La ICC cerca volontari per insegnare italiano in Egitto

Dopo la bella esperienza della scorsa estate, anche quest’anno la Circoscrizione Salesiana  Italia Centrale cerca volontari che desiderino offrire un po’ del loro tempo per insegnare italiano in Egitto.

Si legge sul sito donbosco.it: “Le nostre scuole salesiane di Alessandria e Cairo – Rod El Farag, durante l’estate, svolgono corsi di italiano per gli studenti che, di lì a poche settimane, si troveranno ad essere inseriti nella nostra scuola professionale, che viene tenuta interamente in lingua italiana. I corsi estivi sono di livello base, quindi facilmente gestibili da persone madre-lingua, che comunque, ordinariamente, non saranno sole nell’insegnamento… Al mattino si svolgono lezioni in stile classico e frontale, in alcuni pomeriggi laboratori ludico-didattici per l’insegnamento.

Come lo scorso anno, desideriamo offrire anche il nostro contributo!

Dopo una accurata verifica con le comunità salesiane d’Egitto e con i volontari partiti la scorsa estate abbiamo definito alcuni criteri utili per la scelta. Nello specifico, il volontario:

  • sia presentato da un salesiano di riferimento;
  • esprima la sua disponibilità ad adattarsi alle condizioni di vita offerte dalla casa salesiana e ai ritmi di servizio proposti;
  • assuma l’impegno con serietà e dedizione, dando ad esso priorità;
  • sia desideroso di vivere e lavorare insieme all’equipe degli altri volontari e insegnanti;
  • si inserisca con discrezione nell’ambiente della casa salesiana (come sempre, quando si è ospiti, ci si adatta alla famiglia che apre le porte!);
  • si renda disponibile ad ascoltare le attenzioni che i salesiani richiederanno di avere in un contesto religioso, sociale e culturale diverso dal nostro;
  • si senta libero e ben accolto nel partecipare ai ritmi di preghiera e vita comunitaria della comunità salesiana.
  • Il volontario verrà sostenuto nel vitto e nell’alloggio dalla comunità salesiana.

Saranno invece a suo carico i costi del viaggio e del visto di ingresso (per un totale non superiore ai 450 €).

La proposta di date è così articolata:

Cairo Rod El Farag 1: dal 7 luglio al 4 agosto

Cairo Rod El Farag 2: dal 7 luglio al 21 luglio 

Cairo Rod El Farag 3: dal 21 luglio al 4 agosto

Alessandria 1: dal 7 luglio al 6 agosto

Alessandria 2: dal 7 luglio al 21 luglio

Alessandria 3: dal 21 luglio al 6 agosto

Per informazioni e candidature scrivere ENTRO LA FINE DI APRILE a: missionicc@donbosco.it

Non è assicurata  la disponibilità di alloggiare in camere singole.

ICC, inaugurata la parrocchia San Ponziano a Olbia: “Questa opera può essere un ponte per chi cerca risposte”

Domenica 31 marzo ad Olbia è avvenuta l’inaugurazione della  Chiesa di San Ponziano Papa, e dei relativi locali parrocchiali affidata dal vescovo Monsignor Sebastiano Sanguinetti ai Salesiani della Circoscrizione Italia Centrale.

In questa occasione erano presenti oltre al Vescovo, il Superiore della Circoscrizione, don Stefano Aspettati, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Olbia la signora Simonetta Raimonda Lai, l’architetto Antonello Spano e le maestranze delle ditte Campesi e Zicchittu che hanno curato l’aspetto edile e impiantistico dei lavori.

Il progetto è stato finanziato con i fondi dell’8 per mille destinati alla Chiesa Cattolica. Questa inaugurazione è il coronamento di un processo durato circa 3 anni, periodo durante il quale i Salesiani si sono lentamente inseriti nel territorio sia a livello ecclesiale che a livello sociale.

La missione affidata alla comunità è quella di vivere e comunicare il carisma salesiano attraverso la Parrocchia e l’Oratorio ma anche mediante iniziative offerte principalmente agli adolescenti e ai giovani che spesso non frequentano gli spazi parrocchiali. Proprio per loro sono state ristrutturate alcune porzioni dell’edificio dedicate all’ospitalità, per vivere significative esperienze di riflessione, confronto e fraternità.

La sfida è impegnativa ma va lentamente prendendo consistenza anche attraverso una rete educativa che si sta tessendo tra le realtà ecclesiali, scolastiche e sociali che condividono tempi ed energie in un processo educativo rivolto alla realtà giovanile della città di Olbia. I Salesiani della Circoscrizione credono che quest’opera possa contribuire a costruire uno di quei “ponti” capaci di unire adulti e giovani nel comune e splendido percorso di ricerca del senso profondo della vita, aprendosi anche al servizio dei più deboli.

