Il dritto e il rovescio di un ordito

Dalla rubrica “Voci dal mondo interiore” a cura del MGS su Note di Pastorale Giovanile.

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di Silvia Casson (24 anni e vive, da prima della nascita, il clima frizzante e le esperienze profonde dell’oratorio Salesiano di Chioggia. Capo scout e animatrice, si sente a casa con i più piccoli. Studia Filologia e letteratura italiana all’Università Cà Foscari, insegna nelle scuole del territorio. Le piacciono la musica, i giri in bicicletta, la santa allegria insieme agli amici, i tramonti in laguna). 

«Io sono la stoffa»

“Non so cos’è l’amore, ma a volte lo percepisco” canta Alfa. Penso che questa frase descriva bene l’inizio della mia storia, la mia storia interiore. Si sa, da ragazzini si vive tutto amplificato, tutto risuona forte: ogni esperienza, ogni incontro arrivano e si posano dentro come mattoni, e col passare del tempo costruiranno quelle che sono le nostre fondamenta, senza che noi ce ne rendiamo conto. A 16 anni, vivevo tutto così: grinta, entusiasmo, una ricerca instancabile di un di più. L’animazione in oratorio, la prima relazione a tu per tu con Don Bosco, l’estate ragazzi, le attività con il gruppo, la bellezza delle responsabilità, le nuove amicizie, i primi incontri in Ispettoria mi facevano percepire quest’amore, ma non ne capivo la portata. Non ero consapevole. Ero piena di vita, ma una vita confusa perché tutta la Bellezza che vivevo non era poi ordinata e chiamata per nome. Andava tutto bene così. Ma è quando meno te l’aspetti che arriva quel qualcosa che ti cambia la vita. Ricordo molto bene quel momento, eravamo ai Corsi Animatori Ispettoriali a Mestre, e alla sera viene proposta l’adorazione. Proprio in quel momento, si è aperta una voragine nel mio cuore. Ero mendicante di un amore che ora veniva a cercarmi, parlava al mio cuore. Quest’Amore si era svelato ai miei occhi e finalmente capivo chi fosse l’artefice di tutto quello che stavo vivendo. Capisco che era arrivato il momento di prendere in mano la mia vita e di camminare in maniera più decisa. Comincio a parlare più spesso con un salesiano, cerco di scavare in profondità, cerco di aprire il mio cuore. Solo una era la frase che riecheggiava in me: “Io sono la stoffa, lei ne sia il sarto. Ne faccia un bell’abito per il Signore”. C’era in me un forte desiderio di scoprire, un’enorme curiosità nel conoscere più da vicino chi avesse pensato questa vita per me. Questo desiderio continua ancora oggi e si fa sempre più attuale. Nella mia vita riconosco una trama, un ordito che Qualcuno ha pensato per me ben prima che io lo scoprissi. E sono felice!

«Lei ne sia il sarto»

Guardando la mia vita di oggi, vedo tante cose diverse rispetto a prima. Ed è giusto così. Ci sono però alcuni punti fermi che porto avanti e custodisco. Innanzitutto, le relazioni. Volgendo lo sguardo indietro vedo come ci siano stati tanti sarti che hanno cucito sulla mia vita. Le relazioni, per me, sono importantissime, fondamentali! È necessario, però, circondarsi di amici dell’anima, coetanei e adulti. Persone che ti conoscono nel profondo, ti aiutano a camminare sulla retta via con costanza. Se prima pensavo che da sola avrei affrontato tutto, ora sono convinta che è l’insieme a creare l’uno! Io sono anche le mie relazioni, le mie amicizie, i miei amori. La bellezza di queste relazioni sta nel fatto che c’è Gesù in mezzo. Lui è lì, soffia sulla nostra vita, sulle nostre azioni e anche quando non ce ne rendiamo conto, Lui è con noi. Sempre. Tutto questo dà alle mie relazioni una marcia in più, perché il legame che si crea diventa quasi indissolubile, va oltre lo spazio e il tempo, ed è costruito sulla roccia. Non è semplice portare avanti questo tipo di relazioni senza essere intaccati da pensieri che non nascono dal Bene. Nella mia vita ho trovato sempre fondamentale l’aiuto con gli adulti, che mi hanno fatto da padri e madri e si sono presi cura di me come una figlia. E così è anche oggi. Alla mia guida spirituale consegno tutto, certa che le mie parole siano custodite ed elevate al Cielo. È rileggendo i fatti della mia vita che scopro come io sia un dono per gli altri e come nella mia vita io sia chiamata ad amare per prima, anche se costa fatica. Tutto questo si complica quando si è chiamati ad uscire dall’oratorio, come luogo protetto, per andare nel mondo a vivere testimoniando. In questi anni di lavoro e università, ho scoperto la radicalità della mia scelta e di quanto Don Bosco abbia scalfito il mio cuore. Essere nel mondo, portando quella luce in più, soprattutto a livello relazionale con adulti e ragazzi. Voler bene ai colleghi, lasciare un pensiero buono, essere vicina ai ragazzi, provare a vedere cosa si nasconde dietro le maschere. Questo me lo insegna Don Bosco, è il mio valore aggiunto!
Mi rendo conto che questa vita non più da ragazzina disordinata sia in salita e di come siano la condivisione, la vita relazionale ad aiutarmi a camminare. Serve camminare ogni giorno un po’, piccoli passi possibili, solo così si allena la perseveranza ed è con questa fatica giornaliera che ci ricordiamo di essere continuamente in ricerca, continuamente assetati di quell’Acqua Viva. C’è una frase di Don Bosco che mi è tanto cara: “piedi per terra, sguardo verso il Cielo”. È quella la via che sento di dover seguire quando sono chiamata ad essere una giovane in uscita, rimanere aderente alla realtà, senza misticismo ma con un guizzo nel cuore in più!

«Faccia un bell’abito per il Signore»

Ora riesco a intravedere il mio abito e mi rendo conto che non è cucito con un’unica stoffa, ma ha più pezzi, più colori. Questi pezzi diversi sono dati delle esperienze che ho vissuto, dal mio bagaglio. Non è un vestito finito, c’è ancora da cucire. I vari colori, le varie trame, le varie pesantezze dei tessuti mi ricordano come la vita possa essere imprevedibile, elettrizzante, faticosa, l’importante è che le cuciture siano fisse. La cucitura della mia vita è proprio quella scelta cristiana e salesiana che ogni giorno provo a rendere mia. Tenere la vita unita non è per nulla scontato, ma se c’è qualcosa su di me che funziona è proprio questo rapporto personale con il Signore. Sentire una mano che ti viene ad alzare quando sei seduto all’angolo, qualcuno che rompe il tuo guscio, qualcuno che è già dentro di te prima ancora di volerlo. Dio è il mio sarto! La strada è in salita, la perseveranza è una virtù che si conquista con un duro lavoro, ma il panorama lassù è meraviglioso. Non è semplice e sono molte le volte in cui anche io mi trovo in difficoltà e mi chiudo. La cosa importante è tenere accesa la fiamma, per scoprirsi continuamente in ricerca!

Oggi parlo a voi, parlo alla Silvia sedicenne tanto curiosa dell’Infinito: noi sappiamo cos’è l’Amore, lo percepiamo se ci innamoriamo di Gesù e lo scegliamo ogni giorno!