La semplice Ave Maria di Don Bosco che ha dato inizio all’Oratorio continua a dare i suoi frutti: il nuovo documento sull’Oratorio – Centro Giovanile Salesiano.

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Lo stesso Don Bosco, nelle sue Memorie dell’Oratorio, racconta come l’Oratorio sia iniziato l’8 dicembre 1841: “con una semplice Ave Maria”. Da allora, per i salesiani, la celebrazione dell’Immacolata Concezione e la commemorazione dell’inizio dell’Oratorio salesiano sono inscindibili. Non si trattò però di un inizio formale, di un’inaugurazione di strutture fisiche o dell’avvio di programmi di lavoro, ma dell’attuazione di quello che oggi conosciamo come “stile/criteri oratoriani”: un incontro educativo-evangelizzatore tra Don Bosco e un giovane povero, rispondendo ai suoi bisogni concreti e promuovendolo integralmente attraverso la “metodologia” dell’amicizia. Tutto questo fu l’inizio di ciò che Don Bosco stesso non poteva immaginare all’epoca: l’Oratorio salesiano.

 L’Ave Maria di Don Bosco segna l’origine di un dinamismo che gradualmente ha dato impulso a tutte le proposte ed espressioni educativo-pastorali di cui i giovani del suo tempo avevano bisogno. Così, lo stile oratoriano ha plasmato allora, e continua a plasmare ancora oggi, ogni opera e presenza salesiana nel mondo.

Infatti, a distanza di 182 anni, la stessa “semplice Ave Maria” e lo stesso stile/criterio oratoriano continuano a dare energia e identità al carisma salesiano, che implica anche una continua riflessione e un costante aggiornamento, non solo perché le opere e la presenza salesiana siano espressione fedele di ciò che Don Bosco ha iniziato, ma anche perché si continui a essere fedeli a lui, rispondendo alle nuove e attuali esigenze dei giovani.

Per questo motivo, in questa giornata dell’8 dicembre 2023, il Settore Salesiano di Pastorale Giovanile presenta una nuova riflessione aggiornata sull’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano (2023). Si tratta di un documento che, partendo dal Quadro di Riferimento per la Pastorale Giovanile (2014), viene rinnovato e aggiornato tenendo conto dei nuovi contesti e delle nuove realtà della Congregazione Salesiana e dei giovani.

A questo proposito, il Consigliere generale per la Pastorale, don Miguel Ángel García Morcuende, afferma: “Intendiamo offrire una comprensione ampia e aggiornata dell’Oratorio-Centro giovanile. Vogliamo contribuire a confermare, rinnovare e rivitalizzare la novità dell’Oratorio-Centro giovanile, radicato nella nostra memoria carismatica, e a rendere attuale il suo potenziale educativo ed evangelizzatore”.

Il documento è il risultato di un percorso di dialogo, ascolto e consultazione con tutte le Ispettorie durato un anno, che ha suscitato un crescente interesse per il rilancio e la rivalutazione delle opere specificamente identificate come Oratorio-Centro Giovanile, ma anche per il rilancio e la rivalutazione dell’originalità oratoriana di ogni opera e presenza salesiana.

Il documento è strutturato in quattro parti, che rispondono al cosa, al chi, al perché e al come dell’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano, cioè all’originalità dell’Oratorio salesiano, alla sua Comunità educativo-pastorale, alla sua proposta educativo-pastorale e, infine, alla sua organica animazione pastorale.

Nei mesi di ottobre e novembre, il contenuto del testo è stato presentato agli incontri regionali dei delegati provinciali di pastorale giovanile. I delegati hanno apprezzato l’attualità della riflessione, dato che in alcune Province si sta rendendo necessaria la riattivazione dell’Oratorio-Centro giovanile come modo concreto di vivere le nuove frontiere/periferie della vita dei giovani.

Il testo è disponibile in PDF modificabile in 5 lingue, contemporaneamente alla versione per la stampa dell’Ispettorato stesso. Il documento è accompagnato da un PPT per la presentazione e una più ampia diffusione.

Don Francisco Cervantes, membro del Settore di Pastorale Giovanile, accompagna questo ambiente e si occupa anche dei processi di formazione e accompagnamento dei giovani animatori.

Nella Solennità dell’Immacolata, come Don Bosco, con una semplice Ave Maria, affidiamo a nostro Signore Gesù Cristo e a nostra Madre tanti giovani che hanno urgente bisogno delle dinamiche educativo-pastorali di un Oratorio-Centro Giovanile Salesiano, e offriamo questo documento per illuminare la riflessione e le pratiche che già abbiamo, ma anche per incoraggiare nuove e creative proposte.

 

“Condividere il nostro percorso di vita e di fede nel mondo digitale”: il “Don Bosco Digital Forum”

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Il Settore per la Comunicazione Sociale della Congregazione Salesiana lancia quest’anno il nuovo progetto del “Don Bosco Digital Forum”: si tratta di un nuovo canale di ascolto, dialogo e partecipazione con i Delegati per la Comunicazione Sociale e soprattutto con i giovani direttamente coinvolti nella Comunicazione delle Ispettorie e Visitatorie salesiane di tutto il mondo. Scopo ultimo di questa iniziativa, come ben sintetizza il titolo, è quello di “Condividere il nostro percorso di vita e di fede nel mondo digitale”.

L’iniziativa del Don Bosco Digital Forum sorge dal riconoscimento della realtà giovanile attuale. “Le ragazze e i ragazzi che abitano in questo universo digitale vivono le sfide che il mondo affronta: crisi familiari, difficoltà a portare avanti gli studi e a trovare un lavoro, problemi di salute fisica ed emotiva, violenza e talvolta mancanza di speranza” spiega don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale.

