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Missioni Don Bosco: la condizione delle famiglie ucraine a “I viaggi del cuore” domenica 7 luglio

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco.

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Ufficio Stampa Missioni Don Bosco,
27 Giugno 2024

Testimonianza di padre Antúnez di Missioni Don Bosco

La condizione delle famiglie ucraine a “I viaggi del cuore” domenica 7 luglio

Due visite di solidarietà per raccogliere le speranze profonde degli orfani, delle vedove, dei mutilati di guerra, degli sfollati

Uno sguardo partecipe sulla situazione delle famiglie ucraine è il contenuto dell’intervento di padre Daniél Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, nel programma “I viaggi nel cuore” in onda domenica 7 luglio alle ore 8,50 su Canale 5.

Dopo aver visitato Lviv (Leopoli) nella settimana successiva all’inizio della seconda invasione russa del 2022, è tornato la scorsa primavera con una piccola delegazione dei salesiani italiani nella stessa città, e si è spinto fino alla capitale Kiyv sotto i bombardamenti. In entrambi i viaggi, l’obiettivo è stato quello di mostrare la vicinanza morale e fattiva alla popolazione colpita dalla guerra, mediante il sostegno ai confratelli residenti in quel Paese. Per il loro tramite, e in base alle loro rilevazioni dei bisogni, sono stati inviati aiuti umanitari, mirati soprattutto ai minori.

Il ponte fra le due visite è stata l’accoglienza in Italia di un ampio gruppo di donne e di bambini, famiglie prive di casa e con gli uomini al fronte, nella Casa Madre dei salesiani a Valdocco (Torino), nel periodo più pericoloso. Fra gli ospiti anche Victoria, che a maggio del ’22 ha partorito il suo secondo figlio a Torino. È stata una delle permanenze più lunghe, insieme con i suoi genitori (il padre troppo anziano per essere chiamato alla leva militare) e con il primogenito Miror, fino al rientro nel suo Paese nei primi mesi del 2023. Al bambino è stato dato il nome Damir, che significa “dono di pace“.

Ad aprile di quest’anno p. Antúnez ha raggiunto la casa di Victoria a Kiev:

“Questo incontro mi ha aperto il cuore. Una bellissima usanza ucraina è quella di accogliere gli ospiti con del pane, per farli sentire parte della famiglia. E io mi sono sentito così: ci siamo seduti a tavola – in questo gli Ucraini sono molto simili agli Italiani e agli Argentini come me – ed è stato come essere a casa. Malgrado la guerra, malgrado l’ansia per il futuro, abbiamo respirato un’atmosfera di grande serenità e di condivisione”.

Oggi Damir ha due anni, è un bellissimo bambino, vivace e allegro, pieno di vita; suo fratello Miron frequenta la prima elementare. Il padre è tornato al fronte, dopo un breve permesso per conoscere il secondogenito.

Missioni Don Bosco: «In Ucraina siamo militanti per la pace» – Famiglia Cristiana

Si riporta di seguito la notizia apparsa su Famiglia Cristiana.

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«A Leopoli mi ha colpito il cimitero in centro città. Un luogo in cui l’intera comunità può onorare i soldati caduti, ma che è colmo di tombe di giovani. E in città ho visto anche tante persone mutilate dalla guerra».

Queste sono le parole di don Daniel Antúnez, salesiano argentino e presidente di Missioni Don Bosco, che è rientrato da pochi giorni in Italia da un viaggio che lo ha portato a visitare a distanza di alcuni mesi, i progetti dei salesiani in Slovacchia, Polonia e soprattutto in Ucraina.

«Queste missioni sono il segno tangibile: vogliamo essere militanti per la pace in risposta a chi genera guerra e violenza. Le armi e le bombe fanno perdere la dignità umana e non permetto alle persone di riconoscere nell’altro, un fratello».

È potente l’emozione provata da don Antúnez rientrato da Leopoli e Kiev dove Missioni Don Bosco continua a lavorare per portare aiuti e sostengo nel Paese invaso dalla Russia a inizio 2022.

