Religiose in dialogo su migranti e rifugiati

Dal sito infoANS.

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Un network internazionale guidato da suore di tutto il mondo, con l’obiettivo di fare rete e trovare insieme risposte a sfide urgenti e complesse della nostra epoca: questo, nelle parole di suor Patricia Murray, Segretaria Esecutiva dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali, è stato il senso del “Sister-led Dialogue on Migration”, che ha visto le suore dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) riunirsi lo scorso 4 luglio a Roma con nuovi partner per dare spazio al dialogo sulle migrazioni, analizzandone esigenze e potenzialità. Al panel ha preso parte anche suor Nieves Crespo, Figlia di Maria Ausiliatrice, missionaria in Etiopia.

I “Sister-led Dialogues”, come spiegano dalla UISG, permettono di portare al medesimo tavolo esperienze e competenze diverse e trasversali, per sostenere le comunità vulnerabili nell’affrontare alcune delle sfide di sviluppo più urgenti del nostro tempo, come quelle legate ai fenomeni migratori. Sono appuntamenti molto importanti perché, attraverso il confronto di diversi vissuti e il ricco scambio di riflessioni, consentono di conoscere bisogni, istanze ed esperienze da tutto il mondo, così da modellare le conversazioni sullo sviluppo internazionale attorno ai bisogni delle comunità locali.

Il Sister-led dialogue on migration del 4 luglio ha riunito, nella sede della UISG, suore da tutto il mondo, rappresentanti delle organizzazioni delle Nazioni Unite e del terzo settore, esperti accademici e comunicatori. L’incontro, che si inserisce all’interno dell’iniziativa UISG Sisters Advocating Globally, realizzata in collaborazione con il Global Solidarity Fund, è stato un prezioso momento di confronto e ha preso le mosse da tre tematiche chiave: l’analisi delle cause profonde della migrazione in un’economia globale, il ruolo dell’assistenza umanitaria e dei diritti umani e, infine, quello dello sviluppo umano integrale e della coesione sociale nei Paesi di arrivo. La giornata si poi è conclusa con la visita al progetto d’accoglienza Chaire Gynai (dal greco, “Benvenuta, donna”), nato da una richiesta di Papa Francesco e abbracciato dalla Fondazione Scalabriniana della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, rivolto a donne rifugiate con bambini e a donne migranti che si trovano in situazione di vulnerabilità.

Nel corso della giornata è intervenuta anche suor Nieves Crespo, FMA, che ha raccontato la sua esperienza di collaborazione nel progetto portato avanti dal Global Solidarity Fund a favore di migranti, rifugiati e sfollati interni, che vede coinvolte cinque congregazioni, ciascuna con il proprio apporto specifico. “Come suore salesiane, ci concentriamo sull’educazione – ha sottolineato suor Nieves – L’educazione è la chiave per cambiare la mentalità, per cambiare il modo di guardare le persone che sono diverse”.

La missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice è infatti dare ai giovani che accolgono, specialmente alle ragazze, una formazione “su misura per loro”, al lavoro e alla vita.

“La maggior parte di loro viene dalle zone rurali nella ricca Addis Abeba, per cercare una vita migliore. Ma il più delle volte soffrono la divisione dalla famiglia – prosegue suor Nieves – diamo una formazione tecnica e poi cerchiamo loro un lavoro. In questo momento, più del 90% ne ha uno. E ci siamo rese conto che nel momento in cui hanno ottenuto le competenze tecniche e le abilità di vita, queste ragazze, attraverso il lavoro, recuperano la loro dignità, perché hanno sofferto e lottato molto”.

Da questo incontro, dunque, suor Nieves porta due convinzioni: una è la necessità di cambiare mentalità, il modo di guardare alle persone, mentre l’altra è cambiare la narrazione, le parole che si usano “dentro a una cittadinanza globale e in un mondo in cui tutti abbiamo gli stessi diritti, gli stessi doveri e siamo chiamati a costruire insieme”.