Salesiani Sicilia, le pagelle bibliche di Sanremo

Premessa: Molti giornalisti e critici di musica in queste settimane sanremesi si sono dilettati nelle dare voti ai cantanti che in queste sere si sono alternati sul palco. Interessante è stato sperimentare questo particolar modo di scrittura: ascoltare le canzoni e cercare di dare i miei voti. Come vedrete sono voti un po’ particolari! Non contengono numeri “normali” ma ha riferimenti a qualcosa di Più Grande. Affinché fra tante parole ciascuno possa scorgere La Parola che cambia la vita, la Parola di Dio.

Istruzioni per l’uso: Approfondisci i commenti, in particolar modo i passi biblici, facendoti accompagnare dalla tua guida spirituale.

Aiello – Ora: “Mi sono perso nel silenzio delle mie paure. L’atteggiamento di uno stronzo, invece era terrore”. Quanto è difficile alle volte riuscire a tagliare con il passato. Ci sono mostri che non permettiamo di lasciarci; li facciamo tornare sempre più spesso alla mente. Talvolta rimpiangiamo un passato, che non ci ha fatto stare bene, solo perché abbiamo paura del futuro. In questa canzone Aiello ci canta di una storia finita e mai dimenticata che, a giudicare dal “grido” di dolore espresso, deve fargli ancora male.
VOTO Esodo 16 – Il popolo d’Israele rimpiange la schiavitù in Egitto –

Annalisa – Dieci: “Forse lo sai già Che ho bisogno di quello che ho perso”. Annalisa in questa canzone ci racconta la storia di chi è chiamato a perdonare e non una sola volta. Perché perdonare non vuol dire dimenticare ma amare nonostante tutto e per farlo, alle volte, servono almeno “dieci ultime volte”.
VOTO Matteo 18, 21-35 – Signore quante volte dovrò perdonare mio fratello? –

Arisa – Potevi fare di più: “A che serve un cammino senza avere una meta”. Arisa con tutta la sua potenza vocale ci ricorda che se non c’è un motivo che ci spinge, tutto il resto non ha senso. Posso fare le cose più belle di questo mondo; ma se non possiedo ciò che mi mette in movimento… non avrò mai fatto abbastanza. E cos’è che mette in movimento se non l’amore? Non a caso, Dante ebbe a scrivere che è proprio l’Amore a muovere il sole e le altre stelle. Se l’amore non è il mio motivo fondante potrò avere tutto ma non avrò niente.
VOTO Matteo 19, 16-22 – Il giovane ricco –

Di Martino e Colapesce – Musica leggerissima: “Il maestro è andato via Metti un po’ di musica leggera Perché ho voglia di niente”. Quanto è importante nella vita avere una guida, un amico dell’anima? Non avere una guida è un po’ come un’orchestra senza maestro che si accontenta di suonare solo musiche leggere. E quello che, parafrasando, ci dicono i due artisti siculi in questo brano. Senza un buon maestro (e ancora di più, senza Il Maestro) la nostra musica è leggera, anzi leggerissima. Ma noi siamo chiamati a suonare sinfonie. Se manca questa relazione il rischio è quello di chiudersi in sé stessi e non uscire più dal nostro luogo sicuro.
VOTO Giovanni 20, 19-31 – Apparizione ai discepoli (chiusi in casa)

Coma_Cose – Fiamme negli occhi: “Resta qui e bruciami piano come il basilico al sole sopra un balcone italiano”. È molto bella la similitudine, cantata nel brano, tra una coppia e il fuoco. Effettivamente l’amore è proprio come il fuoco: quando inizia non è altro che una scintilla ma, poi, se alimentato e ben curato diventa un fuoco vivo, che ha bisogno di cura e anche di limitazioni per non essere un incendio distruttivo. L’amore è quel fuoco che ci spinge fuori da noi stessi e ci permette di farci capire e comprendere.
VOTO Atti 2,1-4 – La Pentecoste –

Ermal Meta – Un milione di cose da dirti: “Senza nome io, senza nome tu E parlare finché un nome non ci serve più”. Nelle prime frasi di questa canzone possiamo ritrovare tutte le nostre relazioni, tutte le nostre amicizie. Se ci pensiamo quando conosciamo una persona inizialmente è senza nome, poi se la conoscenza si approfondisce. Tanto che arriva un momento in cui non serve neanche più avere quel nome davanti a noi per ricordarcelo. Che bello sarebbe se le nostre relazioni sfociassero in questo stile di vita, in cui l’altro è presente in me anche quando non è presente con me.
VOTO Giobbe 42, 1-6 – Io ti conoscevo solo per sentito dire –