«Dopo il primo soccorso spontaneo con cui abbiamo aperto anche le porte della nostra Casa Madre di Valdocco per ospitare madri con i figli, alcune donne incinte, e pochi uomini lasciati espatriare perché impossibilitati a combattere, oggi occorre assicurarsi dell’efficacia degli aiuti. Noi siamo da oltre due anni operativi nell’organizzazione di mense e nella fornitura di aiuti alimentari ma l’afflusso di beni non deve creare sul posto problemi di stoccaggio e di distribuzione»

spiega don Antúnez. Che aggiunge:

«Nonostante Leopoli sia lontana dai fronti più caldi del conflitto, spesso viene colpita di missili e droni. Anche lì ho avvertito tanta fatica, stanchezza e incertezza su cosa possa succedere non solo domani ma anche oggi stesso».

I salesiani oggi sono un interlocutore diretto per le autorità locali ucraine e per gli sfollati interni della guerra.

«Per questo è potuto nascere un programma immediato di interventi su misura di quanto richiesto dalle comunità – continua il presidente di Missioni Don Bosco -. Come ad esempio, è stato acquistato un furgoncino che i salesiani di Cracovia utilizzano per portare in Ucraina i beni richiesti e per tornare con chi espatria per fuggire. Inoltre, le case sostenute dai salesiani in varie località del Paese come Vynnyky dove abbiamo portato il nostro ex padiglione dell’Expo di Milano e nei Paesi limitrofi sono state convertite in centri per operare i soccorsi, con l’occhio rivolto al “dopo” quando – si spera presto – gli Ucraini potranno tornare a vivere nelle loro città e avranno bisogno di normalità».

Un contributo fondamentale arriva da Vis, l’ong salesiana all’interno della quale operano tanti volontari:

«Abbiamo maturato molta esperienza in zone ad alto rischio come la Siria e il Tigray, dove guerre altrettanto devastanti hanno creato morte e distruzione, e la fuga di milioni di profughi»

fa presente don Antúnez che però si dichiara

«mai davvero pronto davanti all’impressione che desta il dolore delle atrocità legate al combattersi tra uomini. Eppure mi ha colpito la resilienza dei semi di speranza che abbiamo piantato in questi anni. Mi sono emozionato alla visita alla casa-famiglia salesiana di Leopoli, con tanti bambini, la maggior parte dei quali orfani, ma anche della squadra di calcio dei soldati mutilati, la Pokrova calcio che milita nel campionato polacco e la testimonianza di Konstiantyn, il loro capitano, che ha perso la gamba sul fronte e che per sé e per la sua famiglia, cerca nello sport una riabilitazione anche psicologica. E come non citare – ricorda don Daniel – la visita a Mariapolis, un vero e proprio villaggio di container che dà accoglienza, da un anno e mezzo, a circa 950 sfollati, di cui più di 300 minori».

La missione della delegazione salesiana è riuscita a proseguire fino a Kyiv per portare solidarietà alla comunità salesiana che opera in quella zona del Paese.

«Abbiamo raggiunto la capitale e incontrato la piccola comunità salesiana radunata nel santuario di Maria Ausiliatrice nella zona sud est. Qui Missioni Don Bosco ha contribuito alla protezione dei residenti e dei giovani dell’oratorio dai bombardamenti con la costruzione di un rifugio antimissili – spiega don Antúnez  -. Il prossimo progetto che abbiamo riguarda invece l’accessibilità della struttura, dove sono accolte anche persone in condizioni di disabilità fisica e psichica a seguito della guerra. A Kyiv siamo anche riusciti ad incontrare due persone che avevamo ospitato allo scoppio del conflitto a Valdocco e che successivamente erano tornate in Ucraina per stare con le loro famiglie. Erano felici di averci come ospiti a casa loro. Questo incontro mi ha fatto capire nel profondo quando sia importante essere qui, sostenere questa comunità colpita dalla tragedia della guerra, e rimanere in empatia con tutti loro. La nostra vita cristiana ci invita e ci muove a essere vicini a chi soffre, e l’attenzione agli ucraini in questo momento è prioritaria per Missioni Don Bosco. Vogliamo continuare a essere seme di speranza come lo sono le parole del Pontefice che chiede la pace per questo popolo. Se Papa Francesco sarà in condizione di andare in Ucraina di persona, io e tanti altri siamo pronti ad accompagnarlo».

Famiglia Cristiana