Al tempo stesso i giovani oggi sono “nativi digitali: vivono all’interno di un vero e proprio acquario globale. Sono immersi nei colori, nei suoni, nelle immagini e nelle interazioni – prosegue don Gildasio Mendes –. In quell’acquario nuotano con amici e conoscenti, intessono rapporti di lavoro, festeggiano gli eventi che stanno loro a cuore, condividono i sentimenti e la visione della vita”.

I giovani di oggi, soprattutto, hanno le loro voci, hanno molto da dire e vogliono essere ascoltati; e possono trovare nei salesiani proprio chi sia disposto a sentirli con gentilezza e vera apertura, d’orecchi e di cuore.

Ecco, dunque, il perché del “Don Bosco Digital Forum”, pensato per essere un pratico e agile strumento che permetta ai giovani comunicatori di condividere loro esperienze e il loro vissuto.

A livello operativo, si tratterà di diversi appuntamenti digitali, che sono partiti nell’autunno del 2023 e che riprenderanno a partire dall’inizio del 2024: nella prima fase, il Consigliere per la Comunicazione Sociale, in contatto con il Delegato per la Comunicazione delle Ispettorie, definirà il giorno e l’ora dell’incontro per il Forum, e il Delegato inviterà e motiverà i giovani a partecipare, coordinando poi l’effettivo incontro online e favorendo il dialogo in ogni modo. Nella seconda fase, il Delegato è invitato ad organizzare altri Forum, in base agli interessi emersi dal confronto con i giovani coinvolti.

Con questa nuova iniziativa il Settore per la Comunicazione Sociale porta avanti il suo progetto di animazione nel proprio settore e tra i giovani del mondo, realizzando la missione tipicamente salesiana di stare insieme ai giovani, conoscerli ed amare le cose che essi amano, per poi poter loro proporre le cose amate dai salesiani.

Il Don Bosco Digital Forum è un progetto in linea con la proposta di Papa Francesco su una comunicazione che ascolta con il cuore, coinvolge le persone e genera comunione e fraternità. Inoltre, è anche in piena sintonia con la proposta n° 3 delle linee programmatiche del Rettor Maggiore per la Congregazione Salesiana dopo il Capitolo Generale 28° (“A vivere il ‘SACRAMENTO SALESIANO DELLA PRESENZA’”), che riguarda la vocazione e missione dei Figli di Don Bosco nello stare in mezzo ai giovani, nell’ascoltarli, nell’essere per loro degli amici e nel fare insieme con loro un cammino di fede al servizio degli altri.

“Papa Francesco nel suo messaggio al Capitolo ci ha parlato de ‘l’opzione Valdocco e il carisma della presenza’, quel carisma che mi permetto liberamente di qualificare come ‘sacramento salesiano’ della presenza. Il Papa scrive che ‘prima delle cose da fare, il salesiano è il ricordo vivente di una presenza dove disponibilità, ascolto, gioia e dedizione sono le note essenziali per risvegliare i processi. La gratuità della presenza salva la Congregazione da ogni ossessione attivista e da ogni riduzionismo tecnico-funzionale. La prima chiamata è quella di essere una presenza gioiosa e libera in mezzo ai giovani’” (Atti del Consiglio Generale 433).

Vai al sito

“Giovani oggi, la grande sfida educativa”. Il Cardinale Fernández Artime a confronto con la cittadinanza torinese

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Torino) – Nella bella cornice del Santuario della Consolata a Torino, il più importante santuario della città e dell’Arcidiocesi, è andato in scena nella serata di lunedì 4 dicembre l’atteso incontro della cittadinanza con il Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco. L’evento è servito a riflettere insieme sul tema “Giovani oggi, la grande sfida educativa” e ha rappresentato la conclusione del ciclo di incontri pubblici organizzati alla Consolata dal settimanale diocesano “La Voce e Il Tempo”.

Dopo gli appuntamenti con il cardinale Giorgio Marengo, Prefetto apostolico di Ulan Bator, in Mongolia, su “Il viaggio profetico del Papa in Mongolia”, dello scorso 25 settembre; e con Sergio Durando, Responsabile della Pastorale Migranti della diocesi, sul tema “Migranti, cosa dobbiamo fare?”, nella serata del 6 novembre; nel primo lunedì di dicembre è stata la volta del Rettor Maggiore di intessere un dialogo attivo e fecondo con la Chiesa e la città di Torino, affrontando in questo caso, come già detto, il tema dell’educazione.

Il Rettor Maggiore ha parlato davanti ad un folto pubblico di persone interessate: un bel gruppo di salesiani, una dozzina di sacerdoti del clero diocesano torinese, accompagnati dal Vescovo ausiliare di Torino, Mons. Alessandro Giraudo, e dal Rettore della Basilica, Mons. Giacomo Maria Martinacci; e soprattutto tanti laici e laiche impegnati con i giovani nel servizio educativo.

Il punto di partenza per la serata sono state alcune delicate situazioni educative che il Rettor Maggiore ha illustrato con riferimento alle realtà giovanile italiana. Il Cardinale ha elencato statistiche e report ufficiali che hanno mostrato un’innegabile emergenza educativa, che va dall’utilizzo privo di accompagnamento degli strumenti digitali da parte dei minori sin dalla più tenera età, alla constatazione dell’incapacità della scuola e del sistema educativo in generale di svolgere il proprio ruolo di “ascensore sociale”.

