Articoli

Avvenire – Torino, minori nella terra di confine. «All’oratorio si insegna legalità»

Da Avvenire, di Marco Birolini.

***

«Ero qui da poco. Un giorno vedo un bambino di 9 anni che continua a calciare la palla contro il muro. Gli dico: puoi smetterla per favore? Vai a giocare in campo. Lui si gira e mi fa un gesto con la mano, aprendo e chiudendo le dita. Come a dire: parla, parla…» Don Stefano Mondin è il direttore della Casa salesiana intitolata al beato Michele Rua, piantata nel mezzo di Barriera di Milano, il quartiere più problematico di Torino. Sorride mentre ricorda la sfida lanciatagli tre anni fa da quel piccolo angelo con la faccia sporca: «Mandai a chiamare sua madre, per capire come comportarmi con lui. Lei mi disse: porti pazienza, ne ho già due in galera…» Un contesto difficile, spesso ostile. «Il 60% di chi finisce in carcere minorile arriva da queste strade – spiega don Stefano – e molti bambini qui pensano che poliziotti e carabinieri siano i cattivi. Allora noi organizziamo la Settimana della legalità per fargli capire che non è così. Agenti e militari sono venuti in oratorio e si sono presentati, hanno portato anche cani e attrezzature: alla fine la curiosità ha superato i pregiudizi. Poi c’è stata la partita di calcio fra avvocati e magistrati. Un modo per ridurre le distanze e per comprendere che dentro le istituzioni non ci sono nemici ma persone di cui ci si può fidare».

Don Mondin, entrato in seminario dopo la laurea in Giurisprudenza («Pensavo alla professione legale, ma poi il percorso di discernimento mi ha portato altrove»), mostra con orgoglio la “panchina della legalità”, dipinta con il tricolore e autografata dai giudici. A pochi metri c’è un totem con indicazioni verso gli angoli più tormentati del mondo: Messico, Ucraina, Haiti, Palestina.

A Barriera di Milano un residente su due è straniero e la proporzione balza all’occhio guardando i 400 iscritti dell’oratorio estivo, dove spiccano africani e sudamericani. «Ma abbiamo anche molti cinesi, che parlano l’italiano così bene da tradurre ai loro genitori. Capirsi non è facile, oltre alla lingua ci sono culture e tradizioni molto diverse. Ma noi facciamo un patto: qui avete strutture, volontari ed educatori a disposizione, però bisogna rispettare le regole. Non manca la carità, ma è fondamentale capire che non tutto è dovuto. E soprattutto che noi vogliamo dare strumenti per partire, o per ripartire».

Un approccio pragmatico tutto salesiano, che dà frutti anche su un terreno in apparenza duro come questo, ulteriormente inaridito dalla piaga dell’abuso digitale. «I ragazzini sono schiavi dei social e degli smartphone, ormai non si trovano nemmeno più per fare i compiti: preferiscono collegarsi in videochat. L’Università ci ha avvisato: attenzione, uno studente delle medie su sei dice di esser stato contattato online da pedofili. E i più piccoli si fanno condizionare dai videogame: ti dicono che sei cattivo come questo o quel personaggio». L’antidoto al virtuale è il contatto, la relazione. Il doposcuola, ma soprattutto lo sport. Calcio, pallavolo, ma anche passeggiate in Val d’Aosta, che rilassano persino i ragazzini più elettrici: «Appena arrivano in vetta chiedono di fare un video per mandarlo alla mamma, perché lei – dicono – non ha mai visto un panorama così bello».

In una periferia che sembra aver smarrito la sua identità (il filosofo Michel Foucault parlava di “eterotopia” per descrivere questi “non luoghi” urbani, così vicini ma così lontani dal centro cittadino) la Casa salesiana è un baluardo di umanità. Non un fortino chiuso, però, semmai un’oasi di generosità che tiene le porte spalancate. «Niente di tutto questo sarebbe possibile senza gli sforzi dei nostri volontari: giovani, adulti, anziani. Sono circa trecento e sono fondamentali». Tanta buona volontà, che però da sola non basta. «Oggi servono risposte adeguate, Chiesa in uscita significa essere all’altezza di quello che il mondo ti chiede. Per questo ci avvaliamo di educatori professionisti che guidano le attività e affiancano chi è nuovo. Bisogna far capire che l’oratorio non è più solo il posto dove si fanno i giochetti». Tutt’altro: la Casa ospita anche un complesso scolastico all’avanguardia, con laboratori ipertecnologici aperti anche alle scuole del territorio. «Un’offerta didattica d’eccellenza serve a tenere nel quartiere anche famiglie che potrebbero permettersi di trasferirsi altrove – osserva il sacerdote –. Non solo, tanti giovani che se ne erano andati dopo gli studi tornano qui ad abitare. C’è un forte senso di comunità, nonostante i tanti problemi. Li viviamo sulla nostra pelle: il primo anno ho subito 17 furti, poi almeno 5 in media in quelli successivi. Rubano di tutto: zaini incustoditi, telefonini negli spogliatoi, una volta mi hanno svuotato le celle frigorifere. Ma il giorno dopo un imprenditore ci ha portato 500 polli…».

