Il filo di Arianna della politica: le Istituzioni
Da Note di Pastorale Giovanile di dicembre.
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di Raffaele Mantegazza
Come parlare
Lo Stato, la Scuola, la Magistratura… si scrivono con la lettera maiuscola. Lo impariamo alla scuola primaria. Sì, ma perché? Spesso si risponde “per rispetto”. È vero. Ma anche il mio nome, Marco, Sara, Mohamed si scrive con la maiuscola. Perché anch’io merito rispetto, perché io sono un cittadino o una cittadina e solo se mi riconosco tale posso rispettare le istituzioni, così come le istituzioni garantiscono i miei diritti di cittadino.
Spesso si sorvola sul fatto che dopo aver enunciato i 12 principi fondamentali la nostra Costituzione inizia a presentare il progetto e il sogno di una democrazia compiuta non passando direttamente alle istituzioni, ma partendo dai diritti e doveri dei cittadini. Uscendo dal ventennio fascista nel quale esisteva solo lo Stato e non esistevano i cittadini, la Costituente fa la scelta opposta: lo Stato esiste soltanto laddove esistono i cittadini, e per formare le istituzioni, che sono ovviamente presentate in modo molto preciso nella parte successiva del testo, occorre prima di tutto formare i cittadini. Solo così le istituzioni potranno essere qualcosa nel quale le persone si possono riflettere e riconoscere, proprio nel senso del ri-conoscere, del conoscere di nuovo chiamandole per nome come sono abituati a sentirsi chiamare.
Ovviamente la prima istituzione con la quale un bambino o una bambina vengono a contatto è la scuola: occorre sempre ribadire che si tratta di un’istituzione e non di un servizio a domanda individuale La scuola è collettività, comunità, e da questo punto di vista occorre essere molto chiari anche con le famiglie. La scuola non è una macchinetta del caffè che distribuisce bevande a “mio figlio”, ma essa immette mio figlio in una collettività e in una comunità che gli permetterà di crescere come cittadino, superando anche i suoi egoismi, e esaltando la sua individualità non a scapito di quella degli altri ma in continuo colloquio con loro.
Ma le istituzioni, se devono essere riconosciute a livello emotivo dai cittadini e soprattutto dai giovani, non possono presentare solamente un volto arcigno e punitivo; occorre che esse si presentino anche con uno sguardo amichevole, tenero, protettivo, perché lo Stato non è un avversario da abbattere o un nemico da sconfiggere e men che meno qualcuno da ingannare con qualche mezzuccio, ma un abbraccio protettivo che difende i deboli dalle angherie dei prepotenti. Questo però significa anche educare a uno sguardo critico nei confronti delle istituzioni: se un atto di violenza o di prevaricazione è sempre negativo, lo è ancora di più se proviene da un funzionario dello Stato, perché oltre ad essere illegittimo rende le istituzioni ancora più distanti dai cittadini.
Come pensare
Opera analizzata: brano tratto dalla Panpaedia di Comenio e canzone “Era la terra mia” di Ron.
La scuola deve essere: un pubblico sanatorio, una pubblica palestra, un pubblico parlatorio, un pubblico centro di illuminazione, un pubblico laboratorio, una pubblica fabbrica di virtù, una immagine dello Stato, una piccola amministrazione piena di esercizi per la condotta della casa una piccola repubblica, una piccola chiesa, un piccolo paradiso pieno di delizie e di passeggiate amene, di spettacoli e di colloqui sia improvvisati per divertire sia intorno agli argomenti proposti per indurre alla riflessione. E poi dibattiti per chiarire questioni, e redazione di lettere, e infine rappresentazioni di drammi per procurarsi un’onesta libertà di parola.
Quanto di questo brano risalente al XVII secolo è ancora attuale? Quanto crediamo veramente che la scuola possa assomigliare al sogno di Comenio? E quanto invece oggi la scuola presenta un aspetto quasi opposto, rischiando di far fuggire i ragazzi dalle istituzioni e di farle loro considerare come nemiche?
Proviamo a confrontare la frase di Comenio con il testo di questa canzone, scritto da un bambino di otto anni e musicato da Ron.
Era la terra mia
7 in comportamento
Un 5 in aritmetica
4 in lettura, eccetera
Mi salvo in geografia
È la pagella mia
Ma perché non me la prendo?
Conosco già la musica:
Le botte e poi la predica
Stasera a casa mia
Una burrasca e via
Invece di discutere
Ritornerei a Napoli
Ritornerei a Napoli
A stare con i miei nonni
Salto sul treno e via
Lungo la ferrovia
Sembrava così facile
Quando studiavo a Napoli
Capire la lezione
C’era più confusione
Ma c’era più allegria
Nella famiglia mia
Era la terra mia
Cosa fare
L’art. 54 della Costituzione recita “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.” Ma cosa significano quelle parole, disciplina e onore? Proviamo a far riflettere i ragazzi sui seguenti casi.
– Un ufficiale di Guardia di Finanza che fa battute maschiliste in pubblico.
– Un insegnante che viene a scuola con le infradito.
– Un magistrato che parcheggia l’auto in divieto di sosta.
– Un parlamentare che si fa fotografare nudo su una spiaggia su una rivista di gossip.
– Un Dirigente scolastico che dà del tu indiscriminatamente a tutti i genitori durante la riunione di presentazione delle nuove classi prime.
Come provare
Purtroppo nella scuola italiana solo con la secondaria di II grado i ragazzi hanno la possibilità di eleggere i loro rappresentanti. Ma la dimensione istituzionale può passare anche attraverso iniziative per insegnare ai bambini a riappropriarsi della città e agli adulti a considerare i bambini come cittadini.
– La multa dei piccoli: vere multe prestampate che i bambini possono lasciare sotto il tergicristallo delle auto parcheggiate in modo da impedire la viabilità, il gioco, l’accesso ai disabili o ai passeggini, ecc.
– Il negozio amico dei bambini: iniziativa consistente nel chiedere ai negozianti una serie di impegni concreti (un bicchiere d’acqua gratis a un bambino che ha sete, la possibilità di telefonare gratis per un bambino che si è perso o che ha bisogno di contattare un adulto, il fatto di dare la precedenza nel servire i clienti alle donne con bambini piccoli, alle donne incinte ecc., il fatto di esporre articoli che possano interessare i bambini su scaffali all’altezza dei loro occhi). Chi sottoscrive il patto ha una vetrofania come “negozio amico dei bambini”.
– La patente del pedone: un corso di scuola guida per bambini sui comportamenti da pedone con esame finale e patente; la stessa cosa può essere fatta con i ciclisti.
Cosa domandarsi
Come vivono i ragazzi la scuola? Come una istituzione, come una possibilità di aggregazione, come un centro erogatori di servizi? O in altro modo? Proviamo a chiedercelo insieme a loro evidenziando soprattutto gli elementi dell’istituzione (orari, regole, gestione degli spazi, abbigliamento) che dovrebbero essere pensati per far star meglio tutti coloro che vivono quotidianamente la scuola ma che spesso invece vengono vissuti solo come imposizioni.