Ispettoria Italia Centrale, incontro sulla figura del salesiano coadiutore

L’8 maggio dalle ore 9 alle 13 si incontreranno, sia in presenza a Roma San Tarcisio sia on line, i coadiutori dell’Ispettoria ICC.

L’obiettivo dell’incontro sarà approfondire la vocazione del salesiano coadiutore a partire dalla ispirazione di don Bosco, dalle Costituzioni, dal CG28 e da alcuni modelli di coadiutori santi per rafforzare la convinzione della vocazione salesiana nella sua duplice forma e condividere la gioia della nascita di nuove vocazioni di coadiutori in questi ultimi anni nella nostra ispettoria. Nelle diverse case sarà anche l’occasione di ravvivare la richiesta al Signore di ulteriori vocazioni laicali.

Nella prima parte, dalle ore 9 alle 11, la metodologia sarà quella della tavola rotonda guidata dal signor Gioacchino Passafari e dal signor Angelo Mereghetti e alla quale interverranno: don Silvio Roggia, il Sig. Raymond Callodon Pierluigi Cameroni, ci sarà anche la possibilità di fare domande dal vivo e on line. In questa prima parte sono invitate a partecipare tutte le comunità salesiane dell’Ispettoria. Nella seconda parte, dalle ore 11,30 alle 13, riservata solo ai confratelli coadiutori, ci sarà una condivisione con l’Ispettore don Stefano Aspettati.

Puoi seguire l’incontro in diretta sul canale YouTube ICC SalesianiDonBosco

Italia Centrale, da comunità a community con “Parola Giovane”

Dalla comunità alla community, un passaggio chiave nel mondo della complessità, è il cuore del progetto “Parola Giovane”. Un gruppo di giovani appartenenti a diverse realtà dell’Italia Centrale hanno iniziato un percorso di confronto incentrato sui temi che più caratterizzano la propria età. Quali scelte compiere nella vita? Esiste un partner ideale? È necessario compiere delle scelte o è possibile astenersi da tutto? La battaglia per l’uguaglianza di genere passa attraverso gli asterischi alla fine delle parole? Questi e altri temi sono presi in considerazione, sviscerati, brutalizzati. Tutto con un punto di fondo: esiste una verità?

Frutto di questo confronto è il format “Parola Giovane”, uno spazio aperto al mondo durante il quale i giovani espongono i propri ragionamenti e si confrontano. Il tutto viene condiviso su Twitch, piattaforma nata per le dirette e per l’interazione tra pari. A partire dal 12 aprile 2021. Otto incontri della durata di 40 minuti a cadenza settimanale saranno il punto di partenza di un movimento di confronto, una community appunto, che si prefigge lo scopo di condividere e ragionare, di crescere insieme. La struttura della puntata prevede due giovani che dialogano sul tema, sulla scorta delle riflessioni elaborate dal gruppo, un personaggio che racchiude in sé la tradizione della cultura, una sorta di saggio che interviene per stimolare il dialogo, e un soggetto che dialoga costantemente con il pubblico da casa, il cui coinvolgimento è una sfida  nella sfida.

Il primo “protagonista” di Parola Giovane sarà “Il disorientato”, caratterizzazione tipica del giovane che cerca una bussola, ma fatica a trovarla. Gli appuntamenti saranno disponibili sul canale Twitch “parola_giovane” e tutte le novità e gli approfondimenti saranno pubblicati sulla pagina Instagram “parola_giovane”. 

Fabio Zenadocchio

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Salesiani Livorno, il teatro che era la casa di tutti ora resta in silenzio

Sul quotidiano Il Tirreno di oggi, a firma di Cristiana Grasso, un articolo racconta il mezzo secolo di storia del cinema teatro dei Salesiani di Livorno, tra lo stop dovuto alla pandemia e i piani per il futuro.

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Il cinema-teatro dei Salesiani, quartiere Colline, programmazione per famiglie che ha accompagnato generazioni di livornesi, ha oltre mezzo secolo, una vita lunga, fatta anche di battaglie, di crisi ma di molti successi, sempre vicino alla gente, sempre luogo cult che, pur alla periferia del centro “spettacolare” della città, è riuscito a mantenere un appeal tutto suo per tutti questi anni. Dal 1957, quando fu inaugurato il nuovo salone-teatro, nei locali dell’oratorio. Negli ultimi anni il cinema-teatro aveva ripreso a funzionare alla grande, con coordinatore volontario e direttore artistico Rosario Rino Pizzonia: ovviamente teatro e cinema, festival di danza e di musica. Poi ecco che è arrivata la pandemia e là dove c’erano colori, pubblico, tante iniziative, da un anno è il deserto, salve un breve intervallo che ha
permesso almeno di portare avanti il cineforum e qualche evento in streaming. La pandemia ha colto anche il Teatro dei Salesiani con una ricca stagione da terminare: “Il cinema per tutta la famiglia” che era una chicca del weekend, il cineforum del giovedì con oltre 200 abbonati, la rassegna di danza “Salesiani e dintorni” dedicata al centenario di Amedeo Modigliani. E poi spettacoli teatrali, musicali e saggi di fine anno delle scuole di danza. Tutto cancellato. «Le
proiezioni del cinema per tutta la famiglia sono andate purtroppo perse così come la rassegna di danza (è stata realizzata solo la prima serata il 28 febbraio, su cinque in programma). Annullati tutti li spettacoli teatrali, musicali e i saggi delle scuole di danza. Queste ultime più di tanti altri settori hanno subito il completo fermo delle attività dell’insegnamento che ha loro causato una grave situazione economica e moralmente difficile nello stare vicino, nel miglior modo possibile, ai propri allievi che chiedono di poter tornare al più presto in sala e sul palco» racconta Pizzonia. Un po’ sullo streaming comunque il Teatro dei Salesiani ha puntato…

