Treviglio – Scuola e lavoro, la lezione di Don Bosco
Dal Giornale di Treviglio.
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Cos’è l’apprendistato di primo livello, e quanto funziona come strumento per la formazione professionale di uno studente? Se n’è parlato a lungo, settimana scorsa, durante un convegno dal titolo «L’apprendistato di don Bosco oggi» organizzato nei nell’aula magna del Centro Salesiano Don Bosco di Treviglio. Una scelta non casuale: fu proprio don Bosco, infatti, l’8 febbraio 1852, a elaborare quello che è in tutti i sensi uno dei primi «contratti» di apprendistato, firmato da un artigiano Mastro Minusiere di Torino e un giovane di Mondovì, Giuseppe Odasso. Ed è in questa scia che, anche negli anni più recenti, i Salesiani hanno affiancato all’istruzione liceale anche percorsi scolastici per l’inserimento nel mondo del lavo ro. Par tendo proprio da quel contratto di «apprendizzaggio» di 171 anni fa, al convegno sono intervenuti Elisabetta Donati , dirigente per il Mercato del lavoro della Provincia di Bergamo, Silvia Valoti di ANPAL servizi (una società pubblica che si occupa di Politiche attive del lavoro) e Michele Bergonzi (direttore generale di ITS Move, un istituto di formazione che opera nel campo della logistica). I tre hanno dato vita ad una interessante discussione su come l’apprendimento sia una opportunità per tutti: studenti, aziende ed anche la collettività. Presenti all’evento molti dirigenti scolastici e direttori dei Centri di formazione professionale provinciali e non solo. «Sono convinto che l ‘ esperienza formativa in apprendistato sia una forma privilegiata per formare persone competenti – ha spiegato Bergonzi – e vincono certamente tutti: i ragazzi che tornano persone più mature, più adulte, le aziende che possono seguirne la crescita, ed anche la collettività perché i giovani sono il nostro futuro». Elisabetta Donati invece sottolinea come i numeri dei contratti in apprendistato in entrambe le forme siano in crescita, e sull’apprendistato di primo livello «anche se i numeri sono importanti, si può fare di più. Dal punto di vista dei Centri per l’impiego la disponibilità a supportare le aziende nel percorso e ad incentivarne l ‘ attivazione è evidente». Sono due, ad oggi, le forme più diffuse di apprendi stato : di primo e secondo livello. Il primo, anche detto «apprendistato per qualifica o diploma professionale», è un contratto di lavoro finalizzato a favorire l ‘ inserimento dei giovani tra i 15 e i 25 anni nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di un diploma e di competenze professionali. Sono contratti a tempo indeterminato per i quali l’azienda corrisponde all’apprendista uno stipendio e la formazione necessaria per acquisire competenze professionali necessaria. La formazione è di tipo individuale, e si articola in periodi di formazione in azienda e a scuola. Il contratto di apprendistato professionalizzante, o di secondo livello, è rivolto ai giovani tra i 18 e i 29 anni. Prevede una formazione specifica svolta sotto la responsabilità del datore di lavoro o di un tutor, dura tra i sei mesi e i tre anni, e terminato il periodo di apprendistato professionalizzante, il giovane viene inserito in azienda con assunzione a tempo indeterminato. Se per l’Istruzione e Formazione Professionale «l’approccio duale è ormai assodato», nella scuola gli ostacoli sono molti. «Prima di tutto il ragionare per competenze è ancora un ostacolo enorme per gli Istituti Tecnici e più in generale per il mondo dell’istruzione – ha spiegato Valoti di Anpal servizi – Ma è importante che si riesca a fare questo passaggio, che è soprattutto culturale. Dal punto di vista del ministero, la dualità è un valore da diffondere su tutto il territorio nazionale, ed in questo la Lombardia ha fatto scuola». Non è mancata una testimonianza «locale», legata all’attività del Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale di Treviglio: quella di Loris Marta , apprendista del quarto anno alla Eurmatic di Treviglio, che ha confermato quanto Don Bosco aveva già intuito e realizzato 170 fa. «Oggi l’obiettivo è creare un’intera classe di apprendisti nella Istruzione e Formazione Professionale: oltre a insegnare si prova a sognare per competenze», ha spiegato la scuola in una nota.