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Cosa si prova a trovare una “casa” in Spagna

Dal sito di Note di Pastorale Giovanile, rubrica “Storie di volontari”.

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di Mariarosaria Marrone (28 anni, di origini campane. Ha studiato lingue e letterature straniere per la cooperazione internazionale e sognava da tanto un’opportunità che le permettesse di immergersi nella lingua e nella cultura di cui tanto aveva letto nei libri. Si reputa una ragazza affidabile e seria, e dichiara che i pilastri fondamentali della sua educazione sono sempre stati il rispetto e l’empatia verso il prossimo. Educare le future generazioni e contribuire alla loro formazione è la sua più grande aspirazione). 

Sarà forse una banalità dire che quella che si è vissuto o si sta vivendo è l’esperienza più bella, ecc. Ma non posso farci niente: per me è proprio così, e allora lo ridico chiaro e tondo: quella che racconterò è stata l’esperienza più bella e formativa che abbia fatto fino ad ora.

Da settembre 2023 sto svolgendo il servizio civile a Utrera, vicino a Siviglia. Del fatto che avrei voluto aderire ad un progetto con i Salesiani non ho mai avuto dubbi, dal primo momento che ho visto il loro nome nell’elenco delle associazioni partecipanti. I Salesiani e tutto ciò che li circonda sono un ambiente positivo, serio, genuino e con tanta voglia di fare. Dal mio punto di vista posso affermare che, dopo un anno vivendo a contatto con questa realtà, quelle che all’inizio erano impressioni si sono rivelate essere una verità e un dato di fatto. Mi sono trovata davvero bene, non mi sono mai sentita abbandonata dall’Ente e dal mio OLP e ho potuto vedere e vivere parte delle numerose iniziative svolte dai Salesiani qui a Utrera, cosa che ha confermato che questo ambiente è molto vivo e stimolante. Inoltre, la scuola salesiana di Utrera è la più antica (salesianamente parlando) di tutta la Spagna ed è una struttura enorme e bellissima, con tantissimo spazio e infrastrutture dedicate agli studenti. Prima di mandare la mia candidatura per Utrera ci ho riflettuto qualche giorno, dato che viene data la possibilità di candidarsi per tantissime città della Spagna e del mondo. Il servizio civile, purtroppo, si può svolgere solo per un anno e la scelta del luogo in cui ci si trasferirà è estremamente importante. Il cuore mi ha indicato questa città, senza una ragione ben precisa. L’anno 2023/2024 è stato il primo anno in cui anche la sede di Utrera ha iniziato ad accogliere volontari italiani, e io sono stata la prima volontaria a mettere piede in questa città.

La mia scelta si è rivelata essere più che giusta perché ad Utrera ho trovato una famiglia, persone amorevoli, pronte ad aiutarmi in qualsiasi difficoltà, una cittadina stupenda, tranquilla e con tutte le comodità. A due passi dall’aeroporto (cosa non scontata) e a due passi da Siviglia, famosa per essere la città più bella e autentica della Spagna. Accoglienza, cibo, clima e persone sono solo alcuni dei tanti motivi per il quale venire qui (o nei dintorni) non potrà mai essere una scelta sbagliata. L’Andalusia, con i suoi bar di tapas e con la loro meravigliosa maniera di parlare vi ruberà il cuore. Sulla lingua c’è da fare un piccolo appunto: l’andaluz non è esattamente la classica lingua castellana a cui siamo abituati, quella che ci viene fatta ascoltare nelle scuole durante le ore del listening. L’andaluso ha un fascino tutto suo e che io, personalmente, amo. Sarà che io sono originaria di Napoli e cresciuta in un ambiente in cui, oltre all’italiano, ho sempre ascoltato anche il napoletano, che il resto degli italiani fa fatica a comprendere, sarà che riesco bene a comprendere il sentimento che si vive in Andalusia, un po’ derisa dal resto della Spagna per i classici stereotipi che, ancora nel 2024, dividono nord e sud (gli stessi che viviamo in Italia), ma il fatto che qui si parli una lingua diversa dal classico castellano è stato un motivo in più per ritenermi contenta della mia scelta. Non è stato un problema abituare il mio orecchio, già allenato grazie al fatto che la lingua e la letteratura spagnola sono, da sempre, un mio interesse e che il mio obiettivo è quello di diventare una docente di lingue straniere oltre che un’educatrice (non bisogna mai dimenticare che ogni docente è prima di tutto un educatore).