Extraliscio e Davide Toffolo – Bianca luce nera: “Ti ho cercato in ogni cosa. E ti ho trovato e ti cerco ancora”. Uno dei personaggi biblici che mi ha colpito è sempre stato Abramo. Lui è l’emblema dell’uomo in cammino che non si accontenta. Nella sua vita più volte ha incontrato il Buon Dio eppure non si è mai sentito arrivato. Perché l’amore non è mai un punto di arrivo, ma un punto di cammino di continua ricerca; ce lo ricorda questa canzone, nella continua ricerca di questa luce.
VOTO Genesi 12 – Vocazione di Abramo –

Fasma – Parlami: “Io non posso cambiarlo Ma noi sì”. Non smetteremo mai di dirlo così tante volte: «non ci si salva da soli». Alle volte sembra retorica ma è così; io non sono mai io senza un noi. Ce lo ricorda molto bene Fasma in questa sua canzone. Nel testo il cantautore dice che “grazie a te ho tirato fuori il meglio di me” ed è interessante anche vedere come Gesù nella chiamata lucana dei suoi discepoli non chiama quasi mai singolarmente; la chiamata è personale ma l’invito a viverlo è comunitario.
VOTO Luca 5,1-11 – Chiamata dei primi quattro discepoli –

Francesca Michelin e Fedez – Chiamami per nome: “Ma se poi non mi trovi Chiamami per nome”. In tutte gli incontri di “Formazione Animatori” che ho fatto nella mia vita, uno dei consigli più gettonati ed importanti è quello di “ricordare il nome dei ragazzi”. Perché chiamare per nome una persona vuol dire riconoscerla, riconoscere la sua storia ed il suo essere. Ricorda: il tuo nome ti identifica, dice chi sei. Alle volte, sapere che nel mondo c’è qualcuno che sa chiamarmi può salvare dall’oblio. Nell’Apocalisse si dice pure che alla fine della vita il Buon Dio ci consegnerà una pietra con scritto il nostro vero nome.
VOTO Giovanni 20, 11-18 – L’apparizione a Maria di Màgdala –

Francesco Renga – Quando trovo te: “Sei lo stupore atteso, un desiderio La verità in un mondo immaginario”. Francesco Renga in questa canzone ci parla della gioia del ritrovarsi e del trovare. Perché l’altro ha sempre qualcosa da dirmi. E, alle volte, si aspetta così tanto da convincersi che non arriverà più quella persona; poi, invece, arriva e porta con sé un uragano di nuove emozioni. È quello che accade un po’ a Giovanni Battista, egli aspettava davvero la Persona che poteva cambiare la vita e la storia ed ecco che ha trovato Gesù, la Verità definitiva.
VOTO Matteo 11, 1-6 – Domanda di Giovanni il Battista –

Fulminacci – Santa Marinella: “Io me ne sono accorto a Santa Marinella”. Ognuno ha il proprio posto del cuore. Ci sono luoghi che ci parlano e ci ricordano emozioni forti. Questo accade a Fulminacci a Santa Marinella, località marittima laziale. Alle volte ci sono posti in cui ci troviamo per caso, o luoghi in cui neanche volevamo andare che però si rivelano – poco dopo – posti decisivi. Perché, alla fine, siamo sempre nel posto giusto e nel momento giusto anche quando non ce ne rendiamo conto! Succede la stessa cosa nella Bibbia in un libro piccolissimo dell’Antico Testamento chiamato Giona in cui il protagonista è restio nell’andare nel luogo che il Signore ha indicato lui.
VOTO Giona 3, 1-10 – Conversione di Ninive –

Gaia – Cuore amaro: “Fedele ai miei sogni Senza paura poi di cadere”. È interessante la scelta di termini che fa Gaia in questa sua canzone: sogni, cadute, cuore amaro, disordine. Sembra esserci un miscuglio di cose che, poi, in realtà è la vita stessa. Perché alle volte la vita tutto sembra piuttosto che ordinata. Ma c’è una costante che deve guidare la vita, lo dice proprio la cantante all’inizio della canzone, senza la quale il disordine rischia di prendere il sopravvento: “credere nei sogni senza paura di cadere”. Non è sempre facile, lo ammetto, perché i sogni ti devono portare alla realtà e non rimanere tali. Questo vuol dire mettersi in cammino, un cammino che non è mai facile.
VOTO Genesi 37, 2-11 – Giuseppe e i suoi fratelli –