Proprio a partire da tali sfide e problematicità, il X Successore di Don Bosco ha indicato sei piste di lavoro per il futuro, elaborate in dialogo con il prof. don Michal Vojtáš, Vicerettore dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), che riguardano le principali sfide educative attuali:

–     l’educazione dei giovani nel rapporto tra il digitale e il reale;

–     l’impegno a colmare il divario generazionale tra giovani e adulti;

–     il pensiero critico e la capacità di formulare in autonomia pensieri coerenti, ricorrendo ad un uso ragionato e personale della parola;

–     l’educazione affettiva e sessuale, di fronte alla liquidità di ruoli e modelli;

–     la solitudine che contrassegna moltissimi giovani, cresciuti in famiglie numericamente esigue e talvolta con solo una o nessuna figura di adulto di riferimento;

–     infine, dato quest’insieme di sfide, la fondamentale formazione degli educatori.

Questo ricco momento formativo, però, è stato, solo il prologo della successiva e centrale fase della serata, che si è sviluppata interamente nella forma di un dialogo franco e aperto tra la numerosa assemblea che per l’occasione affollava la Basilica della Consolata e l’illustre ospite.

Così, per circa un’ora e un quarto di tempo, il Card. Fernández Artime ha risposto con sincerità e schiettezza ad una dozzina di interrogativi inerenti alle peculiarità dell’educazione odierna, offrendo risposte frutto della sua personale esperienza salesiana, della sua visione globale maturata attraverso i circa 10 anni di Rettorato, oltre che del sempreverde bagaglio di sapienza educativa contenuta nel Sistema Preventivo di Don Bosco.

In definitiva, nelle parole dello stesso Rettor Maggiore, è stato davvero un momento proficuo e produttivo di confronto tra persone interessate ad agire per il bene dei giovani attraverso il servizio dell’educazione.

Vai alla notizia

RMG – Preparazione all’incontro del Volontariato Missionario Salesiano di marzo 2024

Dall’agenzia ANS.

***

A novembre 2023 si sono svolti tre diversi incontri a livello di congregazione in preparazione all’incontro mondiale per gli operatori del Volontariato Missionario Salesiano (VMS).

Questi incontri hanno riunito partecipanti di varie regioni salesiane per affrontare le sfide e le aspettative legate al volontariato, in preparazione all’incontro dei volontari missionari salesiani del marzo 2024.

L’obiettivo è stato quello di fare rete tra le varie persone coinvolte in questo servizio, favorire la collaborazione e analizzare le opportunità di formazione per i coordinatori dei volontari.

Durante gli incontri sono emersi diversi temi comuni. Un argomento prevalente è stato la necessità di un accompagnamento efficace sia dei volontari, sia delle comunità che li accolgono.

I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di preparare i volontari all’esperienza del volontariato, di fornire formazione e supporto e di assicurare una transizione graduale dopo il periodo di volontariato.

Un altro tema chiave è stato l’integrazione della fede e della comunità nell’esperienza di volontariato.

I partecipanti hanno sottolineato l’importanza della vita in comune con i salesiani, della formazione alla spiritualità salesiana e della connessione tra il servizio di volontariato e l’esperienza di fede.

Inoltre, l’incontro si è concentrato sulle sfide e le opportunità di lavorare con gruppi diversi di volontari.

Si è trattato di affrontare le esigenze di volontari provenienti da gruppi di età, culture e contesti religiosi diversi.

I partecipanti hanno sottolineato l’importanza dell’interculturalità, della collaborazione tra laici e religiosi e della promozione del volontariato locale.

Anche la sostenibilità e l’impatto a lungo termine sono state tra le principali preoccupazioni emerse durante gli incontri.

I partecipanti hanno discusso la necessità di programmi di formazione chiari, di un sostegno continuo e della creazione di reti per rafforzare il volontariato a livello globale.

Hanno anche sottolineato l’importanza di affrontare le attuali sfide mondiali, come il cambiamento climatico, e di coinvolgere i giovani in attività di volontariato significative.

Tutti gli incontri si sono conclusi con una revisione della logistica per il prossimo incontro del VMS di marzo 2024.

I partecipanti hanno espresso le loro aspettative per l’incontro, che comprende la commemorazione del 150° anniversario delle missioni salesiane, l’attenzione al lavoro con le comunità di accoglienza e il tema dell’accompagnamento degli ex-volontari.

Gli incontri dei volontari missionari salesiani sono stati una piattaforma preziosa per i coordinatori dei volontari per scambiare idee, condividere le migliori pratiche e collaborare su iniziative future.

“Affrontando temi e sfide comuni nel nostro incontro di marzo, speriamo di migliorare la qualità e l’efficacia dei programmi di volontariato all’interno della Congregazione salesiana”

ha affermato uno dei partecipanti.

Vai alla notizia

RMG – Il calendario dell’Avvento e del Natale 2023-24 “Laudate Deum”

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Il calendario dell’Avvento e del Natale 2023-24 è stato realizzato dal Settore Pastorale Giovanile in collaborazione con il Circolo Laudato si’ nelle Selve di Roma, ha come tema la Laudate Deum ed è scaricabile dal pulsante.

Scarica il calendario

Gli auguri natalizi del Rettor Maggiore, con l’angelo di Rollini

Dal sito infoANS.

***

Per gli auguri natalizi 2023 e il nuovo anno 2024 da parte del Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, è stato scelto un ampio particolare di un quadro del pittore Giuseppe Rollini (1842-1909) che raffigura l’Arcangelo Gabriele.

