti

Si pubblicano due articoli apparsi su Avvenire dedicati al convegno “Tutto appartiene all’amore”, organizzato da Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e Isre (Istituto internazionale salesiano di ricerca educativa), in celebrazione del centenario della proclamazione di san Francesco di Sales a patrono dei giornalisti e degli scrittori, tenutosi sabato 28 gennaio 2023 a Padova.

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Buone notizie. Giornalisti al servizio della verità. «Liberi, coraggiosi e creativi»

 

«Non sarà un algoritmo a indicarci ciò che è bene. L’algoritmo ti mostra esattamente ciò che vuoi vedere e ti nasconde ciò che non vuoi vedere. Il giornalismo buono mostra ciò che è bene si sappia».

Così Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, sintetizzava ieri in Sant’Antonio di Padova il senso più attuale di un giornalismo che sia memore della sua stessa identità.

Il convegno “Tutto appartiene all’amore”, organizzato da Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e Isre (Istituto internazionale salesiano di ricerca educativa), celebrava i 400 anni dalla morte di san Francesco di Sales e i 100 anni dalla sua proclamazione a patrono dei giornalisti, dando la parola a operatori della comunicazione venuti da tutta Italia nella città in cui il santo di Sales si laureò.

Ad aprire i lavori è stato il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, che proprio a partire dalla lettera apostolica di papa FrancescoTotum amoris est” ha avviato il dibattito:

«La domanda vera è: dove si trova il maggior amore? L’arcivescovo Zuppi su Avvenire ha scritto che di fronte alle pandemie delle tante guerre nel mondo c’è bisogno di un “Pnrr dell’informazione”, dove il Piano nazionale di ripresa e resilienza della politica diventa invece un “piano nazionale di rispetto e responsabilità”.

Lo ha sottolineato anche il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, nel suo messaggio:

“Questa celebrazione susciti un rilancio dell’autentica missione al servizio della verità, e propositi di testimonianza ispirata ai perenni valori cristiani».

Oggi più di ieri al giornalismo è richiesta una marcia in più, ha spiegato Paolo Ruffini, secondo lo stile che fu di san Francesco di Sales:

«Dobbiamo saper discernere oltre l’apparenza e il chiacchiericcio, come ci chiede il Papa. Per farlo occorre saper essere liberi, ma la libertà richiede coraggio e creatività». In un tempo dominato dalla solitudine e dalla guerra, il comunicatore ha il compito di costruire un “giornalismo di pace” a partire da se stesso, affermando una comunicazione non ostile, «tutto questo è possibile – ha assicurato Ruffini – senza vanagloria, sapendo che siamo solo strumenti in questa Babele. Allora troveremo un nuovo umanesimo». Sta citando Carlo Maria Martini, «Babele è il luogo degli appuntamenti mancati, quando la confusione dei messaggi determina un pessimismo sociale sistematico, quando una società è raffigurata solo nelle sue mancanze…».

L’esempio viene da lontano, quando nel 1966 Paolo VI proprio nel celebrare san Francesco di Sales spiegò ai giornalisti dell’Ucsi il perché della sua proposta di arbitrato dell’Onu per la pace in Vietnam:

«Abbiamo parlato con il cuore di chi non ha da conseguire alcun vantaggio proprio – ha letto Ruffini dalle parole di papa Montini –, di chi non attende tanto l’esito dei suoi passi, quanto la testimonianza della propria coscienza».

Erano gli “audaci tentativi” di quella pedagogia della pace che oggi chiama a raccolta i media.

«Ma per fare questo è necessario documentarsi – ha ammonito padre Giulio Albanesegiornalista missionario comboniano –. Le semplificazioni di un giornalismo manicheo, che senza studiare le fonti e le vere cause divide buoni e cattivi, cowboy e indiani, sono la cosa più pericolosa. Per comprendere la complessità degli eventi bisogna raccogliere informazioni, capire, saper leggere i segni del tempo come faceva san Francesco di Sales.»