«Questa alternativa – spiega Pizzonia – comporta comunque la presenza di artisti in scena a contatto tra di loro, con relative problematiche inerenti al covid .Abbiamo però voluto provare questa esperienza collaborando con l’organizzazione del “Livorno Calling” unico evento musicale in dicembre collegato anche alla raccolta di generi alimentari destinati alle famiglie livornesi in difficolta. Ed è stata una bellissima iniziativa». Insomma i Salesiani non sono stati un anno con le mani in mano: «A settembre e ottobre abbiamo terminato il cineforum del giovedì , portando le proiezioni di ogni singolo film a tre serate in modo da dare accesso al pubblico col dovuto distanziamento e rispettando così le normative anti-covid in vigore. Abbiamo collaborato col la messa in scena di tre eventi musicali : “Letto 23” memorial dedicato alla cantante Azzurra Lorenzini il concorso canoro nazionale per cantautori ed interpreti di brani inediti e editi “Memorial Claudio Pelissero” e ” Una Voce per domani”» racconta il direttore artistico. Come vi siete tenuti in contatto con il vostro pubblico? «Intanto con gli eventi culturali in streaming, “L’ora di ricreazione… educativa” con la partecipazione dell’assessore al sociale Andrea Raspanti e Don Emanuele De Maria e “L’arte di educare a tutto campo” con la partecipazione di Cristina Grieco dirigente scolastico, Emanuele Gamba direttore del Goldoni, Nicola Marovelli allenatore di pallacanestro giovanile, Don Stefano Casu dell’oratorio Salesiani don Bosco, Luca Bracci animatore salesiano. E poi i nostri spettatori, attraverso i social e whatsapp ci hanno espresso solidarietà spronandoci a tenere duro nella speranza di poter ripartire al più presto».

Qual è la difficoltà più grande che state incontrando? «Abbiamo ricevuto dal governo i il contributo riservato alle sale cinematografiche grazie al quale abbiamo potuto far fronte parzialmente alle spese fisse di gestione del 2020 avendo perso il 90 per cento delle entrate. Ci auguriamo di ottenere un secondo aiuto per il 2021 altrimenti ci troveremo in grave difficoltà. Oltre alle nostre molteplici attività in genere diamo in uso la sala anche per spettacoli, saggi di danza, serate di beneficenza al fine di poter sostenere tutte le spese di gestione. Tutte entrate che sono venute a mancare».

Cosa vedete nel futuro? Siete ottimisti? «Certo dobbiamo essere sempre ottimisti e sperare in una ripartenza delle attività artistiche e culturali perché le nostre finalità salesiane hanno come unico scopo il bene dei nostri giovani, adulti e anziani che rappresentano il nostro futuro il presente e la nostra storia». Se i teatri riapriranno, a fine marzo o dopo Pasqua, voi ci sarete comunque, anche con le limitazioni? «L’idea di ripartire con il teatro ci sarebbe. Certo ridurre il pubblico al 25 per cento della capienza rende complessa l’organizzazione di vari eventi, stiamo valutando un sistema misto in presenza e in streaming. Per quanto riguarda il cinema, visto la scarsa disponibilità dei film in uscita speriamo di ripartire a settembre. Il nostro sogno? Un impianto di climatizzazione per rendere più confortevole la nostra sala, e riaprire la storica arena estiva cinematografica chiusa negli anni ’80. Al fine di lavorare tutto l’anno».

Salesiani Macerata, il doposcuola “DonBoScuola” si trasferisce on line

Dal sito della ICC, la testimonianza di alcuni volontari del doposcuola di Macerata che, viste le restrizioni per l’emergenza da Covid-19, si svolge on line.

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Alle 15:00 puntali, da tanti anni, tutti i pomeriggi all’oratorio-centro giovanile salesiano di Macerata, tanti bambini e ragazzi si ritrovano per il DonBoScuola. Ma cos’è questo servizio?

Il DonBoscuola è un progetto che mira, da un lato, al sostegno scolastico di bambini che soffrono la povertà educativa e non, con l’obiettivo di far sì che i partecipanti abbiano un accompagnamento allo studio quotidiano, in modo da riuscire a vedere un concreto miglioramento dei voti scolastici. Dall’altro lato, punta ad incrementare le dinamiche di socializzazione e inclusione, attraverso laboratori e giochi.

