NPG, è uscito il nuovo numero di febbraio

La strategia preventiva. A proposito di un utile e necessario “vademecum”

Rossano Sala

Prevenire, non reprimere!

San Giovanni Bosco è famoso perché ha indicato nel “sistema preventivo” il suo programma educativo. Storicamente questa idea è stata abbozzata, nei suoi primordi, dall’incontro con i giovani nel carcere.
Appena dopo l’ordinazione, il giovane sacerdote piemontese ha frequentato per ben tre anni il Convitto Ecclesiastico (1841-1844), sotto la guida sapiente e audace di san Giuseppe Cafasso. In questo tempo, secondo le Memorie dell’Oratorio, incominciano le sue prime “esperienze oratoriane”, i suoi primi “esperimenti pastorali” che pian piano matureranno fino a diventare una scuola di santità per i giovani e per gli educatori. Egli segue il suo maestro, vivendo con fiducia le esperienze che questo uomo santo gli indica. E per questo va anche in carcere:

Per prima cosa egli prese a condurmi nelle carceri, dove imparai tosto a conoscere quanto sia grande la malizia e la miseria degli uomini. Vedere turbe di giovanetti, sull’età dei 12 ai 18 anni; tutti sani, robusti, d’ingegno svegliato; ma vederli là inoperosi, rosicchiati dagli insetti, stentar di pane spirituale e temporale, fu cosa che mi fece inorridire. L’obbrobrio della patria, il disonore delle famiglie, l’infamia di se stesso erano personificati in quegli infelici. Ma quale non fu la mia maraviglia e sorpresa quando mi accorsi che molti di loro uscivano con fermo proposito di vita migliore e intanto erano in breve ricondotti al luogo di punizione, da cui erano da pochi giorni usciti (Memorie dell’oratorio, Seconda decade, 11).