L’idea è stata della Coordinatrice del “Museo Casa Don Bosco” di TorinoValdocco, dott.ssa Ana Martín García, che spiega:

“Il dipinto Arcangelo Gabriele, attualmente esposto nella collezione permanente del Museo Casa Don Bosco, è stato attribuito in studi recenti alla scuola del pittore Giuseppe Rollini (1842-1904), exallievo dell’Oratorio. Quest’artista visse all’Oratorio di San Francesco di Sales a Valdocco intorno al 1860, mentre frequentava i corsi di pittura dell’Accademia Albertina di Torino. La sua opera, di grande abilità tecnica, offre una grande versatilità di tematiche e include pittura storica, sacra, ritratti e di paesaggi. Formatosi con Enrico Gamba e Andrea Gastaldi, collaborò con Alessandro Vacca alla decorazione del Borgo Medievale del Valentino (Esposizione Nazionale di Torino, 1884) e lavorò al Duomo di Pinerolo, alla Chiesa del Regio Parco di Torino e al Santuario di Cussanio, a Fossano”.

Da un punto di vista più prettamente salesiano, la dott.ssa Martín García aggiunge:

“Rollini ebbe in don Bosco un padre e un mecenate. Il contatto diretto con il santo lasciò un’impronta importante nel suo percorso professionale, come testimonia la sua produzione artistica. Rollini dipinse pitture murali e grandi pale d’altare nelle chiese costruite ex novo sotto la direzione di Don Bosco, come la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, la Chiesa di San Giovanni Evangelista, sempre a Torino, e la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Roma. Come ritrattista, ha lasciato un’importante testimonianza per la storia della Congregazione Salesiana, immortalando il volto di Don Bosco (1880 e 1888), quello di Mamma Margherita (1885), quello di don Vittorio Alasonatti (1899) e quello di Don Michele Rua (1905)”.

L’immagine prescelta per gli auguri diventa così anche un’esortazione a tutti i destinatari a conoscere e visitare il Museo Casa Don Bosco, custode dei più preziosi reperti della storia salesiana.

A completare gli auguri nelle pagine interne si trovano un messaggio tratto dall’omelia del Papa consegnata ai nuovi Cardinali e al Collegio Cardinalizio nell’Eucaristia del 4 ottobre 2023, nella quale il Santo Padre, invita la Chiesa ad assumere il medesimo sguardo benedicente del Salvatore ( “Apparteniamo a Lui e – ricordiamolo – esistiamo solo per portare Lui al mondo” è la conclusione della citazione); e i voti augurali del X Successore di Don Bosco, accompagnati dalla speranza per “la fine delle guerre nel mondo”.

Infine, il biglietto d’auguri del Rettor Maggiore di quest’anno si caratterizza anche per la presenza nel frontespizio di un duplice stemma: oltre a quello consueto della Congregazione Salesiana c’è anche quello del Cardinale Fernández Artime.

Vai alla notizia

La scuola d’italiano per migranti dell’opera Sacro Cuore a Roma: una mano tesa in aiuto di tanti giovani “invisibili”

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Dal 2017, cioè da quando l’opera del Sacro Cuore di Gesù a Roma ospita al suo interno anche la Sede Centrale Salesiana, molte delle persone che varcano il suo cancello d’ingresso sono personalità chiamate a vario titolo ad interagire con il governo centrale della Congregazione – il Rettor Maggiore, il suo Consiglio e tutti gli uffici centrali. Ma insieme ad esse, tutti i giorni, passano per il medesimo cancello anche alcune tra le persone più umili e spesso “scartate” dalla società: senzatetto, migranti o rifugiati, giovani bisognosi di una mano per dare una prospettiva al proprio futuro.

È per loro, infatti, che i salesiani hanno avviato il progetto della scuola d’italiano per migranti e rifugiati, che ha luogo nei locali a disposizione della parrocchia del Sacro Cuore, e che beneficia complessivamente circa 140 persone per ogni ciclo di corsi – ma solo perché di più non si riescono ad accogliere, dato cha la domanda supera costantemente l’offerta.

Sono corsi offerti in forma totalmente gratuita da una composita équipe di volontari, dove si mescolano laici, soprattutto – tra cui ragazzi e ragazze del Servizio Civile Universale e giovani universitari della vicina Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre; ma anche salesiani, membri della Famiglia Salesiana e religiosi di altre famiglie spirituali – tutti accomunati da un’esperienza di servizio che lascia qualcosa, in primis, a chi la fa.

Seguendo un’antica prassi salesiana (lodata anche da Papa Francesco) i corsi sono di breve durata, in questo caso trimestrali, e al Sacro Cuore vanno in scena a ciclo pressoché continuo: ogni pomeriggio dei giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, con due “lunghe” il martedì e il giovedì, dove le lezioni da 1 ora e mezza canonica arrivano anche a quattro ore e mezza.

“Ci sono diversi livelli, sulla base delle necessità: corso di base, medio e avanzato.  D’altra parte, bisogna considerare che alcuni di questi giovani sono analfabeti anche nella loro lingua madre” spiega don Enrico Lupano, SDB. Piemontese, con un passato come guida e accompagnatore dei gruppi sui Luoghi Salesiani di Torino, oggi è lui a coordinare questo percorso di educazione e integrazione, insieme a suor Cristina, delle Missionarie di Cristo Risorto, consacrate con cui i salesiani del Sacro Cuore portano avanti tutta una serie di attività educative, di evangelizzazione e promozione sociale nell’ambito del Progetto Missionario “Sacro Cuore”.