L’impegno dei salesiani – che include anche corsi di avviamento al lavoro in collaborazione con le aziende – è sostenuto da una rete di donatori: la Fondazione Carlo Acutis ha regalato un laboratorio digitale, gli Amici di Matteo offrono consulti di neuropsichiatria infantile a chi non si può permettere visite private e che rischierebbe di aspettare 2 o 3 anni per una diagnosi di deficit dell’attenzione. Ma la lista dei benefattori è lunga. Linfa vitale per chi deve portare avanti la sua opera educativa e sociale in un pezzo di città ormai ad alto rischio, dove anche i muri sanno quanto sono detestate le forze dell’ordine: «Against police violence» recita un maxi graffito in via Candia. Sotto gli alberi di corso Palermo sonnecchia un Lince dell’esercito, ma il sindaco Stefano Lo Russo (Pd) ha chiesto che la presenza dei militari sia più leggera e dinamica: serve pattugliare le strade per garantire una sicurezza che appare sempre più precaria.

«A ogni incrocio, la sera, spuntano 4-5 spacciatori – dice don Mondin – ma gli anziani ormai hanno paura anche di giorno. Molti di loro mi confidano che hanno iniziato a votare controvoglia a destra, perché temono di subire rapine mentre escono a fare la spesa. La sensazione è che molti delinquono per fame, perché manca il lavoro». In effetti, in viale Giulio Cesare e dintorni gruppi di migranti bivaccano sulle panchine o tirano sera ai tavolini dei bar, sotto insegne che parlano più arabo che italiano. Davanti a loro però sfrecciano i bengalesi del pranzo etnico a domicilio, mentre il corriere nordafricano consegna l’ennesimo pacco. Sono le due facce di Barriera: chi è venuto da lontano e ha perso la bussola, chi è arrivato ed è subito ripartito.

Salesiani per il Sociale diventa Rete associativa con 306 enti aderenti e 70 associati

Salesiani per il Sociale, l’organizzazione non profit dei Salesiani d’Italia che gestisce il settore della povertà educativa e del disagio giovanile, è diventata una Rete associativa: con l’approvazione del nuovo statuto da parte dell’assemblea nazionale degli associati radunata a Roma il 7 e l’8 giugno, l’associazione assume una nuova veste con i suoi 306 enti aderenti e 70 associati. “Il nuovo Statuto recupera il senso e l’azione dei padri fondatori e dell’ente promotore. Non è una questione formale ma sostanziale perché riguarda l’identità della nostra associazione, una unica identità nazionale e territoriale diversificata per la missione sociale”, dice don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale che aggiunge: “La nostra forza è essere uniti nel rispetto delle specificità territoriali”.

Per aiutare la comprensione della nuova veste dell’associazione e il passaggio alla configurazione di rete associativa, è intervenuto il prof. Antonio Fici, docente di diritto privato a Roma Tor Vergata e direttore scientifico di Terzjus che ha spiegato anche la nuova personalità giuridica. “Di fatto – ha detto il prof. Fici – Salesiani per il Sociale è già una rete associativa, per capillarità e azione territoriale e oggi ne assume la veste ufficiale”. Il nuovo Statuto della rete associativa riconosce e promuove luoghi di incontro e di partecipazione, di pensiero e di cultura, di proposte e di azione: “Bisogna che prendiamo seriamente le possibilità che lo Statuto ci offre per ben organizzare questi spazi di partecipazione. Anche l’educazione dei giovani alla politica, intesa come servizio per il bene comune, passa attraverso questi spazi che vanno curati ed accompagnati”, prosegue don Francesco Preite.

Proprio per questo, il secondo giorno dell’assemblea ha avuto il suo centro nel dibattito tra i giovani del Forum Giovani di Salesiani per il Sociale e tre ospiti: don Rafael Bejarano, responsabile mondiale delle opere e servizi sociali, Giovanna Bruno, sindaca di Andria e Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’università di Roma Tor Vergata. Ai tre ospiti i ragazzi, raccontando la loro esperienza di vita, lavoro e servizio hanno chiesto di condividere il proprio sogno. “Gli esseri umani per vivere non possono che essere generativi”, ha detto il prof. Becchetti rispondendo alle domande dei ragazzi. Per don Bejarano, il “vero sogno è lavorare in rete e affiancare sempre di più i laici”. La sindaca Bruno, invece, ricordando il perno della sua attività politica che sta nell’attenzione alle persone, ha invitato i giovani a non avere timore di occuparsi della cosa pubblica. L’assemblea si è conclusa con la presentazione del bilancio economico finanziario, preventivo, il bilancio sociale, presentato nella forma cartacea e attraverso il video e le attività previste il prossimo anno.

Assemblea nazionale di Salesiani per il Sociale: “Un sogno da realizzare”

Valorizzare i sogni dei ragazzi in un contesto italiano ed europeo che cambia e guardando all’economia sociale, alla politica e al carisma salesiano. L’assemblea di Salesiani per il Sociale, “Un Sogno da realizzare”, che si svolgerà a Roma il 7 e l’8 giugno 2024, quest’anno mette al centro i giovani e i loro sogni, facendoli dialogare con il prof. Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, la sindaca di Andria, Giovanna Bruno e don Rafael Bejarano, responsabile mondiale Opere e servizi sociali, migranti e volontariato salesiano.

