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Italia – La “buonanotte” di Mons. Ryabukha, SDB, ai salesiani della Sede Centrale Salesiana. Una testimonianza sui miracoli di Maria durante la guerra in Ucraina

Dall’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – La realtà terribile della guerra, con violenze, bombardamenti e migliaia di persone in fuga; ma anche i miracoli nascosti e silenziosi avvenuti per tante persone semplici, la presenza costante di Maria Ausiliatrice e lo zelo di un pastore per il suo gregge sofferente. Tutto questo si è concentrato nel pensiero della “buonanotte” che pochi giorni fa Mons. Maksym Ryabukha, SDB, vescovo ausiliare dell’esarcato arcivescovile di Donetsk, ha offerto ai salesiani della Sede Centrale Salesiana a Roma.

“Voglio lasciare una semplice testimonianza: fino al 21 dicembre scorso sono stato il Direttore della casa salesiana di Kiev. Abbiamo vissuto tutto l’assedio della capitale. Per me è stato come rivivere la storia di Don Bosco” esordisce il presule in un italiano fluente, dato che arrivò in Italia a 17 anni, finita la scuola ucraina post-sovietica dell’epoca.

La casa di Kiev, che i salesiani non costruirono, ma ricevettero così com’era, prima della guerra aveva un centro giovanile unico a livello di Chiesa locale, ma era senza cantina. “Quando è iniziata la guerra ci siamo posti la domanda: dove nascondersi da missili e bombe?” prosegue.

Il terreno della casa salesiana confina con una scuola statale, la quale, pur legata al Patriarcato Ortodosso di Mosca, ha sempre mantenuto un buon rapporto di vicinato con i salesiani. Nelle prime settimane di guerra ospitava 320 persone nei suoi sotterranei. “La Direttrice spesso mi chiamava chiedendo che andassi a parlare con la gente perché c’è una depressione generalizzata…”

Mons. Ryabukha racconta come durante le sue visite cercasse in tutti i modi di incoraggiare, sostenere i bisognosi. Come quella volta che incontrando una signora anziana dallo sguardo assente le ha chiesto di poterla abbracciare, e ricevuto l’assenso, l’ha sentita “sciogliersi” e tornare alla realtà tra le sue mani. O dicendo loro: “Non so se voi crediate o no, ma la casa che voi vedete dalle vostre finestre non è mia, è della Madonna, perciò, a casa mia non accadrà nulla. Don Bosco ha promesso infatti che ogni persona che passa la soglia di qualsiasi casa salesiana si trova sotto la custodia di Maria Ausiliatrice’. Ma dato che se succede qualcosa a voi qui, finisce per ricadere anche su casa mia, potete stare tranquilli che la Madonna tiene sotto la sua custodia anche tutti voi”.

Certo, erano parole di consolazione e sostegno a delle persone impaurite. Ma Mons. Ryabukha tiene a sottolineare anche un altro dato: “Dall’inizio della guerra a pieni confini fino ad oggi non c’è nessuno tra le persone che sono passate per la nostra casa che sia morto in guerra. Questo per me è un grande miracolo”.

La casa a Dnipro è oggi un centro che accoglie profughi e sfollati da varie zone del Paese. Attualmente vi è rimasto un solo salesiano che si impegna da mesi nell’accompagnare queste persone nella loro fuga dalla guerra. “Le storie che lui ci riporta sono spesso terrificanti, ma fino ad oggi è riuscito a salvare la vita di molte persone, di molti ragazzi. Anche questo credi sia una benedizione che ci regala Don Bosco”.

Sulla sua nomina episcopale a vescovo di Donetsk, afferma: “Forse il Santo Padre ha scelto me perché sa che i Salesiani sono bravi con i ragazzi più difficili, e lì ce n’è di lavoro”

E quanto al suo apostolato, individua due grandi ambiti per la “pastorale di paternità” che intende portare avanti: “L’ambiente parrocchiale, perché la presenza del sacerdote, come anche del vescovo, serve a rendere manifesta e visibile la presenza di Dio. E poi anche i militari: quella oggi è un’altra ‘parrocchia’ che ho in abbondanza. Molti di quei ragazzi sono nostri exallievi, i papà o gli zii dei nostri allievi”.

