NPG, Davide: un uomo appassionato
Riportiamo dal sito di Note di Pastorale Giovanile un approfondimento di Maria Ratta sulla storia artistica della salvezza.
Riprendiamo la storia artistica di Davide dopo la sua vittoria su Golia. È un momento di trionfo: il giovane è acclamato da tutti, fa amicizia con Gionata, il figlio del re, e va a vivere a corte. La Bibbia narra un rapporto straordinario, nato tra due personaggi che avrebbero avuto buoni motivi per essere acerrimi rivali, in quanto entrambi aspiranti al trono. Cima da Conegliano (p. 3) immagina i due ragazzi subito dopo la lotta contro il gigante: camminano assieme, parlano… e nulla fa presagire il triste prosieguo della loro vicenda. Saul, infatti, accecato dalla crescente popolarità di Davide e dai suoi successi, comincia a nutrire invidia e gelosia nei suoi confronti. Anche Mical, una delle figlie del re, si invaghisce del giovane. Saul tenta allora di sfruttare questa circostanza per far perire Davide: in cambio della mano di sua figlia non chiede dote, ma cento prepuzi di Filistei. Ma anche questa volta il giovane ne esce vittorioso, e la Cantina dei Santi a Romagnano Sesia (Novara) narra in un affresco la sua impresa e l’offerta dei prepuzi, presentati a Saul in una cesta (p. 6).
L’ira del sovrano si manifesta allora ben presto apertamente: dopo una nuova vittoria riportata da Davide sui Filistei, il re tenta di ucciderlo con la propria lancia, come mostrano Guercino (p. 8) e Doré (p. 9). Sono opere in cui lo sguardo del ragazzo esprime lo sconcerto e il dispiacere per questa incomprensibile follia. Davide allora scappa con l’aiuto di Mical, poi si separa da Gionata, e qui l’arte esprime il momento da prospettive diverse (p. 13): Frederic Leighton crea una sorta di figura ideale dell’eroe bello ed elegante, quale è Gionata, raffigurato nel momento in cui sta per avvisare Davide delle sempre cattive intenzioni di Saul. Rembrandt sceglie invece la via dell’intensità psicologica, in una scena dal forte impatto drammatico, con Davide che si getta letteralmente fra le braccia dell’amico, scoppiando in un pianto irrefrenabile. Solo la morte metterà fine (tragicamente) a questa amicizia.
Saul e suo figlio periranno sul campo di battaglia, in quella guerra contro i Filistei che si combatterà sul monte Gelboe. Bruegel Il Vecchio (p. 30) realizza un’opera d’ampio respiro, in cui tenta di riconciliare figure umane e paesaggio, e dipinge la storia di quel momento come un evento contemporaneo, con armate abbigliate secondo la foggia del XVI secolo. Staccandosi dalla massa, su una rupe collocata sulla sinistra della tela, le figure di Saul e di Gionata, trafitti dalle lance, spiccano in solitaria, mentre sul fondo si consuma una battaglia di cui quasi si può udire il fragore. Raggiunto dalla notizia, Davide piange sull’amico perduto. Il suo lamento, immortalato probabilmente nelle figure bibliche disegnate da John Singer Sargent (p. 34), è straziante: pur nelle sue linee pulite e veloci, il foglio mostra chiaramente i sentimenti di questo giovane uomo che dirà, con parole stupende (e purtroppo spesso male interpretate): «Una grande pena ho per te, / fratello mio, Giònata! / Tu mi eri molto caro; / la tua amicizia era per me preziosa, / più che amore di donna» (2Sam 1,26). Ma a questo punto della storia è proprio una donna che acquista un ruolo di rilievo.