Dopo questa personale introduzione ci tengo a parlare di quella che è l’esperienza a contatto con i ragazzi. Dal primo incontro con i destinatari ho cercato di conquistare la loro fiducia, e inizialmente credevo di non riuscirci ma, contro ogni aspettativa, fin da subito mi hanno aperto il loro cuore e, inevitabilmente, io gli ho aperto il mio. Il mio progetto prevede dare sostegno e aiuto a bambini e adolescenti con situazioni familiari non rosee. Il mio OLP è il direttore del progetto, è stato lui a volere fortemente la presenza di volontari italiani ed è grazie a lui se da quest’anno tanti altri ragazzi italiani potranno avere la fortuna di vivere quest’esperienza. Fin da subito mi ha spiegato molto bene quelli che sarebbero stati i miei compiti, senza mai lasciarmi sola. Da settembre a giugno i ragazzi di un quartiere di Utrera possono varcare la soglia del progetto e trovare un ambiente positivo, pronto a sostenerli e stimolarli quotidianamente. Sono molto fortunati perché ogni anno si trovano sempre tanti nuovi volontari pronti ad aiutarli nei loro compiti che, spesso, sono docenti veri e propri che dedicano il loro tempo libero per aiutare i ragazzi che vanno al progetto per studiare. Come ho già detto, questo è il primo anno che il Proyecto Oberti di Utrera ha accolto i volontari dall’Italia, però il progetto va avanti da molti anni grazie alla presenza di cittadini con un buon cuore e animati dalla voglia di aiutare il prossimo a cambio della soddisfazione di aver aiutato un ragazzino o una ragazzina a raggiungere un suo personale traguardo. Io mi sono occupata di lezioni di inglese, spagnolo e francese e posso ritenermi soddisfatta dei miglioramenti fatti dai ragazzi. Inoltre, ogni giorno ideavo un’attività di gruppo per sviluppare l’empatia e per formarli ad essere cittadini rispettosi del prossimo e della comunità in cui vivono. La bellezza del progetto sta nel fatto che non si limita ad essere solo un luogo di sostegno scolastico, al contrario si tratta di un’iniziativa che coinvolge loro e le loro famiglie a 360 gradi: non sono state rare le volte in cui abbiamo fatto attività extra come portarli a mangiare i churros, al cinema, in escursione, abbiamo festeggiato i compleanni dei ragazzi, li abbiamo portati a messa, a mangiare la pizza, abbiamo raccolto fondi per comprargli regali di Natale, gli abbiamo fornito materiale scolastico, vestiti, ecc. Loro sanno che possono contare su di noi per qualsiasi cosa e che tra quelle mura troveranno il sostegno di cui hanno bisogno. Li sproniamo quotidianamente ad intraprendere un cammino che li possa portare a un futuro migliore del presente che stanno vivendo, dato che stanno crescendo in un ambiente che, per forza di cose, li porta a crescere prima del previsto. Molti di loro sono frutto di un processo di immigrazione delle loro famiglie; in effetti il progetto accoglie famiglie di nazionalità spagnola, marocchina, rumena e sudamericana. Uno dei valori principali che cerchiamo di trasmettere ai nostri ragazzi è quello dell’uguaglianza: non devono, per nessun motivo, sottostare ad alcuna forma di discriminazione e, al tempo stesso, vogliamo che loro siano i primi ad evitare ogni forma di razzismo nei confronti di qualsiasi nazionalità. Devo ammettere che sono molto bravi in questo, perché si comportano come una grande famiglia e si sostengono a vicenda. In quest’anno ho avuto modo di relazionarmi con molteplici vicissitudini, perché ogni ragazzino/a ha una storia e quando esce da quella porta deve fare i conti con la propria battaglia, anche se non entrerò nei dettagli di ognuno di loro.

