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Famiglie e giovani nel recente cammino sinodale della Chiesa

Gustavo Cavagnari

La consapevolezza ecclesiale riguardo alla famiglia

Consapevole che il matrimonio e la famiglia sono tra i beni più preziosi «da cui la società non può prescindere»,[1] la Chiesa ha da sempre sostenuto, aiutato, accompagnato e illuminato coloro che vivono o si preparano a vivere il proprio progetto coniugale e familiare. La Costituzione pastorale sulla Chiesa del Concilio Vaticano II ha ricordato ancora una volta che il matrimonio è «l’intima comunità di vita e d’amore coniugale» stabilita dall’alleanza tra un uomo e una donna e strutturata con leggi proprie,[2] e la sua Costituzione dogmatica sulla Chiesa ha anche fatto presente che «da questo connubio procede la famiglia».[3]
Se tra le numerose questioni che destarono l’interesse del Concilio il matrimonio e la famiglia meritarono particolare menzione, questo è dovuto anzitutto al fatto che la loro verità ultima la si trova nel disegno divino rivelato pienamente in Gesù Cristo. Con la redenzione da Lui operata (Ef 5,21-32), il Signore riportò il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (Mc 10,1-12) restaurandoli a immagine della Trinità (AL 63). Per la fede cattolica, dunque, è proprio nel piano di Dio Creatore e Redentore che «la famiglia scopre non solo la sua “identità”, ciò che essa “è”, ma anche la sua “missione”, ciò che essa può e deve “fare”».[4]
In questa luce si comprende perché la Chiesa considera «il servizio alla famiglia uno dei suoi compiti essenziali».[5] Eppure, perché questo impegno pastorale possa avverarsi, la Chiesa è conscia che, oltre alla Sacra Scrittura e alla sua stessa tradizione magisteriale sull’argomento (AL 6), occorre «uno sguardo lucido e assolutamente realistico alla realtà della famiglia oggi, nella varietà e complessità dei contesti culturali in cui si trova».[6]