Ad esempio parlare di Africa come di “un Paese”, quando è un continente di 54 nazioni diversissime, è disinformare. Peggio:

“L’Africa è povera”, si scrive in automatico, «invece galleggia sul petrolio, se potesse godere delle sue ricchezze anziché esserne derubata sarebbe il Canton Ticino, queste cose vanno raccontate o no?».

E ancora:

«È giusto piangere quando muoiono i bambini. Non quando muoiono i bambini cristiani». E nel mondo «il 1% della popolazione detiene le ricchezze del 99%. Lo si scrive?». I bravi colleghi lo fanno, conclude, «ma una cosa è certa, il giornalismo è terra di missione».

Lo hanno testimoniato con le loro esperienze personali gli inviati dei vari media, da Avvenire a Fabio Bolzetta di Tv2000, dalla vaticanista di Rai3 Vania De Luca ai giovani reporter di Cube Radio, emittente dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve), coordinati nel dibattito da Vincenzo Varagona (presidente nazionale Ucsi), Mimmo Vita (presidente Ucsi Veneto) e Michela Possamai (presidente Isre), con il commento storico affidato ai docenti dell’università di Padova Vittorio Berti (Storia del cristianesimo) ed Enzo Pace (Sociologia delle religioni).

Presenti nel folto pubblico anche numerose persone sorde, delle quali san Francesco di Sales è protettore. Un assist raccolto da Ruffini: chi sono i veri sordi del nostro tempo, se non i giornalisti che non sentono con il cuore?

Un video da Francesco di Sales al giornalismo digitale di oggi

 

Si può ben dire che, più di quanto accada ogni anno in vista della sua memoria liturgica (24 gennaio), l’ultimo mese sia stato il mese di san Francesco di Sales, vescovo di Annecy, dottore della Chiesa e patrono dei giornalisti. Il 28 dicembre 2022, nel quarto centenario della morte, è stata infatti pubblicata la lettera apostolica di papa Francesco Totum amoris est, mentre ieri a Padova si è tenuto il convegno nazionale a lui dedicato, organizzato dall’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) e dall’Istituto superiore internazionale salesiano di ricerca educativa (Isre).

In mezzo, le tradizionali “feste del patrono” nelle Ucsi regionali e i numerosi contributi postati in Rete intorno alla sua figura. Proprio nel corso del convegno di Padova, convocato nel centenario della proclamazione, a opera di Pio XI, del suo patronato mediatico, i giovani reporter di Cube Radio, l’emittente accademica dell’Istituto universitario salesiano universitario di Venezia (Iusve), hanno celebrato il vescovo di Annecy con un video di 5 minuti che ne proietta il profilo decisamente nel futuro.

Il filmato sosta a Valdocco, dove il Museo Casa Don Bosco ha allestito la mostra “Francesco di Sales 400”, il tempo d’accarezzare con lo sguardo gli originali degli scritti di cui – scrive papa Francesco – con «intuizione “giornalistica”» disseminò le case della comunità ginevrina.

Poi vola a Padova, dove egli studiò giurisprudenza e maturò la sua vocazione. Da qui in poi, con un vertiginoso salto temporale e culturale, gli autori del video e i loro docenti mettono a fuoco gli aspetti del giornalismo contemporaneo che rimandano, esplicitamente o implicitamente, alla lezione del patrono.

Se i social network ci permettono di superare le barriere ed entrare nelle case (Giulia Didonè, studentessa), le applicazioni di intelligenza artificiale che generano testi e compongono notizie ci chiedono di sviluppare una nuova dimensione etica, per governare la loro intrusione digitale (Ludovico Pravato, reporter). E il mobile journalist (che usa esclusivamente lo smartphone)? È un giornalista che, distinguendosi dagli altri per il suo storytelling, può sperimentare e osare di più (Teodora Antonia Benghiac, studentessa): purché la sua rapidità di lavoro non abbassi la qualità dell’informazione.

San Francesco di Sales, il 28 gennaio giornata di approfondimento di ISRE e UCSI a Padova

Pubblichiamo il comunicato stampa dell’Istituto superiore internazionale salesiano di ricerca educativa sull’evento organizzato con UCSI per approfondire la figura di San Francesco di Sales.