Uno di questi militari – parte del contingente di difesa che proteggeva la capitale ucraina e che dall’inizio della guerra fino a metà luglio frequentava la casa salesiana di Kiev per la doccia o per cambiarsi – ha ricontattato Mons. Ryabukha dal fronte. “Mi ha scritto, e appena ha potuto mi ha pure telefonato, per ringraziarmi, e mi ha raccontato: ‘So che lei prega per noi. Sono finito in un bombardamento e la scheggia di una bomba mi ha attraversato il naso. Qualche centimetro più in là e oggi non sarei più vivo. È stato un miracolo della Madonna, di cui lei ci parlava sempre’”.

Le ultime parole di Mons. Ryabukha, alla fine, sono solo di ringraziamento: “Vorrei dire a tutti voi grazie, alla Congregazione Salesiana, che da questo cuore al centro permette a tutti noi di restare sul campo. Siamo gli uni con gli altri in questa missione che Don Bosco ha sognato e ci ha voluto regalare e che non muore”.

Il Rettor Maggiore ai salesiani in formazione dello Studentato Teologico del Gerini: “Salesiani prima ancora che preti”

Il 2 maggio 2022 il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha accolto presso la Sede Centrale Salesiana i giovani confratelli del quarto anno della Comunità “Beato Zeffirino Namuncurá” dello Studentato Teologico del Gerini. Dopo l’incontro i confratelli ne hanno approfittato per fare una visita al Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, don Pierluigi Cameroni, che ha parlato loro della bellezza della santità salesiana. Di seguito la notizia riportata dal sito ANS.

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(ANS – Roma)

“Voi siete confratelli in formazione come salesiani preti. Attenzione: non ho detto preti salesiani, ma salesiani preti”.

Sono le parole rivolte dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ai giovani confratelli del quarto anno della Comunità “Beato Zeffirino Namuncurá” dello Studentato Teologico del Gerini, accolti nel pomeriggio di ieri, 2 maggio, presso la Sede Centrale Salesiana.

Il Rettor Maggiore ha accolto con tanta gioia la proposta di questi confratelli di avere un momento di formazione e condivisione sul salesiano presbitero, e con tanta paternità si è poi rivolto direttamente ai giovani confratelli che si preparano al presbiterato con gli studi di Teologia, riprendendo il pensiero iniziale.

Ha sollecitato i giovani in formazione a saper plasmare il proprio cuore come quello di Don Bosco, che era prete quando celebrava la Messa, quando era in oratorio in mezzo ai ragazzi, quando confessava, quando sognava e quando scriveva. Ha poi affermato:

“Ma il cuore del salesiano prete deve essere un cuore riscaldato dall’amore per i giovani per riuscire a portare i giovani all’incontro con Gesù. E non dimenticate di essere generosi, donatevi come Gesù e il nostro Don Bosco, e sarete sempre felici, ve lo garantisco io”.

Con vera paternità ha ascoltato la testimonianza di tutti e dieci confratelli, dando un consiglio a ciascuno di essi. Alla fine, si è complimentato con tutti loro perché ognuno di essi indossava la croce salesiana. “Portatela sempre!”, ha raccomandato.

Dopo un momento di festa e fraternità, il Rettor Maggiore, salutando e ringraziando i confratelli, ha lasciato un’altra consegna:

“Per favore, cari confratelli andate avanti: coraggio, non abbiate paura. Coraggio! Sempre felici, come ci voleva nostro padre, Don Bosco”.

I confratelli alla fine hanno approfittato per fare una visita al Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, don Pierluigi Cameroni, che ha parlato loro della bellezza della santità salesiana.

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