Li ringrazierò per sempre perché il mondo dell’immigrazione l’avevo affrontato solo sui libri universitari, e grazie a loro mi sono immersa in una realtà che non pensavo avrei mai conosciuto e che ho scoperto appassionarmi particolarmente. Sapere di essere stata utile a qualcuno, sapere che un ragazzino/a stia aspettando il pomeriggio per venirmi a parlare di un qualcosa che lo turba, sapere di aver fatto colpo nei loro cuori è motivo di grande soddisfazione per me. Perché non si tratta solo di averli aiutati a superare l’anno scolastico, bensì di essere stata una spalla per loro, una persona con la quale si sono sfogati e in cui hanno trovato ascolto e comprensione. Ogni giorno ci ritagliamo un’ora di tempo in cui ci sono sempre tanti bei momenti di confronto. A luglio organizzeremo una escuela de verano, una bellissima iniziativa per non abbandonarli neanche d’estate, faremo ripasso scolastico e tante attività. Sport, giochi di squadra e attività educative saranno il nostro pane quotidiano per tutta l’estate. Ogni venerdì li porteremo in piscina e, infine, andremo con loro una settimana in un camping dove avranno modo di stare insieme e passare tanti momenti indimenticabili. Sarò sempre grata ai miei ragazzi e a questo meraviglioso progetto per avermi regalato momenti molto formativi e avermi dato la conferma che il mondo dei ragazzi è quello a cui voglio dedicare la mia vita. I Salesiani sanno essere casa e sono diventati la mia.

Una rivelazione e una benedizione

Dalla rubrica “Storie di volontari” di NPG, a cura di Salesiani per il Sociale.

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Eleonora Biancamano ( 19 anni, vive a Budrio, un paese in provincia di Bologna)