In un contesto sociale ed economico che vede la disoccupazione giovanile al 20% e il tasso di NEET che resta tra i più alti d’Europa (1 milione e 400mila giovani) [1], l’assemblea nazionale di Salesiani per il Sociale offre la possibilità di ragionare con i giovani sui temi legati al loro futuro.

“I dati su lavoro giovanile, neet e povertà minorile sono preoccupanti – dice don Francesco Preite, presidente nazionale di Salesiani per il Sociale -. Caritas e Save the Children ci dicono che in Italia 1 milione e 300 mila minori sono in povertà assoluta e il 67,4% degli adolescenti ha paura di non uscire mai dalla condizione di povertà [2]. I numeri spaventano e ci indicano una strada: lavorare con la nostra rete associativa sui territori per mettere in campo progetti, attività e quanto necessario per permettere a bambini e giovani di uscire dalla condizione di povertà”.

L’assemblea nazionale è l’occasione, per Salesiani per il Sociale, anche di presentare il Bilancio sociale. “Sul bilancio sociale – prosegue don Francesco Preite – si può vedere come nel 2023, per l’inserimento sociale e lavorativo dei giovani abbiamo investito oltre 40mila euro per sostenere alcune iniziative di formazione a avvio al lavoro a Bari, Palermo, Vallecrosia e Torino”. Per i minori, grazie alla raccolta fondi e all’area progettazione, “abbiamo messo in campo quasi 600mila euro per interventi di contrasto alla povertà educativa, all’abbandono scolastico e per offrire ai bambini e ai ragazzi spazi adeguati dove trascorrere il tempo libero, trovare un sostegno allo studio e sportelli di aiuto psicologico, anche per le famiglie”.

Nei due giorni di assemblea ci sarà lo spazio per ricordare don Domenico Ricca, fondatore di Salesiani per il Sociale scomparso a marzo e don Michele De Paolis, tra i fondatori dell’associazione nel decennale della sua morte.

A portare i saluti istituzionali ci sarà don Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere Generale per la Regione Mediterranea, don Stefano Aspettati, Ispettore delegato Conferenza Ispettori Salesiani d’Italia e don Elio Cesari, Direttore Centro Nazionale Opere Salesiane. A portare il suo saluto, anche don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana.

Don Francesco Preite relazionerà sull’anno appena chiuso mentre il prof. Antonio Fici, associato di Diritto privato Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Direttore scientifico di Terzjus presenterà il nuovo Statuto della “Rete Associativa Salesiani per il sociale APS”.

[1] Dati Istat su occupazione e lavoro

[2] “ImPossibile 2024 – Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora” – II biennale sull’infanzia di Save the Children

Borgo Ragazzi Don Bosco Roma – Minori stranieri soli, rete per rilanciare affido

Da RomaSette, di Roberta Pumpo.

***

Un numero crescente di minori stranieri non accompagnati raggiunge ogni anno l’Italia lasciandosi alle spalle condizioni di vita precarie. Roma Capitale solo nel 2023 ne ha presi in carico 1.082. In questo contesto l’affido familiare si configura come una risposta concreta e preziosa per offrire ai minori un clima stabile e la possibilità di costruire e sperimentare relazioni profonde per riappropriarsi del loro futuro. Per mettere a sistema l’affido dei minori stranieri soli si è svolto martedì 28 maggio il seminario “In famiglia non si è mai stranieri”. Promosso dal Borgo Ragazzi don Bosco con Unicef, Roma Capitale, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) e Salesiani per il Sociale, è stato occasione di confronto tra esperti del settore e famiglie affidatarie. Da parte dei primi è stato più volte sollevato il problema della carenza delle risorse e sottolineata la necessità di formazione, accompagnamento e supporto per le famiglie affidatarie, di maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti, della creazione di una rete di supporto e di una banca dati delle famiglie affidatarie.

Chi da tempo è disponibile a percorsi di affido e solidarietà familiare, come i coniugi Maria Teresa Galluccio e Mario Saccoccio, ha chiesto la «riduzione dei tempi dei provvedimenti affinché l’affido possa essere un intervento preventivo e non  tardo-riparativo e lo snellimento dei servizi con la creazione di uno sportello unico». Il seminario si è aperto con i saluti di don Daniele Merlini, direttore del Borgo Ragazzi don Bosco, il quale ricorda «i tanti volti di giovani passati dalla nostra casa e che poi accolti in famiglia hanno visto soddisfatto il loro desiderio di affetto, di futuro, con prospettive altrimenti  inimmaginabili. Gli esiti positivi di questi anni ci spingono a proporre questo modello di lavoro integrato nell’affidamento dei minori stranieri non accompagnati, un modello positivo e funzionale da potenziare e allargare con un deciso e consistente appoggio delle istituzioni».