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Sarà Padova a ospitare l’evento organizzato da Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e Isre (Istituto superiore internazionale salesiano di ricerca educativa) sulla figura di san Francesco di Sales, per celebrare il centenario della sua proclamazione a patrono dei giornalisti e degli scrittori.

L’evento, che contribuirà anche ad approfondire alcuni temi proposti da Papa Francesco nella lettera apostolica “Totum amoris est” (Tutto appartiene all’amore) sulla figura del santo vescovo di Ginevra, si svolgerà il 28 gennaio 2023 presso la sala dello Studio teologico della basilica di Sant’Antonio, dalle ore 9:30 alle 12:45.

A delineare la figura del santo patrono dei giornalisti è stato invitato il Card. Pietro Parolin, Segretario di stato della Santa Sede. Saranno presenti alla mattinata di studio Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista. I giovani reporter di Cube Radio, l’emittente accademica dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve) proporranno un cortometraggio del titolo “San Francesco di Sales, ieri e domani” per evidenziarne l’attualità.

L’incontro sarà introdotto da Mimmo Vita, presidente Ucsi Veneto e Michela Possamai, presidente Isre di Venezia, insieme ad autorità religiose e civili e a quanti hanno contribuito a rendere possibile l’evento.

Seguirà una tavola rotonda, moderata dal presidente nazionale Ucsi Vincenzo Varagona, incentrata sull’infodemia e sulla trasformazione della comunicazione odierna schiacciata tra pesanti crisi interne ed esterne ai media, cui prenderanno parte le giornaliste Lucia Bellaspiga (Avvenire) e Vania de Luca (Tg3), i docenti dell’Università di Padova Vittorio Berti (Storia del cristianesimo), Fabrizio Ferrari (Storia delle religioni) e Enzo Pace (Sociologia delle religioni), il Presidente dell’Associazione webmaster cattolici italiani (WeCa) Fabio Bolzetta e Federico Ruozzi (docente di Storia del cristianesimo presso l’Università di Modena e Reggio Emilia,).

La scelta di Padova per questo meeting di respiro nazionale è dettata dal fatto che san Francesco di Sales frequentò l’università patavina tra il 1588 e il 1592 all’interno della quale studiò diritto e teologia e proprio in questa città, molto probabilmente, prese la decisione di diventare prete.

La mattinata di studio e approfondimento, accreditata dall’Ordine dei giornalisti del Veneto al conseguimento di crediti formativi, è sostenuta da Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, Banca Patavina e Regione del Veneto e gode dei patrocini di: provincia e città di Padova, Università di Padova, Ordine dei giornalisti nazionale e regionale, Sindacato giornalisti veneto, Vatican news, Fisc, Weca, Salesiani don Bosco Italia, Conferenza episcopale Triveneto, diocesi di Padova, Iusve, basilica di Sant’ Antonio, Messaggero di Sant’ Antonio, Ente nazionale sordi (Ens) e della collaborazione del Consorzio volontario per la tutela dei vini dei Colli Euganei.

L’illustrazione di San Francesco di Sales è della studentessa IUSVE Marica Padoan.

“Pensare il futuro”: i 17 obiettivi dell’Agenda visti dai giovani e raccontati dai giornalisti in una ricerca dell’UPS e dell’UCSI

I giovani in maggioranza (51,5%) non conoscono l’Agenda 2030 e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile e  ritengono che l’informazione non ne parli abbastanza. In realtà, l’informazione mainstream si dice molto  disponibile, ma tende ad occuparsi più dei temi che dell’Agenda in senso stretto. La distinzione può sembrare  sottile, ma è sostanziale: gli obiettivi dell’Agenda non possono essere raggiunti se non attraverso la  convergenza di scelte politiche, economiche, sociali e individuali. E non ci può essere convergenza sulle scelte  se non c’è condivisione degli obiettivi, così come non si possono misurare progressi e regressi se non ci sono  riferimenti comuni. 

La Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Salesiana e l’UCSI (Unione Cattolica della Stampa  Italiana) hanno realizzato una duplice ricerca che riguarda l’Agenda, per indagare la conoscenza che ne hanno  i giovani e l’atteggiamento che hanno sviluppato nei suoi confronti e per interrogare il mondo  dell’informazione mainstream sullo spazio che ad essa viene dato e sulle modalità con cui vengono affrontati  i temi che pone. 

I risultati dell’indagine e alcuni approfondimenti sono ora pubblicati nel volume “Pensare il futuro. I 17  obiettivi dell’Agenda visti dai giovani e raccontati dai giornalisti” (Ed LAS 2021). 

I giovani e l’Agenda 

Tra maggio e giugno 2021 è stato somministrato un questionario on line ai giovani di età compresa tra i 18 e  i 32 anni: hanno risposto in 451, prevalentemente donne. Si informano prevalentemente sui social network, i telegiornali e il web, perché li considerano accessibili e aggiornati in tempo reale. E questo nonostante  considerino più affidabili la stampa quotidiana e periodica, insieme alle tv all news e ai giornali radio. E, al di  fuori degli strumenti di comunicazione, si fidano di più di ricerche scientifiche e scienziati, libri e docenti,  parenti, amici e molto meno di politici e partiti, ma anche degli influencer.  

Nei giovani, il concetto di “sostenibilità” è connesso prima di tutto con le tematiche ambientali e, in secondo  luogo, con quelle di tipo economico per finire, poi, con questioni più spiccatamente sociali, quali l’equità, la  giustizia e la lotta alle disuguaglianze. I temi che più li interessano sono quelli che li toccano personalmente:  Istruzione di qualità (indicato dal 49,2% di chi ha risposto al questionario), Salute e benessere (36,6%) e Parità  di genere (29,4%). Ritengono però che le maggiori preoccupazioni della gente circa gli obiettivi dell’Agenda  2030, si concentrino su Lavoro dignitoso e crescita economica (61,5%), Salute e benessere (52,7%) e, se pure  con grande distacco, su Parità di genere (29,1%), Lotta alla povertà (28,4%) e Cambiamento climatico (26,4%). 

Sono convinti che responsabili dei problemi che oggi rendono insostenibile lo sviluppo siano prima di tutto il  comportamento delle persone (8.97 punti su 10) ma quasi altrettanto la politica (8,89 su 10), seguiti dalle multinazionali (8,71), dalle guerre (8.57), dalla criminalità organizzata e dall’economia (che si trovano a pari  merito con l’8,52). Sono disponibili a fare scelte personali di impegno quotidiano, soprattutto praticare  correttamente la raccolta differenziata (9,09 su 10), evitare l’uso della plastica (8,89), se possibile muoversi  in bicicletta (8.45), mangiare prodotti locali (8,44), utilizzate l’automobile il meno possibile e condividerla  (8,39). 

Infine, le preoccupazioni per il futuro: la grande maggioranza (92%) si dichiara abbastanza o molto  preoccupato per la possibilità di trovare (o mantenere) lavoro in futuro. Inoltre i giovani sono preoccupati  per l’inquinamento ambientale (53,0%); la violenza/delinquenza presente nella società (bullismo, mafia,  criminalità, terrorismo…) (43,8%); la crisi economica mondiale (43,2%).  

L’informazione e l’Agenda 

Alla domanda su quanto, da 1 a 10, si parli nei media dei temi dell’Agenda 2030, mediamente i giovani hanno  indicato una risposta piuttosto bassa: 4,45. Gli stessi giornalisti, del resto, ritengono che essa meriterebbe  più spazio, e soprattutto più approfondimento.  

All’interno della ricerca sono stati intervistati 9 direttori, 8 giornalisti e 7 fonti di informazione, per cercare di  capire in che modo l’informazione mainstream si occupi dell’Agenda 2030 e dei suoi temi e quali difficoltà  incontri. Ne è uscito un paesaggio articolato, caratterizzato da evidenti differenze, anche se tutti gli  intervistati ne riconoscono l’importanza. 