Sempre don Lupano, con la sua conoscenza dei luoghi originari di Don Bosco, individua alcune significative suggestioni. “La nostra esperienza ricorda un po’ quella dell’oratorio itinerante di Don Bosco, o dei primissimi tempi a Valdocco, quando ancora non c’era molta stabilità. Anche qui noi ci vediamo costretti a muoverci in spazi in costante evoluzione, per via dei lavori di ristrutturazione, e certamente questi sono giovani di quelli più amati da Don Bosco. Inoltre, questi ragazzi arrivano letteralmente da tutto il mondo fin dentro al cuore della Congregazione, e con la loro presenza ci tengono fedeli al carisma, affinché poi dal centro si possa ridare energia a tutte le presenze sparse per il mondo. È come un doppio movimento: dal mondo al Sacro Cuore e dal Sacro Cuore al mondo”.

In effetti i ragazzi che lo frequentano rappresentano uno spaccato della società multietnica e globale di oggi, anche se limitato alle fasce più deboli. Nelle aule dove si tengono i corsi abbiamo incontrato Tenin, l’unica ragazza e la più brava della classe, che però per via della timidezza non se la sente di presentare la sua esperienza. C’è poi Mamadou, 23enne della Guinea Conakry, che ha saputo di questi corsi giocando a pallone con un volontario; o Bernard, 25enne arrivato dalla Repubblica Democratica del Congo, che frequenta il corso da un mese e che spera che in breve tempo, continuando ad imparare, potrà farsi capire per bene e trovare un lavoro per mantenersi; o Suleyman, arrivato dal Gambia tre mesi fa: sembra un giovane sorridente come tanti, ma se poi gli chiedi di come è arrivato in Italia accenna rapidamente alla traversata del Nord Africa, ai tanti rimasti in Tunisia e al viaggio in barca, salvo trincerarsi poi dietro lo sguardo basso e una frase impossibile da dimenticare: “È una storia lunga… E se te la racconto poi finisco a piangere”.

In effetti la scuola d’italiano, seppure non possa rilasciare attestati ufficiali, per molti di loro è un trampolino di lancio per un percorso più ampio e virtuoso: i salesiani e i volontari che li accompagnano, infatti, non si fermano alla lingua, ma aiutano a tutto tondo: nella scrittura di un curriculum vitae, nella ricerca del lavoro e della casa; dando lezioni di scuola guida, per avviare migranti e rifugiati verso una sempre maggiore autonomia; e, per quanto possibile, dando una mano anche nell’affrontare la burocrazia e le sfide con i permessi di soggiorno…

Per ragazzi e giovani con storie di grande sofferenza alle spalle e un presente fatto di incomprensione – anche linguistica – e marginalità, non è poco. E infatti in tanti tornano successivamente per restituire qualcosa di quanto ricevuto: alcuni, diventando a loro volta insegnati d’italiano per i loro connazionali; altri, aiutando nelle varie attività presenti presso il Sacro Cuore. Per tutti c’è comunque un’esperienza di gratuità e servizio che rimane impressa, e che in più di una circostanza ha anche fatto scoprire o riaffiorare cammini di maturazione della fede.

“Sono ragazzi che hanno grande voglia di imparare, sanno che potrebbe essere la loro unica opportunità e per questo manifestano tutti grande attenzione e gentilezza” testimonia da parte sua Cristina, una giovane cresciuta all’oratorio salesiano di Macerata e ora parte attiva come volontaria del progetto. Per lei quest’esperienza rappresenta anche un primo approccio a quello che spera possa essere la sua vita professionale, che intende sviluppare proprio nell’educazione degli stranieri, ma c’è molto di più: “A me sta dando tanti strumenti per conoscere meglio le loro vite e le loro storie e per capire come possiamo farci davvero casa per loro… Non è solo l’italiano o il servizio che tu fai per loro: ogni giorno ti dà un colore in più per capire le loro vite e le loro realtà qui a Roma e in Italia, tra difficoltà e sfide quotidiane”.

Vai al sito

Inaugurazione dell’Anno Accademico al San Tommaso di Messina

Prosegue il lavoro formativo e accademico dell’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina e della Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia.
Lo scorso 24 novembre alle ore 16.00 è stato inaugurato il nuovo anno accademico 2023-2024. Il solenne evento accademico, si è tenuto nell’aula magna “D. Conti” dell’Istituto Teologico “S. Tommaso”.  Quest’anno il tema è stato focalizzato sul “sogno dei nove anni” di don Bosco, visto che nel 2024 ricorre il bicentenario di ricordo di questo evento, si è voluto però leggere questa tematica attraverso una prospettiva teologica. Per questo la solenne Prolusione accademica è stata tenuta da don Andrea Bozzolo, Magnifico Rettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma e grande conoscitore della figura di don Bosco.
In apertura dei lavori don Giovanni Russo, direttore dell’Istituto Teologico e della Scuola di Specializzazione in Bioetica, ha dato un saluto ai presenti, a seguire ha preso la parola Mons. Cesare Di Pietro, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Messina.
Al tavolo di presidenza anche don Giovanni D’Andrea, Ispettore dei Salesiani di Sicilia, che ha sottolineato nel suo saluto l’importanza di questo evento per la comunità salesiana di Sicilia e per quella diocesana che fa riferimento all’Istituto Teologico per gli studi.
Prima della Prolusione di don Bozzolo, il direttore dell’Istituto ha illustrato l’anno accademico concluso e le prospettive a cui tende l’Istituto.