Vi racconto come ho iniziato un’esperienza che mi sta coinvolgendo e… cambiando.
Durante l’anno scolastico 2023/2024 ho deciso di accedere al Servizio Civile Universale presso la mia ex scuola superiore: la Beata Vergine di San Luca a Bologna, una scuola dichiaratamente ispirata a valori cristiani, che sono sempre stati nella mia vita punti di riferimento e di desiderio.
Ho frequentato in questo collegio salesiano le scuole superiori dalla seconda alla quinta, e posso dire che fin ora sono stati gli anni migliori della mia vita.
Ho amato da subito l’ambiente stimolante, le persone che all’interno della sede ti dedicano fin da subito il loro tempo, e mi piaceva passare i pomeriggi a scuola ad aiutare come animatrice o semplicemente stare a contatto con chi lavorava dentro queste mura.
Purtroppo però poi è arrivato il Covid e per un anno a scuola non ho messo piede, come la maggior parte degli studenti italiani; ma comunque ho sentito la vicinanza della scuola e per me questo è stato davvero importante.
A metà della quinta superiore sono venuti in classe mia dei rappresentanti di Servizio Civile a parlare di quest’esperienza e fin da subito sono rimasta colpita: mi sono informata, ho mandato la richiesta, fatto il colloquio e poi mi hanno confermato l’inizio di tale esperienza per settembre: ero felicissima, anzitutto perché sarei rimasta un altro anno in un ambiente conosciuto, anche se con altri compiti, e poi perché intuivo che sarebbe stata una esperienza importante per la mia comprensione di me e la mia crescita. Posso dire che ad oggi sono contentissima della scelta fatta.
Ad essere sincera, oltre ad essere una delle esperienze che volevo assolutamente fare, ho scelto Servizio Civile proprio quest’anno perché ero molto indecisa sul percorso universitario da intraprendere in futuro. Questa indecisione mi ha portato alla scelta di non iniziare l’Università subito finito il liceo, ma aspettare un anno e decidere bene quale il percorso di studi veramente giusto per me.
Avendo già l’anno prima lavorato, nella stagione estiva, come cameriera, preferivo dedicare il mio tempo ad altro, e Servizio Civile mi è apparso come una rivelazione (e benedizione) in quel momento.
A settembre ho quindi iniziato questo percorso nella sede di Bologna insieme ad un altro ragazzo: ho scelto il progetto “Scuola: in carreggiata con te” perché lo ritenevo molto più adatto e vicino alla mia persona: a me è sempre piaciuto studiare, quindi riuscire a lavorare in una scuola a contatto con i ragazzi durante le lezioni o lo studio pomeridiano mi sembrava il miglior modo per riuscire ad aiutare.
Mi sono fin da subito trovata bene, anche perché avendo frequentato qui la scuola superiore, ero sicuramente agevolata nel conoscere gli ambienti e il personale, e quindi non ho avuto problemi ad integrarmi e rimanere sul pezzo.
Mi hanno accolta bene fin da subito, sia i colleghi che i ragazzi, ma essendo comunque molto vicina alla fascia d’età delle superiori, mi hanno affiancata principalmente alla scuola media; anche se comunque non mancano esperienze con i ragazzi del biennio, come le giornate a Rimini di inizio anno scolastico dove sono andata una settimana come animatrice.
Devo dire che c’è della diversità tra le superiori e le medie: alle medie i prof e il personale scolastico tengono molto di più alla disciplina e all’educazione (diciamo, almeno la “buona educazione” e i valori connessi: l’impegno, la socialità, la collaborazione…), come propedeutica per portare poi i ragazzi alle scuole superiori già preparati e almeno con delle buone basi, e poi magari lì fare delle proposte più impegnative. In ogni caso i valori insegnati e praticati dell’integrazione, dell’aiuto, del sostegno e della collaborazione sono mantenuti sempre a un buon livello di stimolo e di pratica.
Ci sono state situazioni che avrei sicuramente potuto gestire meglio: mi è capitata una volta, all’inizio dell’anno, una litigata di due ragazzi e non sapendo bene come gestirla ho preferito parlarne con il prof più vicino. Tante altre invece sono state molto importanti per me perché ho capito che i ragazzi mi vedono come una figura di riferimento e si sentono sicuri a parlare con me.
Di questo percorso ho proprio voglia di parlarne con tutte le persone che sto pian piano conoscendo: alcuni visibili anche nella foto qui sotto, che si riferisce a un momento dei tanti incontri di formazione in presenza (per la cronaca, a Carisolo). Anche con loro si stanno creando legami solidi e con molti mi trovo davvero bene tanto da vederli anche fuori dall’ambiente “di lavoro”.
Per me Servizio Civile si sta dimostrando un percorso non solo di esperienza lavorativa, ma anche di crescita personale: posso dire che mi sta aiutando a capire cosa voglio e cosa non voglio per la mia vita; sono riuscita a scegliere il percorso universitario (psicologia) e sto creando legami bellissimi con persone che prima non conoscevo. Ho rafforzato sicuramente anche la mia fede, il mio rapporto con Dio e il posto che ha nella mia vita, agevolata e aiutata sicuramente anche dalle esperienze e dai momenti di confronto con i ragazzi dell’MGS.
Sono davvero contenta di come sta andando e sono sicura che i Salesiani saranno per sempre la mia seconda casa, anche quando un giorno vivrò in un altro ambiente e perseguendo scelte di vita personali e professionali. Forse sono stata decisamente fortunata… ma auguro a tutti di trovare un posto del genere nella propria vita.

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Storia di volontari: la rubrica di Salesiani per il Sociale

Dal sito di Note di Pastorale Giovanile.

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Raccontare storie è un compito ineludibile nell’educazione, perché attraverso esse viene comunicato e rinsaldato il senso personale e collettivo del vivere.
Raccontare belle storie è un aiuto alla identificazione, alla condivisione, all’assimilazione di valori.
Quando poi sono i giovani a raccontare queste storie, allora (anche) si apre uno squarcio su un mondo conosciuto soltanto in parte e perlopiù attraverso stereotipi, disinformazione, luoghi comuni.
In questa rubrica diamo spazio e voci ai giovani e alle loro storie di vita, a quelli che stanno vivendo un’esperienza non di passaggio ma significativa per la loro crescita e per la crescita di una cultura di solidarietà e integrazione. Storie di volontariato.