Citando i dati del Rapporto di approfondimento semestrale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sui minori stranieri non accompagnati, Ivan Mei, responsabile per i programmi di protezione dell’infanzia in Italia – Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia centrale, ha spiegato che l’80% degli oltre 23mila minori presenti in Italia al 31 dicembre 2023 sono ospitati in strutture di accoglienza. Di questi il 76% provengono dall’Ucraina, e nel 65% dei casi sono accolti da familiari. A tal proposito Lidia Salerno, presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, ha ricordato «il boom di proposte arrivate per accogliere i piccoli ucraini. Sarebbe bello avere lo stesso numero di disponibilità per i bambini che provengono dall’Africa e che non hanno gli occhi azzurri e i capelli biondi. Invece rispetto alle necessità il numero di tutori volontari è esiguo». Da Antonio Mazzarotto, dirigente dell’Area famiglia, minori e persone fragili della Regione Lazio, l’impegno a «favorire il potenziamento della rete per non far sentire sole le famiglie affidatarie» mentre Stefania Milone, dirigente dell’Ufficio protezione persone minore età di Roma Capitale, ha annunciato che dal prossimo settembre «le competenze sull’Ufficio dei minori stranieri non accompagnati passeranno al Centro affido e adozioni». Carola Iacuitto, coordinatrice del progetto salesiano AltriLegami, ha illustrato i risultati ottenuti in tre anni di attività. «Sono stati offerti percorsi di formazione a 68 famiglie – ha detto – e trovato una famiglia a 24 minori con modalità che vanno dall’affido full time a quello solidale con affiancamento familiare. Un percorso che però non intende mai sostituire la famiglia di origine con la quale i ragazzi restano in contatto». Il progetto Terreferme di Unicef e Cnca dal 2017 ad oggi ha permesso di avviare oltre 120 esperienze di affido familiare. Per facilitare gli interventi di affido nei mesi scorsi è stato firmato un protocollo d’intesa tra Roma Capitale, Borgo Ragazzi Don Bosco e Cnca, presentato durante il seminario. L’accordo si prefigge, tra l’altro, di creare un tavolo mensile con attori pubblici e privati per coordinare l’affidamento familiare e altre forme di supporto per minori stranieri non accompagnati a Roma, rafforzare la rete territoriale per promuovere l’affidamento familiare e altre forme di supporto per minori stranieri non accompagnati.

Vai alla notizia

Salesiani Italia Centrale, CGS, VIS e Salesiani per il sociale: concluso il concorso “Please Look Forward”, ecco i vincitori

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Si è conclusa, con la scelta dei migliori video elaborati, l’iniziativa “Please look forward” (Guarda avanti, per favore), il concorso per giovani eco-reporter promosso dall’Ispettoria Salesiana “Sacro Cuore di Gesù” dell’Italia Centrale (ICC) e dall’associazione Cinecircoli Giovanili Socioculturali APS (CGS) insieme ai partner “Salesiani per il Sociale APS” e all’ONG salesiana “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (VIS).

La proposta/sfida lanciata ai giovani partecipanti – per regolamento, dai 15 ai 30 anni – prevedeva l’ideazione e realizzazione di reportage della durata massima di 3 minuti che evidenziasse una problematica ecologica rispetto ai seguenti settori: rifiuti in genere, acqua, cibo, trasporti, plastica, vestiario o smartphone, utilizzando per le riprese esclusivamente uno smartphone.

La giuria, formata dai componenti del comitato organizzatore, ha assegnato il primo premio per la storia più significativa al video “Stop world plastic pollution” (Stop all’inquinamento mondiale di plastica), realizzato dai ragazzi della “Casa Di Salvo”, per aver utilizzato in maniera semplice e divertente lo smartphone e per i suggerimenti semplici e costruttivi da poter applicare nella vita quotidiana.

Il secondo premio, per la miglior fotografia, è stato assegnato al video “Green, lo spirito dell’ecologia”, realizzato dai giovani del gruppo “ParodieDisneyoung”, per la scelta originale della cinematografia nello sviluppo della narrazione.

È possibile visionare tutti gli elaborati prodotti collegandosi alla playlist appositamente preparata sul canale YouTube dell’associazione Cinecircoli Giovanili Socioculturali.

Vai alla notizia

Assemblea Nazionale 2024 di Salesiani per il Sociale​. Un sogno da ​realizzare​.

Si terrà ​il 7 e l’8 giugno ​a Roma, presso l’Istituto dei Missionari del Preziosissimo Sangue​ (Via Narni 29​) l’Assemblea Nazionale di Salesiani per il Sociale.  Nell’anno del bicentenario del sogno di Don Bosco, questo incontro rappresenta una tappa fondamentale nel percorso della nostra comunità e un’opportunità per condividere esperienze, progetti e visioni per il futuro.

“L’Assemblea Nazionale è il luogo democratico di partecipazione attiva più importante nella vita dell’associazione. – ci ricorda il nostro Presidente don Francesco Preite – L’assemblea è aperta ai soci ed agli amici sostenitori: salesiani e laici che ogni giorno lavorano con e per i giovani. Per questo, è fondamentale incontrarsi per riflettere e discutere delle questioni sociali più urgenti sognando e realizzando insieme un Paese più solidale e attento ai minori e ai giovani.”

​Le iscrizioni per i soci e gli amici sostenitori della nostra rete associativa sono aperte e accessibili dal pulsante di seguito.