Il Rettor Magnifico dell’UPS di Roma, don Andrea Bozzolo, ha tratteggiato con garbo e professionalità il sogno dei nove anni di don Bosco, rileggendo passo passo l’episodio e presentando gli spunti teologici in esso contenuti. In particolare si è soffermato sul sogno in una chiave Pasquale, sottolineando come il sogno è un’energia della natura umana, sull’impossibile di Maria legandolo al sogno di don Bosco dove l’impossibile Dio lo rende possibile.

Nel corso della serata si è reso omaggio al prof. don Nino Meli, docente emerito di Scienze delle Comunicazione, oltre alla consegna di due borse di studio per merito a due giovani studenti francescani.
Oltre agli studenti dell’Istituto erano presenti le autorità civili, militari e religiose, amici del San Tommaso.
L’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina è una fucina di idee, al suo interno accoglie oltre all’Istituto Teologico anche la Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia che quest’anno è giunta al 25° corso di Master.
Il Polo Universitario del San Tommaso di Messina offre corsi di primo e secondo livello: studi filosofici, teologici, specializzazione in teologia catechistica. Attività post-lauream come il master di specializzazione in Bioetica e Sessuologia. Inoltre offre diversi diplomi universitari e di formazione per diversi ambiti teologici: teologia pastorale, catechesi liturgica, muschi, arte sacra e turismo religioso, pastorale counselling, formazione per il diaconato permanente, e ministeri istituiti.

“Come i salesiani abitano e rispondono pastoralmente ai giovani nella cultura digitale”: in dialogo con don Gildasio Mendes, SDB

Dal sito infoANS.

***

Nella sezione “Orientamenti e Direttive” degli Atti del Consiglio Generale n°440, relativi ai mesi di luglio-dicembre 2023, è pubblicata una lettera a firma di don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, intitolata: “Camminare con i giovani nella cultura digitale”.

Il documento, motivato dalle richieste giunte da varie parti del mondo salesiano, è frutto di un lavoro di insieme realizzato nel Settore della Comunicazione Sociale, dopo dialoghi con ogni Delegato, visite e numerosi incontri. Esso viene consegnato ad ogni salesiano come un invito a conoscere sempre meglio questi mezzi ormai indispensabili della nostra vita quotidiana, per imparare a relazionarsi con essi e a farne un buon uso pastorale con i giovani.

ANS ha per questo intervistato il Consigliere Generale e in quest’intervista, rispondendo a 10 domande, don Gildasio Mendes illustra il documento e ne spiega senso e finalità.

Per quale motivo il Settore per la Comunicazione Sociale ha pubblicato questa Lettera “Camminare con i giovani nella cultura digitale”?

Stiamo vivendo una rivoluzione nel mondo della comunicazione e niente sarà mai più come prima. Noi Salesiani siamo chiamati a dare una risposta alle domande epocali che questo enorme cambiamento sta comportando. La tecnologia cambia, ma i valori cristiani restano invariati. La Lettera ribadisce questi valori, che sono per noi un punto di riferimento imprescindibile per l’educazione dei giovani. In questo contesto in evoluzione è importante per noi interpretare la realtà digitale, a partire da una prospettiva salesiana.

La Lettera nasce da una domanda: “Come possiamo vivere e trasmettere Don Bosco e il suo carisma nel mondo digitale, senza perdere l’anima?”. Ecco, come possiamo farlo?

Il nostro obiettivo è rimanere sempre al passo con i tempi. Insieme ai laici   vogliamo essere interpreti del mondo contemporaneo: ascoltare le nuove generazioni; accompagnare gli adolescenti nei loro mondi social; trovare nuovi linguaggi e nuovi metodi per educarli all’amore, al senso della vita e della responsabilità personale e sociale, alla costruzione del loro progetto, a partire dai valori del Vangelo e del Sistema Preventivo. Cioè, comunicare ed evangelizzare. Comunicare e educare.

Nella Lettera si afferma che dobbiamo fare in modo che “lo spazio online non sia solo sicuro, ma anche spiritualmente vivificante”. Come fare?

Il digitale per noi non è una moda. È un’occasione per comunicare con i giovani nel loro habitat. In questo ambiente le ragazze e i ragazzi portano i loro sogni, le loro storie, loro sfide e la loro creatività. Non solo. Cercano risposte a domande cruciali per la loro vita. Ecco perché è fondamentale stabilire un dialogo con loro. Essere riconosciuti come un punto di riferimento. Questo significa capire il loro linguaggio, accompagnarli nel loro percorso, indicare i valori senza farli sentire giudicati. Attraverso questo affiancamento, nasce un cammino condiviso e vivificante.

Se vogliamo avere un impatto sulla vita dei giovani, dobbiamo formare apostoli e missionari digitali. Pensa che i salesiani li abbiano formati a sufficienza?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare le raccomandazioni della Chiesa, che ha sempre colto le grandi sfide della contemporaneità. Ci invita infatti ad approfondire la dimensione antropologica ed etica del mondo digitale. Il Documento finale del Sinodo dei Vescovi sui i Giovani, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” afferma che «L’ambiente digitale rappresenta per la Chiesa una sfida su molteplici livelli; è imprescindibile quindi approfondire la conoscenza delle sue dinamiche e la sua portata dal punto di vista antropologico ed etico» (n. 145).

Recentemente il Documento della Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha affermato che non possiamo evangelizzare la cultura digitale senza averla prima compresa” (n. 17, d). Con l’aiuto dei teologi e educatori, è importante approfondire e incoraggiare le esperienze che ormai abbiamo acquisito in questo campo.

