Articoli

Don Carlo De Ambrogio, aperta la causa di beatificazione

Aperta la causa di beatificazione per don Carlo De Ambrogio. Di seguito l’articolo di La Voce e il Tempo, domenica 26 luglio 2020.

Don Carlo De Ambrogio, aperta la causa

Il 22 luglio, in Arcivescovado, mons. Nosiglia ha presieduto l’apertura della causa di beatificazione di don Carlo De Ambrogio.

Carlo De Ambrogio nasce ad Arsiero (Vicenza) il 25 marzo 1921. Frequenta i Salesiani di don Bosco fin da bambino e presto matura la vocazione sacerdotale e religiosa. Si laurea in Lettere e Filosofia nel 1945 a Padova. Sacerdote dal 1947, per 10 anni svolge il ministero a Pordenone nel «Collegio Don Bosco» dove insegna e segue i ragazzi interni e dell’oratorio. Inoltre è impegnato nel servizio religioso dei giovani delle Forze Armate americane. I superiori ne notano il talento e lo destinano nel 1957 a Torino-Valdocco, Casa madre della Congregazione, come responsabile della rivista «Meridiano 12», erede delle «Letture cattoliche» pubblicate da don Bosco dal 1853. Per quindici anni vi profonde un grande impegno, anche come redattore di più rubriche.

Don Carlo ha inoltre la possibilità di viaggiare e conoscere culture diverse, in particolare visita le attività educative e missionarie salesiane in Iran, India, Thailandia, Corea, Giappone, Hong Kong, Filippine, Ceylon, Formosa, Macao. Nel 1969 a Calcutta incontra Madre Teresa. È un prete a tutto tondo con una predilezione verso giovani e verso i consacrati.

Afferma:

«Ogni anima è un mistero. Dio non si ripete mai: ogni persona è per lui come l’unica al mondo».

Testimoni del suo apostolato sono gli addetti alla portineria di Valdocco. Disponibile a tutte le ore, non manda mai via nessuno, non è raro che salti il pranzo o la cena per stare con i suoi penitenti. Trova il tempo di  tenere corsi serali per studenti universitari e collabora con la Sei pubblicando commenti dei Vangeli per i giovani. Cura una collana di libri tascabili dedicata al Nuovo Testamento che chiama «Magnifìcat»; scrive la collana «Conosci tua Madre». Lancia in quegli anni il messalino giornaliero «A Messa». Collabora con «il nostro tempo» ed è buon amico di mons. Carlo Chiavazza. Ma l’opera per cui don De Ambrogio è ricordato in particolare è il «Movimento Gioventù ardente mariana». A Valdocco, come figlio di Don Bosco, prega infinite volte nel santuario di Maria Ausiliatrice. Proprio davanti a quell’immagine nasce l’opera che porta la sua idea ovunque. La notte della vigilia della festa (24 maggio) del 1975 cinquemila ragazzi nel grande cortile, nonostante la pioggia, dicono il rosario, si confessarono e parteciparono alla Messa. Regista di tutto don Carlo che un mese prima aveva diffuso un volantino per annunciare la nascita del Movimento.

Del 1977 la prova più dura: i superiori lo invitano a lasciare la Congregazione per evitare ogni sovrapposizione. Ne soffre molto, ma procede. Don De Ambrogio è accolto dal cardinale arcivescovo di Napoli Corrado Ursi. Riprende a percorrere tutta Italia, anima Cenacoli Gam in parrocchie, istituti religiosi, ospizi, ospedali e caserme.

Don De Ambrogio muore il 7 novembre 1979 a 58 anni.