Quest’anno sono circa una cinquantina i bambini e ragazzi iscritti e -nel rispetto di tutte le normative- ogni giorno ne accogliamo una trentina, grazie al supporto quotidiano di cinque volontari giovani ed adulti che affiancano i bambini nello studio e nel gioco.

Questa recente zona rossa ha fatto sì che i bambini non siano più potuti venire nella Casa Salesiana alla ricerca di un aiuto e noi non abbiamo voluto abbandonarli.

Ci siamo attivati, da martedì 9 marzo, con la modalità a distanza mettendo in campo le energie sia di giovani dai 16 ai 19 anni appartenenti al Clan&Noviziato del gruppo scout e gli adolescenti della Compagnia del Savio sia di giovani universitari.  Cercando di trasmettere spensieratezza e coesione, dopo i compiti e la pausa merenda, abbiamo organizzato laboratori e giochi. Questa occasione è stata per tutti i volontari, soprattutto i più giovani, una possibilità di dare una risposta pronta e responsabile alle tante opportunità di servizio che solitamente vengono proposte.

Ad AlbertoAlessandraBenedettaElenaGaiaGiorgia e Gabriele abbiamo chiesto delle piccole testimonianze di questa esperienza:

“L’esperienza del DonBoscuola è una delle esperienze più forti che si possano provare all’oratorio, sia per i ragazzi che per gli animatori. I ragazzi del DonBoscuola hanno culture diverse eppure riescono a convivere bene tra loro. A distanza si perde il rapporto tra i ragazzi, ma tra l’animatore e il ragazzo si crea un rapporto molto bello (anche più del rapporto che si creerebbe in presenza)”.

“Questo servizio mi ha aiutata molto, nonostante non lo credevo possibile. Infatti quando mi è stato chiesto di fare il servizio per aiutare i bambini del Donboscuola a fare i loro compiti non credevo mi potesse piacere. Avevo anche paura di non riuscire ad aiutarli come avrei voluto! Invece le due bambine che ho aiutato sono state molto brave e mi ha fatto davvero molto piacere aiutarle. Oltre a ciò, questo servizio, mi ha aiutata molto a trascorrere questo periodo di zona rossa in modo diverso e con nuove persone”.

“Il Donboscuola è per me un modo per sentirmi utile e per donarmi nel mio piccolo, specialmente in questa situazione, in cui tutti ci sentiamo impotenti contro una cosa più grande di noi”.

“Quando mi è stato chiesto di fare servizio al Donboscuola sinceramente ho avuto paura; la prima sensazione che ho provato è stata quella di smarrimento perché per la prima volta mi sarei trovata da sola con un bambino senza il sostegno di un gruppo. Quello che mi preoccupava, oltre al non saper fare i compiti delle elementari, era il non essere capace di far stare i ragazzi a proprio agio e di non riuscire a instaurare un rapporto di fiducia. In solo due giorni di servizio ho ricevuto il regalo più bello possibile: un bambino di 10 anni che ti rivela i suoi sogni, in questo caso diventare un astronauta, e ti chiede di non andare via, anche se di fare i compiti non ne ha proprio voglia. Ho trovato un bambino molto intelligente e sensibile dietro una situazione che mi era stata riferita come complicata e ho imparato a non fermarmi alle apparenze. Ovviamente lo studio ha provato la mia pazienza ma questo mi ha solo fatto capire che non bisogna pretendere di fare tutto e subito, una lezione che dovrei imparare anche per me stessa”.

“In questo periodo così difficile anche solo l’opportunità di fare servizio non è assolutamente scontata. Per questo motivo anche se l’assistenza dei compiti ai bambini è molto più difficile a distanza che in presenza, anche solo per tenere la concentrazione, ho subito accettato la proposta che mi è stata fatta. Sapere che qualcuno ha bisogno di me e che io nel mio piccolo insieme a tutto il clan possiamo aiutarlo mi riempie il cuore di gioia, sapendo già che in fondo tanto più si dà tanto più si riceve. Dunque, nonostante la difficile situazione che stiamo affrontando, sarà un’esperienza che aiuterà  me e tutta la mia comunità di clan a crescere e a percorre un pezzettino di strada in più”.

“Quando è stata instituita la zona rossa nella provincia di Macerata, ci è stato chiesto, come comunità di clan, di metterci a servizio dei ragazzi e bambini che frequentavano il DonBoScuola, affinché potessero continuare a trovare un sostegno nello studio durante il pomeriggio. Personalmente ho accettato con felicità la proposta pensando che avrei potuto mettere a servizio degli altri l’unica cosa che in un periodo come questo si ha in abbondanza: il tempo.    Svolgendo le “lezioni” con i ragazzi, ho così potuto capire che più che fare un servizio mi stavo arricchendo dentro consapevole di star aiutando e quindi facendo del bene a chi ne richiede. Sono quindi contento di poter dire che tutto il tempo che ho donato non sia stato perso, ma ben sì, sia potuto essere utile e mi sia tornato indietro come consapevolezza di poter, anche in questa situazione, rendere il mio tempo utile per qualcun altro”.