VENERDì 7 GIUGNO

14:00 – Arrivi e registrazione Assemblea
15:00 –  Preghiera di inizio (Ricordo di don Mecu, don Michele De Paolis)
               Saluti istituzionali

  • Don Juan Carlos Pérez GodoyConsigliere Generale per la Regione Mediterranea
  • Don Stefano Aspettati, Ispettore delegato Conferenza Ispettori Salesiani d’Italia
  • Don Elio CesariDirettore Centro Nazionale Opere Salesiane

16:00 – Relazione annuale sullo stato attuale e prospettive dell’Associazione

  • Don Francesco PreitePresidente Nazionale di Salesiani per il Sociale APS
  • Interventi in Assemblea e votazione

17:30 – Coffee break

18:00 – Presentazione nuovo Statuto della “Rete Associativa Salesiani per il sociale APS”

  • Prof. Antonio Fici, Associato di Diritto privato Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Direttore scientifico di Terzjus
  • Interventi in Assemblea e votazioni:
    *
    Statuto “Rete associativa Salesiani per il sociale APS”

    *Acquisizione della personalità giuridica dell’Associazione

20:00 – Cena

SABATO 8 GIUGNO

8:00 – Santa Messa presso la Cappella dell’Istituto Preziosissimo Sangue
9:00 – 
“Quale mondo ci aspetta? Qual è il sogno salesiano da realizzare con i giovani?”
             Il Forum Nazionale Giovani di Salesiani per il sociale in dialogo con:

  • Avv. Giovanna BrunoSindaca di Andria
  • Prof. Leonardo BecchettiOrdinario di Economia politica – Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  • Don Rafael Bejarano sdbResponsabile mondiale Opere e servizi sociali, migranti e volontariato salesiano

11:00 – Coffee break

11:30 – Presentazione dei seguenti documenti, interventi in Assemblea e votazioni:

  • Relazione di missione e bilancio consuntivo economico – finanziario anno 2023;
  • Bilancio preventivo 2024;
  • Bilancio Sociale.
    Programmazione e Calendario attività Salesiani per il Sociale 2024-2025

13:00 – Pranzo

14:00 – Saluti e partenze

iscrizioni

Salesiani per il Sociale, “Povertà educativa: la presenza e la proposta educativa salesiana in Sicilia”

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Catania) – Si è svolto sabato 6 aprile, presso il teatro “Don Bosco” dell’Istituto Salesiano di Cibali, a Catania, il convegno “Povertà educativa: la presenza e la proposta salesiana in Sicilia” promosso dai salesiani dell’Ispettoria “San Paolo” della Sicilia (ISI) e dal Comitato territoriale della Sicilia di “Salesiani per il Sociale APS”. Proprio tale comitato, al termine dello svolgimento del convegno, ha tenuto la propria assemblea, al fine di rinnovare il proprio impegno e la propria dedizione qualificata al servizio dei propri destinatari.

Il convegno sulla povertà educativa e le risposte della Famiglia Salesiana sicula ha offerto un’occasione importante a tutta la realtà educativa regionale che si ispira a Don Bosco per riflettere e condividere esperienze e proposte innovative. Durante i lavori non ci si è limitati ad analizzare il problema, ma si è lavorato per individuare strategie concrete e soluzioni efficaci per contrastare la povertà educativa e promuovere un’educazione inclusiva e di qualità per tutti i giovani, indipendentemente dalle loro condizioni socioeconomiche di provenienza.

Dopo i saluti della Prefetto di Catania, dott.ssa Maria Carmela Librizzi, dell’Arcivescovo della diocesi di Catania, Mons. Luigi Renna, e dell’Ispettore dei Salesiani di Sicilia, don Giovanni D’Andrea, si sono susseguiti due interventi: “L’attualità della proposta educativa salesiana”, a cura di don Francesco Preite, Presidente Salesiani per il Sociale, e “Mappatura della presenza salesiana in Sicilia”, tenuto da don Alberto Anzalone, Delegato di Pastorale Giovanile dell’ISI. Dai due interventi è scaturito un interessante dibattito con l’assemblea, costituita da numerosi salesiani, professionisti del settore, giovani, membri della Famiglia Salesiana.

Nella seconda parte del convegno ha avuto luogo una tavola rotonda, coordinata dalla dott.ssa Letizia Scandurra, Responsabile dell’ufficio per il Servizio Civile Universale e la progettazione sociale dei Salesiani di Sicilia, alla quale hanno preso parte: il Prof. Giuseppe Vecchio, Garante siciliano per l’Infanzia e l’Adolescenza, il Prof. Carlo Colloca, Docente di Sociologia Urbana presso l’Università di Catania, e l’on. Giuseppe Lombardo, Deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana e membro della Commissione Servizi Sociali e Sanitari. Nel corso di questo confronto i vari relatori hanno individuato, ciascuno secondo le proprie specificità, i contorni e i contesti della povertà educativa e hanno indicato piste di lavoro per il futuro.

“È stata una mattinata di confronto e formazione che ci ha sollecitato a lavorare sempre più in rete per tessere la trama educativa del nostro territorio” ha commentato uno dei presenti all’incontro.