Quasi “corredo” biografico a quanto il Presidente Mattarella ha espresso più volte nei suoi messaggi in occasione delle Giornata Internazionale del Volontariato, anche con senso di gratitudine da parte dei beneficiari: 
«Il volontariato è una straordinaria energia civile che aiuta le comunità ad affrontare le sfide del tempo e le sue difficoltà. Rinsalda i legami tra le persone, è vicino a chi si trova nel bisogno, riduce i divari sociali, promuove l’accoglienza e la sostenibilità» (05/12/2021).
«L’ampia e spontanea mobilitazione in aiuto delle comunità colpite da eventi calamitosi ne è testimonianza. Il volontariato costituisce, altresì, una risorsa preziosa per le istituzioni che, con la valorizzazione della partecipazione della società civile, possono adottare misure più efficaci e vicine ai bisogni e alle attese delle persone» (05/12/2022).
«La dedizione dei volontari è una componente imprescindibile per affrontare anche le sfide globali che mettono a dura prova Stati e società, al fine di trasmettere alle future generazioni un mondo migliore» (05/12/2023).

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Il sole nel cuore di un volontario

Evisa Feleqi
(26 anni, nata in Albania ma da lungo tempo in Italia dove si è laureata in scienze politiche con speciale attenzione alla programmazione sociale, in cui ha anche ottenuto un Master europeo. Dopo l’anno di volontariato sociale, al momento lavora presso l’Associazione SxS, dove conta di mettere a servizio dei giovani in difficoltà le sue competenze e la sua umanità, basata sull’empatia e sul potere della parola e del dialogo)

Il sorriso di una persona è il raggio più caldo che può toccare il cuore. E io sono un po’ così, sempre ottimista e sorridente, perché nella vita si deve essere felici per poter coltivare felicità. Ne sono assolutamente convinta: siamo al mondo per essere felici, e il sorriso ne è la prima traccia.
Sto parlando della mia esperienza di volontariato, in un impegno di servizio civile che mi ha profondamente coinvolta. E intendo parlarne non a partire da speciali competenze o speciali ambiti di azione, ma a partire “dall’anima”. Sì, perché l’anima del volontario è importante, il suo spirito libero e credente (di qualunque tipo sia la sua fede) fanno sorgere delle emozioni indescrivibili. Tanto più quando – per il riferimento della mia associazione di volontariato (salesiano) – l’educativo, i ragazzi, l’amorevolezza sono parole chiave.
Essere volontario salesiano vuol dire nutrire e sfamare amore, entrare nello spirito di un bambino per fargli sentire calore, accettazione e speranza. L’essenza del lavoro di volontariato è proprio quella di “organizzare” (ricostruire, condividere, alimentare…) la speranza di chi nella vita non vede sorgere delle opportunità. Io ho voluto intraprendere l’attività di volontariato proprio perché volevo toccare delle realtà difficili, disperate e in urgente bisogno di aiuto. Ho scelto i Salesiani, ed è stata la migliore scelta della mia vita, sono riuscita a lavorare con i bambini e i giovani.
A volte mi sono chiesta se si nasce volontari o lo si diventa… Non è una domanda sciocca, perché sento dentro di me naturale l’empatia, la condivisione, il desiderio di aiuto… ma so anche che occorre formarsi, per essere “meglio”. Per me è stato così: un momento molto importante è stato propria la formazione, cruciale direi, e quando la sede di appartenenza riesce a preparare il proprio volontario, rendendolo consapevole della realtà che troverà e il lavoro che dovrà svolgere, allora il volontario potrà preparare se stesso al lavoro che l’aspetta. Il mio momento di formazione fu costruttivo, ho colto con cura ogni momento e ho fatto tesoro delle attività svolte. E non dico solo a livello di “competenze” e tecniche o metodologie di azione, ma anche per conoscere meglio me stessa, mettere a nudo le mie motivazioni, imparare a collaborare, a partecipare, ad avere anche – perché non dirlo? – uno sguardo “politico”.
Sono partita per Albania nel giugno del 2022, con la macchina da Roma a Bari, ho imbarcato la macchina in nave, sono arrivata a Durazzo il mattino seguente, e dopo un paio d’ore stavo a Tirana. Ancora sento il cuore battere forte quando ricordo le emozioni di quel giorno: era un sogno che si stava realizzando.

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