“In quest’ultima settimana, come altri ragazzi della casa, ho fatto il servizio del Donboscuola.  Per me, è stata un’esperienza del tutto nuova ma veramente bella. Anche se è stato difficile organizzarsi con i vari impegni della settimana e cercare di far funzionare tutto fra i vari problemi di connessione, aiutare le bambine a fare semplicemente i compiti mi è piaciuto molto perché mi ha fatto sentire d’aiuto per qualcuno e vedere il loro sorriso dopo che avevano svolto l’esercizio in modo corretto mi ha riempito il cuore di gioia. Passare del tempo, anche se poco, con loro mi ha reso felice e sento che ognuna ha donato qualcosa all’altra”.

Guarda il sito della ICC

Avvenire – Latina, i giovani si ribellano al video che esalta la mafia

Su Avvenire di oggi, Igor Traboni parla del video girato a Latina dove si inneggia alle malefatte di un clan criminale. Tra le reazioni a questo episodio, si riporta anche quella della Comunità Salesiana con il parroco don Francesco Pampinella.

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Non si è ancora spenta l’eco del video messo online due settimane fa e girato a Latina in cui alcuni giovani inneggiano alle malefatte di un clan criminale, con musica rap e parole choc per esaltare il potere dei clan, i soldi guadagnati facilmente con attività illegali, l’uso delle armi e di ogni altri tipo di violenza per il controllo del territorio, il disprezzo per pentiti e “infami”. Ma altrettanto forte è stata la reazione delle istituzioni e della società civile a Latina, capoluogo di quella provincia del Lazio meridionale dove le infiltrazioni malavitose sono oramai una costante, nonostante il grande impegno delle forze dell’ordine. «Sì, la città ha reagito, ma non da adesso», affermano praticamente all’unisono Gianmarco Proietti e Cristina Leggio, assessori alla pubblica istruzione e alle  politiche giovanili, a margine di un documento da loro redatto che pure ha innescato una profonda riflessione in diversi settori cittadini. «Noi pensiamo che i giovani abbiano sempre ragione, anche quando hanno torto – scrivono tra l’altro i due amministratori -. Spesso gli adulti più evidentemente sensibili vorrebbero capire quelle ragioni, anche quando sono espresse in un video che fa paura, dove il branco ghigna e mostra i denti. Ci si dimentica però di un aspetto molto evidente: gli adolescenti non ci chiedono di essere compresi. Loro hanno bisogno di essere rispettati e di
trovare, nella relazione con gli altri, la possibilità di definirsi ed integrarsi». Insomma, si chiedono e chiedono Proietti e Leggio, «è davvero solo una questione educativa?», argomentando come bisogna far di conto con «un mondo degli adulti che rimane indifferente, un altro che fa di tutto per capire e si sente in colpa, un altro che immagina la punizione esemplare ed un altro, che si intravede anche nel video, cinico e arrogante, che sfrutta, plagia e conta i soldi». «Ecco perché – aggiunge Proietti – abbiamo messo in campo una serie di progetti su povertà educativa e abbandono scolastico, d’intesa con le stesse scuole e con le famiglie».

Proprio quello che succede ad esempio nell’oratorio della Cattedrale di San Marco, curato dai salesiani, frequentato da 800 tra ragazzi e giovani. «È il centro della città e ci impegniamo perché da qui si possa irradiare qualcosa di buono», racconta il parroco don Francesco Pampinella. Gli spazi ci sono, anche per quei genitori che per vari motivi non possono accompagnare la crescita educativa dei figli, o per attività come quella teatrale. E ora sta per partire il progetto “Fuori orario” che, assieme al Comune, coinvolge il Centro sportivo italiano, pure molto radicato a Latina insieme ad altre presenze associative, dagli scout ad Azione cattolica. Per non parlare poi delle parrocchie cittadine, ogni giorno su quella strada di un impegno spesso silenzioso ma concreto, nel solco dell’impegno pastorale tracciato dal vescovo Mariano Crociata. Il progetto “Fuori orario” prevede animazione di strada, anche nei due parchi cittadini dove tanti ragazzi gravitano, come pure esperienze ludiche e sportive negli spazi del “Don Bosco” e l’ascolto di situazioni di emergenza per la fascia di età dai 15 ai 30 anni. «Vogliamo continuare a rispondere così, anche attivando case di quartiere come punti di incontro e ritrovo. Compreso il rione popolare che ha fatto da sfondo a quel video, con il quale – chiosa l’assessora Leggio – purtroppo non abbiamo scoperto nulla di nuovo».

Salesiani Perugia, nel 2022 i primi cento anni di presenza nella città

Su Perugia Today, a firma di Mariangela Musolino, un articolo ripercorre la storia dei salesiani a Perugia, con l’aiuto di don Wieslaw Dec, direttore dell’opera.