Da parte sua don Preite ha sottolineato: “Di fronte a questi dati sulla povertà educativa in Sicilia non possiamo arrenderci, né ‘dare la colpa’ della povertà a minori e giovani poveri. Non possiamo fermarci alla croce, al Venerdì Santo. Dobbiamo andare verso la Pasqua. Siamo chiamati a risorgere. Non è solo un atto verbale: è un atto operativo, concreto”.

E proprio per illustrare la concretezza dell’impegno salesiano, don Preite ha proseguito indicando un progetto modello per il contrasto alla povertà educativa e ha indicato nella collaborazione interistituzionale il segreto per il successo: “Come Salesiani per il Sociale stiamo sperimentando in diversi territori d’Italia un nuovo programma: le ‘OfficineDonBosco’. C’è bisogno di unire le forze tra enti locali, imprese, formazione professionale e terzo settore, per offrire una risposta comunitaria ai bisogni dei giovani in condizione NEET (che non studiano, non si formano professionalmente e non lavorano, NdR) in Italia. Da solo, il privato sociale non può tutto: occorre fare rete. Come ci suggerisce Papa Francesco: ‘sarà necessaria un’unione di forze e un’unità di contribuzioni’ (Laudato Si’, 219)”.

Come detto, il convegno ha avuto un naturale proseguimento nel pomeriggio per i circa 50 rappresentanti dei diversi enti del Comitato territoriale della Sicilia di “Salesiani per il Sociale”, i quali si sono radunati in forma ristretta per la loro riunione assembleare.

“Con don Preite, Presidente, Renato Cursi, Direttore Esecutivo di Salesiani per il Sociale, e la loro équipe, abbiamo preso sempre più coscienza che il senso di appartenenza va organizzato, a partire dal documento programmatico ‘Organizzare la speranza’, sull’esempio di Don Bosco attento ai giovani più poveri; con uno sguardo vigile sulle povertà dei ragazzi di oggi della nostra terra di Sicilia” ha concluso uno dei partecipanti.

 

Liberi di scegliere: anche Salesiani per il Sociale firma il protocollo per sottrarre i minori alle mafie

Da Avvenire.

***

di Angela Picariello

«Il protocollo siglato oggi (ieri per chi legge, ndr) è un segno di fondamentale importanza che amplia la rete tra associazioni e istituzioni per coltivare fra i giovani, soprattutto quelli a rischio, una corretta cultura della legalità», così il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente onorario dell’associazione Fonte d’Ismaele, una delle cinque realtà associative coinvolte nel progetto “Liberi di scegliere” finalizzato a sottrarre i familiari e soprattutto i minori alla contaminazione “criminale”. Il protocollo è stato firmato ieri mattina dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, con il concorso di quattro ministeri (Interno, Istruzione, Università e Ricerca e Famiglia), della Conferenza episcopale italiana e di alcune associazioni, con la Fonte d’Ismaele, la onlus Salesiani per il sociale, il Centro Elis, l’associazione Cometa, e la Fondazione di comunità San Gennaro, che si aggiungono a Libera, che diede inizio al progetto, a Reggio Calabria, col giudice minorile Roberto di Bella, ora a Catania.

Nel protocollo sono coinvolti nuovi uffici giudiziari: a quello di Reggio Calabria si aggiungono Catania, Palermo e Napoli. In un incontro a palazzo Giustiniani il fondatore di Libera don Luigi Ciotti ha raccontato di un incontro tenuto segreto, fra le madri che hanno aderito al progetto e papa Francesco. «Vi incoraggio e vi benedico, non siete sole», disse il Papa in quella circostanza, ha rivelato ieri don Ciotti: «Bene il rinnovo del protocollo, ma ora servono i fatti». «Strappare i figli dei mafiosi dal contesto familiare impartendo loro educazione e legalità è fondamentale», ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Questo protocollo tocca un elemento fondamentale, la rottura del circuito familiare-mafioso», ha aggiunto Matteo Piantedosi (Interno). Ora però «occorre una cornice legislativa», ha auspicato la senatrice del Pd Enza Rando, coordinatrice del Comitato “Cultura della legalità e protezione dei minori”, che ha promosso l’incontro di ieri, al quale hanno partecipato, fra gli altri, il giudice Di Bella e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, della Lega, che ha personalmente assunto l’impegno, per il governo, di fare al più presto di questo progetto una legge dello Stato.

 

Avvenire – L’odissea dei minori “invisibili”

Pubblichiamo l’articolo di Avvenire, a firma di Marco Birolini, sull’odissea dei minori stranieri non accompagnati e l’accoglienza della rete di Salesiani per il Sociale al Don Bosco di Napoli.

