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Una giornata dedicata a Giovanni Massaglia, allievo di Don Bosco e amico di Domenico Savio

Lo scorso 15 agosto, nella Chiesa della Madonna della Neve a Marmorito Santa Maria di Aramengo (Asti), si è tenuto un pomeriggio dedicato al Chierico Giovanni Massaglia, allievo di San Giovanni Bosco e amico di San Domenico Savio.

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Lo scorso 15 agosto, nella frazione di Marmorito Santa Maria di Aramengo (Asti), suo luogo d’origine, si è svolto un pomeriggio dedicato al Chierico Giovanni Massaglia (1° maggio 1838 – 20 maggio 1856), Testimone della Fede, allievo di San Giovanni Bosco e amico di San Domenico Savio.

L’evento, svoltosi nella Chiesa della Madonna della Neve, è stato avvalorato dalla presenza e dall’intervento di don Giovanni Rolandi, SDB, Direttore del Colle Don Bosco e organizzato e patrocinato dalla Parrocchia S. Antonio Abate di Aramengo (rappresentata dal Parroco Don Giovanni Villata, coadiuvato dallo storico locale Beppe Moiso), e dal Comune di Aramengo (rappresentato dal  Sindaco Giuseppe Marchese), realtà comunitarie che hanno custodito e tramandato fino ad oggi la fama di santità di Giovanni Massaglia. Ovviamente, il cuore della tradizione locale consiste nelle memorie della Famiglia Massaglia (rappresentata dalle sorelle Angela e Maria Teresa Massaglia), che, a livello di archivio storico privato, ne custodisce il materiale scolastico e le reliquie.

I vari momenti commemorativi, che hanno messo in luce il suo ritratto pittorico, la chiesa in cui sbocciò la sua vocazione ed il caseggiato in cui nacque e morì, dove è stata inaugurata una targa commemorativa, hanno accompagnato la proiezione del cortometraggio “Vita di Giovanni Massaglia e Domenico Savio secondo la storia”, curato da Ornella Ceruti di Nebbiuno (NO). Premesso che la tradizione salesiana resta quella fondamentale ed insostituibile, nell’ultimo decennio, la Ceruti ha raccolto, documentato, restaurato e coniugato tutte le tradizioni che raccontano la vita di Giovanni Massaglia e Domenico Savio, amici inseparabili. Il risultato editoriale sono tre libri (pro-manoscritto, edizione extra commerciale), più un opuscolo che li riassume in poche pagine ricche di illustrazioni, dal quale è stato tratto il cortometraggio.

La rigorosa ricostruzione storica, svelando l’inedita biografia del suo “vero amico per le cose dell’anima”, arricchisce la biografia di Domenico Savio e, in definitiva, riporta in primo piano la Compagnia dell’Immacolata Concezione, personificazione dell’apostolato dei giovani tra i giovani, che costituisce il frutto maturo e duraturo della loro amicizia umanamente e cristianamente perfetta.

Giovanni era il primogenito dei coniugi Pietro Massaglia di Marmorito (frazione e parrocchia di Santa Maria) e Maria Garesio di Mondonio, contadini benestanti e distinti, perché proprietari ed istruiti. Nel 1853, all’età di 15 anni, avrebbe potuto passare dall’Educandato di Cocconato, sede del ginnasio inferiore, al Collegio di Chieri, sede del ginnasio superiore. Invece, manifestando il suo indirizzo vocazionale, suscitò la contrarietà paterna, che lo spogliò di tutto e lo portò a Torino, in cerca di un benefattore disposto ad accasarlo e a patrocinare i suoi studi in direzione del sacerdozio. L’incontro con Don Bosco decise in positivo anche il futuro di Domenico Savio, perché gli procurò l’amicizia sostenitrice, grazie alla quale riuscì a “farsi santo, e presto santo”. Infatti, essendo più avanti di quattro anni nell’età e negli studi ed essendo entrato nel Convitto dell’Oratorio un anno prima, il Massaglia fu per il Savio un provvidenziale fratello maggiore. Si conobbero nel 1853 a Mondonio, terra comune. A Valdocco, convissero nell’anno scolastico 1854/55 e nella prima metà del successivo. Ad accomunarli, fu “l’innocenza della vita e la perseveranza nel bene sino all’ultimo respiro”, attestata da Don Bosco, coronata da doni carismatici, registrati e resi noti da Don Michele Molineris in una pubblicazione del 1971:

“Avevano le stesse disposizioni morali, volevo dire mistiche, che creano appunto un santo da altare”.

Giovanni era un bel giovane, di buona statura e costituzione forte, molto promettente negli studi. Il 30 settembre 1855, fu rivestito dell’abito da chierico, da Don Bosco in persona, ai Becchi. Lasciò incompiuto il primo anno del corso seminaristico di filosofia. Appena diciottenne, morì in famiglia, a tre mesi dal rientro per malattia polmonare. Domenico, debole di polmoni fin dall’infanzia, lo raggiunse in Paradiso una decina di mesi dopo, quasi quindicenne.