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Nel 2022 si compiranno i primi cento anni dall’arrivo dei salesiani a Perugia. Un vero e proprio “giubileo”, come ci spiega don Wieslaw Dec, salesiano sacerdote di origine polacca che da tre anni vive nella nostra città. “La nostra vita è fatta di ritmi, di cicli, dell’alternarsi dei giorni comuni, del tempo ordinario con i giorni di festa. Ritengo necessario celebrare i nostri anniversari, ricorrenze, giubilei e celebrare con riconoscenza la benevolenza di Dio. Per questo motivo abbiamo iniziato a pensare questo centenario con tre anni di anticipo, programmando molte iniziative per fare memoria e dimostrare gratitudine a Dio per quanto abbiamo potuto fare nella città di Perugia”.

Sono tre le parole d’ordine che i Salesiani usano per questo importante compleanno, come riporta don Wieslaw, riconoscenza, rinnovamento e ritorno ai giovani: “Siamo riconoscenti a generazioni di laici e benefattori, alle autorità civili e religiose e a tutta la famiglia salesiana che ha sostenuto questa opera. Prima ancora degli eventi che faremo, riscoprire la nostra identità di fondo con questo giubileo vuole essere un ringraziamento, che poi si esprimerà anche
attraverso eventi, celebrazioni e momenti di convivialità. Rinnovamento: vorremmo rinnovare la nostra fedeltà a Don Bosco, ma anche rinnovare noi stessi, per rispondere alle sfide dei giovani di oggi, di Perugia, anche durante la pandemia. Parliamo di un rinnovamento carismatico comunitario che coinvolge insieme salesiani i laici, ‘insieme nella missione e nella comunione’. Ritorno ai giovani: vorremmo tornare veramente ai giovani. Questo giubileo è il
mezzo per farci prossimi ai giovani, perché sentiamo di avere una grande responsabilità a Perugia ma anche verificare se la nostra presenza e le nostre attività sono al servizio dei giovani più poveri. C’è infatti una grande povertà morale, valoriale e spirituale”. Sentiamo inoltre molto forte la responsabilità di non deludere le profonde aspirazioni dei giovani.

Le tappe della presenza salesiana a Perugia Sono tre le tappe che hanno segnato il cammino della comunità salesiana nella città di Perugia. La prima è iniziata in anticipo rispetto all’arrivo a Perugia, quando nel 1915 già esisteva in città un gruppo di cooperatori salesiani molto vivace. “Hanno avuto – spiega il sacerdote – il grande merito, insieme agli ex-allievi salesiani, di aver preparato l’arrivo dei salesiani in città. Quindi già allora si respirava a Perugia l’aria di salesianità. I Salesiani Cooperatori sono il ramo laico della Famiglia Salesiana e si impegnano nella missione giovanile e popolare, in forma fraterna e associata. Sono stati da sempre presenti nell’opera salesiana con una grande qualità carismatica. Hanno molto insistito perché la presenza degli eredi di don Bosco a Perugia diventasse realtà. Altro grande lavoro è stato fatto dal gruppo degli ex allievi degli Istituti Salesiani di Gualdo Tadino e di Trevi, che si erano costituiti in associazione nel 1920. Sono stati loro ad accogliere a Perugia i primi tre salesiani il 2 ottobre 1922. Una seconda tappa è contrassegnata dall’arrivo salesiani al Collegio Penna Ricci, fino al 1958. Il Collegio ha formato spiritualmente, moralmente, umanamente e professionalmente generazioni di perugini. Grazie a loro, l’influenza salesiana a Perugia è stata molto significativa. Il terzo periodo inizia con il 1958, quando i salesiani si trasferiscono nell’attuale sede in Via Pellini. La nuova sede ospiterà la Scuola media, i campi sportivi e il Liceo.

Nel 1981, esattamente 40 anni fa, nasceva il Centro di Formazione Professionale. Gli spazi ricreativi furono completatati con una nuova palestra. La Polisportiva Don Bosco ha continuato a crescere fino a raggiungere oggi il numero di circa 350 tesserati. Dopo la chiusura della Scuola, l’Istituto è stato trasformato in Residenza Universitaria che oggi ospita, in un clima di famiglia, una trentina di studenti. I salesiani a Perugia, oggi Prosegue don Wieslaw: “Oggi abbiamo un grande desiderio di continuare ad essere presenti in mezzo ai giovani e siamo consapevoli che dovremo rimodulare la nostra proposta educativa per poterli raggiungere, ripensando le modalità e le attività. Siamo di fronte ad un mondo che in pochi mesi è cambiato completamente… Già stiamo lavorando incontrandoci con le istituzioni per capire che offerta possiamo dare alla città, soprattutto su tempo libero e sport. Ci stiamo muovendo per i nuovi progetti per continuare nel nostro servizio educativo. Questa situazione è anche un tempo favorevole per dedicare tempo ed energie a una riflessione seria sul futuro della nostra proposta educativa ai giovani della città di Perugia”.

Perugia Today

Osservatore Romano – Una casa per minori in difficoltà

Sull’edizione di oggi de L’Osservatore Romano è uscito un articolo che parla della struttura che accoglie ragazzi in difficoltà a Scandicci, vicino Firenze.