***

Un fiume di minori stranieri risale ogni anno l’Italia senza che praticamente nessuno se ne accorga. Sbarcano senza genitori a Lampedusa, oppure direttamente sulle coste siciliane, poi iniziano il viaggio verso Nord facendo perdere le loro tracce. Nel 2023 le comunità di accoglienza hanno presentato 17.535 denunce di scomparsa. Numeri enormi e drammatici: se 5723 sono stati ritrovati sani e salvi, 2 sono stati recuperati senza vita. E ben 11.810 mancano all’appello. Nessuno sa bene che fine abbiano fatto. Per provare a capirlo si può bussare alla porta di una delle tante realtà no profit che provano a prendersene cura. Il “Don Bosco” di Napoli, che fa parte della Rete Salesiani per il Sociale, è il principale punto di raccolta dei minori stranieri non accompagnati che transitano dalla Campania: l’istituto gestisce una comunità di accoglienza immediata, una a medio termine e un progetto rivolto a favorire l’inclusione sociale e lavorativa di chi diventa  maggiorenne. Il direttore, don Giovanni Vanni, è un punto di riferimento per giovani nordafricani, bengalesi, pakistani . In sei anni ha visto arrivare 799 ragazzi da ben 37 Paesi diversi: il mondo passa da Napoli ma in pochi sembrano rendersene conto. «Tanti provengono dalla Tunisia, ma negli ultimi due anni la maggioranza arriva dall’Egitto. Seguono un itinerario organizzato nei dettagli fin dalla partenza: partono da Tobruk, che è il porto libico più vicino al confine. In attesa del barcone restano stipati in un capannone: non subiscono violenze, però non sono liberi di uscire. L’età media si è abbassata: qualche giorno fa ho ricevuto un 14enne». Napoli è come un grande filtro dove si raggruma questa giovane umanità smarrita.

«La nostra è la prima grande città che si incontra risalendo da Sud – riflette don Vanni -. Chi sbarca sa solo che deve dirigersi a Nord, per il resto si affida al passaparola. E dopo lo scudetto Napoli è diventata ancora più famosa, c’è un effetto calamita. Questi giovani cercano subito di racimolare i soldi per il viaggio: lavorano in nero, generalmente nei campi, poi salgono su un treno o su un autobus. Il problema è che nessuno sembra vederli. Se hanno il biglietto, paradossalmente, diventano invisibili: viaggiano di notte, raramente qualcuno si preoccupa di chiedergli chi sono, dove vanno». La stazione è il punto d’approdo. Un porto terrestre. I minorenni mettono piede sulle banchine e per prima cosa cercano cibo. La mensa della Caritas li sfama e li affida a don Vanni, che li ospita nella comunità La Zattera. «Prima di arrivare da noi però bivaccano per alcuni giorni in stazione, tra l’indifferenza generale. Finché magari qualche poliziotto li nota e ci chiama. A volte sono gli stessi ragazzi già ospiti che ce li segnalano». Molti si ambientano, e una volta maggiorenni entrano nel progetto di inserimento. Il Don Bosco mette a disposizione una casa e li affianca nell’inizio del loro percorso da adulti. «Per prima cosa li aiutiamo a tenere in regola i documenti: carta identità e residenza. Così poi possono affittare un appartamento, lavorare e avere il medico. La scuola d’italiano è un altro fondamentale strumento di integrazione. E poi noi siamo un po’ i loro secondi genitori, cerchiamo di dargli quell’educazione che si basa su incoraggiamenti, ma anche su rimproveri. Il segreto è scorgere le loro inclinazioni e assecondarle, inserendoli magari nella formazione professionale». Il rischio che qualcuno sbagli strada è concreto, ma per fortuna poco frequente. «La soluzione lavorativa e abitativa aiuta: se uno ha il carattere solido non incontra grandi problemi. Ma i soldi facili e il vivere alla giornata possono essere una tentazione per chi è più debole o si sente chiedere denaro dalla famiglia di origine. Così può finire nei giri della criminalità. Ma devo dire che la percentuale degli ex allievi in prigione è bassa».

Altri, semplicemente, spariscono. «Trattenerli non si può. Ti dicono vado a fare un giro, o a prendere le sigarette. E non li vedi più. Poi magari ti chiamano dalla Francia, dove ad esempio vanno tutti i francofoni, per dirti che va tutto bene. Ma non puoi esserne certo, quindi non ritiri la denuncia di scomparsa». Il grande buco nero si alimenta anche così: l’Italia li perde di vista e arrivederci. Ma non mancano le ipotesi più inquietanti: «Alcuni anni fa un poliziotto mi accennò a un possibile traffico d’organi – rivela don Vanni – c’erano segnalazioni di un furgone sospetto che offriva passaggi verso Nord… Ma poi non ne ho più saputo nulla». Incubi che restano sullo sfondo di una situazione comunque difficile. «A volte qualcuno mi chiama dall’Emilia o dalla Lombardia. Si trovano al freddo, senza riparo e non sanno che fare». C’è chi se ne lava le mani, anche quando non potrebbe. «A fine gennaio mi chiamò un 17enne egiziano: la polizia lo aveva fermato e portato in Questura, poi gli aveva messo in mano un foglio con scritto: la signoria vostra è pregata di presentarsi lunedì ai servizi sociali. Ma era sabato e lui non sapeva dove andare. Gli ho pagato il biglietto del treno e l’ho fatto tornare a Napoli».

Don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale, chiosa: «I migranti che accogliamo sono giovani che hanno avuto di meno dalla vita. Proprio per questo sono al centro della nostra azione sociale ed educativa che richiede il coinvolgimento di una comunità fatta di persone, associazioni, istituzioni e imprese. Una comunità capace di dare dignità ai giovani e di valorizzare il potenziale presente in ognuno di loro».