Ghemon – Momento Perfetto: “Non ho dubbi adesso, Dentro sento che è il mio momento”. In una ballata molto swing Ghemon ci parla del suo momento perfetto. C’è un tempo per ogni cosa, ed è importante ricordarselo perché il rischio che la società contemporanea ci fa correre è quello di anestetizzarci, di farci restare seduti senza far nulla, vivendo la paura di potersi alzare ed invece c’è un momento perfetto e per capirlo forse avrai bisogno di una mano che ti aiuti.
VOTO Qoèlet 3, 1-15 – Ogni evento ha il suo tempo –

Gio Evan – Arnica: “Per poi dire cosa quanto ha fatto male Eppure lo voglio rifare”. Penso che sia molto bella la scelta del giovane cantautore  di chiamare una canzone che parla del dolore con il nome “Arnica”, sappiamo tutti essere un fiore dal quale si produce una pomata anti-infiammatoria per i dolori esterni. Non credo che Gio Evan sia un masochista quando dice che vuole rifare ciò che gli ha fatto male; penso piuttosto che abbia sperimentato che si può risorgere dalle ceneri. Che il dolore, alla volte, è l’arma più potente che abbiamo per far uscire il lato migliore di me e di noi stessi. Al dolore non c’è un perché ma un per-chi, sicuri che dopo la passione e morte c’è sempre la Resurrezione.
VOTO Isaia 53, 1-12 – Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce –

Irama – La Genesi del tuo colore: “Sarà una genesi La genesi del tuo colore”. Irama, che purtroppo non ha potuto partecipare di presenza al Festival, parla nella sua canzone di Genesi, di ri-inizio, di ri-nascita. Capita nella vita d’infilarsi in tanti fili che come una matassa s’intrecciano e si attorcigliano tra di loro. Alle volte è necessario ricominciare, perché le cose cominciano, sono piccole e all’inizio c’è tutto! È quello che fa il popolo d’Israele che scrive il racconto dell’inizio del mondo in un momento di forte crisi in cui sono stati liberati dalla schiavitù di Babilonia, hanno bisogno di ricominciare e per farlo partono proprio dall’inizio, dalla Genesi.
VOTO Genesi 1, 1-31 – Dio disse «Sia la luce!». E la luce fu –

La Rappresentante di Lista – Amare: “Amare senza avere tanto”. In questa potente canzone il duo siciliano ci racconta la vera essenza dell’amore. Per amare non bisogna avere, ma bisogna dare. Sembra quasi un controsenso eppure è quello che l’Amore ci chiede. L’amore m’interpella al dono ed al servizio, con i miei difetti ed i miei limiti. Gesù in un passo del Vangelo rivela il criterio decisivo del suo giudizio, cioè l’amore concreto per il prossimo in difficoltà.
VOTO Matteo 25, 35-44 – Il giudizio finale –

Lo Stato Sociale – Combat Pop: “Nella vita si può Anche dire di no”. In questo brano super-energico lo Stato Sociale ci ricordano che non sempre si può dire “si”, non sempre si può scendere a compromessi. Dovremmo un po’ ricordarcelo noi cristiani quando mettiamo da parte Gesù per far felici tutti. C’è una scena emblematica nel Vangelo in cui Cristo stesso scaccia i mercanti dal Tempio, eppure non poteva arrivare ad un accordo? Non poteva scendere a compromessi? La risposta di Gesù penso sia emblematica, il cristiano è chiamato ad andare controcorrente se è necessario, egli sa che la sua scelta, se fondata in Cristo, è la scelta giusta e vera.
VOTO Matteo 21, 12-17 – I venditori scacciati dal tempio –

Madame – Voce: “Sarà la voce ad essere l’unica cosa più viva di me”. Dicevamo prima, nella canzone dello Stato Sociale, che il cristiano è chiamato ad andare controcorrente e per farlo è necessario far sentire la propria voce. La storia della Chiesa è piena di testimonianze di persone che hanno fatto sentire la loro voce anche quando erano costretti a tacere. Una voce chiara e indistinta, non spezzata ma forte. Una voce che non può tacere le meraviglie che ha conosciuto, e soprattutto una voce che è strumento del Buon Dio.
VOTO Gv 1, 19-28 – Testimonianza di Giovanni –

Malika Ajane – Ti piaci così: “Non è mai tardi Non è mai detto”. Malika, in questo testo, invita al sapersi accettare così come si è. Troppe volte ci lasciamo condizionare dai pregiudizi e dai canoni di bellezza imposti dalla società. È bene, ogni tanto, ricordarsi che tu sei bello così, che tu sei bella così! Anche con tuoi difetti e le tue piccole imperfezioni che ti rendono unico. Anche dai nostri errori il Buon Dio ci può far riemergere e renderci luce per gli altri.
VOTO Galati 1, 11-24 – Chiamata di Dio –