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«In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare»: è quanto amava ripetere don Bosco quando parlava dei ” suoi ” ragazzi; e sulla scia del loro fondatore, i salesiani di Scandicci, piccolo centro alle porte di Firenze, hanno pensato di dare vita a una struttura per accogliere i ragazzi più difficili. Un bel segno di apertura alla città e al territorio, in un momento di chiusure e di distanziamento sociale a causa del covid-19. Quella realizzata a Scandicci è una comunità semiresidenziale per giovani dedicata alla memoria del beato
salesiano Artemide Zatti. «Dopo due anni di riflessione, discernimento, studio, coinvolgimento di molte persone e professionalità, lavori e scelte, da qualche mese la casa di accoglienza è finalmente operativa. Abbiamo fatto un bel percorso, con tutta l ‘ équipe educativa. La comunità parrocchiale ci ha sempre sostenuto – precisa al nostro giornale il direttore dell’opera di Scandicci, don Giorgio Mocci, parroco di Santa Maria Madre della Chiesa – abbiamo diversi volontari pronti a mettersi a disposizione di questi ragazzi, e mi riferisco in particolare ai membri dell ‘ associazione La melagrana che – aggiunge il sacerdote – è il nostro braccio
operativo». A fare da guida, faro e orizzonte nell’avanzamento di questa nuova avventura è stata, per tutto questo tempo, la celebre frase di don Bosco. La soddisfazione per aver iniziato questo percorso ora è tanta. «Un’idea – ricorda don Giorgio – che nasce anche come risposta a un’esigenza del territorio per il quale la tutela dell’infanzia e dell ‘ adolescenza ha da sempre rappresentato una delle priorità nelle politiche sociali e dove la sinergia con La melagrana e dei salesiani di Scandicci, che da sempre si propongono di realizzare attività di prevenzione e di supporto alle famiglie, ha portato alla costituzione di una rete educativa solida. Nel nostro territorio», sottolinea il sacerdote, «non c’era una struttura in grado di accogliere ragazzi problematici che molto spesso venivano dirottati in altre aree con enormi difficoltà. Adesso, invece, vengono da noi. Ci occupiamo di loro dal lunedì al venerdì. Prepariamo il pranzo, li aiutiamo a fare i compiti e cerchiamo di svolgere un lavoro di prevenzione, come ci ha insegnato il nostro fondatore» . « ” Ci siamo ” è la frase che più di tutte ricorreva nei messaggi, nelle chiamate, negli incontri che abbiamo fatto qualche mese fa. E ” ci siamo ” – spiega Yuna Kashi Zadeh, presidente dell’associazione di promozione sociale La melagrana, che da sempre collabora alle attività di prevenzione e di supporto alle famiglie dell ‘ opera salesiana – vuol dire ” e s s e rc i ” , in modo pieno, essenziale, vuol dire “s t a re ” , ad abbracciare, a incontrare, a sorridere, a piangere, a parlare, ad ascoltare». La comunità semiresidenziale, situata in una vera e propria casa, ha iniziato le sue attività aprendo le sue porte ai primi quattro giovani. In totale, però, potrà accoglierne fino a diciotto al giorno, maschi e femmine, dai 6 ai 14 anni, inviati dai servizi sociali del territorio o dall’associazione stessa, aperta dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 19. Tutto con un obiettivo ben preciso: la relazione e la fraternità. «E sì, perché i ragazzi che accogliamo nella nostra struttura – sottolinea il sacerdote – sono figli dell’intera comunità parrocchiale, la quale si preoccupa del loro sostegno. Adesso, a causa della pandemia stiamo operando a scartamento ridotto, ma il nostro obiettivo è di operare a pieno regime». Guardando a don Bosco, dunque, inseriti nella cornice educativa del sistema preventivo, i salesiani di Scandicci, con tutti i collaboratori nella missione, hanno deciso di partire con questo nuovo e stimolante progetto. E mentre in tanti chiudono, loro aprono e lo fanno senza se e senza ma. «Per noi – ha concluso don Mocci – è importante aver iniziato quest’opera di vicinanza ai ragazzi soprattutto a quelli più problematici e in difficoltà. Noi salesiani siamo qui, a Scandicci, come in tutto il mondo, proprio per questa ragione: essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani».

Animazione Vocazionale ICC: tre appuntamenti per il cammino quaresimale

L’Animazione vocazionale della ICC propone tre momenti nel mese di marzo rivolti alle comunità.