Una prima differenza è tra testate grandi e testate piccole. Nelle prime ci sono stati cambiamenti profondi:  man mano che alcuni temi si imponevano, gli si dedicavano più spazi, con nuovi prodotti, nuovi progetti,  investendo quindi anche in risorse umane. Nelle testate più piccole ci si è limitati a ricavare qualche spazio  nella programmazione ordinaria, anche se tutti riconoscono la necessità di offrire approfondimenti, non  limitandosi alle notizie di cronaca. 

Una seconda differenza si gioca sugli obiettivi a cui si dà più spazio, che sono in genere energia, transizione  ecologica, welfare, parità di genere, educazione (anche perché incrociano maggiormente la cronaca, anche  quella locale). Ma mentre le testate laiche sembrano privilegiare i temi ambientali, quelle cattoliche  segnalano come centrale il tema della povertà, delle disuguaglianze, e in seconda battuta della pace e della solidarietà. 

Complicato rimane il rapporto con le fonti, soprattutto quelle istituzionali (citate soprattutto dai direttori),  che spesso usano linguaggi troppo specialistici, propongono temi difficilmente notiziabili, non sono  disponibili a chiarimenti e approfondimenti. Più semplice è il rapporto con le fonti della società civile  (associazioni, movimenti, eccetera), citate soprattutto dai giornalisti e dalle testate cattoliche. 

I giornalisti sono piuttosto critici con le testate in cui lavorano e in generale con l’informazione maistream: la  maggior parte di loro (soprattutto quelli delle testate medio-piccole) ritiene che non si occupino  sufficientemente dell’Agenda 2030. I motivi sono legati ai mali strutturali della nostra informazione: la  fretta, per cui non c’è tempo per inchieste e approfondimenti; la tendenza a rincorrere la cronaca; la  tendenza a politicizzare l’informazione e a “ricadere nelle logiche della propaganda”; l’influenza dei modelli  aziendali basati sulla pubblicità.

Ma soprattutto emerge la distinzione che abbiamo già segnalato: oggi I temi dell’Agenda – soprattutto alcuni  – hanno spazio; lo strumento, cioè l’Agenda, ne ha molto meno. Anche da questo discende una certa  vaghezza, a volte, nell’affrontare alcuni temi oppure l’usura di alcuni termini, come “sostenibile” o “green”,  diventati talmente di moda da avere perso contorni semantici chiari. 

In contraddizione con i giornalisti, le fonti dichiarano un forte impegno sia nella cura dei contenuti  (soprattutto i rapporti, molto richiesti), sia nella cura dei linguaggi e della presentazione. La collaborazione  comunque resta complicata: c’è un problema relativo ai criteri di notiziabilità delle testate; uno relativo alle  routine delle redazioni, che determinano uno short-termism, cioè un pensare a corto respiro; uno legato  all’incongruenza con i criteri di notiziabilità adottati nelle redazioni, incentrati sull’emergenza, sulla notizia  drammatica, sulla novità. Oltre ai dati i giornalisti chiedono storie e materiali per “confezionare” i contenuti:  immagini, video e grafiche di qualità. 

Tra le tante proposte avanzate perché l’Agenda possa essere meglio conosciuta, ci sono lo stanziamento, da  parte dello Stato, di fondi ad hoc, perché le testate possano sviluppare rubriche specifiche su questi temi;  l’istituzione di una giornata dedicata (come ad esempio c’è quella dedicata alla Shoah); la creazione di app  che quantifichino quanto ogni comportamento sbagliato incida sull’ambiente; un maggiore coinvolgimento  delle scuole e del non profit, che dovrebbe “appropriarsi” maggiormente dell’Agenda. 

Una sintesi di entrambe le ricerche pubblicate nel volume “Pensare il futuro” sono disponibili nel sito della  Facoltà di Scienze della Comunicazione Unisal (https://fsc.unisal.it/) e dell’UCSI (www.ucsi.it)