Segnali di una religiosità dinamica

Da Note di pastorale giovanile di novembre, dal dossier ITINERARI EMERGENTI NEL RAPPORTO TRA GIOVANI E SFERA RELIGIOSA.

di Valerio Corradi

«Anche quando sono molto critici, in fondo, i giovani chiedono che la Chiesa sia un’istituzione che brilli per esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale. Una Conferenza Episcopale afferma che “i giovani vogliono vedere una Chiesa che condivide la loro situazione di vita alla luce del Vangelo piuttosto che fare prediche”! In maniera sintetica, i giovani così si sono espressi: “I giovani di oggi desiderano una Chiesa autentica. Con questo vogliamo esprimere, in particolar modo alla gerarchia ecclesiastica, la nostra richiesta per una comunità trasparente, accogliente, onesta, attraente, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva”.
(Sinodo sui giovani, Instrumenum laboris, n. 67)

Le profonde trasformazioni che hanno interessato la nostra società negli ultimi anni hanno avuto delle inevitabili ricadute anche sulla sfera della religiosità giovanile, in alcuni casi rafforzando tendenze già in atto da tempo, in altri casi facendone emergere di nuove e inattese. In riferimento ai processi di transizione più recenti, nel Dossier Giovani e religiosità. Verso un cambio di paradigma (NPG 3/2015) e in successive pubblicazioni (Corradi 2016, 2017, 2018, 2021), si è insistito sulla necessità di favorire un cambio di prospettiva, di categorie e di concetti allo scopo di strutturare un nuovo modo di comprendere la religiosità dei giovani e di riorientare l’azione in ambito educativo e pastorale.
Il carattere “post-secolare” dell’epoca attuale, segnata al contempo da a-religiosità, riflessività, pluralismo, individualizzazione del credere e da differenziati “stati d’animo” religiosi, richiede un graduale cambio di prospettiva sul piano “cognitivo” e sul piano “operativo”, che consenta di dotarsi di strumenti adeguati per rendere i giovani sempre più protagonisti, e risorse per i contesti ecclesiali.
Questo scenario multiforme necessita di essere compreso anche alla luce delle importanti sfide che si stanno faticosamente affrontando all’interno della Chiesa, sempre più chiamata, da parte sua, a rinnovare le proprie strutture e le modalità di esercizio della propria azione pastorale. In un tempo segnato dall’incertezza, dalla precarietà, dall’insicurezza viene così da chiedersi, da una parte, che cosa significhi per la Chiesa accompagnare i giovani verso una religiosità matura, e dall’altra parte, come la domanda di religiosità possa trovare in ambito ecclesiale uno spazio per essere capita e per esprimersi, dando vita a percorsi individuali e comunitari arricchenti.
Questo doppio movimento è stato ben espresso nelle indicazioni scaturite dal Sinodo sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale (2018), che hanno ribadito con chiarezza che i giovani chiedono “a gran voce una Chiesa autentica, luminosa, trasparente, gioiosa” e che i giovani sono portatori di bisogni che vanno soddisfatti, di aspettative che non vanno deluse e di una tensione spirituale che non va svilita, ma sostenuta e fatta sbocciare.
Nella storia di un giovane chiamato a vivere negli anni ‘20 del 2000, si intersecano sempre più linee di pensiero e di azione diverse che mostrano la vicinanza (a volte la con-fusione) di sensibilità apparentemente distanti e non conciliabili, come la spinta alla secolarizzazione e la riscoperta della spiritualità, l’ingresso in uno scenario post-cristiano e forme di risveglio religioso che recuperano contenuti e simboli della tradizione. In ragione di queste “ibridazioni”, interrogarsi sull’esperienza religiosa dei giovani di oggi significa andare oltre le etichette e le categorizzazioni sociologiche, ma anche oltre il riduzionismo statistico che riconduce tutto a un problema di quantità e di presenze, per comprendere, anzitutto, la fenomenologia del rapporto che i giovani intrattengono con la dimensione dei significati ultimi.
Alla luce di questa premessa e della ineliminabile interconnessione tra religiosità, vocazioni, esperienza e appartenenza ecclesiale, si cercherà di riflettere sulla ricerca religiosa dei giovani in termini qualitativi, sottolineando la necessità metodologica di “leggere” la religiosità giovanile alla luce di alcune trasformazioni che stanno mutando radicalmente il mondo dei giovani (es. nuove tecnologie, mobilità, nuove appartenenze, fragilità territoriali). Al contempo si condurrà una lettura volta a cogliere sia la cosiddetta religiosità ecclesiasticamente orientata, sia le aree nelle quali si possono rinvenire tracce di religiosità de-istituzionalizzata. L’attenzione si soffermerà quindi anche su alcuni campi di espressione della sensibilità giovanile (ambiente, volontariato, politica, territorio) che contengono in nuce una ricchezza e una vitalità che li portano ad essere possibili punti di partenza per realizzare itinerari pastorali e vocazionali rivolti ai giovani. Infine, nell’ultima parte del contributo, saranno condivise alcune proposte utili a propiziare, nei contesti ecclesiali, positivi percorsi di maturazione del rapporto tra giovani e sfera religiosa.