Maneskin – Zitti e buoni: “sono fuori di testa ma diverso da loro”. I Maneskin in una canzone dal sapore rock ci parlano della società che sembra cercare, sempre più, nella gente un unico modo di pensare. Ci vogliono zitti e buoni, cantano i Maneskin, ci vogliono tiepidi. Né caldi, né freddi; invitati a seguire la massa e incapaci di prendere delle decisioni. Questa è una delle cose peggiori che può capitarci, essere spogliati della nostra personalità. Attenzione gente.
VOTO Apocalisse 3, 14-22 – Tu non sei né freddo né caldo –

Max Gazzè e la Trifluoperazina Monstery Band – Il farmacista: “Io ho la soluzione (Si può fare!) Per un tormento che attanaglia”. Sempre particolare e mai banale Max Gazzè, qui ci propone una canzone ironica e a tratti pungente che parla di un farmacista e delle sue soluzioni. Tutti noi vorremo guarire nella maniera più veloce e più indolore possibile. Ma la verità è che la cura non è mai un qualcosa di immediato. La guarigione passa sempre per la convalescenza e dalla terapia. Ce lo testimonia un racconto biblico molto intenso che narra la storia di un padre diventato cieco che per guarire dovrà affidarsi non solo al suo cammino di conversione ma, anche, a quello del figlio chiamato ad affrontare un viaggio importante.
VOTO Tobia 4 – Tu hai una grande ricchezza se avrai il timore di Dio –

Noemi – Glicine: “Dentro ti amo e fuori tremo Come glicine di notte”. Quanto ci fa paura amare? Ci sconvolge il donarsi agli altri e mostrarci per quello che siamo: fragili; è proprio questo “renderci deboli” che ci fortifica. Abbiamo talmente paura ad amare che non lo facciamo, privandoci dell’esperienza più bella che ci possa capitare; perché, in fondo, quando si ama non si sbaglia mai. È lo stesso meccanismo lo attuiamo con Dio. Egli che è Amore, ci ama di un amore vero e sincero e alle volte non sappiamo rispondere e se lo facciamo non ci esponiamo più di tanto! Ama e saprai chi sei.
VOTO Giovanni 21, 1-20 – Mi ami tu? –

Orietta Berti – Quando ti sei innamorato: “L’amore che mi dai è quello che vorrei”. Orietta Berti canta la canzone più sanremese di tutta la gara forse. Molti l’hanno definita banale, ma l’amore non è mai banale; se poi si pensa che la cantante è sposata da tanto tempo con suo marito allora si capisce che quelle parole sono davvero sentite. Ci vuole coraggio ad amare, proprio perché abbiamo banalizzato l’amore, lo abbiamo scritto ovunque senza nemmeno capirne il senso. Invece l’amore è molto più che banale, è un inno alla vita.
VOTO 1° Lettera ai Corinzi 13, 1-13 – Inno alla Carità –

Random – Torno a te: “oggi ritorno a te, torno ad amare almeno”. Chi non ha peccato scagli la prima pietra! Sfido a cercare tra i lettori di questo articolo la donna o l’uomo perfetto. Non esiste. Sbagliamo perché siamo umani, ce ne andiamo, ci allontaniamo anche da chi ci ama davvero. E alle volte capiamo di dover tornare sui nostri passi, di tornare lì dove siamo stati bene, nella speranza che chi ci ha amato ci possa riaccogliere fra le sue braccia.
VOTO Luca 15, 11-32 – Parabola del Padre Misericordioso –

Willy Peyote – Mai dire mai (La Locura): “Non ti servono i programmi se il consenso ce l’hai”. Forse non basterebbero due pagine per parlare del significato di questa canzone di Willy Peyote, ha tanti riferimenti e molte critiche. Scelgo questa frase perché mi ha colpito nella sua nudità e verità! Siamo tutti alla ricerca del consenso, del “vai bene a tutti”. Se il trend dice che questo è l’anno del colore verde allora vedrai per strada gente interamente vestita di verde senza un perché. Gesù è venuto sulla terra senza grandi followers, 12 persone (tra l’altro pescatori in buona parte) e cosa sono in confronto ai numeri dei più famosi Influenzer del mondo? Gesù è venuto senza consensi ma con un programma preciso, la mia felicità.
VOTO Matteo 5, 1-12 – Beati voi –

Stefano Cortesiano sdb