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1) Secondo il nostro itinerario di preghiera mensile per le vocazioni, inviamo le intenzioni: MESE di MARZO – MAESTRA

Intenzioni:

  • Per i giovani perché sappiano fare della Quaresima un tempo di vera conversione dal peccato
  • Per gli sdb e le fma perché sappiamo mettere a tacere i cellulari per ascoltare maggiormente la Parola di Dio
  • Per i governanti perché sappiano riconoscere e promuovere una cultura del dialogo con le espressioni di fede in vista di una società di pace

 Spirito Santo, suscita nel cuore dei giovani il desiderio di essere nel mondo di oggi testimoni della potenza dell’amore di Dio. Riempili con i tuoi doni: dona loro fortezza perché siano capaci di scoprire la piena verità di sé e della propria vocazione, sull’esempio di Maria. Non manchino nelle nostre terre religiosi e consacrate, perché siano visibili la donazione piena al prossimo, la fraternità, la luminosità di povertà, castità e obbedienza vissute nel quotidiano. Dona alla tua Chiesa il dono di giovani pronti a prendere il largo, per essere tra i fratelli manifestazione della presenza di Dio, che rinnova e salva. Per Cristo nostro Signore. Amen

2) Vi comunico che nel percorso di Approfondimenti di AV che stiamo portando avanti con alcuni di voi, il prossimo 4 marzo alle ore 17 sarà presente don Rossano Sala per dare un suo contributo e aiutarci nella riflessione, SDB e laici.

Per partecipare attivamente è bene leggere in anticipo l’articolo “Alle radici del dono. Per una rinnovata cultura della gratuità” nel volume secondo di PG, pagg. 115-128. Chiunque voglia partecipare questo è il link:

https://us02web.zoom.us/j/81479434480?pwd=RXo0dEw3NjBhTXRvcDhBNGlpdU83QT09

ID riunione: 814 7943 4480

Passcode: 04032021

3) Per quanto riguarda la Settimana Vocazionale Salesiana del prossimo mese di marzo, vista l’impossibilità di spostarsi tra le regioni, questa la proposta:

– Invitiamo le Comunità, tenendoci in contatto, a proporre ad alcuni giovani più sensibili di condividere alcuni giorni di vita comunitaria, laddove è possibile.

– In alcuni momenti ci sarà un collegamento tra i vari partecipanti.

 

“I DIRITTI NEGATI AL TEMPO DEL COVID-19: LE NUOVE DISUGUAGLIANZE” – Webinar di Minori di Diritto e Salesiani Italia Centrale

Seguono gli appuntamenti previsti dal progetto GLI ADOLESCENTI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS. Tra diritti negati, disuguaglianze e prospettive educative.

Dopo il successo riscontrato nel Webinar del 4 dicembre, che ha sollecitato l’attenzione di ragazzi, studenti, professionisti del settore e addetti ai lavori, venerdì 5 marzo 2021 in diretta dalle ore 17.00 sulla pagina Facebook “MinoridiDiritto” e sul canale YouTube “ICC SalesianiDonBosco” proponiamo il secondo degli incontri organizzati dal titolo I DIRITTI NEGATI AL TEMPO DEL COVID-19: LE NUOVE DISUGUAGLIANZE, dove affronteremo il tema delle disuguaglianze e dei diritti negati al tempo del Covid in riferimento alle nuove generazioni.

La pandemia ha evidenziato e aumentato le disuguaglianze tra i minori, rendendo difficile il riconoscimento dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Bambini e bambine, ragazzi e ragazze rischiano di vedere accrescere le condizioni di povertà, le difficoltà nell’accesso all’istruzione e alla salute e il mancato rispetto dei loro diritti essenziali.

“Oggi più che mai è fondamentale continuare a parlare di bambini/bambine e ragazzi/ragazze per sollecitare il dibattito e l’attenzione pubblica sulle disuguaglianze che stanno caratterizzando le condizioni di vita e le opportunità di sviluppo di molti minori”, afferma il prof. Farina, coordinatore – insieme a Don Emanuele De Maria – dell’Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori.

All’appuntamento del 5 marzo interverranno: Arianna Saulini: Coordinatrice del Gruppo CRC; Marco Rossi-Doria: Vicepresidente di Con i Bambini; Andrea Morniroli: Coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità; Andrea Farina: Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori.

Sarà presente anche il Presidente di Salesiani per il Sociale – Italia Centrale Don Emanuele De Maria.

La Dott.ssa Arianna Saulini proporrà un’analisi sulle povertà e sulle profonde disuguaglianze emerse a seguito della pandemia, facendo riferimento al contenuto dell’11° RAPPORTO CRC, con particolare attenzione alla necessità di investire su ragazzi e ragazze.

Il Prof. Marco Rossi-Doria, partendo dal report promosso da Openpolis e Con i Bambini “Scelte compromesse – Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e impatto della povertà educativa”, offrirà una fotografia sugli adolescenti in Italia e sugli strumenti volti ad eliminare o ridurre il divario educativo ormai presente nel nostro Paese.

Il Dott. Andrea Morniroli si occuperà di approfondire i risvolti pratici sui temi della marginalità e del sostegno all’inclusione.

Gli interventi saranno coordinati e in dialogo con il Prof. Andrea Farina.

L’ultimo appuntamento è previsto il 23 aprile 2021 – Nuove sfide: il Covid-19 quale occasione per ripensare strategie e politiche.

Borgo Ragazzi don Bosco: la pandemia e la “sfida” della comunione

Su Roma Sette, la giornalista Roberta Pumpo racconta il rapporto “Nessuna casa è lontana” del Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma.

