Madre Rosetta Marchese: donna totalmente consegnata a Dio
In onore della Giornata Internazionale della Donna, Suor Francesca Caggiano, descrive i tratti di generatività radicati in una profonda vita interiore di Madre Rosetta Marchese (1922-1984), Superiora Generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA).
Di seguito l’articolo di ANS Agenzia Info Salesiana
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L’8 marzo 2022, Giornata Internazionale della Donna, ricorre l’anniversario della nascita al Cielo della Serva di Dio Madre Rosetta Marchese (1922-1984), Superiora Generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), una donna generativa perché tutta consegnata a Dio. Suor Francesca Caggiano, FMA, Vicepostulatrice della causa di beatificazione, ne descrive i tratti di generatività radicati in una profonda vita interiore.
Tutti coloro che hanno conosciuto la Serva di Dio Madre Rosetta Marchese erano convinti di trovarsi dinanzi ad una donna di Spirito Santo che sapeva intuire in profondità le coscienze e i cuori, una donna immersa in Dio, di cui percepiva la Presenza e la comunicava, segno vivente dell’amore di Gesù Buon Pastore e della tenerezza di Maria Ausiliatrice. La sua bellezza interiore colpiva e generava nelle persone che la incontravano il desiderio di autenticità evangelica, la sua testimonianza contagiava un rinnovamento nell’impegno di santità, di radicalità e di gioia.
Il fascino della sua persona proveniva dall’aver posato il suo sguardo solo su Gesù, dal suo essere perduta in Gesù nella Trinità con il titolo di sposa. In una pagina del suo taccuino scriveva: “La nostra intimità con Dio è la fecondità, è la fecondità della Congregazione che ha bisogno di anime spose dello Spirito Santo”.
In una lettera a suor Luciana D’Auria, prima degli esercizi spirituali nella Comunità de L’Aquila in preparazione alla sua nuova missione di Ispettrice dell’Ispettoria romana, condivideva il suo approccio spirituale alla nuova obbedienza che la interpellava e le chiedeva un passo ulteriore nella vita dello spirito e nel dono di sé. “Veramente sento una svolta molto bella… guardo queste Direttrici, penso che sono ormai ‘mie’; vedo dietro di loro tutte le suore, tutte le anime che gravitano intorno alle case dell’Ispettoria, e mi viene una grande voglia di piangere, ma è un pianto dolce, pieno di annientamento e di gratitudine verso il Buon Dio: Lui vuol dilatare gli spazi della carità nel mio povero cuore, vuol dare alla mia vita una capacità di servizio maggiore, di donazione più completa, di dimenticanza totale di me. Non è questo tutto molto bello?”.
Proprio perché sposa di Gesù, Madre Rosetta si sentiva madre feconda, generativa e presenza accompagnatrice. La sua passione educativa, vissuta nella maternità, era sostenuta da una profonda interiorità. Nel suo taccuino lascia traccia di questa sua esperienza spirituale. Ella, con gli occhi della fede, vedeva Gesù porre nel suo grembo le suore, i giovani, i laici delle comunità educanti con cui veniva in contatto per farli crescere nella vita cristiana, nella loro risposta vocazionale ed alimentarli alla vita divina.
La sua “presenza” era segnata dal farsi grembo accogliente come Maria, per generare alla vita di Grazia le persone a lei affidate. Non a caso, lo stile di animazione, di governo e di accompagnamento, era per Madre Rosetta intriso di maternità e aveva come forza propulsiva il suo essere tutta consegnata al Signore, allo Spirito Santo.
Madre Rosetta nella sua vita ha sperimentato così “la forza generativa del carisma” che deve continuare a portare vita piena anche nell’inedito quotidiano di ciascuna FMA, come indicano gli Atti del Capitolo Generale XXIV.
Nel giorno in cui si ricorda la sua nascita al cielo, avvenuta l’8 marzo 1984, in questo 150° di Fondazione dell’Istituto, le Figlie di Maria Ausiliatrice sono interpellate, come educatrici, a divenire sempre più profondamente donne generative, secondo l’esperienza dei Fondatori e di Madre Rosetta Marchese, che sapeva farsi madre presente, “amica dell’anima” di tanti giovani. Con l’amore e la libertà li accompagnava e li aiutava a maturare nella vita adulta della fede, come fa una madre con i propri figli, con la sapienza dei piccoli passi.