Educazione ed evangelizzazione sono i due pilastri della missione salesiana. Quali sono gli sforzi che la Congregazione sta facendo per evangelizzare l’ambiente digitale?

La Congregazione Salesiana ha creato un movimento di comunicatori che seguono continuamente l’evoluzione del digitale. Abbiamo attivato una riflessione interdisciplinare, avvalendoci dell’esperienza dei ricercatori delle nostre università. Inoltre, il settore della comunicazione – insieme a quelli della Pastorale Giovanile, della Formazione, della Missione e dell’Economia – ha messo a punto un fitto programma di incontri formativi e di eventi per comprendere e gestire questo fenomeno in modo intelligente e creativo. In questo processo i giovani sono sempre protagonisti, attraverso produzioni video, film, musica, danza e ogni forma di arte.

La relazione del Sinodo afferma che è importante creare reti di influencer che includano persone di altre religioni, o addirittura che non professano alcuna fede, ma che desiderano collaborare su cause comuni per promuovere la dignità umana, la giustizia e la cura della Casa Comune. Cosa ne pensa?

La missione della Chiesa e della Congregazione è l’evangelizzazione che parte dall’interculturalità. È opportuno mantenere un dialogo vivo, nel rispetto dei diversi punti di vista. Lavorare con persone di altre religioni, o lontane da un approccio religioso, è molto importante per noi. Insieme possiamo far crescere il lievito della vita, dell’amore, dello spirito solidale che c’è in ogni persona. Non si vince da soli. Siamo un grande movimento di persone che agiscono in diverse culture e continenti, al servizio dei giovani, soprattutto i più poveri. Solo così possiamo curare la Casa Comune e costruire la pace. Come comunicatore siamo sempre educatori dei giovani.

Lei ha detto che, se Don Bosco fosse stato qui oggi, sarebbe stato un esploratore digitale e si sarebbe subito dedicato ai media digitali per comunicare e raggiungere i giovani. Cosa avrebbe fatto?

Don Bosco affermava che i Salesiani devono “camminare con i tempi”, “amare le cose che i giovani amano”. Questo significa essere dove sono i giovani, stare al loro fianco. Don Bosco è stato all’avanguardia, e immagino che vorrebbe esserlo anche oggi. Non avrebbe un atteggiamento di rifiuto nei confronti del digitale, ma di ascolto delle istanze, delle opportunità e dei pericoli che nascono in esso.

Come preparare i salesiani ad affrontare il futuro digitale?

Oggi siamo immersi nella rivoluzione digitale e dell’Intelligenza Artificiale. In un contesto di cambiamento è sempre importante partire dalla nostra identità di salesiani consacrati ai giovani. Il tema del Capitolo Generale 29 è “Appassionati per Gesù Cristo, dedicati ai giovani. Per un vissuto fedele e profetico della nostra vocazione salesiana”. Dobbiamo essere fedeli alla nostra vocazione e dare testimonianza del nostro amore a Cristo e ai giovani più poveri.

Dobbiamo garantire una competenza educativa e tecnologica, per mantenere una vita emotiva e spirituale sana. Inoltre, è importante coltivare uno spirito critico nei confronti del digitale, per comprenderne i meccanismi e i giochi di potere. La nostra missione è umanizzare il digitale, a partire dai valori del Vangelo, sempre facendo in modo che i giovani siano i protagonisti di questo processo e non lo subiscano.

Nonostante tutte le innovazioni tecnologiche, qual è l’importanza della comunione fraterna nella comunicazione?

Nella Lettera sul digitale è stato sottolineato che la base della comunicazione cristiana è nel Vangelo. Comunicare a partire dal Vangelo vuol dire affermare i valori della fraternità, della misericordia, della compassione, della carità e della solidarietà verso i più poveri. Anche nella comunicazione digitale, il nostro messaggio affonda le radici nelle esperienze che viviamo tutti i giorni attraverso le nostre opere, che sono al servizio degli altri.

In conclusione, riprendendo una domanda posta in apertura della Lettera: come continuare a essere comunicatori, fedeli a Don Bosco e al suo carisma, in un mondo che cambia?

A mio avviso è importante per noi continuare a vivere e testimoniare il carisma salesiano a livello mondiale. I giovani sono il grande dono che Dio ci offre. Stare in mezzo a loro, ascoltarli, camminare al loro fianco, come ci ha insegnato Don Bosco, è il modo migliore per non perdere il contatto con loro. Don Bosco ha sempre affermato che c’è sempre un progetto per ciascuno di noi: vivere con gioia e generosità la vita che Dio ci ha donato. Questo è il cuore della vera comunicazione!

Vai alla notizia

LA MEMORIA DEL FUTURO. Abbiamo un sogno. Ed è la nostra più grande ricchezza

Dall’agenzia ANS.

***

IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE, Card. Ángel Fernández Artime

Duecento anni fa, un ragazzino di nove anni, povero e senza altro futuro se non quello di fare il contadino, fece un sogno. Lo raccontò al mattino a madre, nonna e fratelli, che la presero sul ridere. La nonna concluse: «Non bisogna badare ai sogni». Molti anni dopo, quel ragazzo, Giovanni Bosco, scrisse: «Io ero del parere di mia nonna, tuttavia non mi fu mai possibile togliermi quel sogno dalla mente».

Perché non era un sogno come tanti altri e non morì all’alba.

Tornò e tornò altre volte. Con una carica trascinante di energia. Era fonte di gioiosa sicurezza e di forza inesauribile per Giovanni Bosco. La fonte della sua vita.

