Italia – “Casa don Elia”: un progetto concreto di accoglienza e fraternità in memoria del Servo di Dio don Comini, SDB
Dall’agenzia ANS.
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(ANS – Bologna) – Un momento di grazia particolare vissuto dai partecipanti alla Terza Assemblea Generale della Comunità della Missione di Don Bosco (CMB), svoltasi a Bologna dal 2 al 9 luglio, è stato il pellegrinaggio, sabato 8 luglio, suoi luoghi della nascita e del martirio del Servo di Dio don Elia Comini (1910-1944), una delle vittime della strage nazista di Monte Sole (Bologna). Un giovane prete salesiano che durante la vita e fino alla fine si sforzò di essere un buon pastore, donandosi senza riserve al bene del prossimo fino al dono supremo della vita.
L’Associazione internazionale Comunità della Missione di Don Bosco, fondata da Guido Pedroni, in dialogo con il Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, don Pierluigi Cameroni, ha preso a cuore la Causa di Beatificazione di don Elia Comini e nei mesi scorsi ha maturato la scelta di valorizzare la casa natale di don Comini, situata a Calvenzano di Vergato. Per questo è stato deciso e di progettare la ristrutturazione dell’immobile e dell’area boschiva adiacente come Museo della memoria di questo salesiano artefice di pace e ministro della riconciliazione, affinché sia una casa di accoglienza per ragazze madri e un punto d’incontro per giovani che desiderano vivere un tempo di fraternità e di ricerca vocazionale.
Tale progetto è seguito e sostenuto con interesse anche dalla diocesi di Bologna nella persona dell’Arcivescovo e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Matteo Zuppi.
Al pellegrinaggio erano presenti alcuni membri della Comunità, i rappresentati e i delegati salesiani provenienti da diversi paesi del mondo (Italia, Burundi, Haiti, Madagascar, Argentina, Cile, Ghana), don Joan Lluís Playà, Delegato Centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana.
Nel corso della concelebrazione don Cameroni ha ripercorso la testimonianza martiriale di don Comini, evidenziando la carità pastorale che lo distinse in tutta la sua vita e soprattutto in tempo di guerra, soccorrendo la popolazione provata e terrorizzata, esercitando le opere di misericordia corporale e spirituale e offrendo la propria vita, insieme al sacerdote dehoniano padre Martino Capelli, per difendere deboli e innocenti.
Al termine della celebrazione sono stati benedetti i luoghi dove nel prossimo mese di settembre prenderanno avvio i lavori per il progetto chiamato “Casa don Elia”, un’iniziativa benedetta e sostenuta anche dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.
Quindi il gruppo si è recato a visitare la parrocchia di Salvaro, dove la mattina del 29 settembre 1944 don Comini celebrò la sua ultima Messa e poi insieme a padre Capelli, presi l’olio santo e l’Eucarestia, corse verso una vicina località dove i nazisti avevano fatto strage di numerose persone. Successivamente è stata fatta una tappa alla Botte di Pioppe, dove la domenica 1° ottobre 1944, sull’imbrunire, la mitraglia falciò inesorabilmente le 46 vittime di quello che sarebbe passato alla storia come l’“Eccidio di Pioppe di Salvaro”: tra essi don Elia Comini e padre Martino Capelli.
Il tema della Terza Assemblea Generale della Comunità della Missione di Don Bosco, il 28° gruppo della Famiglia Salesiana, è stato: “La fede senza le opere è morta”. Guardando alla testimonianza di don Comini i membri della Comunità vogliono dare risposte concrete alle domande di giustizia e di pace che vengono da tante parti del mondo, attraverso progetti concreti di carità, di riconciliazione e di servizio nello spirito apostolico di Don Bosco.