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Caterina, Giulia, Alessandro e Filippo: gli studenti della scuola salesiana di Brescia raccontano la loro esperienza al convegno CISM USMI

AL convegno sulla scuola cattolica organizzato da CISM e USMI a settembre a Roma, ha partecipato una delegazione dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Brescia. Ecco il loro racconto.

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Immaginate di essere dei ragazzi di seconda e terza media e avere l’occasione di rappresentare la vostra scuola ad un qualunque evento. Si potrebbe definire prima di tutto un’emozione, un onore e un passo importante per la propria crescita. È qualcosa che dipende dalle occasioni, a volte una possibilità inaspettata, in ogni caso da cogliere al volo.
Immaginate ora di essere gli stessi ragazzi di seconda e terza media e avere l’occasione di rappresentare non solo la vostra scuola, ma un’organizzazione scolastica intera con un carisma ben definito come quello salesiano e di Don Bosco.

Aggiungete il fatto che l’evento, in più, non è una semplice occasione, ma un Convegno delle scuole cattoliche, il primo per giunta, a Roma, organizzato da CISM e USMI, realizzato dal 19 al 21 settembre 2024 all’Università Santa Croce. In particolare, durante il terzo giorno di lavori, lo spazio era dedicato alle scuole, affinché presentassero i loro progetti attivi e il loro modus operandi.

Erano presenti cinque scuole a livello nazionale e, per il nord Italia, l’ambasceria era composta da una delegazione della scuola media dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Brescia. È con questa bellissima responsabilità che i nostri quattro rappresentanti, Caterina Gnutti (della classe 3A), Giulia Cresci (della classe 2B), Alessandro Consolandi (della classe 3B) e FIlippo Taglietti (della classe 2C), sono partiti venerdì 20 settembre da Brescia alla volta della Capitale. La loro missione? Raccontare ciò che loro e tutti gli altri ragazzi della scuola media Don Umberto Pasini di Brescia vivono quotidianamente all’interno dell’Istituto Salesiano.

“Quando mi hanno chiesto di poter far parte di questo convegno, ho provato grande agitazione. Cosa dovevo dire? Come dovevo comportarmi? Poi, con il passare dei giorni, abbiamo deciso quali dovessero essere i punti importanti del nostro discorso, ci siamo confrontati e organizzati e questo mi ha reso più sicuro e convinto.” dice Filippo.

La scuola ha voluto che fossero i ragazzi i primi ad essere coinvolti nell’organizzazione dell’intervento: accompagnati dagli educatori, si sono divisi gli argomenti e hanno scelto di portare ognuno una tematica, partendo da un canovaccio già pronto e personalizzandolo secondo le loro impressioni e la loro esperienza. Proprio questa personalizzazione è stata la chiave del successo degli interventi dei quattro ragazzi, in un convegno che aveva come principale protagonista il pluralismo educativo: la scelta è stata quella di mostrare il pluralismo pedagogico che la scuola salesiana realizza, attraverso attività che mirano alla crescita dell’individuo in un’ottica di aiuto reciproco e missione collettiva. La diversificazione e la trasversalità delle proposte mirano a far emergere i talenti di ognuno,  senza che si rimanga necessariamente legati alle discipline e alla gerarchia delle attitudini, alcune delle quali nell’immaginario collettivo vengono ritenute erroneamente più importanti di altre. I quattro giovani hanno raccontato durante il convegno la loro esperienza in prima persona, con la doverosa preparazione in vista di una tale occasione, ma anche attraverso la necessaria spontaneità di chi ha vissuto davvero le situazioni descritte.

Filippo ha parlato del percorso di Educazione Digitale che la scuola sta attuando, un progetto che nasce dalla voglia di mettere al centro la crescita della persona prima di tutto nel reale, ma con la consapevolezza che la dimensione virtuale sta diventando sempre più importante, motivo per il quale risulta necessario prendersene cura.

Alessandro ha raccontato delle Compagnie Salesiane, prima immagine del carisma salesiano e di Don Bosco, in più quest’anno completamente rinnovate per quanto riguarda la scuola media di Brescia. Giulia si è soffermata su una questione più pratica, la disposizione a isole delle classi, utile per coltivare dei rapporti corretti e collaborativi tra i ragazzi, attraverso l’aiuto reciproco e il riconoscimento dei pregi e delle difficoltà personali e del prossimo. Si è entrati poi nel concreto quando Giulia ha descritto con grande efficacia l’esempio di un lavoro cooperativo svolto durante le ore di italiano, sfruttando proprio la disposizione a isole.

Caterina infine ha descritto un progetto a cui la scuola aderisce da tempo, il “Si può fare”, che permette ai ragazzi di  sviluppare un gran numero di competenze in uno stesso lavoro. Il progetto consiste nel costruire in gruppo un gioco sfruttando i principi della fisica e materiali già confezionati. Oltre al gioco, ogni singolo gruppo deve idearne la pubblicità di lancio e scrivere un diario di bordo che tenga nota di tutti i passaggi che hanno portato alla creazione
del prodotto finale, errori e fatiche compresi. È proprio Caterina a raccontare la sensazione di essere davanti a un pubblico di esperti per rappresentare la scuola: “Durante il convegno sentivo il cuore in gola dall’emozione, avevo
una gran paura di dire qualcosa di sbagliato. Poi, quando ho ricevuto il microfono e ho iniziato a parlare, è passato tutto e ho semplicemente spiegato quello che avevo vissuto durante il progetto “Si può fare”. Sono davvero contenta di com’è andata!”

L’intervento dei ragazzi però non è stato l’unico momento emozionante: essi sono stati anticipati da un video che ha raccontato l’esperienza di altri giovani come loro nel nostro cortile e negli spazi della scuola. Come sottolineato da un rappresentante di un altro istituto presente al convegno, ciò che ha colpito i presenti è stato soprattutto il modo in cui Caterina, Alessandro, Giulia e Filippo hanno guardato il filmato, con gli occhi fieri di chi vive quotidianamente un’esperienza che evidentemente dà loro molto, sia nelle bellezze sia nelle fatiche di ogni giorno.

Quel che conta però è soffermarsi su un elemento fondamentale: i quattro ragazzi sono rappresentanti di un modo di intendere la scuola, ambasciatori di un gruppo ben più grande. Hanno portato con loro l’esperienza di tanti altri giovani, di tutti gli altri compagni di scuola, come una grandissima squadra, che non può fare a meno di nessuna individualità. Le attività che sono state descritte infatti rappresentano un modo di vedere la scuola di un sistema ben più grande del singolo istituto locale, una prospettiva che parte dal necessario confronto tra sedi diverse: è stata l’occasione per mostrare quanto il carisma salesiano, a livello generale, operi affinché i giovani di ogni luogo possano trovare la propria strada. La chiusa perfetta ce la concede Alessandro: “La soddisfazione è stata grande, già poco
dopo l’intervento era evidente la gioia di aver raccontato ciò che tutti noi facciamo quotidianamente. Siamo andati in quattro ma eravamo più di duecentocinquanta.”