Al processo diocesano per la causa di beatificazione di Don Bosco, Don Rua, suo primo successore, testimoniò: «Mi raccontò Lucia Turco, appartenente a famiglia, ove D. Bosco recavasi sovente a trattenersi coi di lei fratelli, che un mattino lo videro arrivare più giulivo del solito. Interrogato quale ne fosse la causa, rispose che nella notte aveva avuto un sogno, che tutto l’aveva rallegrato. Pre­gato a raccontarlo, espose che aveva visto a venire verso di lui una Signora, che aveva dietro di sé un gregge molto numeroso, e che avvicinatasi a lui, lo chiamò per nome e gli disse: – Ecco Giovannino: tutto questo gregge lo affido alle tue cure. Intesi poi da altri che egli chiese: – Come farò io ad aver cura di tante pecore? E tanti agnelli? Dove troverò i pascoli per mantenerli? La Signora gli rispose: – Non temere, io ti assisterò, e poi sparì.

Da quel momento i suoi desideri di avvicinarsi agli studi per riuscire prete diven­nero più ardenti; ma gravi difficoltà si opponevano per le strettezze della famiglia, ed anche per opposizione che faceva il fratellastro Antonio, il quale avrebbe voluto che egli pure attendesse ai lavori di campagna come lui…»

Effettivamente tutto sembrava impossibile, ma il comando di Gesù era stato “imperioso” e dolcemente sicura l’assistenza della Madonna.

Don Lemoyne, il primo storico di Don Bosco, infatti riassume così il sogno: «Gli era parso di vedere il Divin Salvatore vestito di bianco, raggiante per luce splendidissima, in atto di guidare una turba innumerabile di giovanetti. Rivoltosi a lui aveagli detto: – Vieni qua: mettiti alla testa di questi fanciulli e guidali tu stesso. – Ma io non sono capa­ce, rispondeva Giovanni. Il Divin Salvatore insistette imperiosamente finché Giovanni si pose a capo di quella moltitudine di ragazzi e cominciò a guidarli giusto il comando che eragli stato fatto».

In seminario, Don Bosco come motivazione della sua vocazione scrisse una pagina di umiltà ammirevo­le: «II sogno di Morialdo, mi stava sempre impresso; anzi si era altre volte rinnovato in modo assai più chiaro, per cui volendoci prestar fede doveva scegliere lo stato ecclesiastico, cui appunto mi sentiva propensione: ma non voleva credere ai sogni, e la mia maniera di vivere, e la mancanza assoluta delle virtù necessarie a questo stato rendevano dubbioso e assai difficile quella deliberazione».

Noi possiamo essere sicuri: egli aveva riconosciuto il Si­gnore e sua Madre. Nonostante la sua modestia, non dubi­tava affatto di essere stato visitato dal Cielo. Non dubitava nemmeno che quelle visite fossero destinate a svelargli il suo avvenire e quello della sua opera. Lui stesso l’ha detto: «La Congregazione salesiana non ha fatto un passo sen­za che un fatto soprannaturale glielo avesse consigliato. Non è arrivata al punto di sviluppo in cui si trova senza un ordine speciale del Signore. Tutta la nostra storia passata, noi avrem­mo potuto scriverla in anticipo nei suoi più umili partico­lari…».

Per questo le Costituzioni salesiane cominciano con un “atto di fede”: «Con senso di umile gratitudine crediamo che la Società di san Francesco di Sales è nata non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio».

Il testamento di Don Bosco

Il Papa stesso chiese ordinò a Don Bosco di scrivere il sogno per i suoi figli. Lui cominciò così: «A che dunque potrà servire questo lavoro? Servirà di norma a superare le difficoltà future, prendendo lezione dal passato; servirà a far conoscere come Dio abbia egli stesso guidato ogni cosa in ogni tempo; servirà ai miei figli di ameno trattenimento, quando potranno leggere le cose cui prese parte il loro padre, e le leggeranno assai più volentieri quando, chiamato da Dio a rendere conto delle mie azioni, non sarò più tra loro».

Don Bosco lascia trasparire chiaramente l’intenzione di coinvolgere il lettore nell’avventura narrata, fino a renderlo partecipe di essa come una storia che lo riguarda e che egli, trascinato nel racconto, è chiamato a proseguire. La narrazione del sogno diventa chiaramente il “testamento” di Don Bosco.

Qui c’è la missione: la trasformazione del mondo incominciando dai più piccoli, dai più giovani, dai più abbandonati. C’è il metodo: la bontà, il rispetto, la pazienza. C’è la sicurezza della protezione forte della Santa Trinità e quella tenera e materna di Maria.

Nelle Memorie dell’Oratorio, Don Bosco racconta che vent’anni dopo il primo sogno, nel 1824, fece «un nuovo sogno che pare un’appendice di quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni. Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. Io voleva fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fece cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre ella precedeva…

Dopo avere molto camminato mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri.

Oppresso dalla stanchezza voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pa­storella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento sopraggiunsero parecchi pasto­relli per custodirli. Ma essi fermavansi poco e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia. Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Io voleva andarmene, ma la pastora mi invitò di guardare al mezzodì. ‘Guarda un’altra volta’, mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda ed alta chiesa. Nell’interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: Hic domus mea, inde gloria mea».

Per questo, quando entriamo nella Basilica di Maria Ausiliatrice, entriamo nel sogno di Don Bosco.

Che chiede di diventare il «nostro» sogno.

Vai al sito