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La FP del futuro prossimo. Un’occasione straordinaria per pensare in grande

Pubblichiamo un articolo scritto dal prof. Dario Nicoli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, sulla sfida della Formazione professionale in questo momento di crisi sanitaria.

1. Una situazione paradossale
La pandemia non ha imposto solo la questione sanitaria, ma ha messo in moto anche il tema strategico. La prima consiste in un cambio dei costumi che, richiedendo l’adozione dei dispositivi di protezione e distanziamento, sollecita l’assunzione di un’etica del rispetto degli altri, come affermato giustamente dal Presidente Mattarella: «Talvolta viene evocato il tema della violazione delle regole di cautela sanitaria come espressione di libertà. Non vi sono valori che si collochino al centro della democrazia come la libertà. Naturalmente occorre tener conto anche del dovere di equilibrio con il valore della vita, evitando di confondere la libertà con il diritto di far ammalare altri».

Sul piano culturale, si tratta di una svolta di non poco conto se pensiamo che il Covid-19 ci ha colti nel pieno della stagione del soggettivismo, ponendo l’ “io” in relazione con il “noi”, ovvero al fatto che siamo radicalmente costituiti di legami ed appartenenze. Il secondo è l’effetto sulle istituzioni politiche, con particolare riferimento all’Unione Europea che, portandosi dietro una debolezza di visione ideale e di unità, risvegliata dal suo stato di semi paralisi dalle tre successive crisi dell’immigrazione, economica e pandemica, ha reagito con un soprassalto di consapevolezza e di coraggio, decidendosi – in riferimento a quest’ultima – per una sorta di “Piano Marshall europeo” avente come scopo non solo la ripartenza, ma anche l’indirizzo del Vecchio continente verso un tipo di sviluppo umano e sostenibile. Ciò ha reso disponibile una quantità impressionante di investimenti, di cui l’Italia, che ha dovuto subire l’impatto più grave della crisi pandemica, risulta il principale Paese beneficiario, secondo una misura che supera i suoi contributi al bilancio europeo. In questo momento l’intera società è alle prese con la sfida sanitaria, cui dedica la totalità delle proprie energie, in particolare il sistema educativo che è divenuto per la prima volta – a causa di ciò – un tema di interesse nazionale, ma con un’attenzione unilaterale che sembra dimenticare la questione della qualità dell’educazione e della formazione, come se quest’ultima rappresentasse un elemento secondario e quindi non collocato sullo stesso piano rispetto all’emergenza pandemica. È necessario che poniamo la giusta attenzione su questo fenomeno, che potrebbe avere conseguenze rilevanti nel futuro: il lockdown, oltre ad evidenti esiti positivi legati alla riscoperta della centralità della relazione educativa ed alla campagna formativa di massa circa l’uso delle tecnologie digitali, ha anche portato ad una riduzione del raggio dell’azione della didattica limitato alle relazioni dirette docente-studente, oltre ad una quasi completa scomparsa delle attività formative reali, quelle che si svolgono in contesti operativi su compiti autentici: laboratori, progetti, stage formativi, service ed eventi.