Ven. Giulia Colbert, Marchesa, di Barolo
ci racconta don Bosco
Giulia Colbert nacque in Francia il 26 giugno 1786. Brillante, tenace e piena di vita, a 20 anni sposò il Marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo. Troppi poveri, mendicanti, oziosi e ammalati fanno parte del paesaggio, ed è facile abituarcisi. Beneficenza e sforzi di governo non bastano a Giulia: durante la processione del Corpus Domini a Torino, nelle strade del centro, sente un grido che vien fuori dalla terra. È un condannato alla galera, recluso sottoterra nel buio e nel sudiciume. Le donne non fanno differenza: rompendo ogni consuetudine e buona maniera, chiede di poter insegnare loro a leggere e a scrivere. Giulia arriva con coperte e cuscini, carta, matite, libri di preghiera. È lei stessa a insegnare loro l’alfabeto e l’Ave Maria. «Bisogna farsi amare da esse, provando loro che le amiamo», dice. Diede vita a vari istituti educativi e assistenziali fra cui il Rifugio (dove ex detenute e giovani a rischio trovavano un ambiente familiare ed un lavoro dignitoso), la scuola di Borgo Dora (la prima scuola per bambine povere di Torino), l’Ospedaletto di Santa Filomena (per bimbe disabili), il laboratorio di S. Giuseppe (scuola di tessitura e ricamo per ragazze povere), le “famiglie di operaie”, il Collegio Barolo. Morì il 19 gennaio 1864 a 77 anni.
Quell’aria di raccoglimento e di semplicità
Don Cafasso aveva dato un’insolita destinazione al giovane don Bosco:
“Faccia la valigia e vada al Rifugio. Sarà direttore del piccolo Ospedale di santa Filomena. Lavorerà anche nell’Opera del Rifugio. Intanto Dio le indicherà ciò che deve fare per i giovani”.
Don Bosco dunque nei primi anni di apostolato è con la Marchesa nel suo Rifugio a predicare e confessare. Ma il suo cuore continua a battere per i giovanetti poveri e abbandonati di Torino: inizia i raduni festivi che diventano sempre più frequenti. La Marchesa gli presta un locale, ma cominciano a non starci più. E poi, pare preoccupata per la salute di Don Bosco. Comincia a fare offerte per tenerlo al Rifugio:
“Le continuerò lo stipendio, e l’aumenterò se vuole. Vada a passare uno, tre, cinque anni in qualche sito, si riposi; quando sia ben ristabilito, ritorni al Rifugio e sarà sempre il benvenuto. Altrimenti mi mette nella spiacevole necessità di congedarlo dai miei istituti. Ci pensi seriamente”.
“Ci ho già pensato, signora marchesa. La mia vita è consacrata al bene dei giovani. La ringrazio delle offerte che mi fa, ma non posso allontanarmi dalla via che la divina Provvidenza mi ha tracciato”.
Attraverso don Borel e don Cafasso, la Marchesa gli farà arrivare sempre generose offerte “per i suoi monellacci”, fino all’anno della sua morte. “Piacque a me dal primo momento e gli trovai quell’aria di raccoglimento e di semplicità propria delle anime sante, scrisse”. Fu la prima benefattrice di Don Bosco.
Preghiera per le vocazioni
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria;
Sia lodato e ringraziato in ogni
momento il Santissimo e Divinissimo
Sacramento; Salve Regina;
Maria, aiuto dei Cristiani, prega per noi!
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Signore Gesù, come un giorno hai chiamato i primi discepoli per farne pescatori di uomini, così continua a far risuonare anche oggi il tuo dolce invito: “Vieni e seguimi!” Dona ai giovani e alle giovani la grazia di rispondere prontamente alla tua voce! Manda, Signore, operai nella tua messe e non permettere che l’umanità si perda per mancanza di pastori, di missionari, di persone dedicate alla causa del Vangelo. Maria, Madre della Chiesa, modello di ogni vocazione, aiutaci a rispondere “Sì” al Signore che ci chiama a collaborare al disegno divino di salvezza. Amen