Don Valerio Baresi e la comunità salesiana di Olbia.

 

 

Don Bosco santo sociale: con “Santa impresa” per celebrare la festa della Famiglia Salesiana dell’ICC

“L’obiettivo era trovare un momento, nel mese salesiano, dove le realtà della Famiglia salesiana del Lazio potessero stare insieme”, spiega don Francesco Marcoccio, vicario della Circoscrizione Italia Centrale. È nata così l’idea, accolta poi nella Consulta della Famiglia salesiana, di pensare la festa della Famiglia salesiana insieme con quella di Don Bosco. Il 20 gennaio, quindi, nel teatro del Don Bosco-Cinecittà a Roma, oltre 500 persone – rappresentanti di tutti i gruppi della Famiglia salesiana presenti a Roma – si sono ritrovate con il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime per assistere allo spettacolo “Santa impresa”, portato in scena da Davide Scaccianoce e Beatrice Marzorati, che ha rappresentato l’intelligenza e lo spirito che seppero trasformare uomini straordinari in “santi sociali”, nel Piemonte dell ‘800. “Tutti sono rimasti contenti, è passata un’immagine di Don Bosco inedita, perché c’era l’aspetto storico, il collegamento con la Rivoluzione francese e l’aspetto sociale con il collegamento con gli altri santi sociali della sua epoca”.

La festa è iniziata con il saluto dell’Ispettore, don Stefano Aspettati: “Nessuno ha mai toccato la santità – ha detto don Stefano – ma tutti la vediamo incarnata nella vita dei Santi”.

“È stata una bella esperienza, con un’accoglienza e una ospitalità eccezionali: ci siamo sentiti a casa – racconta Beatrice Marzorati -. Abbiamo provato un’emozione grande nell’incontrare il Rettor Maggiore e nel recitare davanti a lui, nel vedere come una persona così importante sia cordiale e socievole”. Il pubblico è stato l’elemento in più: “C’era una risposta che ci ha dato energia”. Come si guarda ai “santi sociali” dopo averli studiati e portati in scena? “Si cambia prospettiva, non li consideri più santini, ma conoscerli sotto questo aspetto li rende più umani, meno perfetti, fonte di ispirazione e coraggio. La vera forza che li ha mossi è stata la passione di chi si mette a disposizione di chi ha bisogno”, dice ancora Beatrice. “Nella nebulosità di quel periodo, la fede, il coraggio e lo spessore umano è un esempio anche oggi, nel 2019, su come fondare un’impresa. Per chi crede ma anche per chi non crede: non si può non restare meravigliati da figure così grandi”. Beatrice cita san Leonardo Murialdo: “A bisogni nuovi, occorrono opere nuove. È questo il coraggio di sfidare i luoghi comuni, la necessità di agire e di trovare nuove formule. Questa è una testimonianza significativa per tutti”.

“Lo spettacolo ha ben spiegato come la santità è – lo dice anche Papa Francesco – essere attenti a chi ti è vicino, in una dimensione di tempo e relazione. La santità si incarna in un tempo e ha bisogno di gradualità, è fatta di relazioni”, spiega ancora don Francesco Marcoccio.

Anche il Rettor Maggiore è rimasto colpito dallo spettacolo: nella sua Buonanotte ha ringraziato i due attori e lo ha collegato alla sua strenna sulla santità. “La scia della santità Piemontese -ha detto don Ángel- ha trovato in Valdocco un terreno fertile, che ha fatto fiorire grandi figure di santità direttamente o indirettamente legate alla nostra Famiglia”. Il Rettor Maggiore ha poi raccontato che qualche giorno dopo Natale, gli sono arrivati i saluti dall’Uganda da parte di un confratello della sua equipe che ha visitato due presenze salesiane tra i giovani più poveri, una delle quali era a Palabek, luogo in cui sono presenti circa 42 mila rifugiati.

“Un anno fa nel giorno della festa di don Bosco – ha proseguito – abbiamo aperto una presenza con una piccola comunità. Senza case, senza chiesa, in mezzo al campo, con la gente del campo. Ho ricevuto da questo confratello due buste con delle offerte per me con l’impegno di devolverle per i giovani bisognosi. Ho provato una grande emozione: loro, i più poveri tra i poveri, che hanno sottratto una piccola quantità di denaro per gente bisognosa come loro. Ho voluto raccontarvi questo perché è proprio la storia che oggi, attraverso questa rappresentazione, avete raccontato a tutti noi. È questo un segno di don Bosco che ci vuole ricordare che il cuore umano è la realtà più preziosa e generosa che esiste al mondo”.