Vai al sito

Storia di volontari: la rubrica di Salesiani per il Sociale

Dal sito di Note di Pastorale Giovanile.

***

Raccontare storie è un compito ineludibile nell’educazione, perché attraverso esse viene comunicato e rinsaldato il senso personale e collettivo del vivere.
Raccontare belle storie è un aiuto alla identificazione, alla condivisione, all’assimilazione di valori.
Quando poi sono i giovani a raccontare queste storie, allora (anche) si apre uno squarcio su un mondo conosciuto soltanto in parte e perlopiù attraverso stereotipi, disinformazione, luoghi comuni.
In questa rubrica diamo spazio e voci ai giovani e alle loro storie di vita, a quelli che stanno vivendo un’esperienza non di passaggio ma significativa per la loro crescita e per la crescita di una cultura di solidarietà e integrazione. Storie di volontariato.

Quasi “corredo” biografico a quanto il Presidente Mattarella ha espresso più volte nei suoi messaggi in occasione delle Giornata Internazionale del Volontariato, anche con senso di gratitudine da parte dei beneficiari: 
«Il volontariato è una straordinaria energia civile che aiuta le comunità ad affrontare le sfide del tempo e le sue difficoltà. Rinsalda i legami tra le persone, è vicino a chi si trova nel bisogno, riduce i divari sociali, promuove l’accoglienza e la sostenibilità» (05/12/2021).
«L’ampia e spontanea mobilitazione in aiuto delle comunità colpite da eventi calamitosi ne è testimonianza. Il volontariato costituisce, altresì, una risorsa preziosa per le istituzioni che, con la valorizzazione della partecipazione della società civile, possono adottare misure più efficaci e vicine ai bisogni e alle attese delle persone» (05/12/2022).
«La dedizione dei volontari è una componente imprescindibile per affrontare anche le sfide globali che mettono a dura prova Stati e società, al fine di trasmettere alle future generazioni un mondo migliore» (05/12/2023).

***

Il sole nel cuore di un volontario

Evisa Feleqi
(26 anni, nata in Albania ma da lungo tempo in Italia dove si è laureata in scienze politiche con speciale attenzione alla programmazione sociale, in cui ha anche ottenuto un Master europeo. Dopo l’anno di volontariato sociale, al momento lavora presso l’Associazione SxS, dove conta di mettere a servizio dei giovani in difficoltà le sue competenze e la sua umanità, basata sull’empatia e sul potere della parola e del dialogo)

Il sorriso di una persona è il raggio più caldo che può toccare il cuore. E io sono un po’ così, sempre ottimista e sorridente, perché nella vita si deve essere felici per poter coltivare felicità. Ne sono assolutamente convinta: siamo al mondo per essere felici, e il sorriso ne è la prima traccia.
Sto parlando della mia esperienza di volontariato, in un impegno di servizio civile che mi ha profondamente coinvolta. E intendo parlarne non a partire da speciali competenze o speciali ambiti di azione, ma a partire “dall’anima”. Sì, perché l’anima del volontario è importante, il suo spirito libero e credente (di qualunque tipo sia la sua fede) fanno sorgere delle emozioni indescrivibili. Tanto più quando – per il riferimento della mia associazione di volontariato (salesiano) – l’educativo, i ragazzi, l’amorevolezza sono parole chiave.
Essere volontario salesiano vuol dire nutrire e sfamare amore, entrare nello spirito di un bambino per fargli sentire calore, accettazione e speranza. L’essenza del lavoro di volontariato è proprio quella di “organizzare” (ricostruire, condividere, alimentare…) la speranza di chi nella vita non vede sorgere delle opportunità. Io ho voluto intraprendere l’attività di volontariato proprio perché volevo toccare delle realtà difficili, disperate e in urgente bisogno di aiuto. Ho scelto i Salesiani, ed è stata la migliore scelta della mia vita, sono riuscita a lavorare con i bambini e i giovani.
A volte mi sono chiesta se si nasce volontari o lo si diventa… Non è una domanda sciocca, perché sento dentro di me naturale l’empatia, la condivisione, il desiderio di aiuto… ma so anche che occorre formarsi, per essere “meglio”. Per me è stato così: un momento molto importante è stato propria la formazione, cruciale direi, e quando la sede di appartenenza riesce a preparare il proprio volontario, rendendolo consapevole della realtà che troverà e il lavoro che dovrà svolgere, allora il volontario potrà preparare se stesso al lavoro che l’aspetta. Il mio momento di formazione fu costruttivo, ho colto con cura ogni momento e ho fatto tesoro delle attività svolte. E non dico solo a livello di “competenze” e tecniche o metodologie di azione, ma anche per conoscere meglio me stessa, mettere a nudo le mie motivazioni, imparare a collaborare, a partecipare, ad avere anche – perché non dirlo? – uno sguardo “politico”.
Sono partita per Albania nel giugno del 2022, con la macchina da Roma a Bari, ho imbarcato la macchina in nave, sono arrivata a Durazzo il mattino seguente, e dopo un paio d’ore stavo a Tirana. Ancora sento il cuore battere forte quando ricordo le emozioni di quel giorno: era un sogno che si stava realizzando.

Continua a leggere
Abbonamenti

e