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Un seme di speranza gettato nei mesi più bui, quelli del lockdown, che delineavano lo sconquasso economico derivato dalla pandemia. Il Covid-19 con i suoi silenzi, i suoi dolori, le sue imposizioni, le nuove norme di comportamento ha consolidato il valore di comunità tra operatori, volontari, donatori, famiglie e giovani del Borgo Ragazzi don Bosco. Dai corsi del centro di formazione professionale all’oratorio, dal centro di accoglienza per minori al sostegno scolastico, dalla semiresidenzialità alla casa famiglia, sono decine le attività quotidianamente rivolte a centinaia di giovani. «Nell’ordinario può capitare che ogni area educativa segua una propria strada – spiega il direttore don Daniele Merlini -. Nell’emergenza, invece, ci siamo sentiti uniti: una comunità di comunità dove nessuno è stato lasciato solo ma tutti hanno condiviso le stesse preoccupazioni, rivolgendo costante attenzione ai più fragili».

L’operato di queste realtà intrinsecamente legate emerge nel nuovo report del Borgo intitolato “Nessuna casa è lontana” pubblicato ieri, 31 gennaio, festa di san Giovanni Bosco, fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Gli operatori in pochi giorni si sono trasformati in esperti informatici «mettendo in campo la propria creatività per andare a cercare i ragazzi attraverso qualsiasi canale», racconta il sacerdote. Alle tante famiglie dotate solo di un cellulare sono stati donati tablet, pc portatili e connessioni internet per poter svolgere incontri online ma anche trascorrere qualche ora di allegria con mini tornei di “nomi, cose e città”. La preoccupazione più grande era non abbandonare i giovani, «specie quelli più timidi e introversi con i quali era iniziato un percorso che li stava portando ad aprirsi – precisa Simona Arena, operatrice di 25 anni -. Dopo il lockdown con qualcuno è stato necessario ricominciare tutto dall’inizio». Come nel caso di Maria 18enne nata a Roma da genitori di origine asiatica con i quali ha un rapporto molto conflittuale. Il suo desiderio di occidentalizzarsi, di adottare anche cibi italiani, «si scontra con la volontà della famiglia che vuole mantenere le proprie tradizioni – spiega Simona -. Dopo quattro anni in semiresidenzialità si stava aprendo, stava stringendo amicizie ma poi gli oltre due mesi trascorsi in famiglia l’hanno come resettata».

In altre circostanze il lavoro più duro degli operatori è stato convincere i ragazzi a uscire di casa quando le restrizioni si sono allentate. Simona ricorda le lunghe ore trascorse sulla piattaforma Zoom a dialogare con Massimo, 17 anni, un rapporto già difficile con la mamma ora terrorizzata dal contagio. «Ha trasmesso al ragazzo questa fobia – dice l’operatrice -. Abbiamo passato interi pomeriggi a mediare tra i due cercando di riportare un po’ di serenità nel loro rapporto». Per altri il coronavirus ha segnato la fine di un percorso lavorativo appena iniziato, accompagnato dall’impossibilità di sostenersi. La prima settimana di gennaio 2020 il Borgo aveva festeggiato la nuova vita di Francesco, 18enne nordafricano, che dopo 4 anni lasciava la casa famiglia e grazie al corso per pizzaiolo aveva trovato un lavoro e anche una camera in affitto. «In poche settimane ha perso l’impiego – ricorda don Daniele -. Non si è abbattuto perché sapeva che qui avrebbe trovato una famiglia pronta a sostenerlo». Francesco è tra i 20 ragazzi che gli operatori hanno accompagnato nella ricerca di un nuovo impiego e da qualche settimana ha iniziato a lavorare in un panificio.

Il Borgo in questi mesi ha sostenuto con pacchi alimentari e contributi in denaro 1.045 ragazzi e 389 famiglie, grazie «a uno straordinario concorso di generosità – aggiunge il direttore -. La cosa meravigliosa è che le donazioni si sono più che triplicate mentre il numero dei donatori è rimasto quasi invariato. Questo significa che si è subito percepito la gravità di quello che stava accadendo». Esattamente come l’affetto che percepiscono gli oltre 1.500 ragazzi che ogni anno frequentano l’oratorio, i corsi di formazione professionale o sono seguiti dall’area “Rimettere le Ali”. «In questi mesi – riferisce il sacerdote – tanti ragazzi che hanno frequentato il borgo negli anni scorsi si sono proposti come volontari o hanno fatto donazioni in denaro». Molti giovani con disagi conclamati e famiglie in grave difficoltà hanno fame di affetti autentici e la “mission” degli operatori, spiega Simona, «è quello di far comprendere loro cosa sia una comunità, cosa significhi vivere in armonia». Don Daniele, infine, non nasconde la preoccupazione «per il pesante contraccolpo educativo che avrà la pandemia. I ragazzi non sono spensierati e lo stress che oggi respirano in famiglia avrà delle ripercussioni».

 

 

 

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